Essere ultramaratoneta significa correre oltre i 42 km che sono quelli di una maratona, quindi tutte le gare che superano i 42 km si definiscono ultramaratone.
Trattasi di uno
sport che non ha molta eco e che soprattutto dovrebbe avere più
prescrizioni per poterlo praticare in sicurezza, afferma Angelo
Fiorini, un corridore che praticava il calcio come sport preferito ma
poi quasi per caso pian pianino si è avvicinato alla corsa che l’ha
coinvolto ed assorbito al punto da sperimentare una sorta di
dipendenza dai chilometri sempre più numerosi fino a farsi del male
per non aver preso sane e giuste decisioni.
Ecco come racconta
il suo percorso per diventare un ultramaratoneta convinto: “Il mio
percorso per diventare ultramaratoneta, è stato molto graduale. Ho
iniziato oltre 15 anni fa, spronato da un amico, a corricchiare nel
parco per passare il tempo mentre i nostri figli si allenavano alla
scuola calcio. Con poco entusiasmo gli ho dato retta, perché ero un
amante praticante del pallone. Infatti, fin da ragazzo ho giocato con
molta passione partecipando a campionati regionali con molto
successo, ma che ho dovuto lasciare quando a diciannove anni ho
iniziato a lavorare e non potevo più allenarmi per poter giocare la
domenica. E cosi ho continuato ma solo nel fare le partite con gli
amici e colleghi di lavoro.
Quindi la corsa non mi diceva gran che,
ma giorno dopo giorno, km dopo km, la cosa cominciava ad intrigarmi
soprattutto perché le gambe rispondevano bene alla fatica e il fiato
c’era!
Così mi sono iscritto ad una Società sportiva e ho
iniziato ad allenarmi per fare qualche gara, prima da 10 km, poi la
prima mezza maratona, la seconda, la terza e finalmente la voglia di
provare la vera maratona: quella di Roma! E’ stato un successo
personale, una grande soddisfazione per un traguardo che fino ad un
anno prima neanche mi sarei sognato! E cosi con la consapevolezza di
avere una capacità in tale disciplina, ho continuato e di maratone
ne ho fatte in varie parti di d’ Italia.
La svolta ci è stata
quando ho cambiato società sportiva, iscrivendomi alla Società
Villa de Sanctis, dove ho trovato un gruppo di veri “matti” per la
corsa, tanto da convincermi a fare la prima ultramaratona da 50 Km,
la Pistoia Abetone, poi la 100km degli Etruschi poi la
ventiquattrore, dove ho percorso 185 km, poi le Tre Cime Di Lavaredo
sulle Dolomiti da 50 km circa e la Nove colli di oltre 202 km tra i
colli dell’Emilia Romagna!!!! Nel giro di tre anni abbiamo
partecipato a tante ultramaratone tanto da vincere per tre anni di
seguito il campionato Iuta che è la formula uno degli
ultramaratoneti tra società di tutta Italia.”
In pratica Angelo ha
sperimentato una sorta di successo personale e di squadra per aver
contribuito ai successi della sua squadra: “Villa de Sanctis”. E
con il tempo sperimentava sempre più sicurezza e convinzione di
riuscire nelle sue imprese sempre più ardue.
Ci racconta la sua
motivazione e passione per le lunghe distanze: “La motivazione
principale che mi ha spinto ad iniziare tale percorso, è stata la
mia caparbietà e tenacia nel cercare il prossimo risultato dopo
averlo ottenuto, sfidando la fatica fisica, grazie ad un’ottima
tenuta mentale che in questo tipo di attività estrema, è
fondamentale perché le gambe possono essere in forma ma se la testa
dice no non vai da nessuna parte!”.
Angelo riusciva ad
avere un controllo mentale, riusciva a non farsi fermare dal suo
fisico, era lui che teneva i fili che muoveva a suo piacere e
chiedeva alle sue gambe di portarlo sempre al traguardo a qualsiasi
costo. Era una passione forte, ma a un certo momento qualcosa non ha
funzionato ed è stato costretto a fermarsi: “Non ho mai pensato di
smettere ma nel momento di massimo entusiasmo e di ottima forma
fisica, ho dovuto fermarmi a causa di gravi problemi fisici dovuti
alla gara più estrema alla quale ho partecipato, la Sparta Atene di
245 km, nell'ottobre del 2011. Dopo 172 km, sono stato costretto a
fermarmi e lo sono fino a tutt'oggi!”
Angelo, purtroppo,
ha sperimentato il suo limite di essere umano di avere un organismo
con degli apparati da tenere in efficienza e non stressarli al
massimo o quantomeno controllare più spesso e più approfonditamente
la sua carrozzeria ed il suo motore perché a volte ci può essere
qualcosa che non va, che non risponde efficientemente ai tuoi
desideri, ai tuoi ordini. Angelo ci racconta quello che è successo
in una gara ritenuta una delle più dure in Europa: “E’ stata
proprio questa gara, la Sparta Atene del 2011, che mi ha fatto
sperimentare il limite delle mie gare e soprattutto ho capito che
bisognava che ascoltassi la richiesta di aiuto da parte del mio
fisico. Infatti dopo un inizio brillante della gara, al 130esimo km
ho iniziato a sentire sensazioni strane mai avvertite che mi hanno
convinto a fermarmi e a ritirami al km 172. In passato, nonostante
problemi fisici ho resistito, stretto i denti ma sono sempre arrivato
al traguardo. In sintesi ho avuto una grave insufficienza renale da
rabdomiolisi, dovuta allo sforzo, alla cattiva idratazione e
alimentazione durante la gara.”
Purtroppo se non si è previdenti,
se non si fa attenzione può succedere l’irreparabile, Angelo è
riuscito a uscirne indenne ma ha dovuto rimodulare il suo stile di
vita, niente più estremismi ma solo corsetta per il benessere,
quindi niente più da dimostrare di essere invincibile, niente più
dimostrare a se stessi e agli altri di essere supereroi, solo
correre per apprezzare sensazioni piacevoli, per stare in buona
compagnia, per svagare. Angelo si ritiene fortunato per essere
rientrato nella normalità quotidiana, per poter ancora indossare le
scarpette e fare due passi senza pretese, ora deve stare tranquillo e
non scalpitare, non si può permettere di fare altri errori,
soprattutto non può continuare a far preoccupare i propri cari.
Ci racconta cosa è
successo durante la sua convalescenza: “Dopo le necessarie cure
ospedaliere e alla convalescenza, tutte le funzioni vitali sono
tornate nella norma, ma dietro consiglio dei medici, sono tornato a
fare un’attività fisica gradualmente fino ad un’oretta di corsa
ma con i ritmi che fanno bene alla salute e no che la devastano!! Ora
dopo tre anni da questa brutta avventura, le gambe sono tornate
abbastanza in forma ma ho abbandonato le gare (sconsigliate dai
medici) e continuo ad allenarmi senza esagerare e fermandomi quando
il fisico lo richiede. Al momento il problema che è rimasto è un
problema psicologico, un blocco dovuto alla paura ricordando ciò che
è accaduto.”
Angelo si sente di aver sperimentato un trauma
giustamente, ed ora è un po' preoccupato nell'esercitare un tipo di
sport che può essere considerato estremo e pericoloso, in ogni caso
durante la sua esperienza di ultramaratoneta ha sperimentato
benessere mentale e psicologico, ha acquisito più sicurezza, ha
sperimentato autoefficacia, gli piaceva fare cose ritenute
impossibili ed impensabili.
Angelo parla dei
meccanismi psicologici sperimentai nell'esercizio delle
ultramaratone: “Sono proprio i meccanismi psicologici che ti
spingono a partecipare a gare estreme, la convinzione che dopo vari
risultati positivi, puoi continuare e osare di più e ti convinci che
puoi finalmente partecipare alla gara dei tuoi sogni, il traguardo
cui ambisce ogni maratoneta: la Sparta Atene, appunto. Ritrovarti
dopo 245 km, sotto la statua gigantesca di Leonida! Un altro meccanismo
molto importante è la forza e l’incitamento che ci si trasmette
tra atleti che nel frattempo diventano i tuoi compagni di avventura.
L’incoraggiarsi, lo spronarsi uno con l’altro, è stato un punto
di forza in quelle occasioni, dove eravamo fondamentali uno per
l’altro affinché si tagliasse il traguardo, dimenticando la
fatica, i dolori fisici che sono tanti.”
Ora Angelo conosce i suoi
limiti e ne parla liberamente descrivendoli: “La gara più estrema
e difficile per me, si è capito, è stata proprio la Sparta Atene,
ed è quella che sicuramente non porterò mai a termine proprio
perché essendo fermo già da tre anni, e mai decidessi di riprendere
un percorso di gare, sarà quasi impossibile ritornare ad a ere la
preparazione per tornare a pensare a rifarla! Mi spingevo oltre i
limiti fisici, perché ero e sono uno ‘tosto’’, un caparbio,
che si piega ma non si spezza, e credo in quello che fa e che
soprattutto credo che provare non costa niente, e se riesco bene
altrimenti posso dire di averci provato. E mi ha detto bene fino alla
Sparta Atene dove ho sperimentato a quello cui nessuno pensa: che in
queste gare estreme si può rischiare seriamente la salute!”.
I familiari
inizialmente erano contenti dello sport che praticava ma con il
passare del tempo la corsa lo assorbiva sempre di più, Angelo
racconta le preoccupazioni della sua famiglia in pensiero per lui
durante le sue imprese: “I miei famigliari, moglie e figli, sono
stati contenti di questa mia nuova attività fino a quando si
trattava di allenarsi al parco, fare una corsa salutare, hanno
accettato anche la voglia poi di fare qualche garetta, fino alla
mitica maratona di Roma, guardandomi come un extra terrestre, ma
quando ho iniziato l’avventura da ultramaratoneta sono stati subito
contrari prendendomi per matto, perché per loro era inconcepibile
che ci si poteva sottoporre a certi sforzi fisici per sport,
rischiando di farsi male.
Quindi con il passare del tempo la mia
passione per le gare, è diventato motivo di discussioni con la mia
famiglia, In primis perché preoccupati della mia salute e poi anche
per problemi logistici (soprattutto per mia moglie): panni sporchi,
scarpe infangate d’inverno, i week end sempre impegnato in qualche
gara (anche se a volte le gare si trasformavano motivo per fare gita
con le famiglie che ci seguivano). Per quanto riguarda la vita
lavorativa non ne ha risentito tanto di questa mia attività, avendo
degli orari che mi permettevano gli allenamenti giornalieri.”
Per Angelo non si
trattava di gare estreme, tutto si poteva fare con la giusta
preparazione ed alimentazione: “Cosa significava per me partecipare
a gare estreme? il fatto è che non le ho mai considerate ‘estreme’,
si trattava di gare dove bisognava fare più km e che con un buon
allenamento, una giusta alimentazione, tutto si poteva affrontare.
Quindi è stata proprio questa incoscienza a mandarmi avanti. La
gente si domandava: ma chi te lo fa fare! Per una medaglia! A
queste persone rispondevo che solo chi prova una passione poteva
capire l’adrenalina che cresce dentro di te quando fai una cosa cui
credi e che non deve avere necessariamente un rientro economico e la
corsa non ne ha nessuno! E la felicità nel tornare a casa con la
medaglia al collo! Capisco che sia difficile per i più capire questa
passione, ma sono soddisfazioni che ti riempiono di orgoglio anche se
certe imprese non portano niente di concreto ma ti danno una carica
che ti fa superare la fatica fisica.”
Simpatici sono gli
aneddoti che racconta quando era ricoverato: “Quando ero ricoverato
in ospedale, il mio vicino di letto, un signore di 81 anni, quando ha
sentito perché stavo là, mi ha chiesto: Ma quanto ti hanno dato? E
gli ho risposto niente, anzi avevo sostenuto una bella spesa per
andare, mi ha detto che ero stato proprio scemo! E ci avevo pure
rischiato a vita! Ed ero diventato un soggetto in quanto i dottori
dell’ospedale di altri reparti, dopo che avevano sentito il mio
caso, venivano a trovarmi e mi domandavo sorpresi di quello che avevo
fatto.” Nelle sue esperienze di ultramaratoneta, Angelo ha scoperto
di essere determinato e sicuro: “Della mia esperienza ultra
decennale da maratoneta e poi da ultramaratoneta, ho scoperto un lato
del mio carattere che nella vita di tutti i giorni invece non è
proprio cosi: quello di avere una fermezza decisionale e una
sicurezza caratteriale prima e durante le gare che sono quelle che ti
fanno arrivare al traguardo!”
L’unico rammarico
di Angelo è il non essere stato attento alla sua salute: “Se
potessi tornare indietro rifarei tutto, tranne l’autogol che mi
sono fatto nella Sparta Atene nel prendere delle decisioni durante la
gara che mi hanno complicato la stessa senza aiutarmi.”
Anche i medici gli
consigliavano di ridurre la sua attività fisica estenuante ma questo
succede per tutti gli ultramaratoneti che si rivolgono da medici,
fisiatri o ortopedici per problemi vari: “A livello medico si, un
fisiatra al quale mi ero rivolto per problemi alla schiena e al nervo
sciatico, dopo che ha ascoltato quello che facevo è rimasto
allibito, dicendo che era il minimo quello di avere quei problemi, e
che per fare certe cose si ha bisogno di essere seguiti e che
purtroppo nel nostro caso, sono allenamenti “fai date”, che
comportano tanti errori. Io, in quella occasione, l’ho ascoltato
solo per il periodo di riposo e cura che mi aveva prescritto.”
Angelo
è menzionato nei libri:
“Ultramaratoneta:
un’analisi interminabile”, edito da Aras Edizioni.
“Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
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