Matteo SIMONE
3804337230- 21163@tiscali.it
Gli allenatori sono poco propensi ad allenare per le ultramaratone, si impara di più ascoltando e frequentando i più esperti, comunque è un mondo dove è importante entrarci gradualmente e non farsi prendere dalla foga dei tanti chilometri e tante gare, meglio puntare a obiettivi di gare e fare un percorso graduale per arrivarci.
Per
quanto riguarda gli allenamenti bisogna abituarsi alla fatica e a
superarla; per l'alimentazione, bisogna abituarsi a mangiare sempre e poco in
allenamento e in gara, bisogna capire quello che il nostro organismo ha bisogno
in gara, in gare lunghe il fisico ci sorprende, ci richiede le cose più
strane, anche birra e vino; importante è l'approccio mentale focalizzato
sull'avanzare senza guardare il traguardo lontanissimo, vivere l'esperienza
presente.
Chiamateli
pure masochisti o incoscienti ma in realtà è il benessere che si sperimenta a spingere persone a dedicarsi allo sport di endurance; un benessere particolare che agisce
sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria
anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.
In
effetti è risaputo e sperimentato che lo sport rende felici, incrementa
consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di
poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la resilienza,
si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le difficoltà, si è
più attenti e gentili.
Certo
si cerca la performance ma c'è anche la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi
in forma, rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionale; la voglia
di fidarsi e affidarsi a qualcuno che ti fa compagnia, che ti porge una
bevanda, che ti aspetta; una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e
corpo per provare a stare nel gruppo che contiene e sostiene, per non mollare,
per occuparsi di se stessi e degli altri, per raccontarsi, per far parte di un
gruppo, una squadra con progetti di gare, per ricordare momenti passati
insieme, per condividere momenti di pre-gara fatti di viaggi e incontri, per
superarsi, questo è lo sport che vogliamo che incrementa consapevolezza,
autoefficacia, resilienza e spirito di squadra e appartenenza. Chiamateli pure
masochisti o incoscienti, ma in realtà quello che emerge dalle varie storie e
testimonianze è che si tratta di un mondo fantastico e sorprendente,
affascinante e protettivo. E a casa si porta sempre qualcosa.
E’
importante lavorare su obiettivi, sul superare errori e sconfitte, si impara da
tutto ciò che succede e si può fare meglio in futuro come individui e come
squadra conoscendosi meglio.
Si
impara sempre dall'esperienza, importante è mettersi in gioco, uscire dalla
zona di comfort, si può scegliere di restare seduti dietro le quinte, comodi,
ma solo mettendosi in gioco e facendo esperienza ci possono essere i
presupposti per far meglio e conoscersi meglio, la prossima volta si potrà fare
diversamente e meglio.
I famigliari inizialmente non
approvano la passione di
un ultramaratoneta che percorre tanti chilometri su strade o sentieri in
condizioni atmosferiche difficili, a volte ai limiti della sopravvivenza, ma
con il tempo comprendono che l’atleta si dedica ad una passione che lo
coinvolge e che gli permette di sperimentare benessere.
Sto
continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di
fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi
interiori. Sto continuando l'approfondimento sia in modo diretto, partecipando
ad alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di
atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale. Buona
strada con attenzione.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Nessun commento:
Posta un commento