Ho
sentito al cellulare Oliviero, era a Courmayeur a godersi il clima festaiolo e
bizzarro del Tor Des Geants, gente che arrivava stremata e raccontava avventure
e disavventure, la sua voce era squillante, come se non avesse fatto proprio
niente di straordinario.
Gli
ho chiesto come era andata e la cosa che più mi ha colpito è stata che nelle
quasi 70 ore di gara non si è mai disteso, non ha fatto un minuto di sonno, si
è messo solo seduto quando mangiava qualcosa ai ristori. Qualcosa di
incredibile, forse questa è una delle sue caratteristiche che più di tutte gli
permette di andare sempre avanti senza strafare e arrivando tra i primi,
centrando l’obiettivo del podio, quest’anno secondo arrivato mentre l’anno
scorso l’ha proprio vinto il Tor.
Quest’anno
è partito con il numero 1, ma lui stesso in una intervista dopo l’arrivo dichiarava
che alla partenza c’era gente fortissima e quindi si sarebbe accontentato di
arrivare tra i primi 10 e in effetti da subito ha impostato il suo ritmo senza
lasciarsi coinvolgere dagli altri, ha lasciato andare avanti gente più forte
come Franco Collè che poi si è dovuto fermare.
Insomma,
Oliviero ha mostrato di essere sereno, vincitore uscente con il pettorale
numero 1 senza pressioni, senza dover dimostrare niente a nessuno; ha mostrato
la sua maturità di persona e atleta di 48 anni, che sa il fatto suo, lui che
sembra essere riservato, umile, modesto.
In questo
sport considerato anche estremo e non alla portata di tutti, bisogna essere cauti;
è importante essere in contatto con il proprio corpo, le sensazioni corporee,
ed è importante approcciarsi con umiltà e gradualità, monitorarsi. Gare lunghe, molto impegnative, con
un’attenzione elevata al percorso, all’alimentazione, al vestiario.
Ho
chiesto a Oliviero se pensava di poter indossare la maglia azzurra, ma in
effetti non esistono Mondiali o Olimpiade che contemplano gare di questo
genere, di centinaia di chilometri e della durata di decine d’ore, Il mondiale
ultratrail prevede una lunghezza di percorso di circa 80 km massimo e diventa
troppo veloce per le caratteristiche di Oliviero che viene fuori alla lunga,
anzi direi alla lunghissima, per lui sono indicate gare dalle 48 ore in poi per
esempio, o anche la 6 giorni, ma questo tipo di gare si disputano su strada e a
circuiti, e per ora a Oliviero la strada non l’attira e tanto meno i circuiti,
ma lui stesso ammette che non si può mai sapere, mai dire mai.
Certo
comunque la Federazione sportiva o
qualche pubblica Istituzione italiana dovrebbe conferirgli un attestato
di stima, onorificenza, una maglia azzurra virtuale.
Grande
supporto e sostegno da parte di sua moglie che con un’altra coppia di amici
raggiungeva in auto i vari ristori e lì lo attendeva per monitorarlo e assicurarsi
che tutto andava bene aiutandolo anche a rifocillarsi e sostenendolo nella sua
impresa.
Durante
la gara si corre con diverse condizioni climatiche e quindi, bisogna fare
attenzione al freddo, al caldo, all’integrazione alimentare, a non distrarsi
lungo il percorso, a monitorarsi attentamente. Le gare di endurance ti mettono alla prova sia fisicamente
che mentalmente; è importante non solo la preparazione fisica ma anche un sano
approccio mentale e una preparazione nutrizionale. Vengono mobilitate tante
energie fisiche e mentali, pertanto è indispensabile successivamente un giusto
recupero e tante coccole.
Approfondiamo
la conoscenza dei due Giganti italiani del Tor
attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa, che
trasmettono la passione e l’amore per questo sport.
Cosa familiari e amici della tua attività?
Lisa:
“Paolo, il mio compagno, condivide tutto con me: allenamento, gare,
preparazione e questo oltre ad essere stupendo per me è anche una bellissima
fonte di forza. Mia mamma dice il rosario tutte le sere affinché il Signore mi
convinca a smettere perché teme che io, abbastanza minuta, possa consumarmi del
tutto!! Mio papà però è mio segreto complice! I miei amici che praticano anche
loro le ultra mi capiscono benissimo. Gli altri un po’ meno ma mi supportano ed
incoraggiano.”
Oliviero:
“I familiari ormai si stanno abituando a queste mie avventure anche se prima e
un po’ anche adesso mi danno del matto. Invece per quanto riguarda gli amici
tanti quelli che non sono del giro delle corse, non concepisco neppure che
esistano gare di questo tipo, distanza e difficoltà e quindi restano
stupefatti.”
Ti va di raccontare un aneddoto un episodio curioso della tua attività
sportiva?
Lisa:
“Uno che mi piace è questo. Alla fine del mio primo tentativo di ultratrail di
50km arrivai al traguardo 3 ore dopo il mio compagno e, quasi in lacrime per la
troppa fatica provata gli dissi: ‘mai più!! asfalto tutta la vita!!’. Poi
l’anno successivo cominciai ad allenarmi per il Tor des Geants.”
Oliviero:
“L'anno scorso sempre alla out Orobie. Quando sono arrivato (2°) e neppure si
erano accorti che ero arrivato, ho dovuto fare la replica dell'arrivo, perché
mi aspettavano un bel po’ di minuti dopo, o mentre facevo la gara si domandavo
chi fossi, visto che prima di allora ero un perfetto sconosciuto a livello di
ultra trail.”
Che significa per te partecipare a una gara?
Lisa:
“Significa mettermi in gioco, provare a raggiungere l’obiettivo prefissato,
iniziare un’avventura ‘programmata’ e preparata.”
Oliviero: “Dipende
che gara è, se devo difendere un titolo se è solo per la presenza o se è
goliardica. In base a queste situazioni le gare le faccio in modo competitivo o
no.”
La tua gara più estrema o più difficile?
Lisa:
“Il Tor des Geants, ma è stata anche l’esperienza più bella che abbia mai
sperimentato!”
Oliviero:
“La gara più difficile finora fatta è quella che a livello fisico ti fa
soffrire, crampi, energie finite ecc. ecc. e non la lunghezza.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
Lisa:
“Integro le vitamine A, C ed E perché sono potenti antiossidanti che servono
per combattere le vagonate di radicali liberi che produciamo con la corsa.”
Oliviero:
“L'alimentazione che seguo una settimana prima di un gara lunga prevista è
normalissima, mangio di tutto e bevo di tutto cercando comunque di assumere dei
sali magnesio e potassio dopo gli allenamenti. Facendo parecchio sport e quindi
utilizzando parecchie energie ritengo che qualche integratore vada preso tipo
quelli menzionati prima.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
Lisa:
“Che a volte (non sempre purtroppo!) io (come chiunque altro) posso trovare
dentro me delle risorse fisiche e mentali che non immaginavo lontanamente di
possedere.”
Oliviero:
“Ho scoperto quello che sapevo già, la tenacia e non mollare mai, il stare da
solo per ore e ore e ho scoperto di avere tanti amici veri e virtuali. Una
parte di quelli nuovi ti dimenticheranno quando non sarai più vincente, quelli
veri ti staranno sempre vicino.”
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli
allo sport?
Lisa:
“E’ importante mettere passione, dedizione, voglia e impegno in ciò che si fa, perché la cosa importante non è vincere (anche se ciò può far piacere
ovviamente!) ma sentire di ‘aver dato tutto’ quando si taglia il traguardo.
Credo che sia importante passare questo messaggio perché, appunto, la società
di oggi è quella che esalta solo chi appare vincente a scapito di chi invece
mette impegno, fatica e cuore in quello che fa.”
Oliviero:
“Tutti dovrebbero cimentarsi in qualsiasi sport nel limite del possibile, soprattutto
quando si è giovani, riuscendo così fin da piccoli a comprendere cosa vuoi dire
fare sacrifici per degli obbiettivi ovviamente. Se si è bambini deve essere più
un gioco. La differenza è non poca tra sport di gruppo o sport singolo, con
tutte le loro caratteristiche d'allenamento e psicologiche.”
Un'intervista a Lisa è riportata nel libro Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti – 8 ottobre 2018.
Lisa è menzionata nei libri “Sport, benessere e performance”, "Maratoneti e ultrarunner", "Cosa spinge le persone a fare sport?"
Un'intervista a Oliviero è riportata nel libro "Il piacere di correre oltre".
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.
In linea di massima, la passione della corsa permette alle persone di mettersi alla prova, di condurre un sano stile di vita, di salire su un treno fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire, di situazioni da sperimentare. Bisogna sviluppare consapevolezza delle proprie risorse e capacità, ma anche dei propri limiti: è necessario consolidare questi concetti per mantenere un buon equilibrio.
Leggere il testo di Matteo Simone ci permette di conoscere alcune dinamiche psicologiche che forse ignoriamo o per lo meno di cui non siamo consapevoli. L’autore nota che ciascuno di noi, se lo vuole, può riuscire a raggiungere i propri obiettivi nello sport come nella vita, e così diventano più addomesticabili e gestibili, la fatica e la paura; al contempo si rafforza la mente, si eleva l’autoefficacia personale e si sviluppa la resilienza.
Dott. Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo
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