Hervé
Barmasse nel suo testo La montagna dentro
(1) spiega l’importanza di fare
attenzione a non osare troppo senza aver fatto prima un’importante esperienza:
“In montagna capire il proprio limite è sempre molto
difficile. Bisogna essere abbastanza coraggiosi da tentare di oltrepassarlo e
altrettanto sensibili per capire se si sta esagerando. Nessuno scala per
morire, ma il rischio esiste. E nessuno azzarda imprese troppo pericolose senza
aver avuto prima la possibilità di crescere attraverso altre esperienze.”
Hervé
Barmasse racconta la sua esigenza di conoscere il limite: “Ci
accomunava l’esigenza di conoscere il nostro limite. Per farlo accettavamo
sfide sempre più difficili e intriganti. Volevamo comprendere le nostre
debolezze fisiche e mentali, per migliorarci e affrontare al meglio la prossima
scalata.”
Dalle risposte di atleti ultrarunner emerge la consapevolezza
dell’importanza del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico
a sforzi estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio
corpo, della possibilità che problemi fisici possano impedire di andare oltre
anzi addirittura possono portare l’atleta ad uno stop definitivo per problemi
gravi, per aver sottovalutato i messaggi del proprio corpo.
Molti sperimentano
davvero il limite, si imbattono in qualcosa che avevano sottovolatutao o non
considerato come è successo ad Angelo
Fiorini: “E’ stata la Sparta Atene del 2011, che mi ha fatto sperimentare il
limite delle mie gare e soprattutto ho capito che bisognava che ascoltassi la
richiesta di aiuto da parte del mio fisico. Infatti dopo un inizio brillante
della gara, al 130esimo km ho iniziato a sentire sensazioni strane mai
avvertite che mi hanno convinto a fermarmi e a ritirami al km 172. In passato,
nonostante problemi fisici ho resistito, stretto i denti ma sono sempre
arrivato al traguardo.