martedì 14 luglio 2020

Lo sport nutriente per l'anima, il cuore e la mente

Psicologo, Psicoterapeuta

A volte lo sport può essere considerato una terapia naturale migliore di tanti farmaci, un addestramento alla vita, un'opportunità per incrementare consapevolezza nei propri mezzi e proprie capacità, uno strumento per sviluppare fiducia in sé.

La pratica dell'esercizio fisico aiuta a stare al mondo con una visione positiva e propositiva, permette di elaborare pensieri e problemi, prendere decisioni ragionate, aiuta a pianificare progetti e mete, a stare con gli altri confrontandosi e condividendo gioia e fatica.

lunedì 13 luglio 2020

Praticare la bici come sport o per conoscenza del territorio e di se stessi

Psicologo, Psicoterapeuta

Con la bici si può uscire da soli o in gruppo, si può praticare la bici come sport o per lunghi percorsi di conoscenza del territorio e di se stessi. Pedalare, cercando l'equilibrio in bici, aiuta a pensare e riflettere, fare piani e programmi, elaborare pensieri e situazioni, ricordare episodi e situazioni, insomma la bicicletta può essere considerata un'opportunità per esplorare se stessi in profondità oltre che i territori.

La bicicletta permette di considerare la ciclicità della vita, che comprende salite e discese, fatica e rilassamento, periodi tristi e felici. Come nell’esperienza della bici così anche nella vita ci sono situazioni difficili e dobbiamo essere cauti e fiduciosi nell’affrontarle e poi accorgersi di aver risolto, di essere arrivati e apprezzeremo noi stessi per aver superato e vinto tutto, salite e crisi.

Francesco, triathlon: Le gare più belle sono quelle in cui stabilisco un nuovo personale

Matteo Simone 
Psicologo, Psicoterapeuta

Sollecitato da un amico triatleta, ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni ma anche dell’atleta comune lavoratore che deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva cercando di trovare il tempo per allenarsi, fare sport, stare con amici atleti, partecipare a gare.

Per tale motivo ho pensato di predisporre un questionario per raccogliere il punto di vista di atleti comuni e campioni approfondendo il mondo dello sport e in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance.
Di seguito si racconta Francesco Coronas della “Podistica Solidarietà (Triathlon)”.

venerdì 10 luglio 2020

Stefano Romano, ultramaratoneta: La fatica non mi ha mai fatto paura

Sono solamente un buon dilettante che non riesce a smettere di sognare in grande
Matteo SIMONE  

Essere ultramaratoneti significa essere pronti a tutto, a fare tanti chilometri di corsa, a faticare tanto con il corpo e con la mente, a raggiungere obiettivi difficili e sfidanti, a progettare sfide da portare a termine.

Quando c’è un problema si sa che bisogna organizzarsi e cambiare piani e programmi provvisoriamente e riorganizzarsi. In questo periodo di confinamento tanti si sono fermati o organizzati per fare qualcosa di diverso ma sempre stimolante. E’ interessante l’esperienza di Stefano Romano, atleta della nazionale ultramaratoneti.
Come hai gestito il periodo del COVID?Inizialmente ho cercato di continuare a correre, nonostante i divieti diventassero sempre più stringenti. Ho sempre corso da solo, quindi non avevo grossi problemi, a parte gli allenamenti collettivi del mercoledì che avevo appena iniziato, dove comunque alla fine eseguivo le ripetute sempre in solitaria. Torino è grande e andavo in collina, a volte uscivo dalla città e a volte mi incrociavo con altri ultramaratoneti giusto per fare due chiacchiere mantenendo le distanze, d'altronde non ho mai corso a distanze inferiori al metro, credo con nessuno. Poi quando gli scenari sono cambiati e si poteva sgambettare cricetando ho provato a girare la questione. La sfida adesso era opposta: adesso non dovevo più correre. Ho sempre avuto necessità di spazio, strade lunghe, ampie, salite, orizzonti diversi e non dell'isolato sotto casa, del tapis-roulant o di qualche altro surrogato. Non pensavo, in tutta sincerità, di reggere botta così bene. Ne è venuta fuori una convivenza non programmata, una grande serenità interiore e la convinzione di ritornare meglio di prima. È bello anche ricostruire da capo, non so se ne avessi realmente bisogno, difficile dirlo. Ma a volte è la vita a metterti davanti a delle sfide che nemmeno immaginavi”.

lunedì 6 luglio 2020

20 anni resilienti della Gargano Onlus 2000 presieduta da Giovanni Cotugno

Matteo SIMONE 
 

Giovedì 18 giugno a Manfredonia una serata all'insegna dello sport per festeggiare 20 anni resilienti della Gargano Onlus 2000 presieduta dall"ex atleta Giovanni Cotugno.

Interessanti testimonianze di uno sport per tutti con ogni modalità, per star bene e fare bene insieme ma anche per vincere con atleti che poi hanno fatto la storia dell'atletica di Manfredonia.
Parole commoventi del presidente che dopo aver faticato nello sport come atleta ottenendo risultati prestigiosi, ora continua a faticare come presidente, organizzatore di gare, tecniche per coinvolgere persone a fare sport individuale e di squadra, promuovendo il territorio e come dice il vice presidente Cristiano Romani, Giovanni è considerato l'assessore allo sport di Manfredonia e ciò gli è riconosciuto da autorità e federazioni nazionali.

giovedì 18 giugno 2020

Per ottenere qualcosa bisogna crederci, impegnarsi, faticare, tenere duro

Matteo SIMONE

Per ottenere qualcosa bisogna faticare, impegnarsi, un po’ soffrire, incontrare discese e salite cercando di arrivare a conclusione sperimentando soddisfazione e gioia. Lo sport permette di mettersi in gioco per apprendere dall’esperienza, conoscersi meglio, ascoltare se stessi durante la fatica attraverso il respiro e le sensazioni corporee.

Per ottenere qualcosa bisogna crederci; fidarsi e affidarsi; essere consapevoli delle proprie capacità e limiti; impegnarsi duramente; essere determinati; mettere in conto infortuni, avversari più forti, sconfitte e momenti bui; rialzarsi sempre e ripartire con pazienza, senza fretta, con modestia e umiltà apprezzando sempre l'esperienza.

mercoledì 17 giugno 2020

Intervista doppia alla coppia di ultrarunner Zagara e Vincenzo

Matteo SIMONE 

A volte la vita mette a dura prova, fa incontrare problemi e ostacoli, situazioni difficili da gestire, affrontare e superare, poi succede di iniziare a praticare sport e tutto cambia, si sperimentano altre modalità di stare al modo, altre modalità per sperimentare benessere, fatica e sofferenza, gioie e soddisfazioni. 

Di seguito Zagara e Vincenzo raccontano le loro esperienze di vita e di sport rispondendo ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?
Zagara:Ho iniziato con 3 amiche, ci chiamavamo quelle delle 5.50 perché le 5.50 era l'orario che ci davamo all'alba per scendere e poi incontrarci per allenarci. Poi piano piano la corsa mi ha preso sempre più. Non uscivo con il Garmin, non sapevo neanche che fosse, ma so che a volte rientravo dopo 3 ore. 

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