Le sensazioni di vincere una medaglia sono comunque uniche, quando si è ragazzi, la felicità è alle stelle ed allo stesso momento puoi pensare che il tuo impegno, i tuoi sacrifici, le tue rinunce non sono state inutili, hai saputo investire in performance e relative sensazioni ed emozioni che porti con te per tutta la vita a ricordarti che hai sperimentato momenti unici.
Di seguito Fabio racconta il suo
percorso verso la performance.
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “No
mai, perché secondo me per sentirsi campioni almeno una volta nello sport
bisognerebbe raggiungere qualche traguardo importante affinché possa essere
ricordato da tutti anche in un futuro.”
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta?
“Il mio percorso per diventare un atleta è stato allenarmi, sacrificare la mia
vita sociale e abbandonare la mia famiglia fin da piccolo (precisamente tredici
anni) per conseguire i miei sogni. Non è stato facile ma se hai passione, il
dolore di abbandonare qualcosa di importante nella tua vita, viene risanato da
questo amore verso lo sport.”
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e/o performance?
“Quando ho iniziato a giocare a Badminton all'età di 7 anni i centri sportivi
nel mio paese non erano un granché perché il nostro sport non era così
praticato, conosciuto. Dopo che sono entrato in nazionale e mi sono trasferito
a Milano nel Centro Tecnico Nazionale, la palestra era davvero un lusso, con
campi non più in gomma, ma erano presenti i tappeti. Questo mi ha aiutato tanto
per la mia performance perché facendo un esempio: ‘Quando ero molto piccolo non
avevo nessun allenatore che mi seguiva e ero costretto a fare tutto da solo con
i miei compagni; avevo imparato molto bene a fare feeding perché lanciando
molti volani al giorno ormai ci avevo preso la mano. A 10 anni ho fatto il mio
primo raduno nazionale a Milano e un esercizio richiedeva di lanciare i volani
ai propri compagni; io riuscivo perfettamente perché ero abituato, mentre i
miei compagni di nazionale, abituati ad essere allenati da un allenatore e
quindi non aver mai lanciato un volano ed essere sempre ‘serviti’, non erano in
grado di eseguire l’esercizio’.”
Nello
sport chi ha contribuito al tuo benessere o alla tua performance?
“Sicuramente gli allenatori sono i primi che ti aiutano e contribuiscono alla
tua performance in ambito sportivo, ma penso che anche i miei genitori siano
stati un fattore molto importante perché in ogni situazione difficile loro
erano sempre presenti a sostenermi anche per quanto riguarda le singole partite
in semplici tornei nazionali o internazionali.”
Il sostegno sia da parte di un
allenatore che da parte della famiglia è importante soprattutto quando si è
ancora ragazzi e lo sport può comportare il mettersi in gioco in gare nazionali
ed internazionali di prestigio dove potresti sentirti sotto pressione e sotto
osservazione.
La gara, il prima ed il dopo, fanno
sperimentare un terremoto di sensazioni ed emozioni, importante è riconoscerle,
conoscersi bene come si funziona prima, durante e dopo, e concentrarsi e
focalizzarsi nel proprio impegno sportivo non improvvisato ma risultato di anni
di allenamento con allenatori tra i migliori al mondo per puntare al massimo
non solo a livello nazionale ma anche internazionale e mondiale.
L’allenamento mentale non deve mancare
per far si che in gara da solo si possa tirare fuori tutte le risorse
occorrenti per affrontare e gestire la gara.
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o hai
sperimentato le emozioni più belle? “Ci sono state tante
gare che mi hanno emozionato e mi hanno fatto sentire orgoglioso di me stesso, tante
gare internazionali e nazionali. Non dimenticherò mai la mia prima medaglia
d’oro ai Campionati Italiani Assoluti a 16 anni, primo ragazzo ad aver vinto
una medaglia così importante a quell'età. Non avevo mai provato quell'emozione e spero sia una delle tante perché sono momenti che si vivono poche volte nella
vita e sono sicuro che se dovessi vincere ancora una medaglia nella stessa
situazione, le sensazioni sarebbero diverse, perché ‘la prima volta non si
dimentica mai’.”
Quale tua esperienza ti può dare la convinzione che ce la puoi fare? “Non c’è solo un’esperienza che mi dà
la convinzione, ma diversi sono i risultati e le motivazioni che mi continuano
a spingere, a non mollare mai e a lottare nei momenti difficili. Poi io penso
che se tu hai passione e credi in te stesso, alla fine i risultati arrivano.”
Oramai Fabio ha collaudato la sua
prestazione sportiva, nonostante la giovane età sii conosce bene, sa come
arrivare pronto alle competizioni, come allenarsi bene per arrivare pronto al
giorno e all'ora dove deve dare il meglio di sé per confermare la sua bravura
nello sport.
Un episodio curioso o divertente del tuo sport?
“Vorrei raccontarvi di un episodio curioso per farvi capire quanto i miei
allenatori puntavano su di me e anche per far capire come mai i cinesi dominano
in quasi tutti gli sport, ma soprattutto nel nostro. Quando non ero ancora nel
Centro Tecnico Nazionale, nel mio paese Santeramo in Colle era arrivata
un’allenatrice cinese di nome Ding Hui che puntava molto su di me. Un giorno
durante riscaldamento stavo parlando con i miei compagni di squadra e dopo 10
min che continuavo a parlare, lei mi disse: ‘Fabio ora per punizione puoi
correre 40 giri di campo e quando avrai finito potrai allenarti’. La mia
risposta fu: 'Scusami ma tutti parlano, perché devo correre proprio io?'. Alla
fine corsi i 40 giri e subito dopo mi allenai. Dopo quel giorno capii che lei
puntava tutto su di me e se lo faceva voleva solo farmi capire che io potevo
diventare qualcuno o potevo avere il livello dei migliori in Italia e forse in
un futuro nel mondo.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, in gara,
post-gara)? “Sicuramente le sensazioni che si provano sono
tante e tutte diverse che nel proprio percorso sportivo si ripetono. Prima
della gara ovviamente si inizia a sentire ‘aria’ di competizione e quindi
l’ansia inizia a salire; durante la gara il cuore batte forte perché la
pressione è alta e fin quando non sei in campo i tuoi battiti aumentano sempre
di più, fin quando non rompi il ghiaccio iniziando la propria postazione in
campo. Il post gara, secondo me, ha due facce, una è quella della felicità e
dunque segno di vittoria, l’altra è quella negativa. Ovviamente da quest’ultimo
si può imparare tanto cercando di riflettere sui propri errori e cercare di non
commetterli nella prossima competizione o situazione, perché anche la sconfitta
a volte aiuta la crescita e lo sviluppo di un’atleta.”
Quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nel tuo sport?
“Siccome è uno sport principalmente individuale, il rischio più grosso e un
allenamento dove serve fare attenzione è quello mentale. Dico questo perché
spesso nel nostro sport ci sei tu, il tuo avversario, gli arbitri e i coach che
ti aiutano e la testa è fondamentale perché se tu dovessi perdere la
concentrazione o il tuo cervello si dovesse spegnere, nessun compagno potrà
sostenerti (come ad esempio nel calcio, sport di squadra). Quindi uno dei
rischi è proprio non avere una mentalità da vincente e magari questo può
demoralizzare il percorso dell’atleta. Poi ovviamente come in tutti gli sport
ci sono infortuni; nel nostro sport oltre al lavoro fisico si fa molta
attenzione al braccio, in quanto deve lavorare molto durante una partita.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare
una prestazione non ottimale? “L’altitudine è uno
dei miei punti deboli perché il volano tende ad essere più veloce e il
controllo diventa fondamentale, ma ovviamente tutti i colpi diventeranno
automaticamente più veloci e questo può cambiare le situazioni e le strategie
di gioco. Un esempio è l’Etiopia, dove l’altitudine è circa 2000m e il volano è
molto veloce e per questo la selezione dei colpi da poter usare diventa molto
limitata perché devi trovare una strategia affinché tu possa controllare al
meglio la velocità e allo stesso tempo mettere in difficoltà l’avversario.”
Importante in qualsiasi cosa è lo
studio, il documentarsi, lo sperimentare anche semplicemente con
l’immaginazione, simulare una gara con le condizioni più avverse può essere
molto utile.
Cosa
ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?
“Mi fa continuare questo sport la passione che ho. Lo pratico da quando ho 7
anni e la voglia è sempre la stessa. Non ho mai fatto nessun altro sport oltre
al badminton da quando sono bambino e questo penso che spiega un po’ di cose.”
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
“Ho superato molti ostacoli nella mia ‘breve’ carriera sportiva confrontandomi
con i miei compagni e ragazzi che avevano già vissuto queste esperienze in
campo e in ambito sportivo, parlando anche con il mio psicologo. Ma penso che
una delle cose più importanti che possa fare uno sportivo per continuare e
riprendersi da brutti momenti, infortuni o sconfitte è parlare con se stessi e
alla propria testa cercando una soluzione.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?
“Ragazzi non conoscere il mondo dello sport e le persone che ci sono intorno a
questa parola è un peccato è una chance sprecata per svariati motivi, il più
banale che mi viene in mente è non poter conoscere nuove persone che magari
potrebbero rivelarsi importanti nel percorso della tua vita.”
C’è
stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?
“No mai, perché se si vogliono raggiungere risultati sportivi nella propria
vita bisogna farlo onestamente e meritarlo senza imbrogliare e ‘giocare’
scorrettamente.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping?
“Essere ‘puliti’ ti aiuta anche di più del doping nella prestazione, perché
vincere da puliti è una sensazione più grande di vincere imbrogliando.”
Ritieni
utile la figura dello psicologo dello sport? “Si lo
psicologo è molto importante in qualsiasi sport, perché come ho sottolineato
prima la parte mentale è molto importante per andare avanti nella carriera
sportiva. I problemi che si accumulano nella testa pesano un sacco e questo
spesso impedisce una buona prestazione in campo.”
Quali
sogni hai realizzato e quali sono da realizzare?
“I sogni che mi piacerebbe realizzare
sono ben oltre i risultati che ho ottenuto fino a ora e il percorso è ancora
lungo. Ovviamente il sogno di tutti gli sportivi è poter partecipare ai Giochi
Olimpici, ma ci sono ancora tanti step da passare e superare prima di arrivare
al grande obiettivo.”
Interviste a Fabio sono riportate nei miei libri:
“Sport, benessere e performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta”, edito da Prospettiva Editrice.
“Sogni olimpici Aspetti, metodi e strumenti mentali di competenza dello psicologo per trasformare il sogno olimpico in realtà”. Presentazione: Isabel Fernandez. Prefazione di: Sonia De Leonardis.
Psicologo,
Psicoterapeuta
380-4337230
- 21163@tiscali.it
Nessun commento:
Posta un commento