martedì 15 dicembre 2015

Se non c’è motivazione non vai da nessuna parte

Dalle risposte di ultramaratoneti alla domanda: “Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?” emerge l’importanza di alcuni aspetti mentali utili nella vita e nello sport. Ad esempio si considera l’importanza dell’autoefficacia, cioè il sapere di sapere fare, la convinzione di poter riuscire a raggiungere i propri obiettivi.
Per Philip Reiter, per esempio, è importante un alta autoefficacia, il credere in se stessi: “You have to believe in yourself that your body can do it and if you have already had a similar experience that you can do it again. After a few hours it’s only mental work that prevent you from stopping, the body has already told you long time before that it’s enough for him. (Devi credere in te stesso che il tuo corpo può farlo e se hai già avuto un'esperienza simile che si può farlo di nuovo. Dopo qualche ora è solo lavoro mentale che ti impedisce di fermarti, il corpo ti ha già detto molto tempo prima che è abbastanza per lui.)
Importante è anche lo spirito di gruppo che si crea, il condividere le esperienze estreme, l’idea di trovarsi tutti sulla stessa barca, nella sessa situazione ardua da saper gestire e superare.
Si utilizzano anche tecniche di distrazione, di autoconsapevolezza, di visualizzazioni, di auto convincimenti, di ancoraggio.
Inoltre è usuale dividere la gara in obiettivi intermedi e focalizzarsi sul qui e ora. Gli atleti parlano di consapevolezza, di usare il cervello come racconta il veterano Vincenzo Luciani: “Per correre le ultramaratone deve funzionare bene il cervello e bisogna avere sempre la consapevolezza del gesto fisico che si sta compiendo e calibrare lo sforzo sul livello di preparazione che si ha, senza mai eccedere. Ogni eccesso si paga a caro prezzo sulla lunga distanza. Bisogna anche avere anche una buona capacità di dissociazione. Intendo dire che la mente deve essere in grado di spaziare, di distrarsi dal gesto fisico che si sta compiendo. Ad esempio io ho adottato un sistema per cui mi incoraggio: dicendomi Forza Vincenzo!. E quindi con questo gesto trasferisco la mia stanchezza e la mia difficoltà a un soggetto esterno a me anche se immaginario. Un’altra tecnica è quella di conversare con altri podisti, di preoccuparsi delle loro difficoltà. Così facendo come per incanto non si pensa ai propri guai e ci si distrae. Non bisogna mai concentrarsi su quanti km mancano. E’ preferibile correre ad obiettivi minimi. Ad esempio in una 100 km io ho sempre corso da un ristoro all’altro, ponendomi l’obiettivo di raggiungere i prossimo ristoro, posto appunto a 5 km e quindi un obiettivo alla portata e così di 5 km in 5 km si arriva alla fine, come nella vita di settimana in settimana si lavora per un anno.”
Per tanti se non c’è motivazione non vai da nessuna parte, lo spiega Michele Graglia: “Parte tutto dallIspirazione ma credo sia principalmente DEDIZIONE, e trovare la giusta MOTIVAZIONE. Quando (inevitabilmente) le energie vanno via e ogni muscolo nel corpo urla di dolore e tutta questione di trovare la giusta motivazione per continuare a spingere.” Anche per Simona Morbelli, il motore per partecipare a questo tipo di gare è la motivazione: “La motivazione credo sia la componente principale. Fare qualcosa che ti piace e farlo con degli obiettivi porta ognuno di noi a migliorarsi e non mollare. Forza, determinazione, costanza, resilienza, nel momento stesso in cui sei realmente motivato il tuo corpo aiutato dalla tua mente ti può portare ovunque.”
Per alcuni da una parte vi è la focalizzazione sull’obiettivo da raggiungere, dall’altra parte c’è la consapevolezza della difficoltà della corsa di lunga distanza e quindi l’importanza di saper superare la crisi anche se necessario estraneandosi dal proprio corpo, quasi un non cascare nell’inganno, ecco la spiegazione di Marta Miglioli: “Concentrazione sull'obiettivo,che permette di il non lasciarsi spaventare da momenti di crisi, che inevitabilmente arrivano, e di estraniarsi dal proprio corpo limitando le sensazioni negative dello sforzo fisico prolungato.
Importante è avere anche un pensiero positivo che possa contrastare un cattivo momento in gara, ecco cosa racconta Manuele Villaseca: “The ability to face very difficult situations and still have positive thoughts. If any negative thought comes to my mind I try to neutralize it and think of good things. Positive attracts positive and negative attracts negative. Every time I start in a race I remind myself that it’s my choice to be there and it’s a mechanism of not feeling sorry for yourself in case you I have a bad moment. Races have ups and downs, just like life. (La capacità di affrontare situazioni molto difficili ed ancora avere pensieri positivi. Se un pensiero negativo mi viene in mente cerco di neutralizzarlo e penso alle cose buone. Positivo attrae positivo e negativo attrae negativo. Ogni volta che inizio una gara ricordo a me stessa che ho scelto io di essere lì ed è un meccanismo che non ti fa sentire dispiaciuto nel caso in cui abbiamo un brutto momento. Le gare hanno alti e bassi, proprio come la vita.)” Anche Matteo Colombo cerca di aiutarsi ad andare avanti con i pensieri positivi: “La mente umana è già di suo un abisso da scoprire, se poi cerchiamo di capirla durante la corsa di lunga distanza, la questione si fa molto molto complicata !!! Ti posso dire che quando sono nelle situazioni di difficoltà (crisi di stanchezza, fame, sonno ecc…) la mia mente elabora e pensa a dei rinforzi positivi e/o negativi tale per cui il mio corpo riesce a superare la crisi reagendo alla difficoltà. Quando invece sono in una situazione di relax e calma cerco il più possibile di sgomberare i pensieri, distendo la mente e godo delle bellezze e delle magnificenze di Madre Natura.


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