Matteo Simone
Venerdì 6 settembre ha avuto inizio la corsa a staffetta di circa 433km lungo l'Adige con partenza dal lago di Resia (Alto Adige) e arrivo a Mare (Veneto).
34 squadre di 10 persone (20 miste, 13 maschile, 1 femminile) si sono giocati la vittoria correndo circa 42km per ogni atleta ma qualcuno ne ha dovuti correre anche 50km per compensare eventuali criticità di altri atleti che si sono dovuti fermare per vari motivi.
Primi al traguardo sono stati gli atleti del Team Senza Paura, composto da uomini e donne che hanno concluso la loro gara in 28h52’32”, precedendo Vicenza Marathon Uan 29h29’42” e Corriamo un Po’ 30h18’18”.
Tra i componenti del Team Senza Paura, da menzionare Giusto Simone e di seguito approfondiamo la sua esperienza attraverso risposte ad alcune mie domande.
Come ti è sembrata la Resia Rosolina Relay? Mi è sembrata un viaggio, un’esperienza intensa in cui nel giro di 48 ore si vivono emozioni continue e si sperimentano diverse sensazioni. Dalla stanchezza estrema all’adrenalina che ti dà sempre la forza di stare sulle gambe. Il tutto in mezzo alla fantastica cornice dei luoghi in cui si corre, dalle montagne arrivando al mare. Si condividono tanti momenti con i compagni di squadra, con i quali si è instaurato subito un feeling fortissimo, che ha reso tutto magico. Non conoscevo nessuno dei partecipanti, all’arrivo mi sembrava di conoscerli da una vita.
Trattasi di un grande viaggio atletico con aspettative, dubbi, preoccupazioni ma ricco di intense emozioni e sensazioni forti e intense dall’inizio alla fine del percorso dando il proprio contributo atletico correndo ma anche umano e relazionale, stando a disposizione degli altri componenti e dell’intera squadra per sostenere, consigliare, aiutare.
Soddisfatto? Estremamente, mai avrei pensato di vivere un'esperienza così piena di emozioni in poco tempo. Sono molto appagato dal punto di vista umano e anche dal punto di vista sportivo per la performance che sono riuscito a fare per la squadra, e che la squadra ha fatto complessivamente. Tutti hanno dato il massimo, e alla fine il risultato è stato straordinario.
Davvero una grande sfida, tutti per un unico obiettivo, arrivare fino alla fine facendo del proprio meglio confrontandosi con altri team composti da altri atleti con gli stessi obiettivi.
Criticità? Le criticità sono legate all’impossibilità di riposare, di fatto si corre sempre; giorno e notte e si dorme poco per non dire niente, perché si è sempre in movimento. Infatti, dovevamo alternarci alla guida dei mezzi e soprattutto assistere in bici i frazionisti quando non si correva.
Inoltre, ho riscontrato criticità nelle poco chiare segnalazioni che ci sono nelle tappe notturne, in cui si corre per sentieri e boschetti di montagna vicino al fiume e non si vede veramente nulla. Consiglio all’organizzazione di inserire qualche luce di segnalazione, quanto meno ai bivi.
Una gara davvero sfidante, fuori qualsiasi zona di confort, trovandosi a correre in qualsiasi ora, anche al buio, con poco riposo, adattandosi con gli altri componenti nelle sistemazioni nei veicoli e nell’alimentazione.
Cosa lasci lì e cosa porti a casa? Lascio lì il sudore e la fatica, porto a casa un ricordo indelebile di un'avventura straordinaria e soprattutto porto a casa delle nuove amicizie con persone stupende, che erano sempre pronte a supportarsi.
Avventure uniche, dove ci si trova a condividere fatiche, preoccupazioni, dubbi, vittoria, spazi stretti, alimenti, aiutandosi l’un l’altro per il bene individuale e dell’intera squadra.
Cosa hai scoperto? Ho scoperto che anche quando si pensa di essere nella condizione più estrema e le energie vengono meno, abbiamo delle risorse misteriose che ci vengono in aiuto.
Questo è vero e si riscontra proprio in gare estreme dove a volte si pensa di aver finito ogni scorta energetica ma poi si può riuscire a riprendere con l’aiuto di forze misteriose fisiche e mentali interne, grazie anche all’esperienza passata di riuscita in precedenti situazioni avverse o critiche. Più si fa esperienza e più si apprende, più ci si mette in gioco e più ci si conosce meglio e si h sempre più fiducia in se stessi di farcela.
La consigli? Assolutamente sì, è un'esperienza da provare.
Trattasi di un'esperienza di team building dove si costruisce un ottimo spirito di gruppo conoscendo molto meglio se stessi e gli altri e riuscendo ad adattarsi a condizioni di disagio e non confort. Da proporre a tante aziende per i propri dipendenti e tanti gruppi sportivi.
Ti sentivi pronto? Avevo delle perplessità legate al fatto che nei mesi di maggio, giugno e metà luglio mi ero fermato e quindi mi sentivo pronto a correrla, ma non ai miei livelli.
In effetti, muscoli e mente tengono a memoria quanto fatto in precedenza e basta poco per riprendere lo stato di forma precedente a un periodo di fermo, un po’ di chilometri che aumentano gradualmente nel corso dei giorni e delle settimane come base per qualche lavoro di brillantezza e si è pronti per grandi sfide.
Avuto sorprese? Decisamente. La prima sono stati i compagni di avventura e il senso di squadra che si è creato in così poco tempo e dal punto di vista della prestazione, come già detto, la sorpresa è stata il modo in cui sono riuscito a correre seppur non avessi la condizione migliore.
La responsabilità di fare del proprio meglio in un gruppo di atleti che non si conosce fa tirar fuori ogni energia utile a esprimersi al meglio, riuscendo a entrare in uno stato di flow dove tutto sembra facile e fattibile, andando oltre ogni aspettativa.
Prossimi obiettivi? Continuare a sperimentare, vivere nuove avventure e migliorare ancora, ma sempre divertendosi!
Ottimo approccio allo sport e alla vita, sperimentare sempre senza stress e senza fretta, mettendosi in gioco e cercando si migliorare sempre con determinazione e resilienza. Il meglio deve ancora venire.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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