martedì 6 dicembre 2016

Roldano Marzorati, Oslo 48ore: ogni gara è condizionata da mille variabili




 
Il fantastico mondo degli ultrarunner prevede presso il Bislett Stadium ad Oslo anche una festa ultrarunning in cui i corridori hanno avuto l'opportunità di correre 6 ore, 12 ore, 24 ore o 48 ore su una pista di 546 metri con cambio direzione di marcia ogni di 6 ore.

Di Roldano ne parlo già nel mio ultimo libro Ultramaratoneti e gare estreme http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=357&controller=product per aver superato il muro dei 200km in una gara di 24 ore, ma lui è uno che non  molla, amante di esperienze al limite anche al di fuori dell’Italia, ultimamente si è sperimentato in una gara di corsa della durata di 48 ore al coperto ad Oslo e ci racconta la sua esperienza ai limiti dell’ordianria quotidianità.

Ciao Roldano, com'è andata? “La trasferta norvegese è stata una piacevole sorpresa e  occasione di confrontarsi con realtà  diverse dal quotidiano.”

Soddisfatto, avevi diverse aspettative? “Soddisfatto a metà  perché,  per come si era messa la gara, nutrivo l’idea che avrei fatto un buon risultato. Ma gare così  lunghe portano sempre con sé  imprevisti che mi han fatto desistere dal continuare per non compromettere la salute. Fino al mio stop volontario dopo 31 ore avevo percorso 220 km con un parziale di 184.5 km alla 24esima ora. Aspettative serie non ne nutrivo, quest’anno è stato avaro di vere  soddisfazioni quasi a bilanciare uno splendido 2015. Questo fatto mi ha fatto pensare che è difficile correre per migliorare i propri limiti in ultramaratona, per persone quasi 60enni, due anni di seguito. Prendo ciò che mi è capitato come un monito per future gare.”

Intervista ad Aurelia Rocchi dopo la 24 ore x Telethon 3-4 dicembre 2016


a cura di STEFANO SEVERONI

 
 Il Gran Prix IUTA 2016 è terminato con la tappa di Lavello del 3-4 dicembre. A poche ore dalla conclusione dell’ultramaratona delle 24 ore in cui hai vinto tra le donne con 160,060 km, un primo bilancio. Ho lavorato tanto quest’anno. Non volevo vincere una seconda volta il Gran Prix IUTA, ma volevo superare la Spartathlon.

   Obiettivi per il 2017. Non lo so, ci devo pensare. Mi piacerebbe tornare alla Spartathlon. Oggi per poco sono andata in crisi.

   Le due super ultra, la Nove Colli Running e la Spartathlon, che cosa ti hanno rivelato? La Spartathlon è una gara molto, molto estenuante. Pensi che sono presenti tanti campioni. Ma una volta partita, sei a casa. Non credo che ci sia una gara come questa. Gli errori in gara si fanno, c’è una tensione molto forte.

  
Ti piace il mondo ultra? Molto. Oggi ho finito la gara un po’ stanca. E tra due giorni prendo in mano l’agenda e programmo.

   Partecipi agli allenamenti e gare con il gruppo Achilles International Roma con soggetti con deficit visivo (ipovedenti/non vedenti). Raccontaci le tue esperienze. Mi piace molto stare con loro in gruppo. Noi stiamo bene vicino a loro e loro con noi.

   Come curi la tua alimentazione? Sono vegetariana, ma ultimamente cerco di mangiare tutto crudo come mi consiglia mio figlio ventitreenne.

  

Omar Atzori: maratone e ultra, un viaggio introspettivo meraviglioso




 
La passione e la pratica per lo sport e la psicologia mi portano sempre più a conoscere atleti e ad approfondire gli aspetti che gli procurano benessere e che conducono anche alla performance. Ora sono focalizzato su un libro dal titolo Sport, benessere e performance, pertanto attraverso questionari ricevo risposte da atleti che trasmettono il loro mondo di intendere lo sport, di seguito il vissuto sportivo di Omar Atzori.

Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Sì, quando mio figlio per la prima volta mi ha aspettato al traguardo di una maratona ed ha tagliato il traguardo con me mano nella mano. Lo sport è vita.”
 
Lo sport è vita, ti fa sentire l’intensità e l’essenza della vita, soprattutto quando è partecipato anche da persone a cui si vuole bene.

Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “Il mio Prof. di Educazione fisica Carlo Sansone ha visto in me delle qualità, oltre a farmi partecipare alle gare scolastiche mi portò al campo sportivo. La mia passione per il salto in lungo è durata per anni, ma amavo sperimentarmi e mettermi in gioco su più specialità, cimentandomi spesso in gara di decathlon. Poi un’operazione al ginocchio mi ha costretto ad abbandonarlo. Ho chiuso la mia carriera in pista con i 400hs. Ora pian piano sto adattando corpo e mente alle maratone e alle ultra. E’ un viaggio introspettivo meraviglioso.”

lunedì 5 dicembre 2016

Giuseppe Mangione, runner: Sensazioni di vera sofferenza ma dovevo finirla

Matteo SIMONE 
 

Alla 24 ore di corsa a piedi a Lavello il vincitore è stato Michele Debenedictis che riesce a totalizzare 196km e 400 metri, arrivando primo assoluto al traguardo.

A seguire, Taliani Massimo 182,583km, terzo un sorprendente Francesco Cannito 178,163km, quarto Giuseppe Mangione 170,660km, quinto l’uomo delle lunghe distanze Michele Spagnolo del Team Frizzi e Lazzi walk & run 168,623km, sesta assoluta e prima donna Aurelia Rocchi 160,060km, seconda donna è Giuliana Montagnin 116,614 km.
Ho chiesto a Giuseppe Mangione di rispondere ad alcune domande per comprendere com’è andata la sua gara.

Aurelia Rocchi e Michele Debenedictis vincono la 24 ore di Lavello 2016

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta
 

Michele Debenedictis con 196km arriva primo assoluto, Aurelia percorrendo 160,060km è la vincitrice della 24 ore di corsa a piedi a Lavello, tra loro due arrivano Taliani Massimo 182,583km, Francesco Cannito 178,163km, Giuseppe Mangione 170,660km, l’uomo delle lunghe distanze Michele Spagnuolo del Team Frizzi e Lazzi walk & run 168,623km.

Di seguito un’intervista doppia ai due protagonisti principali.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?
Aurelia: “Per me essere una ultramaratoneta vuole dire essere grande, forte.”
Michele: Una persona che punta un obiettivo, lo raggiunge e lo supera lentamente ma con saggezza.”

Sono tanti gli obiettivi superati da Michele ed Aurelia ed i sogni che trasformano in realtà.
Qual è stato il tuo percorso per  diventare un ultramaratoneta?
Aurelia: “Il mio percorso è stato molto, molto duro e vedendo che posso lottare con me stessa mi dà tanta forza.”
Michele: “È stato appunto la curiosità di vedere cosa c’era oltre quel muro.”

domenica 4 dicembre 2016

Aurelia Rocchi, vincitrice della 24 ore di corsa a piedi a Lavello


Psicologo, Psicoterapeuta
 
Aurelia percorrendo 160,060km è la vincitrice della 24 ore di corsa a piedi a Lavello, Giuliana Montagnin seconda donna 116,614km. Michele Debenedictis con 196km arriva primo assoluto, davanti a Taliani Massimo 182,583km, Francesco Cannito 178,163km, Giuseppe Mangione 170,660km, l’uomo delle lunghe distanze Michele Spagnuolo del Team Frizzi e Lazzi walk & run 168,623km.
 
Ho chiesto ad Aurelia di rispondere ad alcune domande per comprendere com’è andata la sua gara.
Com'è andata? Soddisfatta, avevi diverse aspettative? Hai avuto problemi, esigenze particolari durante la gara? “Finito non come volevo, volevo superare me stessa, il mio personale di 175km in 24 ore, ritirata due ore prima che finiva la gara per i dolori forti alle ginocchia e alle caviglie.”
 
A volte è importante fermarsi, KABAT-ZINN nel suo testo “Dovunque tu vada ci sei già. In cammino verso la consapevolezza” illustra l’importanza del non fare, di fermarsi, di sperimentare l’essere: “Quando ci si ferma, l’aspetto curioso è che immediatamente si diventa se stessi. Tutto appare più semplice. Questo è il vantaggio di fermarsi. La pausa contribuisce a rendere più vivaci, ricche e articolate le azioni successive, aiuta a inquadrare nella giusta prospettiva tutte le preoccupazioni e insicurezze. Serve da guida. Più volte nel corso della giornata, fermatevi, sedetevi.”

Avevi ristori personalizzati, ti è mancato qualche alimento che non avevi considerato? “Avevo il mio ristoro.”
Sensazioni, emozioni, pensieri prima, durante, dopo la gara? Hai scoperto qualcosa in te stessa, negli altri atleti? “Una volta che entro in gara mi dà la sensazione di sentirmi in una grande famiglia, per me è festa una gara, in gara siamo tutti uguali, ognuno di noi cerca di superare se stesso, una volta che ci incontriamo sul percorso, si fanno le battute, si scherza. Chiedilo al mio amico Michele Spagnuolo.”

Organizzata bene la gara, ristori, pacco gara, premiazioni? Tifo, sostegno, amici, percorso, com'era? “Gara mal organizzata, non parliamo del ristoro ormai siamo abituati a trovare alimenti non consigliabili ai corridori ma vogliamo mettere una tenda riscaldata sul percorso che uno durante la notte nei momenti di crisi con il freddo e umidità a dicembre può entrare a riscaldarsi? Lo sappiamo tutti che di notte è molto duro correre.”

Prossime gare, obiettivi? “Continuerò a fare ultramaratone, sono molto belle ormai ci conosciamo tutti. Sì, mi piacerebbe tornare in Grecia ma lo sappiamo tutti che dietro a quella gara ci sono tanti sacrifici.”

Aurelia ha scoperto anche il mondo degli atleti con disabilità visiva del progetto Achilles International e si è sperimentata come guida sia in allenamento che in gara, a disposizione degli altri ma arricchendosi con l’esperienza fatta.

Di seguito un’intervista di più di un anno che ha contribuito alla stesura del libro Ultramaratoneti e gare estreme http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=357&controller=product

Qual è stato il tuo percorso per  diventare un ultramaratoneta? “Il mio percorso è stato molto, molto duro e vedendo che posso lottare con me stessa mi dà tanta forza.”

Michele De Benedictis vince a Lavello la 24 ore di corsa a piedi con 196,482km


Psicologo, Psicoterapeuta
 
Michele Debenedictis si supera e supera tutti alla 24 ore di corsa a piedi a Lavello correndo per 196km e arrivando primo assoluto al traguardo, a seguire Taliani Massimo 182,583km, un sorprendente Francesco Cannito 178,163km, Giuseppe Mangione 170,660km, l’uomo delle lunghe distanze Michele Spagnuolo del Team Frizzi e Lazzi walk & run 168,623km, Aurelia Rocchi 160,060km prima donna,  Giuliana Montagnin seconda donna 116,614 km. 
Un po’ di tempo proposi a Michele di rispondere ad un questionario teso a conoscere il mondo degli ultramaratoneti ed interessanti furono un paio di sue risposte alle seguenti domande.

Ti puoi definire ultramaratoneta? “Si, penso di essere sulla buona strada.”

Hai un sogno nel cassetto? “Si, continuare fino a che il fisico e la mente me lo permettono. La mia soddisfazione più grande sarebbe vincere un giorno un’ultramaratona.”

In effetti era sulla buona strada e da allora ne ha fatta tanta di strada, soprattutto nell’ultimo periodo dove è riuscito a compiere un trittico di gare impegnative e cioè la nove colli running di 202,4 km impiegandoci quasi 30 ore, la settimana successiva la classicissima per gli ultrarunner 100km del Passatore da Firenze a Faenza e la settimana a seguire la Prima edizione del “Molise in pista-6 Ore in pista”, trasformando il suo sogno in realtà e cioè vincere un’ultramaratona, infatti ha vinto la gara di 6 ore in pista di atletica percorrendo una distanza superiore alla maratona e precisamente 64,079km. Cristina Belmonte ha vinto la gara femminile percorrendo in 6 Ore 51,526 km.

Conosciamo meglio Michele De Benedictis.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Una persona che punta un obiettivo, lo raggiunge e lo supera lentamente ma con saggezza.”

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