Matteo SIMONE
La Regina del Tor, anche quest’anno, si conferma la padovana Lisa Borzani classificandosi 11^ assoluta e prima donna, bravissima in 89h40' bissando la vittoria del 2016; al secondo posto si classifica la spagnola Silvia Ainhoa Triguerros Garrote in 97h43'.
Il
Tor des Géants con partenza ed arrivo a Courmayeur, è considerato "il
trail più duro al mondo", il tempo limite è di 150 ore, in regime di
semi-autosufficienza, il tracciato misura circa 330 km per un totale di 24.000
metri di dislivello positivo.
In questo sport considerato anche estremo e non alla portata di tutti, bisogna essere cauti; è importante essere in contatto con il proprio corpo, le sensazioni corporee, ed è importante approcciarsi con umiltà e gradualità, monitorarsi. Gare lunghe, molto impegnative, con un’attenzione elevata al percorso, all’alimentazione, al vestiario.
In questo sport considerato anche estremo e non alla portata di tutti, bisogna essere cauti; è importante essere in contatto con il proprio corpo, le sensazioni corporee, ed è importante approcciarsi con umiltà e gradualità, monitorarsi. Gare lunghe, molto impegnative, con un’attenzione elevata al percorso, all’alimentazione, al vestiario.
Durante
la gara si corre con diverse condizioni climatiche e quindi, bisogna fare
attenzione al freddo, al caldo, all’integrazione alimentare, a non distrarsi
lungo il percorso, a monitorarsi attentamente.
Le gare di endurance ti mettono alla prova sia
fisicamente che mentalmente; è importante non solo la preparazione fisica ma
anche un sano approccio mentale e una preparazione nutrizionale. Vengono
mobilitate tante energie fisiche e mentali, pertanto è indispensabile
successivamente un giusto recupero e tante coccole.
Lisa
appare sempre positiva, sempre con il sorriso, amante della natura, libera di
correre nei sentieri naturali partecipando a gare sempre più ardue ed
impegnative, atleta della nazionale Italiana Ultratrail già salita sul podio il
2015 con il resto della squadra femminile per ricevere un bronzo mondiale,
corona anche il sogno di arrivare per due volte consecutive prima delle donne
al Tor dei Giganti della Valle da Aosta dopo essere arrivata nei due precedenti
anni sempre seconda.
Approfondiamo
la conoscenza della Regina del Tor attraverso risposte ad alcune mie domande di
un po’ di tempo fa, che trasmettono la passione e l’amore per lo sport outdoor
di endurance.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “La voglia di pormi degli obiettivi
anche ‘importanti’ come distanza o dislivello (nell’ultratrail) e di cercare di
lavorarci su per raggiungerli.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme?
“La voglia, l’entusiasmo, la serenità interiore e con chi ti sta accanto sono
per me elementi psicologici fondamentali.”
Passione,
entusiasmo, serenità diventano meccanismi psicologici indispensabile per
continuare a far bene ed avere sempre stimoli che ti spingono a fare di più e
sempre meglio.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “La curiosità e la voglia di vedere se
ce la posso fare, sempre con la consapevolezza che non sono un super eroe e che
quindi posso anche fallire perché fa parte del gioco.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare
estreme?
“Paolo, il mio compagno, condivide tutto con me: allenamento, gare,
preparazione e questo oltre ad essere stupendo per me è anche una bellissima
fonte di forza. Mia mamma dice il rosario tutte le sere affinché il Signore mi
convinca a smettere perché teme che io, abbastanza minuta, possa consumarmi del
tutto!! Mio papà però è mio segreto complice! I miei amici che praticano anche
loro le ultra mi capiscono benissimo. Gli altri un po’ meno ma mi supportano e incoraggiano.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema? “Significa mettermi in gioco, provare a
raggiungere l’obiettivo prefissato, iniziare un’avventura ‘programmata’ e
preparata.”
Come è cambiata la tua vita familiare, lavorativa? “Devo cercare di ‘incastrare’ tutto:
lavoro, famiglia e sport perché le ultra richiedono indubbiamente tante ore da
dedicare all’allenamento. Ho però la fortuna di condividere tutto con il mio
compagno perciò risulta tutto più facile.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli a
questo sport fatto di fatica e impegno? “In questo sport, come nella vita, è
importante mettere passione, dedizione, voglia e impegno in ciò che si fa
perché la cosa importante non è vincere (anche se ciò può far piacere
ovviamente!) ma sentire di ‘aver dato tutto’ quando si taglia il traguardo.
Credo che sia importante passare questo messaggio perché, appunto, la società
di oggi è quella che esalta solo chi appare vincente a scapito di chi invece
mette impegno, fatica e cuore in quello che fa.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Sono partita dalle gare su strada e
dalla maratona corse per le prime volte per seguire le ‘orme’ di mio padre,
anche lui maratoneta. Poi con il tempo mi è venuta voglia di provare una 50km e
poi il mitico Passatore di 100km. Infine, grazie al mio compagno Paolo, amante
della montagna, ho scoperto l’ultratrail.”
Lisa
scommette continuamente su se stessa, allenandosi e preparandosi continuamente
per percorrere e gareggiare su sentieri sempre più lunghi ed impervi.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Il Tor des Geants, ma è stata anche
l’esperienza più bella che abbia mai sperimentato!”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Uno che mi piace è questo. Alla fine
del mio primo tentativo di ultratrail di 50km arrivai al traguardo 3 ore dopo
il mio compagno e, quasi in lacrime per la troppa fatica provata gli dissi:
‘mai più!! asfalto tutta la vita!!’. Poi l’anno successivo cominciai ad
allenarmi per il Tor des Geants.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Che a volte (non sempre purtroppo!) io
(come chiunque altro) posso trovare dentro me delle risorse fisiche e mentali
che non immaginavo lontanamente di possedere.”
Usi farmaci, integratori? “Integro le vitamine A, C ed E perché
sono potenti antiossidanti che servono per combattere le vagonate di radicali
liberi che produciamo con la corsa.”
Hai un sogno nel cassetto? “Si ma non si dice senno non si
avvera!”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Si, credo di sì. Al Tor des Geants
quest’anno (2014) sono arrivata al ‘limite’ non tanto dal punto di vista della
gestione della fatica bensì da quello della gestione del sonno. Le prime tre
notti di gara ho gestito la carenza di sonno con dei micro sonni ma l’ultima
notte (la quarta) è stata dura e credo di essere arrivata proprio al limite
delle mie possibilità in tal senso.”
Come
la maggior parte degli ultramaratoneti anche Lisa ha sperimentato l’esperienza
del limite perché ti puoi preparare quanto vuoi, puoi avere passione,
predisposizione ma dietro l’angolo ci può essere sempre un imprevisto che ti
coglie di sorpresa, l’importante è non farsi trovare impreparato e cercare di
gestirlo nel miglior modo possibile facendo leva sull’esperienza acquisita
nello sport e nella vita e considerando che per ogni problema c’è almeno una
soluzione a disposizione e che quando sembra di non poterne proprio più, se sei
fiducioso una porticina da aprire per attingere nuove energie, nuove soluzioni
la trovi.
Un'intervista a Lisa è riportata nel libro "Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti" – 8 ottobre 2018.
Lisa è menzionata nei libri “Sport, benessere e performance”, "Maratoneti e ultrarunner", "Cosa spinge le persone a fare sport?"
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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