lunedì 21 dicembre 2015

Per gli ultrarunner vi è la consapevolezza di dover armonizzare mente e corpo


Per molti atleti ultrarunner vi è la consapevolezza dell’importanza del corpo e della mente, e quindi non significa solo avere solo muscoli da allenare ma una buona gestione di sé fisica e mentale, ecco di seguito alcune testimonianze. 

Franco Collè: A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”  

Nico Leonelli: Significa essere una persona preparata fisicamente e mentalmente.”  

Marco Gombia:Essere qualcuno che si è allenato tantissimo per raggiungere degli obiettivi e mette alla prova il proprio fisico e la propria mente durante gare estreme.”  
Edith Rosario Ventosilla: “Provare le tue risorse fisiche e mentale.” 


Si riconoscono i limiti mentali, e quindi la possibilità di andare avanti superando i blocchi mentali, e di percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi, una ricerca interiore attraverso la lunga corsa, le lunghe distanze.
Marco Dori così spiega le sue impressioni: “Significa misurarmi con i miei limiti soprattutto mentali. Non ho una corporatura da maratoneta; sono alto 1,94 mt e peso intorno ai 95 kg e negli anni passati già la maratona per me era una misura limite. Poi ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me fatto di sfida, difficoltà, solitudine, contatto con la natura, rispetto, voglia di mettermi alla prova. Quando parto so che vivrò un’esperienza irripetibile e unica.” 

Per Gustavo Ismail, si tratta di superare il limite che può essere condizionato dalla mente“Placer, sentir que uno siempre puede mas, que NO hay limites mas que el de la mente humana. (Il piacere, sentire che uno può sempre di più, che non ci sono limiti più di quelli della mente umana).”  
Per Ivano Cipolletta si tratta di sperimentare benessere ma anche, allo stesso tempo, cercare di andare incontro al limite: “Per me è passare una giornata con amici, il silenzio della gara, la compagnia di paesaggi stupendi e della voglia di oltrepassare i propri limiti imparando ad ascoltare e gestire il nostro corpo. 


Tanti ultramaratoneti o ultratrailer che vedono il mondo in modo diverso dai normali runner o dalle persone comuni che praticano una qualsiasi attività sportiva o che seguono lo sport in TV o sui mass media. E’ quello che emerge da interviste ad ultramaratoneti per la redazione di un testo per capire le loro motivazioni, passioni, stranezze, conoscere aneddoti, modalità di superare crisi, difficoltà, aspetti psicologici che utilizzano per raggiungere i loro obiettivi.

Dalle risposte alla domanda “Cosa significa per te essere Ultramaratoneta?” una parte degli atleti ha evidenziato semplicemente il percorrere una distanza superiore alla maratona mentre un’altra parte ha evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo oltre quello previsto per la percorrenza della distanza di una maratona e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni, ecc..
Ma emerge anche l’importanza dello sperimentare, del far parte di una categoria privilegiata che sa che se vogliono possono fare tutto nello sport e nella vita.
Alcuni affermano di essere privilegiati come Miguel Heras Hernandez: “Ser un ultramaratoniano significa ser un privilegiado por poder recorrer tantos kilometros como lo puede hacer cualquier animal de fondo. (Ultramaratoneta essere un privilegiato per essere in grado di correre per molti chilometri come può qualsiasi animale resistente.)” 
Gli atleti parlano di sfide con sé stessi, Nicola Ciuffreda afferma: “Accettare una nuova sfida della lunga distanza, una scommessa con te stesso che nonostante tutto quello che succede intorno a te nel mondo reale di tutti i giorni e nella vita sei pronto a reagire e metterti in discussione a nuove emozioni e sensazioni che ti accompagnano lungo le strade di una gara.”  
Anche Vito Intini parla di sfide, di rebus: “La ricerca di mettere il proprio fisico e la propria mente in difficoltà nella quale esiste la soluzione. Come risolvere un rebus o un sudoku. Mai però deve essere raggiunto il pericolo organico! 
Saper soffrire, riuscire, superare momenti difficili, Vincenzo Luciani dichiara: “Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato. 

Gli atleti sono alla ricerca del benessere, l’ex atleta della Nazionale Italiana Ivan Cudin ci spiega il suo punto di vista: “Letteralmente un podista che pratica corse più lunghe della maratona. Secondo la mia accezione, significa aver trovato un attività sportiva che mi faccia star bene e mi regali sensazioni irripetibili, che mi faccia vivere emozioni molto forti e mi ha aiutato a trovare dentro di me la giusta forza di volontà e convinzione per superare i momenti di difficoltà.” 

 

Molti atleti spiegano di come si sorprendono a percorrere tanti chilometri e riuscire in alcune imprese, si tratta di sfidare l’impossibile, impegnarsi e poi accorgersi che con la passione e l’impegno tutto è possibile. Filippo Canetta: “Cercare di fare qualcosa che al momento presente sembra impossibile, impegnarsi, farlo e poi accorgersi che non era impossibile.” 

Molti atleti parlano di viaggi lunghi anche dentro  stessi.  
Roberto D’Uffizi: “Significa avere la possibilità di effettuare un meraviglioso viaggio dentro noi stessi dove mente e fisico, in sinergia, cercano di portarti oltre lo stremo.”  

Marco Zanchi: “Intraprendere dei viaggi tra la natura e con solo le tue energie a disposizione.” Armando Quadrani: “Spostare i limiti fisici e mentali oltre uno schema predefinito. In trigonometria esprimerei il mio pensiero dicendo che è il limite che tende all'infinito. Non ci sono ostacoli, barriere, punti di arrivo che possono interrompere una avanzata. Una continua ricerca del mio io, che forse non riuscirò mai a scoprire fino a dove è stato collocato. Un viaggio continuo con me stesso, dentro me stesso. Quasi un peregrinare senza meta ,un navigare a vista. Una retta infinita che non ha un punto di origine né di arrivo.”  

Alina Losurdo: Essere Ultramaratoneta non la ritengo solo una questione di km oltre il numero 42, ma testa, spostare quel limite e cercare dentro di me nuovi stimoli soprattutto quando dopo tante ore che sei a spasso senti dentro quella vocina diabolica che ti chiede di fermarti. Un viaggio  ma lungo e che fa sognare, fa nascere e morire un milione di volte ma ti porta al traguardo”. 
Raffaele Luciano: “L’Ultramaratoneta è una persona che attraverso la corsa fa un viaggio dentro sé stesso, per conoscersi, migliorarsi e crescere.”  
Daniele Cesconetto: “Significa mettersi in gioco, provare emozioni nuove e intendere l'ultramaratona come un viaggio dentro a  stessi e non come una gara. A me le classifiche non interessano minimamente.”  

Paolo Bravi: “Significa appunto dedicarsi a gare la cui distanza è superiore ai fatidici 42km 195 mt, significa avere amore e passione per la corsa e avere la voglia ogni volta di affrontare un lungo viaggio”. 

 

Molti parlano di uno stile di vita che fa restare a lungo con te stesso, con i tuoi pensieri.  
Andrea Accorsi: “Ecco, il punto focale è questo. La mia personale interpretazione dell’essere ‘ultramaratoneta’ spazia oltre alla canonica catalogazione numerica di una distanza. Certamente non si può prescindere da quella, ma credo che ultramaratoneta sia anche uno stile di vita una visuale del ‘resto’ più profonda. Restare a lungo con se stessi, con i propri pensieri, con la fatica attaccata alla pelle crea una membrana visiva nuova, un punto di vista differente. Questo è l’aspetto che mi ha sempre affascinato e che mi ha indirizzato naturalmente a percorrere distanze sempre maggiori.” 

 

Nella vita si fanno delle scelte, molti preferiscono poltrire o restare in una zona di estremo confort per non rischiare un giudizio, una brutta figura, altri per sentirsi vivi devono sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni corporee, il cuore che palpita, il respiro affannoso, il sudore colare da proprio corpo, il senso di fame, sete, freddo, caldo, c’è tanto bisogno di sentire. 

Molti atleti sperimentano amore e felicità nella corsa, per esempio: 

Valentina Spano: “Far parte di un gruppo di privilegiati. Sono una persona che ama correre alla follia, l'ultramaratona è solo il mezzo per raggiungere la felicità. L'ultramaratoneta secondo me dimentica l'orologio, non pensa più i km uno ad uno. L'ultramaratona È un modo per prolungare la gioia della corsa. 

Manuela Vilaseca: “It means to be a person with an open heart, willing to be much more in nature than in the city. Means to be a person who has a free spirit and who loves the simple things in life. If you want to see me happy, put me in the trails with some running shoes on. I feel like a kid, having fun on my own. (Vuol dire essere una persona con un cuore aperto, disposti a stare molto più tempo nella natura che in città. Significa essere una persona che ha uno spirito libero e che ama le cose semplici della vita. Se vuoi vedermi felice, portami nei sentieri con un paio di scarpe da corsa)”. 

 

Segnalo alcuni libri pubblicati con Prospettiva Editrice: DA 10 A 100 Dai primi 10 km corsi alla 100 km per Milano (Alberto Merex Mereghetti e Matteo Simone); Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta; Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti; Sport, Benessere e Performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta; Ultramaratoneti e gare estreme. 

Dott. Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it 

Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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