Psicologo, Psicoterapeuta
Sul libro-dispensa, pubblicato in occasione della corsa di
Miguel, dal titolo “Ai vostri posti (il mondo, lo sport, le olimpiadei. I
campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatto) (1) vi è riportato
come lo sport può essere usato come strumento per la riabilitazione fisica dei
pazienti sia fisica che mentale: “Ludwing Guttmann rivoluzionò completamente
l’approccio ai pazienti con lesioni spinali, introdusse cure e terapie mai
provate in passato, perfezionò l’utilizzo della fisioterapia, ma soprattutto
riaccese la luce nelle vite di queste persone. E lo fece grazie a ciò che da
sempre stimola nell’uomo spirito competitivo ma anche fratellanza, voglia di
migliorarsi e anche profonde amicizie: lo sport. Fu questa l’illuminazione più
grande di guttmann, usare lo sport come strumento per la riabilitazione fisica
dei propri pazienti, ma soprattutto come terapia mentale. L’idea che una
persona con disabilità potesse svolgere una qualsiasi disciplina sportiva,
semplcemente folle fino ad allora, inimmaginabile fino ad allora diventa
realtà.”
Storicamente, i primi giochi per disabili si tennero
nel 1948 in Gran Bretagna, nell’ospedale di Stoke Mandeville, non lontano da
Londra, grazie all’entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo e
direttore di quel centro di riabilitazione motoria. Le competizioni, cui
parteciparono sportivi handicappati ex membri delle forze armate britanniche,
ebbero molto successo e medici e tecnici di tutto il mondo visitarono il centro
per apprendere tali metodologie riabilitative.
Nel 1952 per la prima volta i giochi di Stoke
Mandeville divennero internazionali, e nel 1960 si svolsero nel contesto delle
Olimpiadi di Roma, edizione da cui si comincia a parlare di vere e proprie
Paraolimpiadi. (2)
Ci sorprendiamo ad apprendere
che anche i disabili praticano sport, abbiamo difficoltà ad immaginare come
possano fare a superare le proprie disabilità per praticare un determinato
sport, eppure il disabile riesce ad eccellere nello sport, ed è anche
determinato nei suoi obiettivi, riesce ad ottenere i successi prefissati grazie
alla sua capacità, alla sua determinazione, alla sua voglia di emergere, di
stare con gli altri, di dimostrare il suo valore, di riscattarsi.
Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Luca Pancalli ci tiene a precisare che: “Il
movimento paralimpico italiano è un pianeta fatto di protagonisti straordinari,
di storie meravigliose, di emozioni pazzesche, di gioie e delusioni, di sogni
che diventano splendide realtà. Un mondo da conoscere, da vivere, una
dimensione in cui investire entusiasmo e passione, con la certezza di chi crede
che lo sport è uno soltanto. E non ammette differenze.”
(1) Uisp,
Ai vostri posti (il mondo, lo sport, le olimpiadei.
I campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatto), Casa
Editrice Booklab, 2015, p. 122-123.
(2) SuperAbile
Magazine, Anno III
- numero cinque, maggio 2014, pp. 26-27.
(3) SuperAbile INAIL del 16 Novembre 2015, pp. 16-17.
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www.psicologiadellosport.net
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