mercoledì 12 febbraio 2014

Piramidi motivazionale, alimentare e del movimento per il benessere


Psicologo, Psicoterapeuta


Per sentirsi bene è importante  considerare le diverse piramidi motivazionali, alimentari e dell’esercizio fisico per comprendere cosa una persona mette ai vertici delle sue priorità, cosa fà o, comunque, è disposto a fare per raggiungere la salute psico-fisica che possa portare al raggiungimento dell’autorealizzazione personale indicata al vertice della piramide motivazionale.
Ogni individuo potrebbe considerare le tre piramidi e cercare di fare scelte oculate e responsabile che lo facciano vivere in sintonia ai propri bisogni, esigenze, preferenze e decidere al momento, volta per volta cosa è meglio per se stesso, cosa è disposto a fare o a rinunciare per il suo benessere.
La gerarchia dei bisogni di  Abraham Maslow riporta le motivazioni a bisogni fondamentali ponendo al vertice della piramidi l’Autorealizzazione, quindi l’obiettivo di ciascun individuo dovrebbe essere il sentirsi realizzato; al gradito inferiore vi è il bisogno di stima, la persona sente di essere riuscito in qualosa, di aver ottenuto un successo; ancora nel gradino inferiore vi è il bisogno di amore e di appartenenza, quindi essere accettati, apprezzati da qualcuno che potrebbe essere una persona amata, una squadra di lavoro o di sport; allo scalino inferiore vi è il bisogno di sicurezza, l’individuo ha bisogno di sentirsi protetto, inizialmente dai propri genitori, educatori, successivamente acquisisce le facoltà, le competenze per l’autoprotezione; al primo gradino vi sono i bisogni fisiologici, essenziali alla sopravvivenza, cibo, acqua.

venerdì 7 febbraio 2014

Sperimentare uno stato di grazia (l’esperienza del flow)



L’esperienza del flow corrisponde ad uno stato psicofisico ottimale: uno “stato di grazia” che rappresenta un elemento predisponente importante per il verificarsi delle cosiddette “peak performances” (prestazioni eccellenti).
Mihaly Csikszentmihalyi è stato il primo ad occuparsi di flow, professore presso il dipartimento di psicologia dell’Università di Boston, osserva come alcuni individui in certe particolari condizioni vengano completamente assorbiti dalla pratica di un’attività fino ad entrare in uno stato di leggera trance, ovvero in flow.
Cosa si intende per stato di leggera trance?
In particolari situazioni la persona è talmente assorta in quello che fa, è talmente in sintonia, talmente padrona della situazione e sicura di avere le competenze, le capacità occorrenti, da vivere una situazione dove sente che tutto andrà come previsto, che tutto andrà liscio, quasi da sperimentare all’atto compiuto un ricordo non completo di quello che è successo e come questo è successo, quasi come se avesse operato affidandosi ad una sua parte subconscia che gli ha chiesto di mettere da parte tutte le paure, le insicurezze dimostrando il suo valore e le sue capacità.

Tematiche afferenti al ruolo dell'allenatore

Matteo SIMONE
Psicologo dello sport, Psicoterapeuta


Un allenatore si occupa di persone, del loro rendimento sportivo come singoli e come squadra, sono deputati all’educazione innanzitutto, ad un corretto stile di vita che e’ quello sportivo.
Si possono occupare di bambini, ragazzi, adolescenti, adulti, professionisti, master.
Devono prima di tutto dare un buon esempio, correttezza negli appuntamenti, negli impegni, condivisione di obiettivi personali e di squadra, identificazione di motivazioni, gestione dello stress in allenamento ed in competizione, modulare i carichi di lavoro, continuo feedback con i propri atleti o squadra, disponibile ad accogliere domande, dare spiegazioni su particolari esercizi, tecniche, modalità di lavoro.
Sapere costituire gruppi di allenamento sia per sport singoli che di squadra, sapersi relazionare con figure che gravitano intorno al mondo degli atleti.
Considerare che la formazione non finisce mai, c’è sempre qualcosa da apprendere, da conoscere.
Saper essere buoni leader sapendo valutare come comportarsi con le diverse persone ed i diversi contesti.
L’allenatore di una squadra sportiva deve fare attenzione a diversi aspetti inerenti i propri atleti e questo può avvenire considerando i fattori importanti per il benessere dei singoli atleti e del gruppo squadra e la performance dei singoli atleti, di due o più atleti e dell’intera squadra.

giovedì 6 febbraio 2014

Aspetti della psicologia dello sport di primaria importanza



Gli aspetti della psicologia dello sport che ho considerato di primaria importanza sono il goal setting (formulazione degli obiettivi) e l’autoefficacia di Bandura.
Essendo io stesso un atleta ed avendo avuto l’opportunità di fare un esperienza/stage presso un Centro Sportivo di atleti professionisti, mi sono reso conto che è importante un lavoro di definizione degli obiettivi dal quale partire per individuare le risorse, qualità, caratteristiche occorrenti da acquisire o potenziare per raggiungere tali obiettivi.
L’obiettivo deve essere sfidante, chiaro, raggiungibile ben formulato, visibile (immaginabile), possibile, sfidante, di mia responsabilità, raggiungibile in un tempo prefissato (con scadenza), identificabile in un risultato.
Quattro fonti dell’autoefficacia

Libro “Psicologia dello sport e non solo”

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta

E’ libro tecnico ma anche divulgativo, per: atleti professionisti ed a livello amatoriale, praticanti sport individuali o di squadra; psicologi, studenti di psicologia, tecnici e staff medico di società sportive, famigliari di sportivi.
Argomenti trattati nel libro sono lo sport, la psicologia dello sport, la psicoterapia della Gestalt, la psicologia dell’emergenza, l’EMDR, l’incontro con l’altro, la maratona, il doping.
Vengono illustrati l’approccio, le metodiche e le tecniche per l’ncremento della performance sportiva e per il migliorare della prestazione anche attraverso l’EMDR“Eye Movement Desensitization and Reprocessing”.
Nel testo si parla di incontro di professionalità, di mondi, l’atleta porta il mondo dello sport fatto di sudori, delusioni, infortuni, incoraggiamenti, rinunce, pressioni, lo psicologo porta il mondo psicologico teorico esperienziale e quindi il relazionarsi, l’accogliere, l’invitare l’altro, il contatto, il dialogo, le metafore.

La preparazione atletica per una competizione

Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta

La preparazione atletica per una competizione richiede un impegno notevole di tempo e di fatica fisica.
Prepararsi a una gara diventa un investimento di energie fisiche e di tempo finalizzati alla miglior resa nel giorno della competizione.
La preparazione va programmata con la massima accuratezza, considerando il proprio potenziale atletico facendo riferimento alle competizioni e ai programmi di allenamento affrontati in precedenza.
E’ importante partire innanzitutto dalla consapevolezza che si ha nell’impegno in cui ci si sta per apprestare, considerando anche le precedenti preparazioni a competizioni simili, i momenti di difficoltà, di eventuali crisi, di infortuni e rinunce, e pensare a come sono stati affrontati e superati. Si può inoltre cercare di confrontarsi con altri atleti che hanno sperimentato una preparazione simile, a persone più esperte.
Si consiglia inoltre di stilare un programma di massima di allenamento che comprenda alcuni test importanti di allenamento o di gara, per valutare il grado di preparazione e capire quali ritmi sostenere per raggiungere il proprio obiettivo.

Sport: valori, doping e psicoterapia


A proposito della problematica del doping, Non si può non partire da questa piaga sociale che ogni anno fa vittime illustri come il ciclista Armstrong o il marciatore azzurro Schwarzer.
Bene, innanzitutto facciamo una distinzione sulle sostanze utilizzate. Per esempio gli anabolizzanti vengono usati soprattutto nel body building. Per quanto riguarda invece il ciclismo, si parla di emotrasfusione. Addirittura anche negli sport di concentrazione, come il tiro con l’arco per esempio, sono stati scoperti casi di utilizzo di beta bloccanti.
Quindi sì, c’è una trasversalità di sport colpiti purtroppo. Si tratta di farmaci, andrebbero usati solo sotto prescrizione medica. Per Armstrong e Schwarzer invece il problema è soprattutto mentale. Molti infatti investono tanto nello sport, forse troppo. Non viene più vissuta come passione, ma la disciplina sportiva viene vissuta come voglia di vincere, di essere riconosciuto. Poi subentrano altre cose, come gli sponsor, i mass media, che non possono accettare un fallimento.

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