giovedì 28 aprile 2016

Paolo Aiudi: Ho sofferto di più il viaggio in aereo di 2 ore, che percorrere i 490 km di corsa

Matteo SIMONE 21163@tiscali.it

Paolo Aiudi, come tanti ultrarunner, piano piano si appassiona alla corsa a piedi. Viene quasi rapito dalla corsa a piedi. Attraverso la corsa paolo sperimenta benessere, una sorta di autoterapia. Di seguito si racconta.

Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?E' stato un percorso graduale che ho conosciuto e mi ha affascinato strada facendo.”
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?Il fascino di provare ogni volta esperienze nuove che mi fanno sentire bene fisicamente e mentalmente.”
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?A volte ci penso, ma rimando sempre a quando non so.
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?Il motivo principale è di carattere personale. E cioè ne sento il bisogno in momenti particolari, ogni volta decido d partire per l'ennesima avventura-vacanza di circostanza e benessere mentale.

Paolo ha i suoi motivi, fa dei viaggi attraverso la corsa, gli serve per distrarsi, per allontanarsi, per incontrare se stesso.

martedì 26 aprile 2016

Fabio Fioravanti: alla soglia dei 49 anni ho scoperto il triathlon




 

 

Nel lontano settembre 1995 ho avuto modo di allenarmi un periodo con Fabio Fioravanti e Riccardo De Paolis, due campioni laziali dell’atletica leggera in quegli anni, e quello che mi ha aiutato è stato fare dei tratti di ripetute in allenamento con loro, ma non solo. 

Cosa succede in questi casi? Innanzitutto hai un riferimento, una consegna da rispettare, un’indicazione di persone esperte e competenti che non solo ti dicono quello che devi fare ma ti incoraggiano, si rendono disponibili a darti consigli.

Il risultato è che ti senti sicuro di quello che ti appresti a fare e quindi la mente è libera, devi solo impiegare sforzo fisico, energie dei muscoli, ed in più c’è un valore aggiunto che è il fatto di correre accanto a campioni e quindi fai una piccola esperienza da protagonista, da campioncino e puoi notare che effetto ti fa; in genere fa star bene, fa credere che un giorno potresti essere anche tu protagonista, potresti essere un riferimento per altri, e tutto ciò può portare ad un benessere psicofisico nel senso che fai un lavoro motorio che è compensato dallo sperimentarti auto-efficacia, sicuro di te in quel momento, in quei tratti di ripetute. 

Ed è giunto il giorno per parlarvi di una persona serena, umile, corretto, ma allo stesso tempo campione nello sport e nella vita.

Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o sempre un comune sportivo? “Mi sono sentito un campione ogni volta che ho concluso una gara o un grande allenamento perché ha sempre rappresentato il risultato di un grande sacrificio, soprattutto per chi pratica sport non da professionista.”

Ricordo alcuni allenamenti impegnativi di Fabio su è giù per delle scale con gradini alti per diversi piani.

Come ha contribuito lo sport al tuo benessere e quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Il benessere psicoficsico ottenuto dalla mia pratica sportiva ha contribuito notevolmente a migliorare le capacità decisionali nella vita quotidiana. I fattori che hanno contribuito al benessere e performance sono la passione verso tutte le attività che si svolgono nella natura ed anche le forti motivazioni agonistiche rafforzate dalle soddisfazioni sopraggiunnte.”

Lo vedevo sempre con il sorriso, rispettoso pronto a salutarti, a darti consigli, circondato da amici che gli volevano bene, era un leader per loro.

lunedì 25 aprile 2016

Federico Crotti, ultratrail: Sto imparando a conoscere veramente il mio corpo

Non ero mai salito su un podio, a 50 anni è proprio una bella soddisfazione 
Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta

Federico Crotti alla ricerca sempre delle gare più dure, difficili, estreme, si è imbattuto nella Madeira Island Ultra Trail (Portogallo) e ha scelto giustamente la distanza più lunga: 115km e 7000m di dislivello con partenza a mezzanotte.
A fine gara l’ha definito: “Il trail più duro mai fatto per condizioni climatiche, pendenze, dislivelli. Paesaggi incredibili unici.”

Vince Zach Miller in 13h50, tra gli Italiani eccellentissima prova di Fulvio Dapit sempre tra i primi si classifica 6° in 14h40.
Federico arriva felicissimo come un bimbo, 2° di categoria, la prima volta sul podio a 50 anni.
Anche l’amico Germano Dotto sale sul podio della gara minore di 85 km ma sul gradino più alto. categoria M55.

sabato 23 aprile 2016

Antonio Gallone: Fa un bell’effetto arrivare primo M50 alla maratona di Roma

Matteo Simone 

Si parla sempre dei campioni famosi ma ci sono tanti campioncini che fanno sport al di fuori della giornata lavorativa con passione, impegno, determinazione, ottenendo anche eccellenti risultati ma spesso restano sconosciuti ai tanti.

Uno di questi è Gallone Antonio che corre per puro divertimento al di fuori dell’attività giornaliera lavorativa ma ottiene eccellenti performance nonostante sia entrato nei cinquant'anni. 
Di seguito leggiamo come si racconta.
Sei andato fortissimo, 1° di categoria alla maratona Internazionale di Roma, la più partecipata in Italia, sei uno degli M50 più forti d'Italiache effetto ti fa?Fa un bell'effetto arrivare primo di cat. M50 alla maratona di Roma, lo scorso anno come M45, mi gratifica molto!

giovedì 21 aprile 2016

Agite con costanza fino all’obiettivo che vi siete prefissati




 

Siate flessibili come una canna, che quando il vento é forte sa piegarsi ma non si spezza (Frederic Lenoir, L’anima del mondo, Bompiani, Milano, 2015)

 

 

Si definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress, in generale alle difficoltà della vita. La resilienza permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo una sconfitta. La persona resiliente possiede propensione a ricercare strategie creative di fronte alle difficoltà. Di fronte alle difficoltà si studia, ci si documenta, ci si informa su cosa fare, come fare, a chi rivolgersi e ci si impegna per questo, per recuperare, per ripartire, per aggiustare il tiro, per essere protagonista, per riuscire nell’impossibile.

Coltivate la perseveranza, vale a dire la pazienza nel lavoro e negli sforzi. Agite con costanza fino all’obiettivo che vi siete prefissati e non cedete al minimo ostacolo o scoraggiamento (Frederic Lenoir)

Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work, afferma nel mio testo Sviluppare la resilienza, che: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.”

Il keniano Amos Kipruto in 2h08’12” e l’etiope Rahma Tusa in 2h28’49” si sono imposti nella XXII Acea Maratona di Roma

a cura di Stefano Severoni




Il keniano Amos Kipruto in 2h08’12” e l’etiope Rahma Tusa in 2h28’49” si sono imposti nella XXII Acea Maratona di Roma, che quest’anno si è corsa il 10 aprile, un’edizione particolare nell’anno del Giubileo straordinario.

UOMINI  La gara maschile si è sviluppata su passaggi da 20 km/h: 15’00 al 5° km, 30’05” al 10° e 1h03’40” ai 21,097 km, quando i primi erano ancora in linea per attaccare il primato della corsa (2h07’17”). Dopo il passaggio al 30° km in 1h30’43” e l’abbandono dell’ultima lepre al 32° km, Kipruto ha sferrato l’attacco decisivo. Il parziale tra il 30° e il 35° è stato di 14’49”. Il keniano ha staccato il 21enne etiope Birhanu Achamie, il quale come nella precedente edizione si è dovuto accontentare del secondo posto, benché con il record personale di 2h09’27”. Al terzo posto è giunto il 25enne keniano Dominic Ruto, che ha superato allo sprint l’altro etiope Beyu Megersa Tujuba (2h09’28” per entrambi). Il campione mondiale di corsa in montagna, il 29enne cuneese Martin Dematteis è il primo italiano, con un esordio da  2h18’20”. Il suo commento: «Dedico questa gara a mio figlio che nove mesi fa è andato in cielo. Ora tornerò alla mia corsa in montagna, ma non escludo, in futuro, di dedicarmi di più alla corsa su strada».

DONNE  La Tusa ha fatto una gara tutta d’attacco, passando a metà gara in 1h14’24”. Già al 25° km è rimasta da sola ed è riuscita a chiudere in 2h28’49”, migliorando il suo personale di quasi 5’, pur soffrendo nel finale. Seconda si è classificata la 23enne connazionale Mulu Melka Duru (2h29’59”). La sorpresa è giunta dal 3° posto dell’algerina Kenza Dahmani, che con il tempo di 2h33’53” si è migliorata di quasi 6’. La prima italiana al traguardo è stata la 28enne veneziana in forza alla Forestale, Giovanna Epis la quale, dopo un passaggio di 1h18’31”, è riuscita a migliorare il suo primato con 2h38’20”.

GARA HANDBIKES/WHEELCHAIRS  Alex Zanardi, 49enne ex pilota e ora atleta paralimpico bolognese, ha centrato il quinto successo a Roma (2010, 2012, 2013, 2014 e 2016), polverizzando il precedente record che già gli apparteneva (1h11’46”, 2012). Secondo Mauro Cratassa (1h16’49”) e terzo Vittorio Podestà (1h23’00”). Il commento appena tagliato il traguardo di Zanardi:

   «Sono andato molto forte. Vincere qui ha un sapore differente. Una gara meravigliosa. Sono molto felice della gara che ho fatto, un tempo eccezionale, ma su un percorso straordinario come questo che conosco a memoria lo considero un risultato che era alla mia portata. Sono arrivato in ottima forma, un tempo così mi fa ben sperare per le Paralimpiadi. A Rio non avrò avversari? Beh, correrà su un percorso che non conosco e contro tanti validi avversari. Certo però dopo il risultato di oggi ho buone sensazioni».

   Tra le donne, prima la traguardo Katarzyna Zubowicz in 1h51’17”, 12a assoluta su 18 atleti al traguardo.  

mercoledì 20 aprile 2016

Vincenza non molla, si piega ma non si spegne


Vincenza abituata a superare i muri delle maratone del 30-35° km insiste e non molla, ed ogni volta le tocca superare il muro dei medici, degli ospedali che inizialmente l’accolgono ma poi non hanno risposte certe.
Racconta la sua situazione attuale rispondendo ad un’intervista a cura di Francesca Monti del Giornale Il Popolo Veneto “Sono all’ospedale di Padova da 15 giorni e sono seguita dalla Dott.ssa Pegoraro e dal Dottor Gianni Sorarù. Abbiamo parlato tanto, perché la mia situazione peggiora giorno per giorno. La Dott.ssa Pegoraro è una persona splendida, dolcissima e ha preso molto a cuore la mia situazione e mi ha detto che anche attraverso le sue conoscenze farà il possibile per aiutarmi. Dopodiché se non si riuscirà a trovare una soluzione, voglio andare all’estero, perché in Italia le ho provate tutte. Ho fiducia nella Dott.ssa Pegoraro, lei è molto brava e poi di qualcuno mi devo fidare, anche se io vorrei che tutti i giorni facessero qualcosa. La Fidal ha già contattato un centro a Houston, inoltre stanno facendo una raccolta fondi per pagare le spese di un eventuale viaggio all’estero. Voglio potermi fidare dei medici anche se non aspetterò tanto, a Pisa sono stata due mesi a letto senza fare nulla”.
Segnali di vicinanza da parte dell’opinione pubblica ci sono, da parte della FIDAL anche, ed  anche da parte di atleti di interesse pubblico come la Levorato, ex Campionessa Italiana specialista nella velocità.
Soprattutto runner ed ultrarunner si stanno mobilitando attraverso tante iniziative, raccogliendo fondi attraverso la rete del dono come hanno fatto gli organizzatori della gara più lunga di Europa la Milano San Remo di 280km dall'8 al 10 Aprile. Per poterla aiutare, oltre ai pensieri positivi, oltre che a pregare per lei, oltre che ad inviarle messaggi di solidarietà, è possibile fare una donazione http://bit.ly/1Uc4nWw
Il fine è unico aiutare Vincenza che per il momento sta male, di un male che appare raro, quasi inspiegabile dalla medicina e richiede ulteriori accertamenti e cure adeguate possibilmente all’estero come spesso avviene.

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