Matteo SIMONE
Domenica 27 novembre si svolgerà a Los
Alcazares, in Spagna, il Campionato Mondiale IAU della 100 km.
La partenza è
prevista alle 7.00, su un circuito di 10 km da ripetere 10 volte, la
manifestazione sarà valida anche come campionato mondiale master. Saranno 8 gli
atleti italiani in gara (6 uomini e 2 donne). La squadra maschile difenderà l’argento a
squadre.
All’ultimo Campionato Mondiale svoltosi il
12 settembre 2015 a Winschoten in Olanda, la Nazionale Italiana ha ben figurato
grazie al 43enne Giorgio Calcaterra che ha vinto la medaglia di Bronzo
individuale e grazie anche agli altri atleti Hermann Achmuller arrivato 14^ in
6h54:50 ed Andrea Zambelli 23° in 7h00:51 riuscendo a vincere la medaglia
d’argento di squadra Maschile. Bene la prova degli altri italiani, Silvano
Beatrici (27°, 7h03:19), Marco Ferrari (34°, 7h11:31), Paolo Bravi (37°,
7h15:30). In quell’occasione quattro atleti italiani, Achmuller, Zambeli,
Beatrici e Ferrari hanno ottenuto il primato personale.
Quest’anno confermata la presenza Giorgio
Calcaterra (Calcaterra Sport ASD), bronzo individuale l’edizione 2015, tre
volte campione mondiale, undici vittorie consecutive alla 100 km del Passatore.
Gli altri azzurri in gara saranno Hermann
Achmuller (Laufclub Pustertal), 14° nella passata edizione, Andrea Zambelli
(Ass. Pol. Scandianese), Silvano Beatrici (G.S. Fraveggio), Marco Ferrari (Atl.
Paratico) e Paolo Bravi (Grottini Team).
Le donne saranno solamente due, Elisabetta
Albertini (ASD Maratona Mugello) e Francesca Canepa (Atl. Sandro
Calvesi).
Le donne si
stanno dimostrando fortissime nelle gare di endurance con tanta grinta e forza.
Dal
3 al 9 settembre si è corsa la prima edizione della 4K Alpine Endurance Trail
Valle d’Aosta, sulle cime più
alte delle Alpi: Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Gran Paradiso. La gara
femminile è stata vinta dalla fortissima Francesca Canepa.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di
alcuni atleti attraverso risposte ad un mio questionario di alcuni mesi fa che
mi ha permesso di scrivere un libro sugli Ultramaratoneti e gare estreme.
Qual è stato il tuo
percorso per diventare un ultramaratoneta?
Giorgio:
“Sono
diventato ultramaratoneta con molta gradualità, quindi non me ne sono quasi
accorto, dopo aver corso decine di maratone è stato per me normale e semplice
superare la distanza.”
Andrea:
“Mi sono avvicinato al podismo nel 2009 per puro caso. Allora andavo in bici e
nel periodo invernale spesso correvo, quindi mi è venuta l’idea di provare una
maratona. Dopo qualche mese di allenamento il mio esordio alla maratona di
Reggio Emilia (2h50’). Da quel momento mi sono innamorato di questo sport. Dopo
varie maratone ho provato a correre qualche 50 km fino ad arrivare al
passatore.”
Silvano:
“E’ stato un percorso lungo diversi anni. Allenamenti sempre più lunghi, gare
lunghe con gli sci (mezzalama, pdg solo per citarne 2), provare un trail da
70km uscendone bene con ottimi risultati. Poi 86, 118, fino all’UTMB. ‘Provare’
il Passatore ritrovarsi 5° e entrare in nazionale.”
Paolo: “Mi sono cimentato
nell’ultramaratona solo nel 2011 a 37 anni dopo tanti anni da running e da
maratoneta essendo datata 1993 la mia prima maratona!”
Francesca: “Nel 2010 dopo una granfondo
con gli sci ho capito di non faticare su distanze da molti ritenute già ‘lunghe’,
lì erano 45 km. Così qualche settimana dopo ho provato un trail di 26 km e la
settimana seguente ho provato una maratona vera, chiusa in 3.29 senza essere
stanca. 2011 distanze fino a 100 km sempre in natura e 2012 fino a 330km.” Elisabetta: “Ho cominciato a correre per mantenermi in forma e giorno dopo giorno ho aumentato sempre di più il chilometraggio, fino ad entrare nel mondo delle ultra.”
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?
Andrea:
“Il piacere di correre, la sfida con me stesso, le emozioni che provi durante e
dopo una gara del genere te le porti dentro per tutta la vita!”
Silvano: “I risultati, l’aria che si respira nell’ambiente,
gli allenamenti, anche se duri in realtà è ciò che cerco.”
Francesca: “Mi piace l’endurance,
spostare i confini di ciò che si ritiene di poter fare, provare a correre
sempre più forte anche dopo molte ore. Adoro la sensazione di fatica appena
finita la gara e vederla trasformarsi in recupero già nel giorno seguente. Io
recupero subito.
Quello che motiva tanti ultramaratoneti è l’aria che
si respira in questo tipo di competizioni, il pre-gara, la gara, il post-gara.
Inoltre constatare di riuscire in allenamenti duri dà coraggio e sicurezza
nell’affrontare gare tantissimo impegnative.
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
Giorgio:
“Il limite si può sperimentare anche solo correndo 100 metri al massimo, è
il limite di quel momento. Quindi si, spesso nelle mie gare do il massimo e
quindi ricerco il mio limite.”
Andrea:
“Probabilmente, durante il Passatore 2015 ho ‘raschiato il barile’: al 60°km a
causa di una partenza troppo veloce ero veramente stremato, non so come ho
fatto ad arrivare al traguardo.”
Silvano:
“Non mi sono mai ritirato. Vuol dire che a volte sono arrivato distrutto. Ho
patito sonno, crampi, dolori, ma alla fine il fisico si ‘autolimita’.”
Francesca:
“In realtà
mai, in genere ascoltando bene i segnali non mi succede. Ho sperimentato il
limite psicologico, quello che per noia, brutte sensazioni o mancanza di reale
motivazione, mi ha fatto staccare il pettorale. Ma non è mai successo per un
limite dato dall’esaurimento fisico.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?
Silvano: “Avere un carattere forte e sicurezza in se stessi, ma sempre con
quell’umiltà di conoscere i propri ‘limiti’ e le proprie condizioni durante la
gara.”
Francesca: “Il semplice
concentrarsi sul qui ed ora, mettere un piede davanti all’altro sapendo per
certo che se la testa tiene il corpo mi segue.”
Importante nelle gare estreme da una parte avere tanta sicurezza in se
stessi e quindi elevata autoefficacia, inoltre è importante conoscersi bene,
sapere fin dove ci si può spingere e automonitorarsi durante la gara.
Cosa ti
spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Giorgio:
“Io nelle mie
gare cerco sempre se posso di migliorarmi è l'istinto che mi porta a farlo.”
Andrea:
“Cerco sempre di allenarmi al meglio e di conseguenza di spostare avanti i miei
limiti.”
Silvano: “Per me spostare aventi i limiti fisici non vuol dire fare +km, ma ad
esempio migliorare la mia prestazione sulla 100.”
Francesca: “La curiosità
e la sensazione che il corpo comunque tende ad adattarsi e che se non faccio
cose stupide tutto è possibile."
Paolo: “La voglia di fare sempre
meglio…e non accontentarsi.”
Superare i limiti non significa solo la lunghezza o la durezza del
percorso ma anche una miglior performance che comporta un impegno maggiore, più
determinazione, più coraggio.
Che
significa per te partecipare a una gara estrema?
Paolo: “Fare qualche cosa al limite
delle proprie possibilità e del proprio controllo.”
Francesca: “Significa
sapere con certezza a che ora parto ma non avere garanzie sul quando e sul se
arrivo. Significa prepararmi ad affrontare eventuali imprevisti e significa
sapere che sarà impegnativo mentalmente.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
Giorgio:
“Conoscevo
già il mio carattere e che a volte sono un po' testardo non l'ho scoperto
facendo l'ultramaratoneta, ma sicuramente l'essere ultramaratoneta me lo ha
confermato.”
Andrea:
“Non avrei mai immaginato di riuscire a sopportare tanta fatica. Sono molto
tenace e determinato.”
Francesca: “Più
che scoperte, direi che ho avuto la conferma che se una cosa mi piace, se ci
credo, nulla può impedirmi di portarla a termine. Se invece per qualsiasi
motivo non provo più nessun piacere nel farla, semplicemente smetto di farla, qualunque
sia la posta in gioco. Non mi arrendo se ne vale la pena, non riesco a
considerare obiettivi imposti o caldeggiati dall’esterno. L’aggettivo 'Ultra' amplifica anche la ribellione.”
Elisabetta: “Ho scoperto in me una determinazione incredibile, una forza di volontà e una resistenza alla fatica e sofferenza unica, correre una 100 km non è per tutti.”
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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