martedì 5 luglio 2022

Emanuele Gallo, cammino Santiago in bici: È stata un'opportunità che ho colto

 L'idea è stata di Pietro L., amico fraterno, collega e coach
Matteo Simone
Psicologo, psicoterapeuta
 

Nella vita ci sono treni da prendere al volo e persone che coinvolgono da ascoltare con fiducia per condividere momenti, situazioni e viaggi insieme.

Di seguito, l’amico maratoneta Emanuele racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ciao, complimenti per il cammino di Santiago in bici, è stato come te l'aspettavi? No, prima di partire avevo acquistato una piccola guida, l'avevo letta con interesse e avevo visto dei filmati su YouTube, mi ero fatto un'idea. L'esperienza ha superato di gran lunga le aspettative.
Pensieri, immagini, persone? La famiglia, le loro chiamate al mattino prima di partire e la sera. I tanti messaggi degli amici, l'augurio di "Buen Camino" dei pellegrini incontrati lungo la strada; gli incitamenti: "animo" nei momenti di difficoltà; gli sguardi incuriositi. Il pensiero e il dolore di una perdita.

Esperienze di lunghi cammini a piedi o in bici sono molto intense ed emozionanti, impensabili finché non si vivono appieno, da soli o in piccoli gruppi, per approfondire la conoscenza di se stessi e degli altri, amici o persone che si incontrano in luoghi nuovi e interessanti.
Come è nata l’idea? L'idea è stata di Pietro L., amico fraterno, collega e coach. L'ha proposta tra un caffè e un pranzo in mensa. Inizialmente per motivi familiari e lavorativi, a malincuore, avevo declinato l'invito poi, parlandone con mia moglie e con i colleghi di ufficio, che ringrazio di cuore, ho capito che avrei potuto partecipare. A marzo abbiamo acquistato i biglietti aerei e piano piano abbiamo iniziato a preparare biciclette, portapacchi, borse, ecc.

Pietro è un grande amico di sport che si allena, gareggia, coinvolge, allena e fa anche da pacer in maratone con la sua squadra “Piano ma arriviamo” presieduta da Giuseppe Minnici.
Da quando ci lavoravi? È stata un'opportunità che ho colto. Prima di gennaio non avevo mai pensato alla possibilità di fare il Cammino di Santiago.

Davvero sono treni che fanno pensare e riflettere da poter valutare di farsi trascinare per scoprire un mondo di sensazioni ed emozioni intense.
Come ti sei allenato? Non sono un ciclista. Da settembre mi sono allenato per preparare un paio di maratone, una a novembre e una in primavera. A maggio per la prima volta ho partecipato al Passatore. Prima del Cammino di Santiago, avevo fatto una sola uscita in MTB ad aprile. Pur non essendomi allenato per la bicicletta, organicamente sapevo di stare bene, durante l'anno mi sono sempre allenato con rigore e continuità.

I maratoneti sono atleti di endurance, abituati ad allenarsi per tanti chilometri e affrontare, gestire, superare eventuali crisi e quindi sono preparati anche a lunghi viaggi in bici senza stress ma proseguendo compatti e uniti giorno dopo giorno, tappa dopo tappa.
Qual è stato il prezzo da pagare?
La lontananza dalla famiglia e la necessità di uscire dalla zona di comfort di abitudine e routine, di sperimentarsi rispetto ai propri limiti fisici e mentali.
Cosa hai portato a casa e cosa hai lasciato lì? Spero di aver maturato uno sguardo nuovo sulla vita, più riflessivo e profondo. Porto con me la luce di Lourdes, i campi di lavanda, i Pirenei, il cielo immenso della Meseta che riposa sulla strada, il giallo del grano arso dal sole, l'ombra delle nuvole sulle colline, le cicogne tra i campi. Ogni istante. L'amicizia dei miei compagni di viaggio. Ho lasciato il mio passaggio, l'impronta del mio passo sul Cammino. Un ricordo nelle persone che ho conosciuto.

Per ogni scelte, meta, obiettivo, traguardo c’è un prezzo da pagare per evitare di fare qualcos’altro, per allontanarsi da persone o luoghi di confort, ma si tratta si fare esperienze che incrementano consapevolezza e senso della vita.
Come hai affrontato, gestito, superato eventuali imprevisti? Gli imprevisti li abbiamo affrontati e superati insieme al gruppo, spingendo tutti verso la stessa direzione, ognuno con le proprie energie, le proprie capacità e attitudini. Il gruppo ogni giorno si è stretto sempre più, nella consapevolezza della unicità di ognuno e nel rispetto reciproco. Anche i rapporti interpersonali sono un cammino di conoscenza, gli imprevisti e le difficoltà, in qualche modo, ci svelano e ci costringono ad accelerare il passo.
Quanto eri motivato nel raggiungere questa metà/obiettivo?
Siamo partiti con un itinerario di viaggio stabilito. Al mattino sapevamo tutti, quanti km avremmo dovuto percorrere. Ero motivato e sereno, sicuro che con l'aiuto dei miei compagni di viaggio ce l'avrei fatta.

Il gruppo e la convivenza per certi versi aiuta a organizzarsi, a prendere decisioni, a superare situazioni ognuno apportando il proprio contributo e mettendo a disposizione le proprie risorse ma a volte può anche destabilizzare per una non comunione di intenti o per stress accumulato da parte di qualcuno. E’ importante che qualcuno prenda in mano la situazione aiutando a riconsiderare perché si è lì cercando di attenuare ogni criticità.
Cosa e/o chi ti ha aiutato? Ho cercato di immergermi totalmente nel Cammino per ricercare energie e motivazioni.
Quali sono state le tue qualità e caratteristiche utili? La serenità e le esperienze di corsa come le maratone e il Passatore.
A chi dedichi questo traguardo?
Il suo nome è scritto sulla Compostela.
Prossimi obiettivi? Stiamo studiando. Magari potresti consigliarci 😉.

Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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