Matteo Simone
Per alcuni, il fermarsi ha rinforzato la passione per la corsa, una sorta di rinascita come è successo a Franco Draicchio: “Si, nel 2012 ho subito un intervento chirurgico al piede sx sono stato fermo per un anno ma è servito a far crescere la mia passione.”
Scalpitava
dopo il fermo anche Riccardo Borgialli: “Di smettere no, una pausa forzata però
si, l’anno scorso ho avuto un problema al ginocchio che mi ha tenuto fermo un
mese, ma dopo tutto quel tempo fermo scalpitavo per rimettere le mie scarpette
da corsa!”
Enrico
Togni anche scalpita a seguito degli infortuni: “Ho subito infortuni, come
tutti quelli che corrono, e il mio pensiero non era smettere di essere un
ultramaratoneta quanto piuttosto quando riprenderò?”
Michele
Monti si definisce un guerriero: “Ho avuto
infortuni come menisco perineo, una
fascite plantare ma ho
preso la bici sia da corsa
e sia mtb, ho
fatto molte gare,
no mai mollato
anzi ho lottato sempre di più
come un grande guerriero ma con la promessa di ritornare all’ultra maratona ancora
più forte.”
Alcuni
arrivano alle ultramaratone a seguito di infortuni in gare più brevi come è il
caso di Roberto D’Uffizi: “Ho avuto un periodo molto buio tre anni fa per via
di alcuni infortuni, ma non avevo ancora partecipato ad ultramaratone, anzi,
devo dire che dopo la partecipazione dell’anno scorso, sono progressivamente
migliorato sia nei risultati sportivi in genere, sia come capacità di recupero:
ritengo che l’ultramaratona metta a dura prova il fisico e porti a molti
problemi organici, ma allo stesso tempo contribuisce a costruire il fisico che
sopporta meglio gli sforzi, specie se prolungati.” Anche Lorena ha sperimentato beneficio
da una corsa non veloce ma più lenta e prolungata nel tempo: “Ho iniziato ad
aumentare i km percorsi a causa di un infortunio che non mi permetteva di fare
la velocità ma di correre le lunghe distanze con più calma.”
Giovamento dalla corsa prolungata ne ha Gian
Paolo Sobrino: “Gli infortuni sono sempre stati causati dagli allenamenti brevi
e veloci; il mio fisico soffre molto di più con le distanze brevi (10K - 21K).”
Bravi Palo ritiene che i ritmi più lenti
delle ultramaratone sono meno traumatici rispetto ai ritmi delle gare di
distanza inferiore: “Infortuni nelle ultramaratone secondo me sono possono
capitare allo stesso modo delle altre discipline del mezzofondo, anzi forse il
fatto che i ritmi sono più lenti si rischia di meno o meglio si rischia
infortuni di tipo diverso, comunque ho sempre cercato di curare nel migliore
dei modi i mali o malanni.”
Stefano Severoni sa come e cosa fare per prevenire
infortuni e continuare a correre con benessere: “Paradossalmente, ora che ho
abbracciato il mondo ultra, corro meno chilometri di quando ero solo maratoneta
(arrivavo anche a 150 km settimanali), poiché in seguito alla rottura del
femore per un investimento da parte di un autoveicolo, la mia biomeccanica non
è perfetta, e così percorrendo un volume elevato di chilometri rischierei
infortuni. Quasi ogni settimana faccio la ginnastica posturale e ogni giorno lo
yoga, anche con ausilio di attrezzi: pallina roller, elastici, foam roller,
ecc. Faccio molta cyclette in salita così non carico sugli arti e mi potenzio
muscolarmente.”
Molto attenta alla cura del proprio corpo è anche
Manuela Villaseca: “I hope I can continue this way. I take
care as much as I can, doing physiotherapy, yoga, biking and eating
clean. (Spero
di poter continuare in questo modo. Mi prendo cura per quanto mi è possibile,
facendo fisioterapia, yoga, ciclismo e mangiare pulito.)”
Filippo Poponesi riesce a durare nel tempo per gli opportuni periodi di
fermo e di alternanze con altre attività di interesse oltre la corsa: “Alterno
fasi in cui sono molto attivo (podisticamente parlando) a periodi di lunga
inattività. E non per infortuni, ma anche per un semplice fastidio, o magari
perché il lavoro mi impegna molto e andare a correre non mi diverte, in quanto
in quel momento ho la testa impegnata in altre cose. In parole povere,
nonostante tutti pensino il contrario, non sono un appassionato, cioè uno di
quelli che se non corre tutti i giorni muore. La vita è fatta di tante cose e
la corsa, per me, fa parte di queste ma non è l’unica. Invece, vedo persone che
corrono sopra i dolori e sopra le forze, rischiando di farsi veramente del male
e quindi rischiando davvero di dover smettere. La testa e le gambe, con un buon
lavoro di squadra, mi portano quasi sempre dignitosamente al traguardo".
Molto cauto è Alessandro Torchiana: “Non ‘tiro’ mai
al 100% delle mie possibilità. A me piace arrivare alla fine di una gara e dire:
ecco se devo rifarla ora ho ancora forze sufficienti.”
Ad
alcuni è capitato forse di esagerare di non cogliere la giusta comunicazione di
sofferenza estrema del proprio corpo come è il caso di Angelo Fiorini: “Non ho
mai pensato di smettere ma nel momento di massimo entusiasmo e di ottima forma
fisica, ho dovuto fermarmi a causa di gravi problemi fisici dovuti alla gara
più estrema alla quale ho partecipato, la Sparta Atene di 245 km, nell’ottobre
del 2011. Dopo 172 km, sono stato costretto a fermarmi e lo sono fino a
tutt’oggi!”
Roberto Beretta deve fare molta attenzione: “In realtà sono un
po’ incosciente e non mi ascolto mai abbastanza e continuo anche con dolori.”
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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