Nello sport di endurance, gli infortuni si mettono in conto ed è importante essere disposti a fermarsi un
po',
oppure
a rallentare i ritmi. Si spera che non giunga mai il momento per smettere,
significherebbe smettere di vivere, di sentire, di faticare, di divertirsi, di
gioire, di mettersi alla prova, di conoscersi, sperimentarsi, di relazionarsi,
scoprire. Ecco alcune testimonianze di ultramaratoneti che hanno risposto alla
domanda “Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta?”
Alcuni ne fanno tesoro delle proprie
esperienze di infortunio come è il caso di Michele Graglia: “Dopo la brutta
esperienza della mia prima gara imparai molto e mi portarono a studiare e
imparare molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running
Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per
meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo
momento non ho avuto infortuni che mi abbiano messo in pausa, ovviamente
qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questo intro e
solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio
corpo, gli infortuni possano sempre essere evitati.”
Anche Laura Ravani ne ha tratto una lezione di vita imparando ad essere più
attenta: “Si, ho avuto problemi, causati principalmente dall'inesperienza e
dalla voracità che caratterizzano i primi periodi. Poi si impara a essere più
attenti, e a prestare attenzione a ciò che dice il nostro organismo (anche se
il problema può capitare lo stesso).”
Ha temuto il peggio Daniele
Baranzini, ma pare ora essere disposto a pensare di agire diversamente in
meglio e con estrema attenzione: “Si, 2 anni fa stavo per morire per il
comportamento mio ad una gara, scongiurato il pericolo morte ho rischiato la
dialisi a vita per 10 giorni circa ma non è successo. Anzi scavalcare una tomba mi ha fatto prima
pensare poi agire diversamente, meglio.”
Ha corso il pericolo di fermarsi anche
Satta Marinella, ma a volte la troppa forma inganna sia i medici che i
macchinari: “Si, febbraio del 2014. Dopo aver fatto delle visite di controllo,
facendo l’ecocardiogramma privatamente
da un medico non sportivo mi indirizza direttamente all’ospedale per fare
accertamenti più accurati, in quanto pensava che avessi un infarto in atto.
Andai subito all’ospedale (premetto che non stavo per niente male), quando
arrivai in ospedale, mi ricoverarono con codice rosso (al che mi spaventai
abbastanza) e mi ricoverarono in terapia intensiva per 3 giorni, facendo tutti
gli esami del caso, compreso la coronarografia. Meno male che tutti gli esiti
erano a posto. Ho dovuto recuperare tutti gli elettrocardiogrammi degli anni
precedenti, praticamente ho il cuore d’atleta. Da allora, però, quando mi sento
più stanca e stressata del solito, faccio la gara con molta più tranquillità
prendendomi tutte le pause necessarie.”
Il rischio lo ha corso anche
Franco Magliano: “Si , ho rischiato addirittura di smettere con la corsa , per
un'aritmia cardiaca che mi ha fatto perdere conoscenza (stranamente in una 10
km), ma è stata risolta.”
Il rischio
di non poter più correre l’ha corso anche Pietro Salcuni con una caduta durante
un trail: “Si ad un trail sono caduto, ed ho pensato di
aver finito di correre, sono stato fermo un mese e poi di nuovo sulla strada.”
Maria Chiara Parigi è consapevole anche lei del rischio che si può
incorrere e dell’estrema attenzione da porre in questo sport considerato anche
rischioso: “Purtroppo i rischi ci sono stati e mi sono fatta male più volte. Da
allora cerco di stare più attenta anche se vuol dire andare più piano!”
Gli
infortuni son considerati amici da Alina Losurdo e quindi massimo rispetto e
considerazione: “No, mi conosco molto bene e mi fermo prima del disastro. Gli
infortuni sono normali e amici, per quanto si cerca di prevenirli arrivano
sempre. Bisogna curarli per poi ripartire più forti di prima.”
Marta Miglioli
sa anche lei che bisogna fare tanta attenzione e prevenire con alcuni
accorgimenti, per esempio alternare con altri sport per non sovraccaricare
parti affaticate: “Certo, gli infortuni fanno parte dell'essere sportivo.
L'importante è accorgersi dell'infortunio ed intervenire in tempo, anche
fermando gli allenamenti se occorre e non rischiare di peggiorare la situazione
pur di continuare a correre. Meglio continuare a fare attività che non sforzino
la parte lesionata come il nuoto o la bicicletta.”
Al nuoto e alla bici ricorre anche Simona Morbelli: “Gli infortuni
capitano, a volte si sta fermi solo qualche giorno, a volte qualche mese.
Esistono però lavori alternativi molto efficaci come la bici o il nuoto. Ti
aiutano a rimanere in forma con il fiato ed a fare un ottimo lavoro di forza.
In questo modo si può ritornare più forti di prima essendoti anche
"depurato" dai carichi di lavoro quotidiani della corsa.”
Anche
Massimialinao Clemot è previdente e saggio, corre ai ripari prima di ritrovarsi
in un eventuale infortunio: “No,
ho sempre avuto solo piccoli infortuni che non mi hanno mai limitato, c’è da
dire che ho sempre abbinato alla corsa anche un buon allenamento in palestra
che mi ha consentito di rinforzare le parti a rischio infortunio.”
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