venerdì 18 novembre 2016

Dario Castilletti, ballerino professionista: Cerco di entrare nella mia zona di comfort

Matteo SIMONE 


Dario Castilletti, ballerino professionista (Breakdance) racconta la sua esperienza di atleta tedesco in giro per il mondo per esibirsi sfidando gli atleti di tutto il mondo e mostrando a tutti che dietro ogni persona si può nascondere un atleta che può meravigliare per doti e capacità insospettabili.

Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Si, certo! Io sono un campione, non solo perché ho vinto un sacco di sfide, ma perché sono riuscito a costruire una reputazione, allenandomi da solo, capendo tutto da solo. 90% di quello che so, l`ho indagato io stesso, l`ho vissuto io stesso e parlando con delle leggende e sentendo loro dire quello che io penso mi fa sentire invincibile, anche se non lo sono.

mercoledì 16 novembre 2016

Matteo Bellucci: Il badminton mi ha permesso di rappresentare la mia nazione

Matteo SIMONE 

Nello sport, come nella vita è importante sviluppare consapevolezza, cioè conoscere le proprie qualità, risorse, caratteristiche, ma anche i propri limiti. 

Inoltre è importante avere obiettivi per potersi focalizzare ed impegnarsi con passione, determinazione, convinzione. 
Fin da ragazzi si possono avere idee più o meno chiare e portare avanti progetti e sogni da trasformare in realtà, di seguito si presenta Matteo Bellucci.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o sempre un comune sportivo?Mi sono sempre sentito un comune sportivo e mai un campione. Ognuno nella sua carriera sportiva ha degli ‘idoli’ ai quali ispirarsi che vengono visti come campioni sia per il loro comportamento in campo che fuori. Senza umiltà non è facile diventare campioni e ognuno deve avere la consapevolezza di chi è e di dove può arrivare. Il mio obiettivo nello sport non è essere un campione agli occhi di chi guarda da fuori ma essere fiero dell'atleta che sono e sarò senza alcun tipo di rimpianto.”

Alina Losurdo: L'ironman è un sogno che avevo da anni nel cassetto

Matteo SIMONE 

Alina Losurdo, la sua tanta passione l’ha portata a raggiungere il suo obiettivo, il sogno si è avverato, l’Ironman di Venezia 3,8km nuoto, 180km bici, 42,195 km maratona, un’impresa portata a termine con entusiasmo, ecco le sue parole: 

Grazie a Edith Niederfinger io l'Ironman di Venezia l'ho preparato in soli 5 mesi. Mi sono fermata da metà novembre 2015 fino al 7 gennaio 2016, per curare l'anemia ma lei mi ha aiutato a afferrare il sogno senza mai scoraggiarmi, senza disperdere energie in maratone o altro, mi sono dedicata completamente all'obiettivo delle under 12h al primo Iron, obiettivo presuntuoso ricordando i miei tempi in alcuni mezzi ironman e  il percorso in bici si prestava bene alle mie doti ciclistiche,  sapevo che potevo osare e pretendere ed è stato così.. 11h39' per firmare il diploma da Ironwoman e la qualifica per il mondiale 2017 di 70.3 a Samorin del circuito Challenge  direi che la mia testa, il mio fisico e il sapere di un'atleta importante come Edith mi hanno portato molto lontano e fatto un buon lavoro.. se pensi che per quasi 2 mesi in cui mi sono curata non ho mosso muscolo e ho preso 10kg, ‘la depressione sportiva’ dovevo sfogarla in qualche maniera.”

Giuseppe Mangione: L’ultramaratona mi ha insegnato a pensare positivo

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta
 

Giuseppe Mangione, un grande atleta, una bella persona, molto performante quando vuole, ottima prestazione sulla distanza di 100km. 

Ecco le sue parole all’alba di un nuovo giorno all’arrivo del Passatore: “Qui a Faenza è l’alba di un bellissimo giorno, tantissimi atleti che ancora arrivano, sono contentissimo e sono come il vino buono, la 100km passatore 1996 chiusa in 10ore e 59min, passatore 2016 dopo 20 anni chiusa in 10ore e 30 minuti.”

Tempo addietro ho proposto un mio questionario a Giuseppe ed interessanti sono state le sue risposte che riporto di seguito.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?Vengo dalle gare di mezzofondo fatte in gioventù poi c’è stato uno stop di 10 anni. Ho ripreso con una bella maratona preparata con tutti i criteri, 2h.48’ per la cronaca, poi hanno incominciato ad incuriosirmi ed affascinare queste distanze.”
 

domenica 13 novembre 2016

Francesco: le gare più belle, quelle in cui stabilisco un nuovo personale

Psicologo, Psicoterapeuta

Sollecitato da un amico triatleta, ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni ma anche dell’atleta comune lavoratore che deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, fare sport, stare con amici atleti, partecipare a gare e quindi ho pensato di predisporre un questionario per raccogliere il punto di vista di atleti comuni e campioni per approfondire il mondo dello sport ed in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance.
Di seguito si racconta Francesco.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Assolutamente sì.”
In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere? “Praticandolo fin da quando avevo 5 anni, lo sport ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nella mia vita: mi sento incompleto se non lo pratico ed è essenziale per il mio equilibrio psicofisico ed il mio benessere in generale. Mi piace sapere di essere in salute e soprattutto poter sfruttare il mio corpo al massimo delle sue possibilità.”
Come hai scelto il tuo sport? “Nel modo più semplice e naturale possibile: ho sempre amato l’acqua ed il mare, quindi i miei genitori mi iscrissero in piscina (la scelta piacque anche a loro visto che il mio pediatra del tempo lo aveva comunque consigliato visti i benefici per lo sviluppo, principio mens sana in corpore sano). Nel 2004 poi decisi di iniziare l’avventura del triathlon, non sentendomi ‘completo’ nella parte ‘terrestre’ dello sport.”

giovedì 10 novembre 2016

Buona la prima: “Atletica La Sbarra & I Grilli” sul gradino più alto del podio



Buona la prima per le due società laziali che si sono unite: “Atletica La Sbarra” e “I Grilli Runners”. Il 6 novembre si è corsa la prima tappa della quarantacinquesima edizione di Corri per il Verde. La tappa di partenza si è svolta presso la Riserva Naturale della Valle dell'Aniene.
Tra le tante squadre partecipanti, degna di nota “Atletica La Sbarra & I Grilli” la cui squadra maschile è riuscita a salire sul gradino più alto del podio grazie ai punti presi dai singoli 42 atleti uomini di cui un atleta con disabilità visiva, mentre la squadra femminile ha ottenuto un onorevole quarto posto grazie ai punti ottenuti da solamente 11 atlete.
La vittoria individuale per quanto riguarda le donne è andata alla fortissima Elisa Palamara mentre la prova maschile è stata vinta da Luca Parisi.
Un giorno di festa per tutti, tanti anche ragazzi e bambini che hanno partecipato accompagnati da genitori e famiglie.

Contentissima l’atleta Valentina Ferrari, di seguito un suo messaggio: “Siamo stati tutti e tutte bravissimi! Il percorso era tosto. Uomini grandiosi! Per le donne di dobbiamo lavorare. Siamo quarte ma le quinte sono vicine e noi dobbiamo migliorare il quinto posto dell’anno scorso. Le seconde e le terze anche sono vicine. Ce la possiamo fare. Anzi mi correggo de la dobbiamo fare. Come fare? Chiedo a tutti, maschi compresi, di collaborare insieme! Se avete amiche che corrono, anche piano, che non sono iscritte con nessuna squadra, potreste invitarle alle prossime tappe.”
Le altre tre tappe del circuito si svolgeranno il 20 novembre presso il Parco di Tor Fiscale, il 27 novembre e l'11 dicembre.
Dal 1971 la Corri per il Verde vuole far conoscere a migliaia di podisti di tutte le età angoli nascosti, bellezze e ricchezze della città, riaffermando il diritto a vivere gli spazi verdi, difendendoli utilizzando lo sport per tutte e per tutti come strumento per vivere meglio, per crescere meglio, permettendo ai tanti atleti adulti e ragazzi accompagnati anche da famiglie ed amici, di conoscere le aree verdi della Capitale.
Nelle precedenti due edizioni 2014 e 2015, la Squadra Maschile dell’Atletica La Sbarra si è salito sul gradino più basso del podio classificandosi al terzo posto ben figurando anche per quanto riguarda la squadra femminile, che diventa sempre più numerosa e competitiva.

Gianni Girod, ultratrailer: Le crisi spesso come arrivano poi passano

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta

Il fantastico e bizzarro mondo dell’ultratrail, qualcosa di sorprendente, di eccezionale, oltre ogni razionalità, immersi nella natura, massima libertà, sentendosi liberi di correre e saltare in salita e discese, quasi volare a volte affrontando anche estreme condizioni fisiche e climatiche. 

Correre per giorni per decine di ore con privazione di sonno, sperimentando depersonalizzazione e stati alterati di coscienza per permettere il fisico di andare oltre le ordinarie possibilità. Solo se ci sei con la testa puoi affrontare e portare a termine tali gare.
Di seguito, Gianni Girod racconta la sua esperienza di ultratrailer.
Ti sei sentito campione nello sport?Si, anche se nel mio piccolo.”

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