mercoledì 4 novembre 2015

Roldano Marzorati rompe il muro dei 200km al festival della 24ore Run & Go

Interessandomi ed appassionandomi ultimamente alle gare di lunga distanza ho sperimentato la partecipazione alla 24 ore di corsa a piedi. E’ stata un’esperienza entusiasmante, estenuante, stancante, meditativa, osservativa. 

C’è un mondo dietro questo tipo di gara che per riscuotere successo e permettere ai partecipanti di correre per tante ore devono inventarsi di tutti i colori prevedendo partenze diversificate di gare all’interno della gara più lunga di 24 ore.
Il vincitore è stato l’atleta Nazionale Diego Ciattaglia che ha raggiunto quota 221km, la gara femminile è stata vinta da Aurelia Rocchi che ha raggiunto i 167km circa mentre Roldano Marzorati, contentissimo è riuscito a raggiungere i 200km piazzandosi terzo.
Un po’ di tempo fa feci alcune domande a Roldano e riporto le risposte di seguito.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Libertà di correre con meno tensioni interne ed esterne.”

In realtà durante le 24 ore ho avuto modo di osservare qualche volta Roldano notando sempre la sua serenità, sicurezza, postura corretta.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?Dal mezzo fondo in età giovanile alla maratona da adulto per poi praticare, intorno ai 40 anni, duathlon, triathlon lungo e MTB lunghe distanze, poi ritorno al trailrunning e ultramaratone e 6 giorni di corsa non stop.”

Si è capito che a Roldano piace lo sport prolungato, sembra essere un atleta resistente e resiliente.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?Uscire fuori dal gregge mi motiva, partecipare a gare che non sempre si è sicuri di potere portare a termine mi motiva, fare nuove conoscenze con un variegato mondo di persone non comuni, mi motiva la preparazione (allenamento), mi motiva tutto il percorso che porterà alla gara.”

Aperte le iscrizioni per la Corsa di Miguel 2016

Da Lunedì 2 Novembre 2015, giorno del mio compleanno, è possibile iscriversi alla classicissima Corsa di Miguel, in programma il 31 Gennaio 2016.
La Corsa di Miguel è una gara podistica dedicata all’atleta Miguel Sanchez, uno delle migliaia dii desaparecidos uccisi dal governo argentino per fini politici. Miguel Benancio Sanchez amava la vita, l’atletica, l’Argentina, il suo Paese.
Affrettarsi ad iscriversi alla gara competitiva entro il 15 Dicembre 2015, per poter avere un pettorale personalizzato con la storia dell’atletica, con inciso un numero associato ad un campione che ha segnato la storia dell’atletica leggera.
La Corsa di Miguel non è solo una corsa podistica ma molto di più, è una manifestazione intitolata alla memoria di un maratoneta-poeta argentino desaparecido, organizzata dal Club Atletico Centrale con l’Unione Italiana Sport per Tutti.
Tale manifestazione prevede anche un progetto per le scuole, infatti sono previste una serie di attività nell’anno scolastico 2015-2016. Il tema di questo ciclo è l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, l’obiettivo è quello di spingere i ragazzi a interessarsi ai Giochi non soltanto come gare, numeri, record, vittorie, ma studiandone le vicende umane, i momenti che anticipano o spiegano la storia del mondo, i riflessi negli anni sulla nostra vita di tutti i giorni. Per tutto questo, la Corsa di Miguel propone alle scuole di ogni ordine e grado, questo “viaggio” attraverso seminari, gare ed eventi, a scuola e fuori.

A volte la corsa chiama, è quello che raccontano maratoneti ed ultramaratoneti

A volte la corsa chiama, è quello che raccontano tanti maratoneti ed ultramaratoneti. Non c’è un percorso per diventare un ultramaratoneta, si scopre per caso di essere portanti per le lunghe distanze, di sperimentare piacere e benessere nel percorrere lunghi percorsi, sentieri, strade a contatto con se stessi, con la natura, con gli altri, a sfidare i propri limiti, a fare cose impensabili a scollegarsi dal corpo per non sentire, per non essere fermati, per andare avanti, per sfidare l’ignoto, il dolore. 
Ecco cosa racconta Andrea Mulas (1): “Fui pervaso da una consapevolezza. Dovevo correre. Una specie di richiamo interiore mi chiedeva di farlo, per me e la mia Terra. Cominciai così ad allenarmi”.
Molti maratoneti e ultramaratoneti vengono giudicati matti da alcuni ma da altri sono stimati per quello che fanno, per gli obiettivi che riescono a raggiungere.
familiari inizialmente non approvano la passione di un ultramaratoneta che percorre tanti chilometri su strade o sentieri in condizioni atmosferiche difficili, a volte ai limiti della sopravvivenza, ma con il tempo comprendono che l’atleta si dedica ad una passione che lo coinvolge e che gli permette di sperimentare benessere.
Gli amici inizialmente considerano l’atleta fuori di se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di essere amici e raccontando in giro le gesta, così a volte sono considerate, dei propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile, extraterrestri.

La Professionalità dello Psicologo

E’ importante focalizzare la propria attenzione sull’obiettivo che si vuole
raggiungere in quel momento, senza distrazioni. Tanti possono essere gli obiettivi di uno psicologo che vanno dalla corretta valutazione al semplice intervento di sostegno o di contenimento o di analisi della domanda portata dal cliente e tanti sono i mezzi per perseguire il proprio obiettivo prefissato, in ogni caso è importante essere comodi e centrati.
Il segreto sta nel fare una cosa alla volta, essere presenti, nel posto in cui dobbiamo essere e dedicare il nostro tempo e la nostra persona a quello che stiamo facendo ed alla persona che abbiamo davanti a noi.
Bisogna essere sempre nel qui-e-ora, e appena ci accorgiamo di esserci assentati con la mente, cerchiamo di riportarla al momento presente.
E’ importante sentirsi responsabilità in quel momento di quello che si sta facendo e come lo si sta facendo e cercare di essere molto corretti, una domanda che bisogna farsi ogni tanto è: qual è il mio compito ora?
Durante l’esercizio della professione di psicologo è importante praticare l’Attenzione e ripetersi ogni tanto: - Ora mi dedico a questo; - Ora questo è importante.
Lo psicologo dovrebbe praticare la Mindfulness nell’esercizio della sua attività professionale. Mindfulness significa prestare attenzione allo svolgersi dell'esperienza momento per momento: a) con intenzione; b) nel presente; c) in modo non giudicante.
Importante è anche rimanere nella realtà del momento presente e, quindi, centrarsi sul qui e ora.

Mantenere la calma prima della gara

Gia` nel 1873 il fisiologo inglese William Carpenter (1813-1885) dimostro` che la semplice percezione o rappresentazione mentale di atti motori puo` condurre a reazioni muscolari. Immaginare un movimento determina una stimolazione, seppure molto lieve, dei muscoli interessati dall'attività immaginativa. Questo fenomeno e` stato chiamato ‘effetto Carpenter’ o ‘legge ideomotoria’. Le stimolazioni non arrivano ad una contrazione esternamente visibile ma possono essere registrate attraverso il potenziale elettrico muscolare (EMG). Il risultato sarebbe un rinforzo, un consolidamento della traccia mnestica nella memoria del movimento, il che faciliterebbe la successiva esecuzione concreta.
L'atleta dovrebbe non solo guardare se stesso mentre esegue l'esercizio, ma dovrebbe sentirsi quanto più possibile.
Più è vivida l'imagery, più la prestazione aumenta. Per avere un'imagery efficace nello sport, l'immagine deve essere colorata, realistica.
L’imagery (sia visiva, che uditiva, che motoria) attiva molte aree corticali simili a quelle attivate quando percepiamo realmente un oggetto, una figura, un suono o eseguiamo un movimento.
Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla.” (Arnold Lazarus, L’OCCHIO DELLA MENTE, Astrolabio, Roma, 1989, pag. 60.)

giovedì 22 ottobre 2015

L’importanza del non fare, di fermarsi, di sperimentare l’essere

Si parla sempre di più di prestazioni sportive, di record, di attività fisica sportiva estrema, si raccontano gare ai limiti dell’umano, sfide sul tapis roulant come quella disputata il 6 settembre 2015 dove Daniele Baranzini ha ottenuto il Record del Mondo (WR) di 12 ore di corsa su treadmill (tapis-roulant) all’expo di Milano, portandolo a 148,180 km, quasi tre chilometri in più rispetto ai 145,55 km del precedente record del tedesco Robert Wimmer del 2009. In contemporanea, per lo stesso periodo di tempo, Ivan Cudin e Vito Intini hanno battuto il record a staffetta, dandosi il cambio ogni 10 km. Correndo sullo stesso posto, hanno fatto girare il nastro sotto i loro piedi per 175,620 km, contro i 170,53 del precedente record della coppia svedese Christian Malmstrom e David Hogberg ottenuti nel 2013.
Ma a volte è importante fermarsi, KABAT-ZINN nel suoi testo “Dovunque tu vada ci sei già. In cammino verso la consapevolezza” (1) illustra l’importanza del non fare, di fermarsi, di sperimentare l’essere: “Un buon modo di interrompere le nostre occupazioni è passare per un momento alla ‘modalità dell’essere’. Valutate semplicemente questo momento, senza tentare affatto di cambiarlo. Cosa sta accadendo? Cosa provate? Cosa vedete? Cosa sentite?
Quando ci si ferma, l’aspetto curioso è che immediatamente si diventa se stessi. Tutto appare più semplice. In un certo senso è come se foste morti e il mondo continuasse. Se moriste realmente, tutte le vostre responsabilità e obblighi svanirebbero d’incanto.
Riservandovi alcuni attimi di ‘morte volontaria’ arginando le pressioni del tempo, finché vivete sarete liberi di ritagliarne una parte per il presente. ‘Morendo’ ora, in questo modo, in realtà divenite più vivi. Questo è il vantaggio di fermarsi. La pausa contribuisce a rendere più vivaci, ricche e articolate le azioni successive, aiuta a inquadrare nella giusta prospettiva tutte le preoccupazioni e insicurezze. Serve da guida.

mercoledì 21 ottobre 2015

Prevenire o gestire le sensazioni di ansia, di paura, di non riuscire

La paura di sbagliare e di non essere all’altezza può causare ansia, stress e aggressività verso tutti.
E’ importante individuare quali sono gli aspetti importanti da potenziare per prevenire o gestire le sensazioni di ansia, di paura, di non riuscire. Si soffre spesso di ansia che si presenta con palpitazioni e tremore delle mani. Può capitare agli ultramaratoneti di aver paura di non farcela ma hanno i mezzi per superarla, lo spiega un ultrarunner di livello internazionale Daniele Baranzini: “La paura è sempre quella di non farcela. Ma io non ci credo. Nessun ultradistance runner presta troppa attenzione alle parole di dispiacere del corpo.”

Infatti, gli ultramaratoneti sanno che a volte il fisico vuole cedere, sembra che abbia finito energie ma poi ti accorgi che da qualche parte c’è un serbatoio dove si può attingere nuova energia e poter andare avanti sorprendendosi. La fatica esiste ma si riesce ad addomesticarla, ci si prepara ad andare oltre, ad fare allenamenti sempre più sostenuti nelle diverse condizioni estreme, il fisico e la mente si adatta un po per volta e tutto diventa gestibile e fattibile.
E’ quello che emerge da interviste ad atleti che partecipano a competizioni estreme che comportano tante ore di gara e di allenamento ed in percorsi e condizioni atmosferiche impervie. La mente aiuta tanto facendo un lavoro di immaginazione nel momento della gara, immaginazione del percorso, della fatica che si farà, di quelo che potrebbe accadere. Ed allora avviene che la preparazione è basata anche su questa immaginazione, l’atleta sa quali sono le parti più difficili da allenare.

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