giovedì 22 dicembre 2016

Francesco Fagnani: La maratona mi ha insegnato a essere pacato e riflessivo

Psicologo dello Sport, Psicoterapeuta

Francesco Fagnani, amico, runner, professionista nutrizionista, sa quali sono le chiavi del successo e soprattutto del benessere. Qualche anno fa Francesco ha presenziato con interesse alla presentazione del mio primo libro Psicologia dello sport e non solo, partecipando attivamente, ora racconta la sua passione per lo sport, per il suo lavoro, ma soprattutto per la sua donna: Come hai scelto il tuo sport?Diciamo che è lui che ha scelto me… nel corso della mia vita ho praticato diversi sport dal nuoto a livello agonistico, alla pallacanestro, arbitro di calcio ma avevo sempre la necessità di farmi una bella ‘corsetta’ nei momenti liberi. Ed è stato poi il mio primo allenatore Massimo a spronarmi a fare i primi allenamenti mirati.”

martedì 20 dicembre 2016

Sebastien Balondrade vince l’Ironman "Extrem Brutal Triathlon" in Llanberis

Matteo Simone 

Il mondo degli sport estremi è proprio affascinante, più approfondisco questo mondo sperimentando personalmente gare abbastanza estreme e conoscendo atleti che fanno delle imprese straordinarie più mi accorgo che non esistono limiti se non mentali per fare qualsiasi cosa e raggiungere mete ed obiettivi più impensabili per le persone ordinarie abituate ad una vita quotidiana che la cultura ordinaria propone.

Partecipare ad un Ironman è estremo per la fatica distribuita lungo tanti chilometri e per la pratica di tre discipline diverse, 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e una maratona. L’ho sperimentato personalmente, ma qualcuno è capace di rendere l’Ironman ancora più arduo e difficile al punto da considerarlo brutale.
A Llanberis nel nord del Galles, il 10 settembre si è svolta l’Extrem Brutal Triathlon con la gara di nuoto lunga di 4,2 invece di 3,8 km, in acqua a 12° C, percorso ciclistico con 3.000 metri di dislivello e maratona 1.300 metri di dislivello. 

Fausto Parigi, 24h No Finish Line 2016: Vincere quando non te lo aspetti, ultimo km a 4’15”

Matteo SIMONE

Fausto Parigi vince per la terza volta nella gara di 24 ore di corsa a piedi “24 ore No Finish Line” nel Principato di Monaco, su un percorso di 1398 metri. Di seguito la classifica dei primi uomini:

1.Parigi Fausto 1964 (Ita, Sanremo Runners) 222,662 km
2.Da Cunha Manuel 1975 (Fra, Neuilly) 210,356
3.Costi Fabio 1972 (Ita, Reggio Emilia) 197,151
4.Spreafico Marcello 1978 (Ita, Lago Segrino) 183,732
5.Colombo Matteo 1984 (Ita, Como) 180,697
6.Notarangelo Michele 1974 (Ita, Bari) 179,135
In gare di 24 ore, quest’anno solo tre italiani hanno fatto meglio di lui, e precisamente Leonelli Nicola 240,741 km, Rovera Paolo 229,458 km, Zambon Andrea 222,908 km, mentre nel mondo solo 5 atleti della sua categoria di età hanno fatto meglio di lui. Insomma Fausto, medico di 52 anni, con questa sua prestazione, in questo sport di endurance dove conta tanto la testa e tantissimo l’esperienza pare essersi conquistato la convocazione in Nazionale per le competizioni di 24 ore. 

domenica 18 dicembre 2016

Luciano Ciccone: Gara della vita? Vittoria ai Campionati Italiani juniores 5000mt

Matteo Simone  
3804337230- 21163@tiscali.it 

Interessante ascoltare l’esperienza sportiva di Luciano Ciccone che ho conosciuto quasi 20 anni fa tramite Fabio Martelli, frequentando occasionalmente la pista di atletica di Caracalla.

Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?Tanto sacrificio fin da bambino.”
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere o performance?La determinazione e lo stile di vita.”
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori?Cerco di non abusare nel cibo ma non uso alcuna sostanza.”

Il commento di Stefano Severoni al libro Ultramaratoneti e gare estreme

Matteo SIMONE
 
Di seguito il commento di Stefano SEVERONI al mio libro Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva Editrice, Civitavecchia:  “Ho letto con vivo interesse il testo di Matteo Simone. Le sue 298 pagine si scorrono veloci, poiché si viene a contatto con atleti che trasmettono le esperienze che accomunano maratoneti e ultra. Certo l’Autore utilizza un metodo induttivo: non fa teoria pura, ma parte dalla pratica podistica che contrassegna un popolo di umili faticatori. La metafora che contraddistingue il mondo ultra è quella del viaggio o meglio di scoprire se stessi attraverso la percorrenza di tanti chilometri. Ma, come avvertono gli stessi corridori, la fatica quasi scompare quando si svolge un’attività che gratifica, poiché consente di stare meglio con se stessi e con gli altri, conoscere luoghi suggestivi e portare a casa sicuramente una simbolica, ma gratificante medaglia di partecipazione. Per esseri atleti ultra ‒ come segnala giustamente l’Autore, anch’egli “grande faticatore” ‒ bisogna essere resilienti ed efficaci. E dopo aver letto il libro non si potrà non cercare altri testi dello stesso Matteo. In definitiva, nella prestazione sportiva come nella vita quotidiana, la componente mentale riveste enorme importanza. Nella nostra società post-moderna e liquida, l’ultrarunner si presenta allora come colui che è in grado di gestire il proprio corpo e la propria mente, e così allungare la propria vita in uno stato di benessere. Ovviamente ‒ come in ogni campo ‒ sarà necessario equilibrio e giusta motivazione.”

Stefano SEVERONI amante della corsa con un approccio olistico volto non solo a macinare chilometri, ma anche a praticare discipline orientali quali lo yoga ed usare l’accortezza verso una sana alimentazione. Di seguito riporto le sue interessanti risposte, di un po’ di tempo fa, che descrivono la sua persona.

venerdì 16 dicembre 2016

Il 29 ore 19 da Frizzi e Lazzi, con Dario Santoro


A Manfredonia, corso Manfredi 303, il 29 dicembre ore 19.00-

Il moderatore dell’evento sarà Gianluca La Tosa, Consulente - Perito  grafologo, Docente di Grafologia dell'Età Evolutiva ed anche amico e simpatizzante del Team Frizzi e Lazzi.
Il libro parla di tanti atleti, maratoneti e ultramaratoneti, atleti di trail e di ultratrail, una serata all’insegna della fatica, dello sport, con due ospiti di eccezione il Campione Italiano di Maratona Dario Santoro nativo di Manfredonia come me che circa trent’anni fa sono dovuto andare via alla ricerca di nuovi mondi culturali ed ambientali.
Altra presenza d’eccezione il grande mitico Michele Spagnolo, l’uomo delle lunghe distanze che cammina con testa alta con passi da giganti per chilometri e chilometri lasciando indietro anche corridori, me compreso, grazie alla sua lunga e sicura falcata.

Marcello Spreafico, ultramaratoneta: Coach Luca mi ha motivato tantissimo

Matteo SIMONE
3804337230- 21163@tiscali.it
 

L’esperienza di gare impegnative, considerate quasi estreme ti mettono allo scoperto, lì devi mostrare a te stesso di saperci fare, di saper affrontare e gestire la situazione per apprendere e trarre insegnamento dall’esperienza per far meglio una prossima volta nello sport o nella vita.

La passione per lo sport di endurance continua, così come continua l’approfondimento attraverso la conoscenza di tanti ultrarunner.
Di seguito, attraverso risposte ad alcune mie domande, Marcello racconta il suo incontro con l’ultramaratona che gli ha cambiato la vita felicemente, incontrando persone speciali.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Avendo vinto soltanto una gara finora, posso sicuramente indicare quella. Ottobre 2016, 12 ore di Reggio Emilia all’interno dello stabilimento Lombardini/Kohler. Ho vinto la competizione con 121,7 km, un risultato importante e inatteso alla vigilia, rimontando varie posizioni nella prima metà di gara e andando in testa nella settima ora, provando così l’ebbrezza di comandare una corsa per la prima volta. Una grandissima emozione e una gioia immensa! Speriamo di poterla ripetere presto!
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? Ho giocato prima a calcio e poi a calcio a 5 fino al 2006, come portiere, e quindi correndo poco. Un po’ per caso, nella primavera del 2007 ho tentato di fare un giro di corsa del lago del Segrino (lungo 5 km), sono riuscito e da lì mi sono appassionato sempre più a questo sport. 
Nel 2008 ho disputato la prima mezza maratona, a fine 2009 la prima maratona e a giugno 2012 ho corso la prima ultramaratona. Quell’esordio alla Pistoia Abetone è stato speciale perché ho conosciuto Francesca, la mia fidanzata. Da tre anni corro solo ultramaratone, ho trovato la mia dimensione podistica, e nell’ultimo anno lo faccio insieme a Francesca (che ha il DNA da campionessa, lei ha già vinto alcune ultra)!
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere e/o performance? Amo correre, ho un fisico minuto e adatto a questo sport, posso mangiare qualunque cosa senza alcun problema (meglio se sono dolci, sono golosissimo!) e poi di carattere sono molto cocciuto e disciplinato e mi so gestire bene. Sicuramente sono caratteristiche che nella corsa servono, oltre ad un recupero fisico molto rapido dopo le gare. In più mi aiuta anche la passione per numeri e statistiche: fare calcoli e proiezioni mi riesce molto bene mentre corro, lo faccio spesso e mi tiene la mente occupata.”
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere o alla tua performance?Con piacere faccio il nome del mio allenatore Luca Sala, una persona eccezionale. Non ho mai avuto un allenatore nei primi 9 anni di corsa, ma a fine agosto Luca ha iniziato a seguire la mia fidanzata Francesca, proponendole un piano di allenamento serio in ottica della 24h (lui allena la nazionale femminile) e io mi sono unito con curiosità al programma. Nelle prime tre gare sotto la guida di Luca ho fatto tre PB (6-12-24h) e siamo solo all’inizio! Coach Luca mi ha motivato tantissimo, gli allenamenti sono sempre piacevoli. Insomma, gli sono molto grato sia a livello sportivo che personale e ne approfitto per ringraziarlo pubblicamente. Mi auguro si possa continuare a percorrere insieme tanta altra strada!
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Ho ricordi molto piacevoli di tante gare. Il 2h59’49’’ della Maratona di Milano fu un bel traguardo (aprile 2012). A livello di emozioni aggiungo la conquista del bronzo al campionato italiano di 12 ore (sempre a Reggio Emilia, nel 2015) e due 24 ore fatte: il mondiale di Torino 2015, in cui ero iscritto alla gara “open”, e che mi fa venire ancora la pelle d’oca se ci penso, e la recente 24 ore di Montecarlo, un’esperienza assolutamente fantastica e indimenticabile, condivisa con un magnifico gruppo italiano di 17 persone. Anche il Passatore 2013 fu una bella emozione, era la prima 100 km che facevo e l’idea di “misteriosa avventura” era grande. Infine, la gara del cuore, la Pistoia Abetone 2012 è stata la gara più bella, ho incontrato Francesca!
Una tua esperienza che ti può dare la convinzione di potercela fare?Caratterialmente nella corsa tendo a non mollare mai. Se poi ci si allena bene e ci si gestisce intelligentemente di testa, credo che si possa arrivare all’obiettivo che ci si è dati. A volte indubbiamente qualcosa va storto (nelle gare così lunghe ci sono sempre incognite), ma si può non mollare lo stesso. Nello scorso luglio ho avuto un problema fisico dopo neppure due ore della 24 ore di Putignano che mi ha impedito di proseguire la corsa; ci tenevo a fare quella gara, ormai ero lì, e così ho continuato camminando (un po’ acciaccato) per le 22 ore successive, senza mai pensare al (forse più logico) ritiro. Ma “ritiro” è una parola che non fa parte del mio vocabolario.”
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva?Condivido il meraviglioso mondo dell’ultramaratona, con la mia fidanzata Francesca, sono molto fortunato ad avere questa passione comune. Mio papà è orgoglioso di noi, e ho tanti amici (runner e non) che mi seguono con affetto, in particolare sui social media: mi fa molto piacere. Qualcuno degli amici (che non corre) dice che siamo un po’ matti a fare queste corse così lunghe, per me sono esperienze incredibili.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
Mi viene in mente un episodio bizzarro. Era una 100 km un paio di anni fa, stava giungendo sera ed ero verso il km 80. Mi si affiancano due sconosciuti in auto e mi osservano un po’ mentre corricchio a bordo strada. Poi tirano giù il finestrino e mi chiedono se volevo un passaggio verso il traguardo. Sono rimasto allibito e li ho fatti allontanare! Purtroppo so che alcuni accettano queste cose, ma mi chiedo che spirito di lealtà e di competizione abbiano verso gli altri ma soprattutto verso se stessi.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport?Sicuramente mi si è fortificato e mi ha dato più sicurezza. Anche l’autostima ne trae giovamento.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? Sono una persona tranquilla, serena e quasi sempre di buon umore; amo l’ironia, sono molto tenace, determinato, metodico e assai disciplinato (in tutti i campi, non solo nella corsa). Correndo amo cercare nuovi obiettivi e poi cerco di raggiungerli! Ma in ogni caso corro per divertirmi, senza farne una malattia, la corsa rimane uno splendido hobby, seppur impegnativo.”
Che significa per te partecipare a una gara?Emozione, divertimento, amicizia, competizione, sfida, risultato, ricordi. Ogni gara, e in particolare ogni ultra, per me è una bellissima esperienza in un ambiente molto piacevole. Ne ho fatte più di 30 soltanto nell’ultimo triennio, ognuna mi ha dato qualcosa di positivo.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
Proprio nell’ultima gara di 24h a Montecarlo ho avuto momenti difficili e inediti: dopo 14 ore perfette, complice credo una mia ingenuità nel vestiario all’arrivo della notte, ho preso freddo con il vento del mare e mi sono sentito male più volte. Non mi era mai capitato correndo. Questo episodio mi ha anche fatto congelare e riprendendo non riuscivo più a correre, così per qualche ora ho camminato e addirittura ho avuto un paio di inattesi colpi di sonno mentre camminavo. Poi all’alba e con la luce ho ricominciato a correre e ho finito bene, chiudendo quarto con 183,7 km. Credo che la notte sia stato uno dei miei momenti podistici più difficili, in cui mi sono accorto che un obiettivo mi stava sfuggendo di mano (puntavo ai 200 km), ma non riuscivo a reagire per non perderlo. Grazie all’aiuto di coach Luca, ho in qualche modo “messo una pezza” e, a parte un paio di brevi soste, non mi sono arreso.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: pre-gara, in gara, post-gara?Dipende da che gara è. Solitamente ho una giusta adrenalina pre-gara, poi divertimento e allegria (e anche un po’ di fatica!) mentre corro e soddisfazione dopo la gara (se non ci sono stati inconvenienti), già in attesa della successiva. Nella recente 24h a Montecarlo, invece, complice la mia inesperienza nelle 24 ore e il risultato impegnativo a cui puntavo, ero abbastanza teso alla vigilia della gara, ho sentito questa gara molto più delle altre a livello emotivo.
La gara più estrema o più difficile?
Innanzitutto devo dire che corro solo su asfalto, per me qualsiasi trail sarebbe estremo, non lo farei mai! Invece su asfalto di gare “estreme” non ne ho ancora fatte (poi dipende da come uno giudica la parola “estremo”): come lunghezza non ho oltrepassato la 24h, ma comincio a essere tentato dalla 6 giorni… magari un giorno proverò a farla. La famosa Spartathlon al momento non rientra nei miei piani. Faccio un passo alla volta, adesso devo migliorare nelle 24h, in cui spero di raggiungere e superare i 200 km, poi si vedrà. Come fattore meteo “estremo” invece ho il nitido ricordo della Bormio Stelvio 2008, quando il maltempo fu allucinante: dall’inizio alla fine con nubifragio, vento gelido, grandine e neve in cima allo Stelvio in un weekend assurdo di luglio. La gara restò in dubbio fino all’ultimo e poi iniziò (da 3.000 iscritti partimmo soltanto in 1.000, tra corsa e bici: fu un’edizione da tregenda). Arrivai semi-ibernato in cima allo Stelvio, ma ovviamente non mi balenò mai l’idea di non correre!
Quali sono le difficoltà, i rischi, a cosa devi fare attenzione nel tuo sport?Dovrei sicuramente alimentarmi e bere maggiormente, soprattutto in allenamento (spesso non mangio né bevo nulla neanche nei lunghi, perché non ne sento l’esigenza). Ma credo che sarò sempre più attento a questi particolari, per migliorare bisogna non sottovalutare nessun aspetto, come mi dice spesso il coach!
Quali condizioni fisiche e/o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?
Quasi mai ho fallito gara (nel senso di fare un risultato completamente diverso dalle aspettative), sono abbastanza regolare nelle mie performance e so a cosa posso puntare. Curiosamente l’unica volta che ho abbattuto il muro delle 3 ore in maratona (nel 2012) pioveva tanto e faceva freddo in aprile, ma sono condizioni meteo che detesto. Ho bisogno di sole e caldo, il mio corpo ne trae benefici. Corro benissimo nella bella stagione, mentre col freddo e con la pioggia faccio più fatica. Io dico sempre che “vado a energia solare”, ma nessuno mi crede. So di essere un po’ anomalo rispetto a molti runner.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?Corro da un decennio ormai, e non intendo smettere, se fisico e salute continueranno ad assistermi anche in futuro. Nei rarissimi infortuni occorsi finora (nulla di grave, peraltro) tendo un po’ ad andare giù di morale, come se non ci fossero soluzioni, poi però dopo qualche settimana si riparte guariti, con ancora più voglia ed entusiasmo di prima! Mi piacerebbe continuare in questo modo per parecchio tempo.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Ho avuto pochissimi infortuni. Nell’ultimo biennio ho avuto un paio di problemi muscolari, entrambi dovuti alla postura di corsa non corretta, e paradossalmente il primo di essi è stato una fortuna. Ho conosciuto la mia attuale fisioterapista, che, dopo avermi sistemato la noia muscolare, ha iniziato a farmi fare esercizi fisici per migliorare la mia schiena e il mio bacino (ho la cifosi), che avevo un po’ troppo trascurato negli anni precedenti, e ora ci vediamo regolarmente per proseguire questo lavoro. Adesso, tra l’altro, corro meglio in discesa, prima ero una frana perché scendevo con un assetto molto scorretto.”
Quale è un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport?Lo sport vi può regalare enormi gioie, soddisfazioni, autostima, amicizie ed emozioni e fa crescere tanto di carattere. Iniziate a praticarlo, non ve ne pentirete! Io personalmente ho un debole per gli sport “di fatica”.”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?
Assolutamente no: evito il più possibile tutti i tipi di medicine e pure gli integratori (forse erroneamente per questi ultimi). Addirittura qualche mese fa non volevo iniziare una cura contro l’asma, prescritta da un importante pneumologo dopo alcuni miei ripetuti problemi asmatici notturni, perché ero infastidito dall’assunzione di farmaci proprio per questo motivo. Mi hanno quasi dovuto obbligare, il medico mi disse che sottovalutare l’asma era un rischio che potevo pagare caro in seguito ed era sciocco non curarmi. Il mio vero doping sono i dolci e il cioccolato, ne mangio ogni giorno in quantità industriale (e la mia conformazione fisica per fortuna me lo permette!)
Quale può essere un messaggio per sconsigliare l’uso del doping?Ce la si deve fare da soli, piuttosto strisciando, invece che ricorrere in aiutini squallidi e contro le regole. Ogni traguardo si deve conquistare metro dopo metro, con fatica e impegno. Ottenerlo in modo diverso è irrispettoso e disonorevole verso se stessi e verso gli altri atleti “onesti”.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport?Non ho mai pensato a questo aspetto in realtà. Ma in questi ultimi mesi ho sperimentato quanto sia utile anche il ruolo 'psicologico' di un allenatore: i suoi consigli, il suo aiuto, il suo supporto sono sempre molto preziosi, sia per gli allenamenti che durante la gara. L’ultramaratona è sicuramente uno sport in cui conta più la testa delle gambe, bisogna trovare equilibri perfetti e cercare di non mollare mai.”
Sogni realizzati e da realizzare?Nel 2012 ho incontrato Francesca grazie alla corsa e ho realizzato uno dei miei sogni. Insieme stiamo correndo da anni ed è un altro sogno che prosegue. Spero di realizzare anche il prossimo sogno, vorrei arrivassimo entrambi in nazionale: Francesca mi pare proprio sulla buona strada… e io mi impegnerò per raggiungerla!

Un’intervista a Marcello è riportata nel libro “Il piacere di correre oltre" di Matteo Simone. Editore: Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere. Data di Pubblicazione: novembre 2022. 

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it

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