Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Giuseppe Mangione, un grande atleta, una bella persona, molto performante quando vuole, ottima prestazione sulla distanza di 100km.
Ecco le sue parole all’alba di un nuovo
giorno all’arrivo del Passatore: “Qui a Faenza è l’alba di un bellissimo
giorno, tantissimi atleti che ancora arrivano, sono contentissimo e sono come
il vino buono, la 100km passatore 1996 chiusa in 10ore e 59min, passatore 2016
dopo 20 anni chiusa in 10ore e 30 minuti.”
Tempo
addietro ho proposto un mio questionario a Giuseppe ed interessanti sono
state le sue risposte che riporto di seguito.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Vengo dalle gare di mezzofondo fatte in
gioventù poi c’è stato uno stop di 10 anni. Ho ripreso con una bella maratona
preparata con tutti i criteri, 2h.48’ per la cronaca, poi hanno incominciato ad
incuriosirmi ed affascinare queste distanze.”
Succede che da piccoli si incontra lo sport, si inizia a praticare
un’attività sportiva che piace e poi ad un certo punto, cala la motivazione, o
comunque non si continua per diversi motivi e poi da grande si riscopre il
benessere nello sport.
Cosa
ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? “Mi spinge il semplice gesto della corsa, gesto atletico
più naturale che esista, mi spinge perché l’ultramaratona mi ha insegnato a
pensare positivo, mi spinge perché devo scoprire i miei limiti.”
Come tanti altri ultramaratoneti, l’ultracorsa diventa la metafora della
vita, si affronta una gara lunghissima anche di decine di ore e si attraversano
sensazioni ed emozioni diverse, momenti belli ma anche difficili, così come
succede nell’arco della vita con situazioni piacevoli che ti fanno stare alle
stelle e momenti bui dai quali ogni volta devi sapere come uscirne. Oltre a ciò
se te la cavi e ti sai esprimere dal punto di vista sportivo, è anche piacevole
ottenere risultati ed essere competitivo.
Ce ne sono
tante di distanze lunghe e gare dure di lunga distanza, ogni atleta decide dove
vuole arrivare e cosa vuole provare, per l’ultramaratoneta niente è
impossibile, il loro motto è ‘mai dire mai’, ‘se vuoi, puoi’.
E’
importante avere la famiglia che comprende la tua passione e, anzi che tifa per
te, per le tue imprese, per i tuoi risultati, anche gli amici a volte ti
dicono: ma tu sei matto, ma poi sotto sotto, sono felici di averti per amico,
sono incuriositi e piace a loro raccontare le tue gesta. In effetti è
importante la passione e la preparazione per affrontare le competizioni in
sicurezza e senza rischiare infortuni.
E’ vero, l’ho riscontrato personalmente, partecipare a questo tipo di
competizioni è una grande festa, gli atleti si rivedono, si abbracciano, si
salutano, sono tanti i sorrisi rilassati, non c’è la tensione competitiva della
gara, ma la voglia di mettersi in gioco, di fare la propria esperienza, ognuno
la sua con le proprie forze.
La partecipazione a gare estreme ti permette anche
di conoscerti meglio, sapere le tue doti che ti possano permettere di andare
avanti fino al traguardo.
Certo spazio ai giovani che sono più freschi muscolarmente e possono
esprimersi meglio dal punto di vista sportivo e comunque devono fare
esperienza, ma nelle gare di lunga distanza conta molto anche la testa, una
certa maturità, l’esperienza, la serenità mentale, molte doti di carattere che
ti permettono di fare bene a lungo, di mantenere un’andatura costante fino alla
fine, di alimentarti bene, di superare i momenti difficili.
L’ultracorsa diventa una sorta di terapia, ti permette di sperimentare
benessere, un equilibrio psicofisico, stai bene con il corpo e con la mente, e
se tu stai bene, il benessere si estende anche a coloro che ti circondano che
possono essere famigliari, amici, colleghi di lavoro, si diventa più
propositivi, più produttivi.
Sono tanti i
motivi che spingono un’atleta ad inoltrarsi in gare dure e prolungate nel
tempo, la scoperta del limite e, quindi, cercare di spingersi un po' per volta
oltre, gli insegnamenti che si apprendono durante le lunghe gare, non abbattersi
al primo segno di cedimento, focalizzarsi sul qui e ora, vivere l’esperienza
presente.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Un
aneddoto potrebbe essere la mia prima 100 del passatore nel 1996, sulla colla
ai 50km giurai di dedicarmi solo ai 5000 mt, ero stravolto, da allora ne ho
fatto tantissime fino a vincere negli ultimi 3 anni 4 titoli italiani m50 in 4
distanze diverse 6 ore 12 ore 24ore 48ore.”
A volte la difficoltà, la crisi ti fa pensare: ‘ma chi me lo fa fare’, ma
poi passato il momento tragico, si cercano gare ancora più impegnative per
dimostrare a se stessi di essere capaci, di saper fare. Giuseppe si è dimostrato
una grande campione e tutt’ora continua a vincere i suoi titoli alle diverse
manifestazioni anche Nazionali.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? “Sono entrato nell’ottica di
paragonare l’ultramaratona alla vita con tutte le sue difficoltà, momenti
piacevoli e momenti brutti, andare avanti e affrontare i vari problemi e
cercare di pensare sempre positivo, poi mi piace anche un po di sano agonismo.”
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Fino ad ora ho provato 2 volte la 48 ore, ogni tanto
penso alla 6 giorni per cui penso prevalga in me la curiosità di scoprire un
mio eventuale limite.”
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “I
meccanismi psicologici sono semplici, come ho già detto la corsa in se mi aiuta
a essere positivo, ho una ottima dose di forza di volontà per portare a termine
una gara e prepararla.”
Non è
semplice preparare, partecipare e portare a termine gare impegnative come le
corse di lunga distanza, c’è bisogno di passione, di credere in se stessi, di
essere resiliente e saper superare momenti di eventuali crisi e Giuseppe pare
abbia le risorse, le qualità, le capacità per preparare bene tali competizioni
e saperle portare a termine non mollando al minimo accenno di fatica o
difficoltà.
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? “Ho 2 grandi tifosi, i miei figli. I miei amici mi fanno
sentire come l’uomo bionico, io la porto sul ridere facendo capire che è una
cosa che faccio volentieri con naturalezza, basta allenarsi.”
Che significa per te partecipare a una gara
estrema? “Partecipare ad una ultramaratona per me è
sempre una grande festa, non la vivo in tensione ma un ritrovo con tanti amici,
se il risultato viene sono ancora più contento ma finirla e già un risultato.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? “Nel mio carattere ho scoperto la positività,
la forza di volontà, la tenacia nell’andare avanti.”
Hai un sogno nel cassetto? “Il mio
sogno nel cassetto è la convocazione in azzurro per la 24 ore, quest’anno l’ho
sfiorata per un pelo e alla mia età è molto gratificante.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
“La vita nell’insieme è cambiata in meglio dal punto di vista
dell’equilibrio psicofisico.”
Da diversi anni conosco Giuseppe Mangione, un carissimo amico e un fortissimo atleta, conosciuto prima attraverso i social e poi personalmente incontrato in qualche gara e insieme abbiamo realizzato anche una grande opera dal titolo !L’ultramaratoneta di Corato".
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.
Matteo SIMONE
Nessun commento:
Posta un commento