“Si può assaporare
completamente una situazione piacevole , senza dispiacersi quando finisce
perché si comprende che ogni cosa è destinata a passare.”
William Hart
Con il tempo i famigliari
comprendono che forse è meglio accettare questa passione e diventano i primi
tifosi dell’atleta sostenendolo nelle sue imprese in modo da agevolarlo nel
prendere le opportune precauzioni o attenzioni per svolgere al meglio la
competizione o allenamento considerato estremo.
Gli amici inizialmente considerano
l’alteta fuori di se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli
aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e
competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando
quasi fieri di essere amici e raccontando in giro le gesta dei propri amici
atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile,
extraterrestri.
Di seguito le risposte ricevute alla
domanda: “Cosa pensano i
tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme:
“Mia moglie ed i miei figli mi seguono ovunque, si informano
e partecipano alle mie emozioni. Senza di loro non avrebbe senso tutto questo.”
“Non è difficile
immaginarlo, anche se si fidano, in qualche modo, del mio equilibrio. Molti
amici pensano bene di me perché li ho portato felicemente sulla mia cattiva
strada dell’ultramaratona e si sono cavate le loro belle soddisfazioni. Ricordo
con piacere un anno in cui ho portato al traguardo di una 100 km un gruppo di 5
amici dell’Atletica del Parco che si sono fidati della mia conduzione di gara.
Un’esperienza indimenticabile per loro e per me.
Un anno ho portato
mio figlio sulle strade della Pistoia Abetone e la sua ammirazione nei miei
confronti è cresciuta perché si è reso conto della difficoltà e di avere un
padre all’altezza di quella difficoltà.”
“Se
non esagero sono felici, ma se manco spesso di casa un po me lo fanno anche
pesare, questo sinceramente mi rende felice, è bello sapere che moglie e figli
ti vogliono a casa con loro.”
“Non pensano mi lasciano fare, sono stupiti come tutti.”
“All’inizio mi davano
del pazzo. Adesso sono i miei primi tifosi.”
“Nessuna preoccupazione, ho disputato ultramaratone ma mai
nulla di pericoloso.”
“La mia famiglia e amici hanno sempre
approvato e appoggiato questa mia scelta di vita.”
“Ho sostegno completo da parte di mio marito e mia sorella,
gli altri compresi i miei genitori mi guardano come se fossi pazza.”
“Sono contentissimi e sono i miei primi tifosi.”
“Senza i miei genitori non starei qui a raccontare la mia
storia, mi hanno sempre aiutato. Poi ho trovato una moglie con una famiglia di
ultramaratoneti e quindi il gioco è fatto e per noi è tutto naturale. “
“Inizialmente erano molto preoccupati, ora mi sostengono.”
“Ho 2 grandi tifosi i miei figli i miei amici mi fanno
sentire come l’uomo bionico, io la porto sul ridere facendo capire che è una
cosa che faccio volentieri con naturalezza basta allenarsi.”
“Sono molto contenti i miei figli di quello che faccio e ogni
volta che parto per fare una ultra le dico sempre, correrò per i miei figli
perché loro mi danno tanta forza. Amici sono quelli con che condivido le grandi
emozioni della corsa perché corrono anche loro. “
“Paolo, il mio compagno, condivide tutto con me:
allenamento, gare, preparazione…e questo oltre ad essere stupendo per me è
anche una bellissima fonte di forza.
Mia mamma dice il rosario tutte le sere affinché il Signore
mi convinca a smettere perché teme che io, abbastanza minuta, possa consumarmi
del tutto!! Mio papà però è mio segreto
complice!
I miei amici che praticano anche loro le ultra mi capiscono
benissimo…gli altri un po’ meno ma mi supportano ed incoraggiano lo stesso.”
“Inizialmente non erano molto contenti adesso come possono
mi seguono e mi fanno assistenza.”
“Mi stimano ma non mi invidiano.”
“I miei familiari ora mi capiscono, prima pensavano che
perdessi tempo! I miei amici mi ritengono matta ma nel senso positivo!”
“Le gare che faccio sono sempre difficili da spiegare a
qualcuno che non le ha fatte, quindi tendo a minimizzare. Spero solo, in un
certo modo, di essere d’esempio ai miei figli e insegnargli che con l’impegno
si possono superare le difficoltà.”
“Vedono la corsa come una dipendenza, ormai la corsa mi ha
allontanato dalla famiglia e dai vecchi amici, per fortuna mia moglie è nella
stessa sintonia.”
“I familiari mi incitano e mi sostengono durante le gare. Gli
amici sono orgogliosi di me.”
“Li ringrazio per la loro presenza, che mi hanno sempre
aiutato e spronato anche se… alcuni amici qualche volta mi dicono di lasciar
perdere.”
“In
genere trovo diffidenza da parte di coloro che non praticano la corsa. Ho la
fortuna tuttavia, di avere una moglie che ha praticato running e molti amici
con i quali condivido questa passione: li sento molto vicini in prossimità di
questo tipo di gare.”
Dalle risposte emerge che i famigliari inizialmente non
approvano la passione di un ultramaratoneta che percorre tanti chilometri su
strade o sentieri in condizioni atmosferiche difficili, a volte ai limiti della
sopravvivenza, ma con il tempo comprendono che l’atleta si dedica ad una
passione che lo coinvolge e che gli permette di sperimentare benessere.
Tale passione non viene praticata in
maniera improvvisata ma con tutte le precauzioni per evitare ogni sorta di
malessere o sofferenza, ma succede a volte che non si riesce a prevedere tutto,
ci si sente troppo sicuri o non si pensa al peggio e si rischia di sentirsi
male durante competizioni che ti sottopongono a stress psicofisico esagerato o
in condizioni atmosferiche difficili.
Matteo SIMONE
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