mercoledì 30 dicembre 2015

Con i recuperi e la cura per il proprio corpo, gli infortuni possono essere evitati


Nello sport di endurance, gli infortuni si mettono in conto ed è importante essere disposti a fermarsi un po', oppure a rallentare i ritmi. Si spera che non giunga mai il momento per smettere, significherebbe smettere di vivere, di sentire, di faticare, di divertirsi, di gioire, di mettersi alla prova, di conoscersi, sperimentarsi, di relazionarsi, scoprire. Ecco alcune testimonianze di ultramaratoneti che hanno risposto alla domanda Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?”
Alcuni ne fanno tesoro delle proprie esperienze di infortunio come è il caso di Michele Graglia: “Dopo la brutta esperienza della mia prima gara imparai molto e mi portarono a studiare e imparare molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto infortuni che mi abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questo intro e solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni possano sempre essere evitati.” 
Anche Laura Ravani ne ha tratto una lezione di vita imparando ad essere più attenta: “Si, ho avuto problemi, causati principalmente dall'inesperienza e dalla voracità che caratterizzano i primi periodi. Poi si impara a essere più attenti, e a prestare attenzione a ciò che dice il nostro organismo (anche se il problema può capitare lo stesso).”
Ha temuto il peggio Daniele Baranzini, ma pare ora essere disposto a pensare di agire diversamente in meglio e con estrema attenzione: “Si, 2 anni fa stavo per morire per il comportamento mio ad una gara, scongiurato il pericolo morte ho rischiato la dialisi a vita per 10 giorni circa ma non è successo.  Anzi scavalcare una tomba mi ha fatto prima pensare poi agire diversamente, meglio.”
Ha corso il pericolo di fermarsi anche Satta Marinella, ma a volte la troppa forma inganna sia i medici che i macchinari: “Si, febbraio del 2014. Dopo aver fatto delle visite di controllo, facendo l’ecocardiogramma  privatamente da un medico non sportivo mi indirizza direttamente all’ospedale per fare accertamenti più accurati, in quanto pensava che avessi un infarto in atto. Andai subito all’ospedale (premetto che non stavo per niente male), quando arrivai in ospedale, mi ricoverarono con codice rosso (al che mi spaventai abbastanza) e mi ricoverarono in terapia intensiva per 3 giorni, facendo tutti gli esami del caso, compreso la coronarografia. Meno male che tutti gli esiti erano a posto. Ho dovuto recuperare tutti gli elettrocardiogrammi degli anni precedenti, praticamente ho il cuore d’atleta. Da allora, però, quando mi sento più stanca e stressata del solito, faccio la gara con molta più tranquillità prendendomi tutte le pause necessarie.”
Il rischio lo ha corso anche Franco Magliano: “Si , ho rischiato addirittura di smettere con la corsa , per un'aritmia cardiaca che mi ha fatto perdere conoscenza (stranamente in una 10 km), ma è stata  risolta.” 
Il rischio di non poter più correre l’ha corso anche Pietro Salcuni con una caduta durante un trail: “Si ad un trail sono caduto, ed ho pensato di aver finito di correre, sono stato fermo un mese e poi di nuovo sulla strada.”
Maria Chiara Parigi è consapevole anche lei del rischio che si può incorrere e dell’estrema attenzione da porre in questo sport considerato anche rischioso: “Purtroppo i rischi ci sono stati e mi sono fatta male più volte. Da allora cerco di stare più attenta anche se vuol dire andare più piano!” 
Gli infortuni son considerati amici da Alina Losurdo e quindi massimo rispetto e considerazione: “No, mi conosco molto bene e mi fermo prima del disastro. Gli infortuni sono normali e amici, per quanto si cerca di prevenirli arrivano sempre. Bisogna curarli per poi ripartire più forti di prima.” 
Marta Miglioli sa anche lei che bisogna fare tanta attenzione e prevenire con alcuni accorgimenti, per esempio alternare con altri sport per non sovraccaricare parti affaticate: “Certo, gli infortuni fanno parte dell'essere sportivo. L'importante è accorgersi dell'infortunio ed intervenire in tempo, anche fermando gli allenamenti se occorre e non rischiare di peggiorare la situazione pur di continuare a correre. Meglio continuare a fare attività che non sforzino la parte lesionata come il nuoto o la bicicletta.”
Al nuoto e alla bici ricorre anche Simona Morbelli: “Gli infortuni capitano, a volte si sta fermi solo qualche giorno, a volte qualche mese. Esistono però lavori alternativi molto efficaci come la bici o il nuoto. Ti aiutano a rimanere in forma con il fiato ed a fare un ottimo lavoro di forza. In questo modo si può ritornare più forti di prima essendoti anche "depurato" dai carichi di lavoro quotidiani della corsa.” 
Anche Massimialinao Clemot è previdente e saggio, corre ai ripari prima di ritrovarsi in un eventuale infortunio: “No, ho sempre avuto solo piccoli infortuni che non mi hanno mai limitato, c’è da dire che ho sempre abbinato alla corsa anche un buon allenamento in palestra che mi ha consentito di rinforzare le parti a rischio infortunio.”

http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html 

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