L’INTERVISTA
ATLETICA LEGGERA
Quando
hai cominciato a praticare l’atletica leggera? Nel giugno del 2014.
Quali
motivazioni ti hanno spinto a iniziare?
La curiosità e la passione per lo sport.
Preferisci
allenarti in compagnia o da sola?
Sempre in compagnia.
Quando corri
ti concentri: a) sul gesto atletico; b) sull’immagine interna; c) sull’ambiente
circostante? Sull’immagine interna e sull’ambiente circostante.
L’allenamento
che preferisci e perché. Fartlek piramidale
corso su fondo sterrato, perché è quello che mi diverte di più.
Quante volti
ti alleni a settimana? 3-4 volte.
Com’è il tuo
allenamento? Cerco di eseguire almeno
un lavoro e un medio ogni settimana. Ogni tanto faccio anche esercizi di
tecnica.
Quanti
chilometri percorri a settimana? Dai
30 ai 40, dipende dal programma di allenamento
Quante gare
fai ogni anno? 20-25.
Esegui
esercizi di stretching, ginnastica,
circuit training, yoga o altro e con quale frequenza? Stretching
un paio di volte a settimana.
Il tuo
rapporto con l’allenatore. Molto buono
e professionale di rispetto e sincerità.
Hai un diario
in cui annotare programmi, allenamenti, gare, test? No.
Il successo
che più ti ha gratificato. Il mio
personale sul 10 km a La Corsa di
Miguel 2015.
Quante e
quali scarpe possiedi per allenamento e gare? Due, un paio per gli allenamenti e l’altro paio per le
gare.
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NUTRIZIONE E
SALUTE
Come ti
alimenti abitualmente? Alimentazione
tendenzialmente ipocalorica e quasi vegetariana.
Assumi
integratori alimentari? No.
Le tue scelte
dietetiche sono suggerite dal medico, dal dietologo, da riviste, personali o
altro? No.
Oltre alla
tradizionale visita per certificato medico sportivo agonistico, ti sottoponi
ad altri indagini come esami del sangue periodici e con quale frequenza? Una volta l’anno eseguo il normale controllo di
analisi del sangue.
In genere i
corridori, specialmente quelli di lunghe distanze, incorrono nel problema
dell’anemia. È anche il tuo caso o accusi altri disturbi? No.
In caso di
problemi fisici a chi/che cosa ricorri?
Alla medicina naturale e, in caso di problemi acuti, alla medicina
tradizionale.
Ti fai
massaggiare abitualmente o solo in caso di infortuni? Solo se ne ho bisogno.
Avverti
qualcosa d’insolito nelle fasi pre-gara? Sai gestire
l’ansia? Ritengo di saper gestire adeguatamente l’ansia pre-gara.
Ti sei mai
sottoposto a un esame baropodometrico? A una valutazione posturale? Si a entrambi; in particolare ho eseguito una
valutazione posturale quando praticavo attività subacquee.
Hai mai
effettuato test di valutazione? No.
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SPORT
Leggi
libri e riviste di atletica leggera? Quali? Notizie sui canali tradizionali internet.
Segui
trasmissioni televisive su questo sport? No.
Quale
sito frequenti maggiormente?
www.maratoneta.it.
Nella
tua società sportiva ci sono atleti con disabilità? Si e io ne sono la prova. Sono un’atleta non vedente,
categoria T11 e con la mia squadra l’Atletica La Sbarra di Roma partecipo sia
a gare paralimpiche sia con i normodotati.
Non
ritieni che il settore disabilità andrebbe maggiormente preso in
considerazione anche nell’atletica leggera? Si, sarebbe l’ideale che si facesse promozione sportiva in tutte le
disabilità, facendo inclusione. A mio avviso i disabili non dovrebbero
isolarsi nei circuiti chiusi di disabilità, ma dovrebbero dirigersi verso una
squadra di normodotati, promuovendo la condivisione delle pratiche sportive.
Lo
sportivo che preferisci e perché.
Paolo Pinto, nuotatore di fondo degli anni ’70 famoso, tra le altre cose, per
essere stato il primo ad attraversare a nuoto la Manica.
Un
giudizio sulla tua società sportiva e i motivi della scelta. Sono molto soddisfatta della scelta. La mia squadra è
proprio l’esempio di inclusione, sono stata accolta in modo naturale e
spontaneo. Si lavora, si fatica, ma ci si diverte molto insieme e questo per
me è il bello della corsa. Riesco a correre non solo con il mio allenatore
Raffaele Vitale, ma anche con altri ragazzi e ragazze della mia squadra che
mi accompagnano in gare e allenamenti.
«L’importante
non è vincere, ma partecipare con il massimo impegno e al limite delle
proprie possibilità» (De Coubertin). Sei d’accordo? Sono assolutamente d’accordo.
I tuoi
obiettivi sportivi. Scendere sotto i
50 minuti sul 10˙000 m e fare la mezza sotto le 2 ore.
La tua
famiglia condivide la tua passione sportiva? No, sono l’unica in famiglia a praticare il running.
Nel tempo
libero cosa c’è oltre all’atletica?
Pratico altri sport come subacquea,
baseball per non vedenti e in
passato ho praticato a livello agonistico equitazione dove sono stata tra le
atlete selezionate per la partecipazione alle Paraolimpiadi di Londra 2012.
Inoltre mi piace passeggiare all’aria aperta con il mio cane guida.
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TITOLI DI
ATLETICA LEGGERA
Ada Maria
Ammirata ha conquistato nel giugno del 2015 il titolo italiano femminile
FISPES (categoria T11) sui 5˙000 m in pista. Pochi mesi dopo a Terni, unica donna in gara, ella ha portato a casa la
medaglia più prestigiosa per la società degli atleti con disabilità romani,
Atletica La Sbarra, concludendo i 10 km in 1h01’46” e anche il titolo
italiano su strada.
EQUITAZIONE: LA
TESTIMONIANZA
“La mia passione per l’equitazione
capace di vincere anche la cecità”
A 15 anni la
perdita della vista, per un glaucoma che mi ha portato alla cecità totale
dopo avere subito diversi interventi chirurgici, ha segnato l’inizio di
un cambiamento radicale di tutta la mia vita. Ho dovuto imparare a svolgere
tutte le attività che facevo prima, anche con poco visus, alla condizione di buio totale…compreso l’andare a
cavallo. Ho fatto dei corsi di orientamento, ho imparato a girare sui mezzi
pubblici da sola, prima con il bastone, poi con il cane guida e la
motivazione che mi ha dato coraggio e determinazione per fare tutto questo è
stata la mia grande voglia di vivere e il desiderio di poter arrivare al maneggio
in autonomia. L’equitazione, infatti, è stata per molto tempo la mia
grande passione. L’ho praticata con regolarità fin da quando ero piccola e ho
continuato a farlo prima da ipovedente molto grave e poi da cieca assoluta. Questo
sport è stato una palestra di vita:
mi ha insegnato ad affrontare le difficoltà legate alla mia disabilità con
coraggio e determinazione forgiando il mio carattere. L’andare a cavallo da
non vedente mi ha aiutato a migliorare la capacità di orientarmi prendendo
come riferimento quelli chiamati naturali o fissi, per fare un esempio: la
siepe dietro alla staccionata di uno dei lati del campo, il rumore delle
macchine in lontananza, qualche albero vicino. Il legame tra me e il cavallo
è stato un punto di forza per crescere e migliorare le mie capacità intuitive
e sensoriali, anche nella gestione dello spazio. Da quando ho iniziato ad
allenarmi seriamente nel dressage,
mio malgrado ho scoperto che per quanto riguarda la postura e la
coordinazione motoria mi avevano insegnato ben poco.
Nel circolo equestre
dove sono approdata grazie a un’amica, ho trovato oltre a un grande valore
umano, una grande professionalità e competenza. Ho iniziato una serie di
allenamenti che partivano da terra per migliorare la mia postura da ferma,
successivamente anche in sella, e nonostante andassi a cavallo da anni, ho
dovuto fare tantissime ore di lavoro alla corda, che mi ha aiutato moltissimo
a capire il bilanciamento del mio corpo, il vero ritmo del trotto, quanto può
influire la mia rigidità sulla schiena del cavallo, e come un piccolo
movimento può trasmettere al cavallo svariate informazioni, per dirla in
gergo equestre, il valore di comunicazione che ha un buon assetto. Nel 2010
ho cominciato l’attività agonistica di Dressage
Paralimpico. Con un allenamento molto duro, con tanta grinta e impegno ho
ottenuto la medaglia d’oro ai Campionati Italiani assoluti di
Equitazione Paralimpica 2012; mi sono classificata al quarto nel
Concorso Internazionale di Casorate Sempione 2012; sono stata inserita nella ranking list federale tra gli otto
atleti di interesse nazionale per rappresentare l’Italia alle
Paralimpiadi 2012; ho vinto la medaglia d’argento al Campionato Regionale
Lazio dressage nel 2013.
Nell’immaginario comune l’equitazione è uno sport individuale, anche se in realtà si parla sempre
dell’insieme di cavallo e cavaliere. Per i non vedenti, nello sport equestre, è importante il
rapporto di fiducia che si istaura con il proprio cavallo, ma ancora di più
con la figura di caller/guida, che
può coincidere con l’istruttore. Siamo un trinomio e l’equitazione in questo
modo diventa uno sport di squadra,
non si è mai da soli, ma si deve collaborare, affidarsi e fidarsi dei propri
compagni. In questa squadra ogni ruolo è ben definito e ‒ per rendere al
massimo ‒ c’è bisogno di stima reciproca perché l’atleta non vedente deve
spostarsi in tutte le direzioni attraverso il continuo confronto con i caller e in collaborazione con il
proprio cavallo. Nonostante l’importanza dello sport, però, ci tengo a sottolineare che questa è solo una parte
della mia vita. Oggi, a 36 anni, oltre a essere un’atleta, sono una donna che
ha bisogno di realizzarsi in ogni aspetto della propria esistenza. Questo non
per sminuire l’importanza della disciplina sportiva, che, al contrario, si è
rivelata una grande ancora di salvezza per me, ma per precisare che la vita è
fatta da tante componenti come famiglia, lavoro e amici. A differenza di una
situazione più ordinaria, però, lo sport
nella vita di un non vedente risulta essere, per me come per molti altri, quel
ponte fra la negazione del proprio essere e la voglia di vivere e di
affermarsi.
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