Matteo Simone
Michele Graglia non è uno dei tanti ultramaratoneti che ho intervistato, ma uno dei più resistenti e più resilienti per l’impegno, la determinazione, la passione nel dedicarsi a gare lunghissime e durissime di corsa a piedi.
Questa sua dote e passione l’ha scoperta alcuni anni fa
imbattendosi con le corse di lunga distanze, e da allora non si è più fermato
ma ha trovato le modalità giuste per essere più performante diventando
espertissimo e formandosi per quanto riguarda l’importantissimo approccio
mentale ed anche formandosi sull’alimentazione giusta.
Ho rivolto a lui alcune domande e le risposte sono
interessanti ed utili per coloro che si apprestano a percorrere lunghi
chilometraggi ma anche utili sono le risposte per coloro che sono anche esperti
di questo modo di praticare sport. Ecco di seguito cosa ci racconta.
Ti puoi definire ultramaratoneta? “Ho corso la mia
prima Ultra a Maggio 2011 e dopo più di 4 anni di gare corse in paesi e
continenti diversi, al momento, mi ritengo Ultramaratoneta.”
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Significa avventura pura! Trovo inoltre che essere Ultramaratoneta sia la migliore
rappresentazione di me stesso, mi ha permesso di scoprire un mondo
completamente nuovo, dove i limiti non esistono e di un fascino incontrastato.”
Questa disciplina sportiva è considerata durissima ma
chi la pratica lo fa per passione e per scoprire nuove realtà, quasi mondi paralleli,
si tratta di avventure, viaggi scoperte.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Sotto le feste di Natale 2010 lessi per caso il libro
UltraMarathon Man di Dean Karnazes. Lo trovai di grandissima ispirazione e, senza cognizione di causa alcuna, decisi di voler provare questa pratica.
Dopo meno
di 6 mesi (Maggio 2011) partecipai alla KeysS100 (160km) dove, dopo allenamenti
intensissimi, mi trovai in testa fino al 140°Km. Purtroppo la mia inesperienza
(e completa ignoranza in ambito nutrizionale e di idratazione) giocò un ruolo
fondamentale quando picchiai a terra svenuto per gravi problemi
di iponatrimia. Impiegai più di 2 mesi per riprendermi e poco più di
6 mesi dopo partecipai alla Everglades 50 (miles) dove portai a casa la
vittoria, e da quel momento non mi sono più fermato.”
E’ importantissima l’esperienza, si incontra per caso
questa disciplina, ci si appassiona, ma è importante avere il massimo rispetto
di quello che si sta facendo ed essere disponibili ad imparare dall’esperienza.
Il 21 gennaio 2012 Michele vinse la "1st Everglades 50 Mile Ultra Run (USA) trail" in 8h18'27", precedendo il danese Jesper Ken Olsen 8h45'14" e lo statunitense Craig Foxhoven 9h36'17".
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? “Semplicemente avventura ed esplorazione, non solo di paesaggi selvaggi dove spesso mi trovo a
correre ma forse, e soprattutto, esplorazione dei propri limiti e delle
proprie capacita. Le Ultra sono un vero e proprio viaggio
introspettivo. “
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
“Al momento la mia passione non mi lascia, anzi, e fino a quando avrò il
desiderio di spingere ‘oltre’ continuerò questa fantastica avventura. Dopotutto esempi come il grande Olmo mi fanno sperare
al meglio, con l’evidente possibilità che nelle corse di lunga distanza si
può essere competitivi fino a oltre 60 anni!”
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di
smettere di essere ultramaratoneta? “Dopo la brutta esperienza della mia prima
gara imparai molto e mi portò a studiare e imparare molto. Decisi
quindi di prendere la qualifica di Running Coach e Nutrizionista
Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire la mia
preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto
infortuni che mmi abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o
problemino qua e la sono normali, ma questa introduzione è solo per evidenziare che,
con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni
possono sempre essere evitati.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
“Passione e il desiderio di spingere sempre oltre.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue
gare? “E' inevitabile, si attraversano momenti davvero unici, di un’intensità
inesplicabile. L’andare ‘Oltre’ è la differenza che c’è tra essere un corridore
"normale" e un ultrarunner. Quando il corpo non ce la fa più è la mente (e il cuore, inteso come passione - motivazione - ispirazione) che
ti permettono di andare Avanti".
Michele spiega l’importanza non solo del corpo, del
fisico, dei muscoli ma anche l’importanza del cuore, della passione, degli
aspetti mentali che ti aiutano a superare le crisi che spesso sono momentanee.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a
partecipare a gare estreme? “Parte tutto dall’ispirazione ma credo
sia principalmente dedizione e trovare la giusta motivazione. Quando (inevitabilmente) le energie vanno via e ogni
muscolo nel corpo urla di dolore è tutta questione di trovare la giusta
motivazione per continuare a spingere.”
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
“La UltraMilano-Sanremo 2014 è stata sicuramente una delle gare più dure, principalmente
per la sua distanza. Ben 285Km e come ‘prima volta’ è stata davvero un
viaggio straordinario a livello psicologico principalmente. Anche la Leadville in Colorado, corsa tutta tra i
3.000 e i 4.000 metri, è sicuramente nella top3!”.
Il 18 agosto 2013 Michele ha corso la Leadville Trail 100 Mile (USA) in 22h10'24" e il 30 marzo 2014 Michele vinse la 1^ edizione dell'UltraMilano-Sanremo 175 miles, 282.7km corsa su strada in 31h49'39", precedendo l'ungherese Ferenc Szonyi 33h16' e lo statunitense Dave Krupski 33h22'46".
Una gara estrema che ritieni non poter mai
riuscire a portare a termine? “Credo che il dire ‘non potere’ sia l’unica
cosa che ci possa fermare dal raggiungere gli obiettivi fissati. C’è un detto qui
negli States che dice: ‘He who says he can and he who says he can’t, are both
perfectly right.’ (Chi dice che può e chi dice che non può, hanno entrambi perfettamente ragione) Quindi, rispondendo alla tua domanda, no.
Non credo esista gara o avventura che potrei ‘non’ terminare.“
C’è una gara estremi che non faresti mai? “La Yukon
Arctic (Canada) e la Badwater (USA) sono considerate le due gare più estreme al
mondo. La prima considerata brutale per essere la più fredda, con temperature
intorno ai -40 gradi. La seconda considerate massacrante per essere la più
calda, correndo attraverso la Death Valley con temperature intorno ai 50 gradi. Quest’anno (2016) ho intenzione di partecipare a entrambe. Quindi direi no, e la pura sfida (la famosa Challenge) che dà
forza alla mia passione. Quindi più grande è la sfida, più forte è il
desiderio di intraprenderla.”
Più dura è la lotta più grande è la gloria, questo sembra essere il motto di Michele, per lui ‘potere’ o ‘non potere’ ha lo stesso valore, tanto lui può sempre, non esiste troppo caldo o troppo freddo.
Per
Michele non esiste la fatica, non esiste la Paura, lui ci va a nozze con questo
tipo di gare o avventure considerate estreme, durissime, lunghissime.
Questa intervista risale al 2015 e nel mese di febbraio 2016 Michele corse e vinse la "13th Yukon Arctic Ultra 100mi (CAN) trail" in 21h56' precedendo di più di 8 ore lo statunitense David Hirschfield 30h20' e il danese Michael Faergegaard 33h45'.
Nel mese di luglio 2016, per completare i suoi propositi, Michele corse anche la Badwater Ultramarathon (USA) 135mi in 34h00’10” e nel 2018 Michele vinse la Badwater in 24h51’47” precedendo gli statunitensi Jared Ryan Fetterolf 25h33'42" e Don Reichelt 27h08'30", attraversando tre catene montuose per un totale di 4.450 m. di salita e 1.859 m. di dislivello negativo con temperature superiori ai 40 gradi. Tra gli atleti finisher c'erano altri due atleti italiani: Julius Augustus Iannitti 38h43'30" e Simone Leo 42h46'15". .
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i
limiti fisici? “E' il senso di esplorazione che ci porta a connettersi con se
stessi, a scoprire se stessi, a migliorare e a crescere sempre. Senza questa ricerca
di evoluzione si stagna. Il nostro mondo non ha più continenti da
attraversare o valli da esplorare o paesi da conquistare. Esistono solo
limiti da abbattere e credo questa sia la vera esplorazione della nostra
generazione, rivolta verso i nostri limiti, intesi come limiti umani. Lo trovo
estremamente affascinante.”
Cosa pensano familiari e amici della tua
partecipazione a gare estreme? “La mia famiglia mi supporta molto e questo è importante per me, anche se credo sia normale che le preoccupazioni della mamma
siano sempre piuttosto evidenti. Per questo motivo preferisco sempre non
‘vederli’ durante queste prove estreme, si attraversano momenti molto difficili
e l’esperienza vissuta da parte di un genitore non è mai piacevole.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema?
“Mettersi alla prova. La competizione non è mai contro gli avversari ma contro
se stessi.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Durante una 100
miglia nello stato di New York mancavano circa 30km alla fine ed era tutto il
giorno che correvamo sotto una pioggia incessante. Il buio della notte aveva reso le valli della Virgil
Crest di un buio pesto e il freddo cominciava a farsi sentire. Solo le nostre
luci frontali aprivano un tunnel di luce tra la fitta boscaglia. A un
certo punto comincio a sentire passi dietro di me, anche se
voltandomi non cerano altri corridori in vista.
La cosa va avanti per diversi minuti fino a quando
comincio a essere turbato. D’improvviso vedo delle figure al mio fianco
e distinto tiro un urlo di terrore a pieni polmoni. Un mix di fatica,
freddo e poca lucidità mentale avevano trasformato le ombre create dai rami e
dalla mia luce frontale in un ‘branco di lupi’ che mi inseguiva. Parto
cosi a tutta velocita nella direzione da cui ero venuto, in cerca di
aiuto. Dopo pochi minuti realizzai che erano solo Allucinazioni! Scoprii poi
che le allucinazioni sono una parte quasi "normale" del nostro sport.”
Anche Michele come tanti altri ultrarunner o
ultraciclyng racconta aneddoti relativi ad allucinazioni, succede che la
stanchezza, la fatica faccia brutti scherzi, ma poi sorridi, ci ridi sopra e
continui più determinato più prima e più convinto nel raggiungere il tuo
obiettivo che sia di terminare la gara, il viaggio, l’avventura, l’impresa
oppure di fare il tuo miglior risultato.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? “L'Ultramaratona porta alla scoperta di se stessi ma
soprattutto alla formazione del proprio carattere e alla crescita personale. Il
desiderio e la passione possono portare lontano e quello che ho imparato è che i
limiti sono solo quelli che poniamo a noi stessi. Realmente, non esistono
limiti a quello che il corpo umano può raggiungere con la giusta preparazione e
motivazione.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa? “Chiaramente
una pratica sportiva simile richiede moltissime ore dedicate alla preparazione
sia fisica che mentale. Questo rende le relazioni personali alquanto difficili.
Per fortuna mia moglie supporta questa mia passione e riesco a gestire la
nostra vita sentimentale anche se con qualche difficolta a volta. Dall’altra
parte invece la mia vita sociale è diventata pari a zero.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non
faresti? “Da un certo punto di vista adoro il mio percorso, con I suoi
tentativi ed errori prima di trovare la strada giusta. Chiaramente se potessi
tornare indietro, all’inizio prenderei un Coach con esperienza per evitare
certe ‘facciate’.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “No, assolutamente, no farmaci, nemmeno anti-infiammatori. Come supplementi, duranti i carichi e gare, prendo solo aminoacidi ramificati per recuperare più
velocemente. Ho però cambiato sensibilmente la mia nutrizione eliminando
completamente glutine, quindi pasta, pane e altri carboidrati semplici ma
incrementando notevolmente l’assunzione di vegetali e frutta. Questo favorisce
l’assunzione di tutte le vitamine ed enzimi necessari.”
Ai fini dell'idoneità per attività agonistica, fai
indagini più accurate? Quali? “Solitamente faccio una visita sportiva e una
cardiologica ogni anno, per assicurarmi che tutto sia a posto.”
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre la tua attività
sportiva? “Si, probabilmente più volte di quelle che posso ricordare, anche
se a dire la verità prendo i consigli dei dottori con le pinze… trovo
che molte opinioni manchino di cognizione in questo ambito. Basti pensare
che fino agli anni '80 alle donne era proibito partecipare alle maratone perché considerate ‘letali’ e perché si pensava che avrebbero causato danni
permanenti alle ovaie. Questo spiega il mio approccio e il perché considero che
anche la pratica medica abbia bisogno di una evoluzione.”
Hai un sogno nel cassette? “1000 sogni e un mondo
intero da esplorare! Il mio più grande sogno è attraversare tutti i grandi
deserti del pianeta, un grande sogno nel cassetto che spero di poter realizzare
nel futuro prossimo!".
Interessante il libro di Michele Graglia scritto con Folco Terzani, “Ultra: La libertà è oltre il limite.”
http://www.lafenicebook.com/2017/05/recensione-ultra-la-liberta-e-oltre-il.html Michele Graglia è menzionato nel libro "Correre Con La Mente Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni".
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Nessun commento:
Posta un commento