Matteo SIMONE
Silvia Serafini vince la seconda edizione del Dolomiti Brenta Trail 45km, con il tempo di 6h06'49", precedendo la polacca Wiktoria Piejak, Federica Iachelini, Marta Miglioli e Cinzia Franchini.
Di seguito Silvia racconta la sua
esperienza rispondendo ad alcune mi domande.
Come
hai deciso di fare questa gara? “Ho sentito parlare
molto bene di questa gara da più di una persona, quest'anno uno degli
organizzatori mi ha invitato a partecipare e ho accettato. I posti che si
attraversano effettivamente sono davvero spettacolari.”
Che
sapore ti lascia? “Mi ha molto colpito il paesaggio,
anche se il tempo non era dei migliori e in alcuni tratti nebbiosi non si
riusciva ad avere un panorama completo. Sono contenta anche di come ho svolto
la gara, infatti alla fine della salita avevo una ragazza 8 minuti davanti a
me, e sono riuscita a recuperarla in discesa. Mi sono divertita molto a
scendere attraverso il ghiaione dopo la Bocca di Brenta, le gare nelle domini
non deludono mai.”
Le gare trail in montagna hanno una marcia in più, non c’è in gioco solo la
pura competizione, ma anche i paesaggi mozzafiato, le diverse difficoltà del
percorso che ti mettono alla prova e dove non sei mai sicuro di vincere anche
se hai un distacco dall’inseguitore di diversi minuti, soprattutto se si tratta
di gare lunghe, dove alla lunga entrano in gioco altri fattori. In questo caso
sembra che Silvia sapesse il fatto suo, ha lasciato andare avanti la forte
atleta polacca, godendosi nel frattempo il percorso e consapevole delle proprie
capacità e dei propri limiti, ma poi ha deciso di darsi una mossa, complice è
stato il percorso in discesa che forse a lei piace e stimola e sa che può
guadagnare minuti preziosi e così è stato, senza stress, senza pressione, così
sembra, arriva al traguardo vincente e sempre con un sorriso generoso.
Cosa
racconterai a casa e agli amici? “Generalmente racconto
delle mie sensazioni in generale. Poi dipende dal "tipo" di amico. Se
è un atleta forse parlo di caratteristiche tecniche della gara, come lunghezza,
tecnicità, tipo di terreno, tattiche di gara, a chi non corre parlo in maniera
più semplice e generica, forse soffermandomi di più sui paesaggi e quello che
la gara mi ha lasciato.”
Interessante descrizione, infatti è
importante comprendere con chi si ha a che fare e tramettere ciò che l’altro
recepisce al meglio, a volte ci sono atleti che parlano solo di numeri e tempi
e chi gli sta attorno si annoia tantissimo non essendo del settore, né
interessato e fuori da un mondo competitivo.
Prossimi
obiettivi e sogni da realizzare? “Per quest'anno non ho
altre gare toste in vista. Ho iniziato molto presto la stagione, per cui sono
un po' stanca. Credo che gareggerò' solo in Veneto, e dopo un po' di pausa
inizierò' a prepararmi per la prossima stagione.”
Importanti i recuperi e i riposi
opportuni nella vita e soprattutto nello sport, visto che gli allenamenti e le
gare sono faticose e mettono alla prova muscoli, articolazioni, e soprattutto
la testa per essere concentrati e focalizzati per l’obiettivo ambito e
sfidante.
Hai
avuto particolari problemi o criticità? “Ho avuto un po' di
freddo, il meteo non era dei migliori. Ho sentito alcuni amici che si sono
ritirati per questo motivo. Per il resto è andata molto bene.”
In questo tipo di gare vi è anche una
selezione durante il percorso dovuta a diversi aspetti, alimentazione
appropriata, attrezzatura sportiva adeguata, preparazione sufficiente prima
della gara, timori e pensieri negativi che sabotano la prestazione dell’atleta.
Hai
fatto incontri particolari? “Beh ho fatto amicizia con gli
atleti che correvano al mio stesso ritmo. Non si incontrava molta gente lungo
il percorso perché non era il tempo ideale per una escursione.”
E'
andato tutto come previsto? “Penso di sì. Mi sono sorpresa
della vittoria perché vedendo le iscritte pensavo di non riuscire a essere
più' veloce delle atlete di casa.”
In effetti non conta solo la pura
velocità, ma tanta grinta, passione, determinazione e sembra che queste sono
caratteristiche che appartengono a Silvia per essere così performante e allo
stesso tempo sperimentare benessere attraverso lo sport.
Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
“Mi ha insegnato a credere in me stessa, a non mollare e a crederci fino alla
fine.”
Vero, non bisogna aver fretta, non
bisogna farsi prendere, farsi coinvolgere, ognuno fa la sua strada con le sue
modalità certo osservando l’altro, cercando dii competere al meglio.
Cosa
racconterai a te stessa? “Ripenso alle mie sensazioni e ai
momenti più difficili e a come li ho affrontati.”
Le sensazioni sperimentate e i momenti
difficili gestiti e superati aiutano a costruire una personalità forte della
persona e dell’atleta.
Le
sensazioni e le emozioni che più ti restano addosso?
“Solitamente mi restano le emozioni delle piccole cose, come scorgere da
lontano un rifugio quando avevo molta fame o sete, lo sconforto a vedere il
muro che porta alla bocca di Brenta e il sollievo alla fine della salita. Una
gara è' sempre un viaggio, ha momenti piacere e momenti di sconforto.”
Cosa
hai respirato? Sentito? Percepito? “Per le condizioni
climatiche e il freddo non si sentivano i soliti profumi della montagna. Si
sentivano le gocce di pioggia, la gente che ti incoraggiava ai ristori, e verso
l'arrivo i turisti e locali che ti incitavano.”
Bella testimonianza di uno sport che fa
bene al corpo, alla mente e allo spirito, uno sport che tutti vorremmo, da
diffondere nelle famiglie e nelle scuole, a contatto della natura, una palestra
all’aperto per sperimentarsi e apprendere sempre.
Per
approfondimenti sugli ultrarunner è possibile consultare il libro Maratoneti e
ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida.
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.htmlMatteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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