Gli atleti
raccontano volentieri i momenti di crisi dove si sentivano spacciati, sfiniti,
arresi, ma poi qualcosa è cambiato, si sono trasformati come se avessero
indossato un costume da supereroe e sono ritornati in piedi con le energie
sufficienti per portare a termine l’obiettivo prefissato, infatti è stato
chiesto a diversi ultramaratoneti di raccontare un aneddoto e molti raccontano
queste vicende ed esperienze rimaste impressse e che sono utili in eventuali
altri momenti di crisi per ricordare che già altre volte hanno superato un
momento difficile e quindi se vogliono ad ogni problema c’è almeno una
soluzione. Di seguito le risposte ricevute alla doomanda: “Ti va di raccontare un aneddoto?”:
“A
Brisighella (88°km) sono esausto, il ginocchio mi fa male soprattutto quando
dal cammino passo alla corsa, il piede è anestetizzato, non lo sento più, sento
la scarpa che stringe parecchio credo si sia gonfiato e circoli meno sangue,
iniziano così i 12km più lenti della mia vita podistica.
Cammino
dal ristoro fino all’uscita del paese, ogni volta che riprendo a correre sento
male al ginocchio, vorrei continuare a camminare ma con due rapidi calcoli mi
rendo conto che ci vorrebbe troppo tempo ed in quel momento il desiderio più
grande per me è arrivare il prima possibile per smettere di correre, mi faccio
forza e cerco di ridurre al minimo i tratti di cammino.
Il
successivo ristoro sembra non arrivare mai perché si trova al 95° circa, a 7km
dal precedente di Brisighella, 2km in più del solito, 2km che sembrano non
passare più. Afferro un bicchiere d’acqua, i volontari mi incitano, mancano 5km
a Faenza ma con 95km nelle gambe anche 5 miseri km sembrano interminabili,
maledico il giorno che mi sono iscritto e mi riprometto di non rifarla mai più!
Ormai
è fatta. A 2km dalla fine si entra nel paese, spengo la frontale e la metto in
tasca, ormai è fatta, 98km e corro ancora, sono appena passate le 4:00 del
mattino, è ancora buio, ho vinto la scommessa col sole, arriverò prima io del
suo sorgere.