lunedì 8 dicembre 2014

La paura di non farcela



Si soffre spesso di ansia che si presenta con palpitazioni e tremore delle mani. La paura di non farcela può portare a pensieri negativi e alla successiva ansia.
In questi casi è importante focalizzarsi sul respiro, fermarsi ed osservare quello che succede ascoltando il respiro, pian piano il respiro rallenta, si può osservare la diminuzione delle palpitazioni e del tremore delle mani.
Poi si può passare alla paura di non farcela, cercando di far leva sull’autoefficacia personale ed in particolare su esperienze passate di benessere oppure di riuscita in qualche campo. Si può ricordare quali erano le sensazioni sperimentate in passato in concomitanza del senso di benessere oppure di riuscita.
La paura di sbagliare e di non essere all’altezza può causare ansia, stress e aggressività verso tutti.
E’ importante individuare quali sono gli aspetti importanti da potenziare per prevenire o gestire le sensazioni di ansia, di paura, di non riuscire.
Quando ci si trova in queste situazioni, si può tendere a non parlarne.
Importante è esprimere in diversi modi e con diverse modalità quello che si sente, la propria sofferenza, il proprio dolore, disagio. Mezzi di espressione possono essere, la scrittura, il disegno, la drammatizzazione, parlarne con persone di riferimento o professionisti dell’aiuto.
Aneddoto di Jodorowsky (1): “Preoccupato, Isan chiese a suo maestro Gyosan:
“Maestro, la vita mi preoccupa. Mi sento inondato dalla sua molteplicità. Milioni di cose mi vengono addosso e mi attraggono. Ne sono invaso. Questo mi fa disperare.”
“Non ti preoccupare. La tua percezione non può captare più di una cosa per volta. Perciò è inutile che ti preoccupi in anticipo. Vivi ogni cosa nel momento in cui si presenta, esso è unico. Non è tutti gli oggetti. Accettalo per quello che è e vivilo. Non esistono milioni di istanti da vivere. Non esiste altro che l’istante presente. Gli altri verranno dopo. Sono in cammino per trasformarsi nell’istante presente, ma se rimani calmo e tranquillo, senza metterti a fare troppe elucubrazioni o farti prendere dall’ansia, verranno uno dietro l’altro e la tua vita scorrerà serena.”

giovedì 4 dicembre 2014

Tecniche per fronteggiare situazioni di emergenza e trauma

Solo dopo la morte si è immuni dallo stress
H. Selye


Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006 “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi” (G.U. n. 200 del 29 agosto 2006)
Nel contesto degli interventi a sostegno delle vittime di eventi catastrofici è necessario prestare massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi sulle popolazioni colpite e sui loro soccorritori.
Essi possono palesarsi in fase acuta o evolvere in modo subdolo, con ripercussioni anche nel lungo periodo.
E’ inoltre opportuno osservare che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell’intera comunità.
La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006: “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi” descrive:
L’equipe psicosociale per le emergenze.
E’ compito delle Regioni e delle Province Autonome disporre affinché si costituiscano equipe per il supporto psicosociale alla popolazione colpita da calamità.
I destinatari degli interventi
  • le vittime dirette;
  • i testimoni diretti;
  • i familiari delle vittime;
  • i soccorritori, volontari e professionisti, che abbiano prestato il proprio aiuto alle vittime e ai sopravvissuti.

giovedì 27 novembre 2014

EMDR nei percorsi terapeutici e riabilitativi con i pazienti dipendenti

La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (eye movement desensitization and reprocessing da cui l'acronimo EMDR), è un metodo clinico sviluppato da Shapiro che osservò (1987) su se stessa che il movimento degli occhi sembrava ridurre lo stress causato da ricordi traumatici. Molti studi sono stati condotti per valutare l’efficacia del metodo EMDR, riconoscendolo come metodo evidence-based per il trattamento del disturbo post traumatico da stress (PTSD).
Dalla  letteratura emerge un’alta comorbilità tra PTSD e dipendenza. La presenza di esposizione al trauma nei soggetti con abuso di sostanze è ben documentata (Peirce et al., 2008). La ricerca indica che tra il 22% e il 43% delle persone con PTSD fanno abuso di sostanze, nei reduci di guerra fino al 75% (Jacobsen et al., 2001)
I comportamenti di dipendenza sono causati e mantenuti da esperienze traumatiche che il soggetto ha vissuto nel corso della sua storia. I pazienti hanno quindi difficoltà a mantenersi sobri e a guarire dai ricordi traumatici (Ford et al., 2007; Peirce et al., 2008)
La terapia di routine usa una combinazione di farmaci, servizi di disintossicazione, terapia individuale, familiare, gruppi di auto-aiuto (AA), ecc.. I protocolli in uso per la cura delle dipendenze non prevedono il trattamento contemporaneo del PTSD e della dipendenza.
L’Eye movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) è il trattamento più efficace per disturbo di stress acuto e PTSD.
Obiettivo Eye movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), ridurre l’impatto emotivo degli eventi traumatici che predispongono e mantengono il comportamento di dipendenza; ridurre il comportamento compulsivo all’uso di sostanze; aumentare la compliance al trattamento.
Tre punti fondamentali dell’azione psicoterapeutica sono, oltre all’importante fase di costruzione dell’alleanza terapeutica e la raccolta delle informazioni:
- la costruzione di un obiettivo positivo, in termini di adeguatezza e vantaggio del soggetto  nel funzionare bene;
- il trattamento dell’ esperienze traumatiche, inclusa la dipendenza, che coinvolgono cognizioni negative che il soggetto ha su di sé (non ho il controllo, non posso sopportarlo, sono sfortunato, non sono amabile etc..) e che sono responsabili del mantenimento del vissuto negativo nel presente dell’esperienza traumatica;
- la desensibilizzazione della compulsione nella sua intensità e dei relativi fattori scatenanti.

martedì 25 novembre 2014

Aspetti inerenti la resilienza e le modalità per svilupparla

Ciò che non mi uccide mi rende più forte”
Friedrich Nietzsche

In fisica il termine resilienza indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni ed urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale. (Immaginate di schiacciare pallina di tennis)
Sono molteplici le definizioni psicologiche del concetto di resilienza:
Rutter (1985) “the ability to bounce back or cope successfully despite substantial adversity”, cioè la capacità di “rimbalzare” (pallina tennis) o far fronte con successo alle avversità (sconfitte-disabilità);

Trauma psichico, un’emozione che incide profondamente sulla personalità del soggetto

Il Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana definisce il trauma psichico “un’emozione che incide profondamente sulla personalità del soggetto”. Per il manuale dei disorsini mentali (DSM IV, 1994), il trauma è “Un evento vissuto al di fuori della norma, estremo, violento, lesivo, che minaccia o ferisce l’integrità fisica e psichica di un singolo o di un gruppo di persone; in genere richiede uno sforzo inabituale per essere superato”.
Si può considerare il trauma da due diversi punti di vista: se si considera l’aspetto oggettivo, si valuta prevalentemente la drammaticità intrinseca all’evento.
Esistono eventi come l’abuso o la tortura, per esempio, che sono esperienze dolorose e insostenibili per chiunque le subisce, e che si connotano come esperienze oggettivamente traumatiche;
se si considera la dimensione soggettiva l’attenzione si sposta dall’evento al soggetto dell’evento.
In questo caso è decisivo il modo individuale di elaborare l’evento traumatico.
Non ci sono due persone che provino o manifestino il trauma esattamente allo stesso modo. Quel che risulta nocivo per una persona può essere stimolante per un’altra.
I sintomi dello stress si possono annullare rimuovendo le cause dello stress ed alleviare.
Il trauma, al contrario, è una sostanziale frattura. Ha a che fare con la perdita di contatto con noi stessi, la nostra famiglia e il mondo intorno a noi. Questa perdita è spesso difficile da riconoscere, poiché ha un andamento lento, di lungo periodo.
Il Disturbo Acuto da Stress può essere visto come una categoria preliminare del Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), sua potenziale anticamera.
I disturbi principali sono sintomi della serie ansiosa e sintomi di tipo dissociativo che compaiono entro 1 mese dall’esposizione ad un evento stressante.

Ridere ed esercizio fisico, accoppiata vincente contro lo stress

Secondo William Fry, psichiatra alla Stanford University in California, ridere di cuore provoca effetti simili a quelli dell’esercizio fisico (e sappiamo che l’esercizio fisico è un ottima misura contro lo stress); egli ha infatti osservato che fare almeno dieci risate al giorno equivale a circa dieci minuti di vogatore, aumenta la produzione di beta-endorfine, ed è una ginnastica vigorosa dei muscoli facciali, delle spalle, del diaframma e dell’addome. Terminato l’accesso di riso, inizia un breve periodo di rilassamento.

Che lo si debba all’attivazione dovuta al ridere, al rilassamento che ne segue o a entrambi, secondo Fry una buona dose di risate quotidiane può comunque ridurre il rischio di un infarto cardiaco, di uno stato depressivo e di altre conseguenze negative dello stress. Ovviamente, le persone che ridono più frequentemente sono quelle dotate di maggior senso di umorismo e quelle che, d’abitudine, si affidano a esso per venire a capo delle situazioni difficili. (Farnè M., Guarir da ridere La psico-biologia della battuta di spirito, Bollati boringhieri, Torino, 1995, PP. 18-19).

martedì 21 ottobre 2014

E’ importante fermarsi

Il successo è una serie di piccole vittorie.
A volte, se si guarda l' intero compito di fronte a voi, può sembrare impossibile. E’ importante raggiungere gli obiettivi passo dopo passo e conseguire piccole vittorie. La fiducia, in questo modo cresce a valanga .
E’ importante rimarcare ogni vittoria.
Parlare del successo con la propria squadra è importante ed anche fare una nota mentale di quello che si è raggiunto. Questo vale per qualsiasi successo personale o di gruppo. E’ importante fermarsi, fare un respiro profondo e guardare indietro da dove siete partiti e dove siete oggi, in questo momento. Sarete pronti per la prossima sfida.” (1)
Bisogna situarsi nelle tre vie: passato, presente e futuro e, dando precedenza al presente, spostarsi con cautela, un po per volt,a verso il futuro osservando se la via é giusta. Ogni tanto tornare al passato recuperando buone sensazioni senza farsi prendere troppo dagli eventi negativi. E' come partire con il pallone guardando la porta e ricordando che si é già stato in grado di segnare. Tutto ciò avvalendosi anche dei compagni di viaggio e degli esperti.

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