venerdì 26 giugno 2015

L’ultramaratona permette scoprire risorse interne insospettabili

L
a passione e la pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili. 

L’adattamento graduale a situazioni di estremo stress psicofisico permettono di esprimere delle caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso.
Ecco perché queste persone non si fermano mai, più corrono e più sperimentano, più sperimentano più si emozionano, più si emozionano e più si sentono vivi, sentono che la loro vita ha un senso per loro anche se gli altri li giudicano matti da legare, o suicidi o masochisti, ma per loro l’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali, misurarsi con limpossibile, l’incerto, sfide continue per conoscere se stessi, per entrare dentro se stessi e fare un viaggio interiore alla ricerca di se stessi e delle proprie possibilità, capacità di affrontare e ritornare sempre a rialzarsi quando si casca, ci si infortuna.

mercoledì 24 giugno 2015

Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare

Per comprendere appieno la dimensione e la diffusione di comportamenti negli adolescenti è attivo dal 1982 lo studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children - Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), cui l’Italia partecipa dal 2001. Tale studio è promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e coinvolge ogni 4 anni, nei 44 paesi aderenti, un campione di studenti di 11, 13 e 15 anni.
Partecipando all’indagine, i giovani intervistati hanno descritto il proprio contesto sociale (relazioni familiari, con i pari e con la scuola), la propria salute fisica e la soddisfazione della propria vita, gli stili di vita (attività fisica, alimentazione) e i comportamenti a rischio (uso di tabacco, alcol, cannabis, comportamenti sessuali, bullismo). L’indagine in generale, e le singole nazionali, vogliono, infatti, essere un supporto di informazioni valide e aggiornate sui comportamenti dei ragazzi in modo da orientare nel modo migliore le scelte dei decisori, dei professionisti, degli operatori.
Nel 2010 le classi su cui svolgere l’indagine sono state prima e terza media della scuola secondaria inferiore e seconda della secondaria superiore. A tutti i soggetti delle classi campionate è stato somministrato un questionario anonimo per indagare i comportamenti correlati alla salute, il rapporto con la scuola, i genitori e i pari e informazioni generali che ne definissero condizione anagrafica e livello sociale.

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?

Matteo SIMONE


Chi sceglie di essere ultramaratoneta e di partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere può fermarli.

Ecco le risposte alla domanda: “Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?”,:
Angelo Fiorini: Non ho mai pensato di smettere ma nel momento di massino entusiasmo e di ottima forma fisica, ho dovuto fermarmi a causa di gravi problemi fisici dovuti alla gara più estrema alla quale ho partecipato, la Sparta Atene di 245 km, nell’ottobre del 2011. Dopo 172 km, sono stato costretto a fermarmi e lo sono fino a tutt’oggi!

Partecipare a gare podistiche di distanza superiore alla maratona

Per approfondire il mondo degli ultramaratoneti e delle gare estreme ho costruito un questionario ed ho raccolto alcune risposte che ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo dii discipline considerate estreme. Sono stati contattati atleti che hanno percorso competizioni sportive della distanza superiore alla maratona.
Alla domanda “Ti puoi definire ultramaratoneta?” ecco alcune risposte:
Vincenzo Luciani: Una premessa è doverosa. Sono stato ultramaratoneta fino al 2007, anno in cui ho corso il Giro del Lago Trasimeno, la 50 km di Romagna e la Pistoia-Abetone. Da allora mi sono limitato a fare delle maratone di 42 km. Perciò le mie risposte saranno rivolte al passato. Penso proprio di sì. Il totale delle ultramaratone da me corse è di 56 gare per km complessivi 3.841 km. E questo è il dettaglio: 100 km del Passatore Firenze-Faenza (n. 16 dal 1990 al 2005 – record 12h33’), 100 km del Gladiatore, Santa Maria Capua Vetere (93, 94),    100 km Torino-Saint Vincent (97), 60 km Giro del Lago Trasimeno (02, 03, 06, 07), Pistoia-Abetone (dal 90 al 2003 e 05, 06, 07), 50 km di Romagna (92,93, 95, 96, 97, 98, 00, 01, 02, 03, 04, 05, 06, 07) , 50 km Bologna-Zocca (00, 01).”

Ultramaratona, un viaggio lungo che fa nascere e morire un milione di volte

Matteo SIMONE
3804337230- 21163@tiscali.it

N
ella vita si fanno delle scelte, molti preferiscono poltrire o restare in una zona di estremo confort per non rischiare un giudizio, una brutta figura, altri per sentirsi vivi devono sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni corporee, il cuore che palpita, il respiro affannoso, il sudore colare da proprio corpo, il senso di fame, sete, freddo, caldo, c’è tanto bisogno di sentire.

Dalle risposte alla domanda “Cosa significa per te essere Ultramaratoneta?” una parte degli atleti ha evidenziato semplicemente il percorrere una distanza superiore alla maratona mentre un’altra parte ha evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo oltre quello previsto per la percorrenza della distanza di una maratona e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni, ecc..
Ma emerge anche l’importanza dello sperimentare, del far parte di una categoria privilegiata che sa che se vogliono possono fare tutto nello sport e nella vita.

Lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della persona

Capita che l’essere umano si accorga di non stare bene e decida di correre ai ripari, nel senso che pensi di stare meglio. Ad esempio l’individuo ad un certo punto della sua esistenza può decidere che è ora di finirla con un suo comportamento o con una sua abitudine e siccome da solo non riesce a prendere tale decisione si rivolge ad una persona competente.
Ma il fatto di recarsi da un esperto non è sufficiente a risolvere il problema perché le abitudini, i comportamenti, lo stile di vita non si cambia da un giorno all’altro ma richiede un impegno notevole, un adattamento graduale ed un lavorare su più fronti.
Non c’è una soluzione, per esempio evitare di mangiare oppure fare attività fisica. Bisogna lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della persona.
Per quanto riguarda l’attività fisica può valutare di iniziare gradualmente a fare movimenti incrementandoli con il tempo e cercando incentivi quali il fare attività in compagnia o comunque gratificanti.
Per quanto riguarda l’alimentazione non si può pretendere privazioni drastiche ma iniziare con piccoli accorgimenti, di primaria importanza è la masticazione, la persona deve comprendere che dovrebbe fare maggiore attenzione al masticare.

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?

Matteo SIMONE 


Racconti di gare estreme
, dove si arriva al punto di rischiare di morire o comunque dove si sperimentano condizioni estreme di fatica fisica o atmosferica, oppure si rischia di perdersi o precipitare. 

Difficili sono considerate anche le gare dove si ripete un breve circuito per tantissime ore. Ma tutto ciò non basta per limitare il rischio, si arriva al punto di chiedere di essere incatenati.
Emerge una dipendenza dal ricercare il limite, quasi una inconsapevolezza e perdita di controllo, infatti in qualche modo si cerca aiuto a famigliari di intervenire per farsi legare e non osare troppo.
Di seguito le risposte ricevute alla domanda: Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?:
Marco Stravato: La TDS del Monte Bianco, 29 ore con dislivelli durissimi, discese durissime, dove bisognava reggersi alla corda, stare attenti a non scivolare giù nei burroni.”

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