Matteo Simone
Le gare di ultratrail mettono davvero a dura prova le persone per le tante ore di corsa in sentieri e ambienti non noti, nelle diverse ore della giornata, con la luce e il buio.
Di seguito Valentina racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Quando ti sei sentita campionessa nello sport? Mai, la performance migliore è sempre quella che ancora devo ottenere.
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Quattro anni fa (2018) a 39 anni, in un momento di grande insoddisfazione privata e professionale ho comprato un paio di scarpe da running e ho provato a vedere cosa si provava a correre. Non avevo mai fatto sport in vita mia.
Dopo 6 mesi la corsa su strada mi aveva già nauseata, ma nello stare in movimento all’aria aperta trovavo grande piacere, il mio fisioterapista dell’epoca mi parlò di trail running e corsa in natura. A settembre di quell’anno ho provato la mia prima gara, una Skyrace da 33 km. E’ stato amore e da allora passione totalizzante, trail running con specializzazione in gare di ultradistanza in montagna. Ci sto ancora lavorando!
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più̀ belle? Il Tot Dret 2019 (la 140 km del circuito Tor des Geants) festeggiavo un anno da Trail Runner. Il percorso è poesia pura e i valdostani trasformano queste gare in una festa di famiglia.
Quando s’incontra qualcosa a cui piace ci si immerge e si investe per tanto tempo assaporando gioie e soddisfazione oltre all’eventuale fatica fisica e mentale che comporta un esercizio fisico prolungato, ma i benefici risultano essere sempre e comunque maggiori.
Nello sport cosa e chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? Chi: una fisioterapista ed una massaggiatrice/osteopata che si occupano del mio apparato muscolo scheletrico. Cosa: un regime alimentare inflessibile, uno stile di vita quasi da eremita, sport, lavoro, riposo.
Più ci si mette in gioco fisicamente e mentalmente e più sarebbe importante prendersene cura per recuperare e ristabilire energie utili per le prossime volte.
Cosa e chi ti ostacola nella pratica dello sport? Cosa: fino ad un anno fa nulla. Ora il lavoro non mi consente di dedicarmi con la giusta frequenza alle trasferte in Val d’Aosta per gli allenamenti su dislivello. Chi: nessuno.
Un'esperienza che ti dà̀ la convinzione di potercela fare? Scorso anno dopo 6 mesi di impossibilità di allenarmi se non in pianura nel mio paesino di campagna causa restrizioni Covid, ho messo il pettorale per una gara di 73 km in Appenino e l’ho portata a termine senza risentirne a livello fisico più di 12 ore. Lì ho capito che se applicassi tecnica e allenamento a dovere potrei fare quasi qualsiasi cosa.
A volte ci si rende conto di riuscire a fare cose con facilità e allora sorge la consapevolezza di volersi impegnare per fare le cose migliori impegnandosi con costanza, metodo e curando altri aspetti che risultano fondamentali per il benessere e la performance.
Cosa pensano familiari, amici, colleghi della tua attività̀ sportiva? I familiari vivono le gare di alta quota e lunga distanza con ansia: sapermi sola su sentieri a 2500/3000 mt al buio dove non prendono mai i telefoni li preoccupa, ma sanno che è proprio quello che amo di questo sport e non me lo fanno pesare. Gli amici sono inevitabilmente tutti colleghi, quelli che avevo prima non capivano, denigravano o osteggiavano questo sport e i sacrifici che richiede.
La tua situazione sportiva più̀ difficile? L’unica gara che ho provato nel deserto. L’escursione termica di 40 gradi giorno/notte mi ha devastata e sconfitta a metà percorso.
Nella pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Rischi: incidenti più o meno gravi cascando su qualche sentiero in discesa, le pietre bagnate poi sono una garanzia di disgrazie. Difficoltà: ottenere da un corpo “non” sportivo la capacità di rispondere positivamente alle sollecitazioni del mio genere di gare, o quantomeno di sopportarle.
La pratica dell’ultratrail è considerata alquanto estrema e bizzarra, si corre a tutte le ore e nelle diverse condizioni atmosferiche e contesti ambientali e chi non sa può essere apprensivo e ansioso per i propri cari preoccupandosi di qualsiasi minimo rischio a cui si può incorrere, da una caduta, al perdersi nel percorso di allenamento o gara.
Un episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività̀ sportiva? Divertente: UltraDolomites 2019. Gara devastante con vento caldo e temperature sui 35° gradi tutto il giorno. Dopo 12 ore, al buio, a 2500 mt ero sola e mi sono trovata davanti un gatto in mezzo al sentiero, così mi sono fermata a coccolarlo e chiedermi cosa ci facesse un gatto solo di notte su un sentiero ad alta quota. Dopo qualche minuto i neuroni si son rimessi in moto e mi sono resa conto che avevo avuto un’allucinazione: stavo parlando con una pietra. Ho riso fino al traguardo.
Capita di fare incontri strani e bizzarri ma il più delle volte l’immaginazione fa brutti scherzi, le ombre diventano realtà di animali e mostri strani.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e fasi? Onestamente no. Fare gare di più di 100 km e 7000 mt di dislivello positivo ti riesce se ne hai attitudine, se hai bisogno di uno psicologo per riuscire a sopportarne lo stress allora non fa per te. E non soffro di ansia da prestazione, quindi se mi capita di far schifo o ritirarmi non ne subisco uno shock, so che la prossima volta andrà meglio.
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? Caratteristica: sono un’insonne, quindi per me stare in gara 35/40 ore e fare in tutto un pisolino di 15 minuti non è pesante. Capacità: di adattarmi al mio livello di prestazione, se non sono in forma non cambia nulla per me deve essere il divertimento la base di tutto.
Sarebbe meglio non essere troppo rigidi e perfetti e prendere quello che viene con la consapevolezza che non si è sempre in giornata “sì” e comunque si può sempre fare meglio apprendendo dall’esperienza e applicandosi meglio e di più.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni, Covid? Crisi: non ne ho mai avute, spesso faccio da traino a chi ne ha. Sconfitte: chi se ne frega, non lo faccio per lavoro ma per passione. 4 anni fa le mie Ultra erano nelle cantine di Langa, qualsiasi cosa riesca a fare lo considero il mio piccolo miracolo. Infortuni uno solo: rottura dell’inserzione del tricipite gamba dx, nella prima uscita dopo la clausura Covid 2020. Covid: il 2020 è stato un incubo, gli sportivi furono scelti come capro espiatorio della veicolazione del virus e in attimo fu da tutto a zero. Niente sentieri fuori regione, niente corsa nei campi, odio sociale. Andavo su e giù per i 3 piani di scale del condominio per sfogare la rabbia e la frustrazione, 8/10 km tutti i giorni (da qui l’infiammazione muscolare che ha causato la rottura del muscolo la prima volta che ho rivisto un sentiero! Il 2021 è andato meglio, però il continuo susseguirsi di rinvii e annullamenti di gare ha pesato parecchio sulla motivazione, che fatica a tornare ottimale!
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare sport? Ho una capacità di resistere alle avversità e all’ignoto, non lo sapevo e non ci avrei mai scommesso.
Purtroppo a volte può capitare di trascorrere momenti e periodi di malessere o criticità e bisogna saper aspettare, pazientare, organizzarsi in attesa che le cose cambino o si cambia atteggiamento e approccio per fare qualcosa diversamente. Ma due anni di avversità sono davvero tanti e destabilizzano le persone che vedono rimandati progetti, sogni, piani e programmi. Tutto ciò richiede sempre più sviluppo di resilienza per tenersi pronti e motivati appena diventa possibile fare quello a cui si tiene.
Utilizzi allenamenti mentali? Metodi di respirazione e/o visualizzazioni? No, finora non ne ho sentito l'esigenza.
Un messaggio per invogliare uomini, donne e ragazzi a praticare sport? Il benessere del corpo è così importante nel suo collegarsi a quello della mente che posso solo dire quello che io stessa ho scoperto: lo sport è equilibrio, salute e amore per se stessi.
Concordo, lo sport permette di fare qualcosa di importante, necessario, piacevole, utile per se stessi avendo cura del proprio fisico e beneficiando mentalmente di quello che si riesce a fare e di come ci si sente.
Ti ispiri a qualcuno? Tutti i professionisti dell’endurance sono fonte di ispirazione, da ognuno si può imparare qualcosa. Ma nessuno è “il mio eroe”.
Una parola o una frase che ti aiuta nei momenti difficili? “Un passo alla volta, un chilometro alla volta” me lo ripeto allo sfinimento ogni volta che son troppo stanca per continuare.
E’ l’approccio giusto per questo tipo di gare della durata infinita, non si può pensare a quello che manca ma starci dentro un po’ per volta, così come gli anni infiniti di pandemia causa Covid, non possiamo pensare a quando finirà ma a quello che possiamo fare ora comunque standoci dentro.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Chiudere una 100miglia (scorso anno il mio primo tentativo è terminato dopo 120km) e poi non scendere più sotto quella distanza!
Gli ultrarunner sono sempre alla ricerca di sfide per mettersi in gioco, per sperimentarsi, per riprovare a fare meglio e di più le prossime volte.
Cosa c'è prima, durante e dopo una gara? Prima: curiosità ed eccitazione e concentrazione. Durante: gioia. Dopo: pace e quiete e qualche acciacco.
Quali sono gli ingredienti del successo? Avere un’abbondante dose di incoscienza. Aver voglia di sfidare sé stessi, ogni giorno, in qualsiasi ambito. Non smettere mai di divertirsi.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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