Dott. Matteo Simone
Chi sceglie di essere ultramaratoneta e di partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili, e solo l’infortunio, l’incidente, un malessere può fermarli.
Gli
atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta
solamente l’allenamento fisico ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali
quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno
utile anche per la vita quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed
affrontare determinate situazioni considerate difficili.
Tra
gli atleti contattati vi è Roldano Marzorati, approfondiamo la conoscenza
attraverso risposte a un mio questionario.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Libertà
di correre con meno tensioni interne ed esterne.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Dal mezzo fondo in età giovanile alla maratona da adulto per
poi praticare, intorno ai 40 anni, duathlon, triathlon lungo e MTB lunghe
distanze, poi ritorno al trail running e ultramaratone e 6 giorni di corsa non
stop.”
Si è capito che a Roldano piace lo sport prolungato,
sembra essere un atleta resistente e resiliente.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Uscire fuori dal gregge mi
motiva, partecipare a gare che non sempre si è sicuri di potere portare a
termine mi motiva, fare nuove conoscenze con un variegato mondo di persone non
comuni, mi motiva la preparazione (allenamento), mi motiva tutto il percorso
che porterà alla gara.”
Hai mai pensato di smettere di essere
ultramaratoneta? “Essere un ultramaratoneta per me è un abito mentale fa parte
della mia giornata. È parte della mia vita.”
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di
smettere di essere ultramaratoneta? “Per il momento no, ma il confine è
labile.”
Cosa ti spinge a continuare a essere
ultramaratoneta? “Piacere, puro piacere, sfide non stop fra me e la montagna,
la strada.”
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “Ridurre la gara in frazioni,
entrare in una sorta di trance vigile.”
Partecipare a una gara diventa un progetto, uno
studio del territorio, della difficoltà, delle risorse personali possedute che
ti possano permettere di portare a termine la gara:.
In effetti lo sport prolungato prevede delle
strategie mentali che ti permettano di non abbandonare la gara anzitempo,
riesci a mettere in atto dei meccanismi mentali che ti riportano al qui e ora e
al momento presente a correre, a stare sveglio o a distrarti per avanzare con i
metri e i chilometri e a trascorrere tanto tempo in piedi facendo sport
osservando, facendo attenzione, alimentandoti ed avendo comunque un approccio
meditativo.
Quale è stata la tua gara più estrema o più
difficile? “Gran Raid des Pyrènèes, 160 km con 10000 metri dislivello positivo.”
Tra il 24 e il 26 agosto 2012 Roldano ha portato a termine il "Grand Raid des Pyrénées 160 km" (FRA) in 2 giorni 04h13'56". Il vincitore è stato lo giapponese Kenichi Yamamoto 24h37'44", precedendo il francese Vincent Delebarre 26h06'02" e lo spagnolo Jose Vicente Benito Cornejo 27h27'53". Tra le donne vinse la francese Maria Semerjian 32h58'23", precedendo le connazionali Anne-France Julia 35h30'16" e Laure Arribot 35h41'59".
C’è una gara
estremi che non faresti mai? “Le gare in Alaska in pieno inverno con il rischio
di morire per congelamento.”
Si diventa avventurieri del limite, alla ricerca di
sensazioni forti, di emozioni nello sperimentarsi in competizioni ardue e
difficili.
Ci deve essere comunque un limite da rispettare e
bisogna conoscersi molto bene per non incorrere in rischi gravi per la propria
salute.
Che significa per te partecipare a una gara
estrema? “Una vacanza dalla noia, dalla routine di tutti i giorni,
un’avventura.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Anni fa correvo e
facevo triathlon ma non mi ero mai avvicinato all’ultramaratona perché la
consideravo una cosa massacrante e oltre la mia preparazione. Un giorno chiacchierando
con la mia compagna che mi stava seguendo in bici mentre correvo, lei mi disse
che per le qualità atletiche di resistenza e tenacia avrei potuto fare la 100
km del Passatore: è bastata questa affermazione per farmi rivalutare la mia
riottosità all’ultramaratona ed una settimana dopo mi sono iscritto e 2 mesi
dopo l’ho portata a termine con un buon crono. La cosa strabiliante è che ho
adottato la stessa tecnica con lei ed ha funzionato!! Ora la mia compagna è in
Nazionale 24 h ultramaratona!”
Come è cambiata la tua vita familiare, lavorativa?
“Non ho famiglia in senso stretto, ho una compagna che condivide al 100% la mia
Passione.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non
faresti? “Mi sarei dedicato un po’ prima all’ultramaratona, sarei rimasto più
accanto ai miei figli.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
“Antinfiammatori ma in quantità minima, ferro, aminoacidi a catena ramificata.
Sono Vegano è non assimilo facilmente ferro, BCAA perché ho notato, anche in
considerazione della mia età (56 anni), un recupero più veloce.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? “Grande resilienza, aumento della autostima, a volte però
quando esagero con gli allenamenti sono anche facilmente irritabile.”
Sto
continuando ad approfondire il mondo degli ultrarunner
fatto di fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di
viaggi interiori. L’esperienza continua sia in modo diretto partecipando ad
alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di
atleti.
Un’intervista a Roldano è riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Roldano è menzionato nel libro “Sport, Benessere e Performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta" (15 novembre 2017) di Matteo Simone (Autore) edito da Prospettiva Editrice.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR








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