Chi
sceglie di essere ultramaratoneta e di partecipare a gare estreme sembra che
non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più
dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere può fermarli.
Gli
atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta
solamente l’allenamento fisico ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali
quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno
utile anche per la vita quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed
affrontare determinate situazioni considerate difficili.
Tra
gli atleti contattati vi è Roldano Marzorati, approfondiamo la conoscenza
attraverso risposte ad un mio questionario di alcuni mesi.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Libertà
di correre con meno tensioni interne ed esterne.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un
ultramaratoneta? “Dal mezzo fondo in età giovanile alla maratona da adulto per
poi praticare, intorno ai 40 anni, duathlon, triathlon lungo e MTB lunghe
distanze, poi ritorno al trailrunning e ultramaratone e 6 giorni di corsa non
stop.”
Si è capito che a Roldano piace lo sport prolungato,
sembra essere un atleta resistente e resiliente.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Uscire fuori dal gregge mi
motiva, partecipare a gare che non sempre si è sicuri di potere portare a
termine mi motiva, fare nuove conoscenze con un variegato mondo di persone non
comuni, mi motiva la preparazione (allenamento), mi motiva tutto il percorso
che porterà alla gara.”
In realtà sono risposte che ho raccolto anche da altri ultramaratoneti,
la voglia dell’andare fuori dall’ordinario, di uscire fuori dalla zona di
confort, in realtà mi ci ritrovo con queste risposte posso dire che mi sento in
sintonia con Roldano, lo comprendo. E’ bello prima della partenza di una gara
riconoscere i vari atleti, salutarli, abbracci, pacche sulle spalle, senza
spirito competitivo estremo, senza clima di tensione per il pre-gara, senza il
timore di non far bene in gara. Hai mai pensato di smettere di essere
ultramaratoneta? “Essere un ultramaratoneta per me è un abito mentale fa parte
della mia giornata. È parte della mia vita.”
I n effetti essere ultramaratoneta diventa uno stile di vita, una
filosofia. Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di
smettere di essere ultramaratoneta? “Per il momento no, ma il confine è
labile.”
In questo tipo di sport prolungato bisogna fare
molta attenzione alla propria salute fisica, è importante rispettare il proprio
corpo, i segnali che mandano i propri distretti muscolari o articolari. Cosa ti spinge a continuare ad essere
ultramaratoneta? “Piacere, puro piacere, sfide non stop fra me e la montagna,
la strada.”
Quello che ti permettere di continuare in questo
sport non sono solo le endorfine che vanno in circolo, ma il puro piacere del
gesto sportivo, dei paesaggi, delle sfide, degli incontri con altri che
condividono la tua passione, che ti comprendono che sono sulla tua stessa
lunghezza d’onda.Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “Ridurre la gara in frazioni,
entrare in una sorta di trance vigile.”
In effetti lo sport prolungato prevede delle
strategie mentali che ti permettano di non abbandonare la gara anzitempo,
riesci a mettere in atto dei meccanismi mentali che ti riportano al qui e ora e
al momento presente a correre, a stare sveglio o a distrarti per avanzare con i
metri e i chilometri e a trascorrere tanto tempo in piedi facendo sport
osservando, facendo attenzione, alimentandoti ed avendo comunque un approccio
meditativo.
Quale è stata la tua gara più estrema o più
difficile? “Gran Raid des Pyrènèes, 160 km con 10000 metri dislivello positivo.”
Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai
riuscire a portarla a termine? “Non c’è una gara, una volta valutata distanza e
dislivello, e deciso che è alla mia portata parto convinto di portarla a
termine.”
Partecipare a una gara diventa un progetto, uno
studio del territorio, della difficoltà, delle risorse personali possedute che
ti possano permettere di portare a termine la gara:. C’è una gara
estremi che non faresti mai? “Le gare in Alaska in pieno inverno con il rischio
di morire per congelamento.”
Ci deve essere comunque un limite da rispettare e
bisogna conoscersi molto bene per non incorrere in rischi gravi per la propria
salute.
Che significa per te partecipare ad una gara
estrema? “Una vacanza dalla noia, dalla routine di tutti i giorni,
un’avventura.”
Si diventa avventurieri del limite, alla ricerca di
sensazioni forti, di emozioni nello sperimentarsi in competizioni ardue e
difficili. Ti va di raccontare un aneddoto? “Anni fa correvo e
facevo triathlon ma non mi ero mai avvicinato all’ultramaratona perché la
consideravo una cosa massacrante e oltre la mia preparazione. Un giorno chiacchierando
con la mia compagna che mi stava seguendo in bici mentre correvo, lei mi disse
che per le qualità atletiche di resistenza e tenacia avrei potuto fare la 100
km del Passatore: è bastata questa affermazione per farmi rivalutare la mia
riottosità all’ultramaratona ed una settimana dopo mi sono iscritto e 2 mesi
dopo l’ho portata a termine con un buon crono. La cosa strabiliante è che ho
adottato la stessa tecnica con lei ed ha funzionato!! Ora la mia compagna è in
Nazionale 24 h ultramaratona!”
Non si finisce mai di sorprendersi, ognuno di noi ha
risorse inaspettate ed a volte per caso si scopre di essere portati per
qualcosa di inaspettato che poi ci piace e ci appassiona.Come è cambiata la tua vita familiare, lavorativa?
“Non ho famiglia in senso stretto, ho una compagna che condivide al 100% la mia
Passione.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non
faresti? “Mi sarei dedicato un po’ prima all’ultramaratona, sarei rimasto più
accanto ai miei figli.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
“Antinfiammatori ma in quantità minima, ferro, aminoacidi a catena ramificata.
Sono Vegano è non assimilo facilmente ferro, BCAA perché ho notato, anche in
considerazione della mia età (56 anni), un recupero più veloce.”
Nonostante l’età, nonostante l’alimentazione vegana,
Roldano, come alcuni altri ultramaratoneti, riesce ad eccellere nello sport di
endurance.Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? “Grande resilienza, aumento della autostima, a volte però
quando esagero con gli allenamenti sono anche facilmente irritabile.”
Resilienza e autoefficacia sono concetti importanti
nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per non
arrendersi mai e per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Sto
continuando ad approfondire il mondo degli ultrarunner
fatto di fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di
viaggi interiori. L’esperienza continua sia in modo diretto partecipando ad
alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di
atleti.
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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