Il
benessere e la riabilitazione, dietro queste due parole c’è tutto un mondo che
va dalla prevenzione alla performance. Benessere da intendere prima di tutto
come prevenzione e cioè a livello psicoeducativo negli ambienti di lavoro,
scuole, per invogliare a diversi livelli a diverse età le persone a fare sport.
Ora si parla tanto di educazione fisica nelle scuole quindi gli psicologi dello
sport dovrebbero partecipare a programmi educativi di attività fisica con
insegnanti, docenti, maestri, professori, direttori scolastici.
Per
quanto riguarda il benessere con gli atleti, è importante considerare in che
modo sperimentano o meno benessere facendo il proprio sport, ci sono anche atleti
che vincono medaglie che in qualche fase del loro allenamento o gara o pre gara
o post gara o fine carriera non sperimentano benessere, quindi sarebbe interessante
relazionarsi con gli atleti invitandoli a comunicare e descrivere quando, in
quali fasi, in che modo sperimentano malessere nello sport, e le risposte
potrebbero essere varie, potrebbe essere negli allenamenti, nei troppi carichi
di lavoro, o perché c’è poco pubblico durante le loro prestazioni sportive, o
perché i mass media non ne parlano del loro sport, oppure prima di una competizione
sportiva, o perché pensano che gli altri fanno uso di doping, o perché hanno
pressioni da allenatori o dirigenza sul vincere a tutti i costi o sul
partecipare a competizione che non gradiscono.
Insomma
c’è tutto un mondo dietro il benessere e ci sarebbe da approfondire ed indagare
su atleti, genitori, allenatori.
Diventa
importante e prioritario tastare, monitorare atleti, squadre, genitori e poi
proporre psico percorsi sia per il benessere a diversi livelli che per la
riabilitazione utilizzando teorie ed esperienze, per esempio teoria
transteorica di Prochaska che parla di fasi precontemplativa, contemplativa
azione, mantenimento ed uscita dal problema.
Per
la riabilitazione è importante e prioritario considerare psico percorsi che
includano meditazione anche camminata, rilassamento progressivo, mindfulness.
Pertanto
il lavoro dello psicologo dello sport è un lavoro di attenzione, di
autoconsapevolezza, di responsabilità, la persona va accompagnata, va stimolata,
va sostenuta.
Possiamo
fare qualcosa di importante muovendoci a piccoli passi.
Lo
psicologo dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: curiosità conoscitiva;
libertà da pregiudizi e preconcetti; tendenza all’ascolto, pazienza, intuito;
interesse e motivazione al lavoro.
Importante
è per la persona in difficoltà: attenzione, disponibilità, accoglienza,
riconoscimento, normalizzazione, rassicurazione.
380-4337230 – 21163@tiscali.it
Nessun commento:
Posta un commento