lunedì 21 dicembre 2015

Ultrarunner, percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi

Matteo Simone 

Per molti atleti ultrarunner vi è la consapevolezza dell’importanza del corpo e della mente, e quindi non significa solo avere solo muscoli da allenare ma una buona gestione di sé fisica e mentale, ecco di seguito alcune testimonianze. 

Franco Collè: A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”  
Nico Leonelli: Significa essere una persona preparata fisicamente e mentalmente.”  

Ultramaratona, viaggi lunghi anche dentro se stessi

Matteo Simone 

Molti atleti parlano di viaggi lunghi anche dentro se stessi. 

Roberto D’Uffizi: “Significa avere la possibilità di effettuare un meraviglioso viaggio dentro noi stessi dove mente e fisico, in sinergia, cercano di portarti oltre lo stremo.” 
Marco Zanchi: “Intraprendere dei viaggi tra la natura e con solo le tue energie a disposizione.” 
Armando Quadrani: “Spostare i limiti fisici e mentali oltre uno schema predefinito. In trigonometria esprimerei il mio pensiero dicendo che è il limite che tende all'infinito. Non ci sono ostacoli, barriere, punti di arrivo che possono interrompere una avanzata. Una continua ricerca del mio io, che forse non riuscirò mai a scoprire fino a dove è stato collocato. Un viaggio continuo con me stesso, dentro me stesso. Quasi un peregrinare senza meta ,un navigare a vista. Una retta infinita che non ha un punto di origine ne di arrivo.

Sport come strumento per riabilitazione fisica, ma soprattutto terapia mentale

Psicologo, Psicoterapeuta

Sul libro-dispensa, pubblicato in occasione della corsa di Miguel, dal titolo “Ai vostri posti (il mondo, lo sport, le olimpiadei. I campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatto) (1) vi è riportato come lo sport può essere usato come strumento per la riabilitazione fisica dei pazienti sia fisica che mentale: “Ludwing Guttmann rivoluzionò completamente l’approccio ai pazienti con lesioni spinali, introdusse cure e terapie mai provate in passato, perfezionò l’utilizzo della fisioterapia, ma soprattutto riaccese la luce nelle vite di queste persone. E lo fece grazie a ciò che da sempre stimola nell’uomo spirito competitivo ma anche fratellanza, voglia di migliorarsi e anche profonde amicizie: lo sport. Fu questa l’illuminazione più grande di guttmann, usare lo sport come strumento per la riabilitazione fisica dei propri pazienti, ma soprattutto come terapia mentale. L’idea che una persona con disabilità potesse svolgere una qualsiasi disciplina sportiva, semplcemente folle fino ad allora, inimmaginabile fino ad allora diventa realtà.”
Storicamente, i primi giochi per disabili si tennero nel 1948 in Gran Bretagna, nell’ospedale di Stoke Mandeville, non lontano da Londra, grazie all’entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo e direttore di quel centro di riabilitazione motoria. Le competizioni, cui parteciparono sportivi handicappati ex membri delle forze armate britanniche, ebbero molto successo e medici e tecnici di tutto il mondo visitarono il centro per apprendere tali metodologie riabilitative.
Nel 1952 per la prima volta i giochi di Stoke Mandeville divennero internazionali, e nel 1960 si svolsero nel contesto delle Olimpiadi di Roma, edizione da cui si comincia a parlare di vere e proprie Paraolimpiadi. (2)

venerdì 18 dicembre 2015

Atletica La Sbarra sul podio alla CORRI PER IL VERDE 2015

La CORRI PER IL VERDE risulta essere la corsa più longeva del centro Italia, dal 1971 la Corri per il Verde vuole far conoscere a migliaia di podisti di tutte le età angoli nascosti, bellezze e ricchezze della città, riaffermando il diritto a vivere gli spazi verdi, difendendoli utilizzando lo sport per tutte e per tutti come strumento. Uno strumento per vivere meglio, per crescere meglio.
L'edizione numero quarantaquattro ha permesso ai tanti atleti adulti e ragazzi accompagnati anche da famiglie ed amici, di conoscere le aree verdi della Capitale organizzando le tappe presso le seguenti aree: Riserva Naturale Valle dell'Aniene, Parco di Tor Fiscale, Parco Urbano del Pineto e l'Area Archeologica del Porto di Traiano a Fiumicino.
Liberi di correre. Liberi di muoversi. Nel verde.
Atletica La Sbarra, squadra di podismo di Roma, dopo la quarta ed ultima tappa, la Squadra Maschile ha confermato il terzo posto dello scorso anno, classificandosi dietro la società Scavo 2000 e davanti a Rifondazione Podistica, e riesce a ben figurare anche per quanto riguarda la squadra femminile, classificandosi, dopo la quarta ed ultima tappa al quinto posto, dietro alla società Rifondazione Podistica e davanti Olimpia 2004.
La maggior parte degli atleti dell’Atletica La Sbarra si allenano nell’immenso Parco Tor Tre Teste - Alessandrino, uno dei tanti polmoni verdi di Roma, situato tra il lungo Viale Palmiro Togliatti, la via di Tor Tre Teste e le due vie consolari Prenestina e Casilina. Molti altri atleti si allenano nel parco di Villa De Santis, sulla via Casilina dove vi è illuminazione anche di sera.

giovedì 17 dicembre 2015

Ogni giorno ho mille sogni, tutte le mattine mi sveglio e me li vado a prendere

 

Tra i progetti degli ultramartoneti vi sono tante gare impensabili da fare oppure continuare a correre fino a 100 anni o anche riprendere a correre dopo seri infortuni.

Ecco per esempio cosa ci dice Angelo Fiorini: “Visto che ho raccontato tutto al passato, essendomi fermato tre anni fa per i motivi ben noti, il mio sogno nel cassetto sarebbe quello di poter tornare a fare almeno una maratona senza la preoccupazione dei tempi, ma avere la soddisfazione provata la prima volta e ciò significherebbe principalmente per me, aver rimosso la paura e con la promessa che ciò non significa ricominciare! Anche perché i miei mi caccerebbero da casa!!!!  Grazie a te che mi hai dato l’opportunità di raccontare di un sport che non ha molta eco e che soprattutto dovrebbe avere più prescrizioni per poterlo praticare in sicurezza.

Alcuni sono più che soddisfatti per la carriera fatta come ci racconta Enrico Vedilei: “I sogni sportivi nel cassetto credo di averli raggiunti in quanto ho vestito 8 volte la Maglia della Nazionale nella specialità della 100km su strada mentre dal 2008 sono il Coordinatore Nazionale del settore Ultratrail e con presenze in Nazionale abbiamo sempre portato a casa qualche medaglia, per la precisione 6 di cui 3 individuali e 3 a squadre. Il sogno nel cassetto attuale sarebbe quello di poter scrivere un libro sulle gare fatte intorno al mondo ma bisogna avere del tempo e anche se avevo cominciato, non riesco mai a concentrarmi per finirlo.”

Stefano SEVERONI Intervista Matteo SIMONE (Psicologo Utrarunner)

SCHEDA ATLETA
NOME Matteo COGNOME Simone DATA DI NASCITA 02.11.1963 CATEGORIA MM50
SOCIETÀ Atletica La Sbarra. SPECIALITÀ ultramaratone TITOLO DI STUDIO laurea psicologia - specializzazione psicoterapia Gestalt - Master in psicologia dello sport PROFESSIONE psicologo-psicoterapeuta STATO CIVILE coniugato ALT. MT 1.73 PESO KG 64 FREQ. CARD. A RIP. 42
RECORD PERSONALI
DISTANZA
TEMPO
DATA
5000 m
16’30”
2003
10˙000 m
33’41”
2003
21,097 km
1h13’38”
2000
42,195 km
2h42’17”
2000
100 km
13h28’
2013
ATLETICA LEGGERA
Quando hai cominciato a praticare l’atletica leggera? Nel 1988.
Quali motivazioni ti hanno spinto a iniziare? Invito da parte di una persona e piacere nel farlo.
Preferisci allenarti in compagnia o da solo? Preferisco la compagnia, ma va bene anche da solo.
Quando corri ti concentri: a) sul gesto atletico; b) sull’immagine interna; c) sull’ambiente circostante? In gara sul gesto atletico, la correttezza, la leggerezza, la facilità del gesto atletico e anche sull’ambiente circostante, per me è importante ciò che mi circonda sia per il mio benessere del momento durante l’esercizio atletico che anche per la performance, più è entusiasmante l’ambiente circostante e più è redditizio il gesto atletico e quindi la performance. Importante è anche il vissuto interno, una sorta di equilibrio tra quello che ho fatto, la mia crescita personale e sportiva e quello che posso ancora fare per stare bene e sorprendermi momento per momento, giorno per giorno. Durante l’allenamento mi concentro più sulle immagini interne, alla ricerca di immagini stimolanti del momento, del passato e del futuro, mi piace viaggiare dentro me stesso alla ricerca di buone sensazione. In allenamento è anche importante l’ambiente circostante per arricchirmi di stimoli benefici e continuare l’allenamento senza faticare mentalmente.

Stefano SEVERONI, amante della corsa con un approccio olistico


 Ho conosciuto Stefano SEVERONI in occasione di una gara podistica presso lo Stadio della Farnesina di Roma e gli ho proposto di rispondere al questionario sugli ultramaratoneti, interessanti ho trovato le sue risposte che descrivono la sua persona amante della corsa con un approccio olistico volto non solo a macinare chilometri, ma anche a stare fermo e praticare discipline orientali quali lo yoga ed usare l’accortezza circa il cibo sano e le sostanze da assumere. Di seguito riporto le sue risposte.
   Ti puoi definire ultramaratoneta? “Ho iniziato quest’anno con due gare ultra di 6 ore: sono solo all’inizio. Ho ripreso a correre dopo uno stop per frattura al femore. Posso ricordare di essere stato sempre considerato un grande macinatore di chilometri. È solo l’esperienza di gare ultra che mi manca. Prima di provare una 100 km, sperimenterò distanze più corte.”
   Stefano ha deciso di intraprendere la strada delle ultra ma sa che è un percorso graduale e rispettoso e quindi si avvicina alle ultradistanze in punta di piedi partecipando a gare della distanza intermedia tra la maratona e la 100 km e quindi si avvicina alla 6 ore.
   Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Paradossalmente, ora che ho abbracciato il mondo ultra, corro meno chilometri di quando ero solo maratoneta (arrivavo anche a 150 km settimanali), poiché in seguito alla rottura del femore per un investimento da parte di un autoveicolo, la mia biomeccanica non è perfetta, e così percorrendo un volume elevato di chilometri rischierei infortuni. Quasi ogni settimana faccio la ginnastica posturale e ogni giorno lo yoga, anche con ausilio di attrezzi: pallina roller, elastici, foam roller, ecc. Faccio molta cyclette in salita così non carico sugli arti e mi potenzio muscolarmente.”
  

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