A primavera sono venuto a conoscenza del progetto “BIKE FOR ANIMALS” e
cioè percorrere 2.500 chilometri da Torino, città del toro, a Caceres nella
Regione Spagnola dell’Extremadura ed attraversando la Francia per manifestare
contro la barbarie della corrida, sensibilizzando i cittadini dell’Europa al
rispetto degli animali.
Ho valutato l’idea di partecipare a questo tour denominato: “BASTA
CORRIDA TOUR 2014” ed ideato da Paolo Brabon, un ciclista vegano che già il
2012 ha percorso 2.200 km con altri due ciclisti per lo stesso motivo, da
Torino a siviglia portando gli stessi messaggi attraverso il progetto
denominato “BIKE FOR PETS”.
Fin dall’inizio mi sembrava un’impresa quasi assurda, estrema, i km mi
sembnravano tantissimi, anche perché io sono maratoneta e negli ultimi anni ho
sperimentato le ultramaratone, cioè distanze superiori alla maratona, di 100km
ed oltre, quindi mi è capitato di fare una tipologia di sport considerata
estrema in quanto si corre per tante ore, di giorno e di notte e con diverse
condizioni atmosferiche.
L’idea mi allettava per due motivi principali: partecipare ad una sfida
sportiva e cercare di cambiare la cultura della corrida che prevede uno
spettacolo di sangue ai danni dei tori per il semplice divertimento come
succedeva una volta con gli spettacoli tra gladiatori.
Decidendo di partecipare ho pensato di iniziare una preparazione mirata
per adattare lo sforzo ed il fisico ad un nuovo sport e quindi ho iniziato a
pedalare graduolmente sempre più spesso e per più km, ma era importante anche
avere un buon mezzo, cioè la biciletta e quindi dopo aver provato una bici
Pinarello che avevo dagli inizi degli anni ’80, su suggerimento di Paolo Barbon
che sapeva a cosa andavo incontro, ho provato una bici ultra moderna prestatami
da un mio amico, ma anche questa non andava bene perché era un mountain bike e
quindi nonn adatta a fare tantissimi km su strada.
Quindi continuando a pedalare quasi giornalmente ed iniziando ad
abbandonare il mio sport preferito, cioè la corsa a pidei, decido ci comprare
una bici usata da un amico e così posso fare sul serio.
E’ stato un vero impegno decidere di partecipare a questo tour, nei
giorni di ferie in vacanza, per continuare ad allenarmi ho deciso di noleggiare
o farmi prestare una bici per continuare gli allenamenti all’alba ed al tramonto.
L’11 agosto alle 05.15 con Paolo Barbon partiamo da Torino mentre gli
altri due accompagnatori, Giorgio Galletta e Rossana Bruno, ci raggiungono poi
in auto per darci assistenza e portarci bagagli e tende giornalmente alle varie
destinazioni.
Il primo giorno è stato una prova importante, abbiamo percorso 220 km da
torino a Veynes in Francia dopo aver passato le salite di Claviere e Briancon
arrivando verso le 17.45.
In tenda era freddo ed avevo le gambe indolenzite, Paolo diceva: “tanto domani
è una tappa tranquilla 186 km senza salite”, io all’idea che mi sarei dovuto
ripartire alle 05.00 per fare tanti km ero un po’ preoccupato.
Il 12 si parte, al buio, la stanchezza fisica si riesce a gestire ma
inizialemente avevo la sensazione di sentire la bicicletta un po frenata, certo
era comunque una bici usata.
Fatto sta che quando mancavano 38km a destinazione ed io stavo giusto per
chiedere a Paolo di fermarci a prendere un caffè con ghiaccio o comunque per
fare una pausetta, mi si blocca la bici su una leggera salita e mi accorgo che
si era rotto un raggio. Paolo avvisa l’Associazione CRAC che ci aspettava ad
Alés per manifestare contro le corride che si svolgono anche in località
Francesi e chiede di mandare un soccorso ma poi decidiamo di chiamare la nostra
auto assistenza e così Paolo prosegue
per arrivare in tempo al’appuntamento ed io aspetto una mezz’ora
l’arrivo dell’auto che carica me e la mia bici.
Arrivati ad Alés siamo accolti
dall’associazione ancicorrida CRAC, ci intervistano e partecipiamo alla
manifestazione animalista, la sera ci accompagnano da un officina ciclistica
che mi dicono che in genere quando si rompe un raggio significa che la ruota ha
preso una botta e quindi c’è il rischio che se ne rompono anche e quindi
sarebbe preferibile cambiare la ruota, anzi entrambe per non rischiare, ma le
due ruote del costo di 250,00 euro non sono disponibili in magazzino e così mi
riparano il raggio e l’indomani si riparte, dopo aver pernottato in un albergo
offerto da JP Garrigues (CRAC).
Il 13 si parte per Lunel, tappa
breve di 75km, qui siamo accolti dal collettivo “Droits des animaux sud” e dal
Comitato Anticorrida “CRAC” che allestiscono un banchetto per due petizioni:
una contro l’entrata della corrida nel patrimonio culturale della Francia e l’altra
contro l’accesso dei minori alle arene e per l’interdizione della corrida
francese.
Il 14 due semi-tappe la mattina
da Lunel a Montpellier 51km accolti dal collettivo “Droits des animaux sud” e
dal Comitato Anticorrida “CRAC”, place
de la Comédie, e da Montpellier a Beziers 71km dove ci aspettano davanti al
museo taurino per deporre dei fdiori per le vittime della corrida.
Intanto escono degli articoli sui
quotidiani con i seguenti titoli: “Alés. Ils viennent d’Italie à vélo pou dire
non à la corrida”, Petite manif anti-corrida à Lunel. Les manifestants
accueillalent les cyclistes italiens”, “Pour la défense des animaux. Bike for
animals, une association de cyclistes venus d’Italie dédiés à la défense des
droits des animaux”, “Ils pédalent contre la corrida. Partis de Turin, ils
rejoignent l’Espagne à velo”.
Il 15 agosto giorno
di riposo.
Il 16 si parte per Port Vendres, 119,5 km, dove l’accoglienza dell’associazione FLAC66 è
esclusivamente femminile.
Il 17 si parte per Barcellona 196,3 km, tappa dura per
il caldo, per la fatica ma anche perchè il percorso che seguivamo a tratti era
interrotto e ci conduceva sull’autostrada, ma alla fine riusciamno a trovare la
strada giusta e manifestiamo allo zoo di Barcellona contro il maltrattamento
dei delfini in cattività. A Barcellona avviene un serio incoveniente, veniamo
derubati ina auto di un mio zaino contenente denaro, effetti personali,
documenti, ed attrezzatura ciclistica e Paolo viene derubato di una borsa
contenente computer, hard disk, adattatore del garmin indispensabile per
proseguire il tour ed altro. Il 17 e sera eravamo tentati di abbandonare il
tour per le perdite economiche e materiali subite.
Il 18 saltiamo una tappa e restiamo a Brcellona per
comprae l’occorrente per proseguire il tour, compreso le scarpette da ciclista
ed i tacchetti, e così facciamo la tappa prevista comodamente in auto.
Il 19 Amposta Valencia 181 km, ma le nuove scarpe,
ogni tanto, restavano incastrate ai pedali e mi facevano cadere. Comunque
arriviamo a Valencia per manifestare davanti alla Plaza de toros e
successivamente davanti al delfinario accolti dal Partito Animalista (PACMA).
Il 20 Valencia Alicante 193,7 km, dove siamo accolti
da un’associazione antitaurina si manifesta davanti la Plaza de Toros.
Il 21 Alicante Aquilas
(Murcia)
180,4 km, ma ne facciamo
almeno 200 km, tappa impegnativa con salite, sembrava di stare in Arizona, i
nostri assistenti ci avvisano che non c’era posto al campeggio e così facciamo
tanti km in più nelle montagne sperdute al buio inn quanto avevamo fatto una
sosta intermedia.
Il 22
Aquilas Almeria (Andalucia) 180,4 km, qui ci accoglie
l’associazione PROMAR e l’associazoine antitaurina.
Il 23
Almeria Malaga 220 km, qui ci aspetta l’amica Italiana Morena Murgia e si
manifesta prima davanti al delfinario e poi alla plaza de toros, dove
raccolgono anche del danaro per ripianare i furti subiti ma che noi decidiamo
di offrire la somma raccolta di 200 euro a due rifugi per cani, uno ad Ayandena
nei pressi di Siviglia e l’altro a Caceres in Extremadura.
Il 24
Malaga Siviglia 211,5 km, in questa tappa si sente tantissimo il caldo e ci
fermiamo per una sosta importante a base di pane e pomodolro, olive e caffè con
ghiaccio presso un bar. Poi incontriamo un Ungherese che viaggiava da un paio
di mesi con la sua bici carica di roba compresa una tenda ed un fornelletto con
un peso totale di 40 kg e diceva che aveva un badget di 10 euro al giorno. Il
24 siamo ospiti del rifugio Ayandena che accoglievano 150 cani e 90 gatti, ed
io che sono allergico agli acari ed ai peli di animali domestici ho iniziato ad
avere i sintomi del broncospasmo ma il reactine mi ha permesso comunque di
allievare i sintomi e restare ospiti del rifugio.
Il 25
giorno di riposo a Siviglia, Nora un’attivista di Montpellier decide di inviarci
60,00 euro per contribuire a sostenerci per il furto subito, il team decide di
devolverli a me.
Il 26 tappa
finale Siviglia Caceres, con tappa intermedia a Merida, ma decidiamo per motivi
vari di andare in auto fino a Merida chiamata la piccola Roma perchè ricca di
scavi romani e qui siamo accolti da un’associazione locale animalista
anticorrida presso la plaza de toros. Ripartiamo alle 15 per fare gli ultimi 70
km del tour, il caldo era esagerato e gli ultimi km sembravano infiniti,
l’acqua si scaldava facilmente ed anzichè berla preferivo buttarmela addosso.
Paolo, come le altre volte mi aveva aspettato ed incoraggiato offrendomi anche
la sua borraccia ed arrivati a Caceres ci attendevano i ciclisti locali per un
giro della città. Si riparte tutti assieme dalla stazione di Caceres per
raggiungere scortati dalla polizia prima plaza de toros e poi la bellissima
Plaza Mayor. TV, radio e giornali avevano continuato a parlare di noi, riporto
alcuni titoli: “La ruta contra al maltrato animal llega a Càceres”, “Ademàs de
por el paìs Italiano han pasado por Francia y Espana en su tour ‘BIKE FOR
ANIMALS’”, “Ruta ciclista desde Italia por el
maltrato animal”, “Paolo Barbon y Matteo Simone recorrieron 2.500
kilòmetros para reivindicar el derecho de los animales. Su ruta acabò en la
capital cacerena porque se encuentra, dicen, en una de las regiones con una
mayor tasa de abandono”, “Paolo Barbon y Matteo Simone son dos deportistas
italianos que emprendieron hace dos semanas una ruta en bicileta desde Turin
para concienciar sobre el maltrato animal”. In Plaza Mayor gli attivisti
animalisti raccolgono 135 euro che ci consegnano per contribuire alle perdite
subite a causa del furto ed anche in questo caso il Team decide di consegnarli
al sottoscritto.
Sono venuto a conoscenza del progetto BASTA CORRIDA TOUR
2014 - BfA (Bike for Animals) ideato da Paolo BARBON ed ho pensato di poter
partecipare assieme agli attivisti francesi e spagnoli per urlato il nostro NO
alle violenze sugli animali, alla vergogna della corrida.
Più che urlare, personalmente ritengo
che è importante già parlare di queste tematiche, sensibilizzare l’opinione
pubblica, i cittadini del mondo, ci sono persone che campano per un lavoro
trasmesso da generazioni precedenti, ma credo che le persone abbiano bisogno di
essere più consapevoli, di considerare quello che succede, di come si fa
turismo sulla morte atroce di esseri viventi animali, di come una cultura della
morte, dell’aggressività è nociva non solo per gli animali ma anche per i
bambini, per gli esseri viventi umani.
Pertanto questo progetto, questo
sensibilizzare gli altri è importante farlo con un gesto che attira
l’attenzione, portando un messaggio di pace, di non violenza sulla bicicletta
attraverso i paesi dell’Italia, della Francia, della Spagna, in modo da poter
essere visibili dalle genti.
Ci siamo serviti della bici, un attrezzo, un automezzo che comporta tanta
fatica per far sì che la gente, i cittadini si incuriosissero relativamente al nostro
messaggio volto ad un maggior rispetto degli animali, messaggio portato dall’Italia
alla Francia e poi in Spagna.
Quello che emergeva nelle varie località era che i tempi sono cambiati,
ora c’è più consapevolezza delle cose che si fanno, ad iniziare
dall’alimentazione, gli sport, le attività di intrattenimento, l’animale ora
non è più considerato schiavo dell’essere umano ma di pari diritti e dignità, e
quindi c’è più attenzione nei confronti degli animali, di come vengono allevati,
trattati, curati.
Questo obiettivo sta avendo successo
anche attraverso i social network, attraverso le amicizie e le persone vicine
si sta diffondendo questo messaggio e l’importanza di questo BASTA CORRIDA TOUR
che è stata un’impresa impegnativa sulla quale noi partecipanti abbiamo speso
tempo, denaro, fatica, ma abbiamo voluto far questo per sensibilizzare su
quello che avviene.
Pertanto quello che personalmente
chiedo è di valutare di poter cambiare questa cultura in qualche modo, con i
tori si può giocare, ci si può avvicinare, si possono rispettare.
Assistiti da altre due persone abbiamo deciso di uscire fuori dai confini
nazionali per raggiungere i luoghi dove avvengono i massacri nelle Plazos de
Toros, dove i tori dopo essere debilitati e torturati vengono infilzati e
condannati a morte e tutto ciò per far divertire gli spettatori e far diventare
famosi i toreri, quindi il messaggio che abbiamo voluto trasmettere assieme
alle associazioni animaliste ed antitaurine è: “LA CORRIDA NON E’ DIVERTIMENTO
MA ASSASSINIO”.
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