L'idea è stata di Pietro L., amico
fraterno, collega e coach
Matteo
Simone
Psicologo,
psicoterapeuta
Nella vita ci sono treni da prendere al volo e persone che coinvolgono da ascoltare con fiducia per condividere momenti, situazioni e viaggi insieme.
Di seguito, l’amico maratoneta Emanuele
racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ciao,
complimenti per il cammino di Santiago in bici, è stato come te l'aspettavi?
No, prima di partire avevo acquistato una
piccola guida, l'avevo letta con interesse e avevo visto dei filmati su
YouTube, mi ero fatto un'idea. L'esperienza ha superato di gran lunga le
aspettative.
Pensieri,
immagini, persone? La
famiglia, le loro chiamate al mattino prima di partire e la sera. I tanti messaggi
degli amici, l'augurio di "Buen Camino" dei pellegrini incontrati
lungo la strada; gli incitamenti: "animo" nei momenti di difficoltà;
gli sguardi incuriositi. Il pensiero e il dolore di una perdita.
Esperienze di lunghi cammini a piedi o
in bici sono molto intense ed emozionanti, impensabili finché non si vivono appieno,
da soli o in piccoli gruppi, per approfondire la conoscenza di se stessi e
degli altri, amici o persone che si incontrano in luoghi nuovi e interessanti.
Come
è nata l’idea? L'idea
è stata di Pietro L., amico fraterno, collega e coach. L'ha proposta tra un
caffè e un pranzo in mensa. Inizialmente per motivi familiari e lavorativi, a malincuore,
avevo declinato l'invito poi, parlandone con mia moglie e con i colleghi di
ufficio, che ringrazio di cuore, ho capito che avrei potuto partecipare. A
marzo abbiamo acquistato i biglietti aerei e piano piano abbiamo iniziato a
preparare biciclette, portapacchi, borse, ecc.
Pietro è un grande amico di sport che si
allena, gareggia, coinvolge, allena e fa anche da pacer in maratone con la sua
squadra “Piano ma arriviamo” presieduta da Giuseppe Minnici.
Da
quando ci lavoravi? È
stata un'opportunità che ho colto. Prima di gennaio non avevo mai pensato alla
possibilità di fare il Cammino di Santiago.
Davvero sono treni che fanno pensare e
riflettere da poter valutare di farsi trascinare per scoprire un mondo di sensazioni
ed emozioni intense.
Come
ti sei allenato? Non
sono un ciclista. Da settembre mi sono allenato per preparare un paio di
maratone, una a novembre e una in primavera. A maggio per la prima volta ho
partecipato al Passatore. Prima del Cammino di Santiago, avevo fatto una sola
uscita in MTB ad aprile. Pur non essendomi allenato per la bicicletta, organicamente
sapevo di stare bene, durante l'anno mi sono sempre allenato con rigore e
continuità.
I maratoneti sono atleti di endurance,
abituati ad allenarsi per tanti chilometri e affrontare, gestire, superare
eventuali crisi e quindi sono preparati anche a lunghi viaggi in bici senza
stress ma proseguendo compatti e uniti giorno dopo giorno, tappa dopo tappa.
Qual
è stato il prezzo da pagare? La lontananza dalla famiglia e la necessità di uscire dalla zona di
comfort di abitudine e routine, di sperimentarsi rispetto ai propri limiti
fisici e mentali.
Cosa
hai portato a casa e cosa hai lasciato lì? Spero di aver maturato uno sguardo nuovo
sulla vita, più riflessivo e profondo. Porto con me la luce di Lourdes, i campi
di lavanda, i Pirenei, il cielo immenso della Meseta che riposa sulla strada,
il giallo del grano arso dal sole, l'ombra delle nuvole sulle colline, le
cicogne tra i campi. Ogni istante. L'amicizia dei miei compagni di viaggio. Ho
lasciato il mio passaggio, l'impronta del mio passo sul Cammino. Un ricordo
nelle persone che ho conosciuto.
Per ogni scelte, meta, obiettivo,
traguardo c’è un prezzo da pagare per evitare di fare qualcos’altro, per
allontanarsi da persone o luoghi di confort, ma si tratta si fare esperienze
che incrementano consapevolezza e senso della vita.
Come
hai affrontato, gestito, superato eventuali imprevisti?
Gli imprevisti li abbiamo affrontati e
superati insieme al gruppo, spingendo tutti verso la stessa direzione, ognuno
con le proprie energie, le proprie capacità e attitudini. Il gruppo ogni giorno
si è stretto sempre più, nella consapevolezza della unicità di ognuno e nel
rispetto reciproco. Anche i rapporti interpersonali sono un cammino di
conoscenza, gli imprevisti e le difficoltà, in qualche modo, ci svelano e ci
costringono ad accelerare il passo.
Quanto
eri motivato nel raggiungere questa metà/obiettivo?
Siamo partiti con un itinerario di
viaggio stabilito. Al mattino sapevamo tutti, quanti km avremmo dovuto
percorrere. Ero motivato e sereno, sicuro che con l'aiuto dei miei compagni di
viaggio ce l'avrei fatta.
Il gruppo e la convivenza per certi
versi aiuta a organizzarsi, a prendere decisioni, a superare situazioni ognuno
apportando il proprio contributo e mettendo a disposizione le proprie risorse
ma a volte può anche destabilizzare per una non comunione di intenti o per
stress accumulato da parte di qualcuno. E’ importante che qualcuno prenda in
mano la situazione aiutando a riconsiderare perché si è lì cercando di
attenuare ogni criticità.
Cosa
e/o chi ti ha aiutato? Ho cercato di immergermi totalmente nel Cammino per ricercare energie e
motivazioni.
Quali
sono state le tue qualità e caratteristiche utili?
La serenità e le esperienze di corsa come
le maratone e il Passatore.
Prossimi
obiettivi? Stiamo
studiando. Magari potresti consigliarci 😉.
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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