Domenica
26 novembre, si sono svolti i Campionati Mondiali IAU della 100 km, a Los
Alcazares (Spagna), dove il titolo è stato vinto dal Giapponese Hideaki
Yamauchi in 06h18’22”, a seguire il Sudafricano Bongmusa Mthembu 06h24’05” e
l’Americano Patrick Reagan 06h35’42”.
Tra
gli Italiani la miglior prestazione è di Giorgio Calcaterra (Calcaterra Sport) che
si classifica al settimo posto in 6h41’16, seguono gli altri Italiani: 29°
Andrea Zambelli (Pol. Scandianese) 7h06’29”, 36° Herman Achmuller (Laufclub
Pustertal) 7h12’38, 55° Beatrici Silvano (Gs Fraveggio) 7h37’46”, 60° Paolo
Bravi 7h43’23” (Grottini Team Recanati).
Il
Sudafrica vince l’oro a squadra in 19h51’39”, a seguire Giappone 19h52’46” e
Stati Uniti 20h03’03”, la squadra maschile azzurra con un tempo di 21h00:25 si
classifica al quinto posto.
Vince
il titolo femminile l’Australiana Kirstin Bull in 7h34’25”, seconda la croata Nicolin
Sustic in 7h36’09”, terza la Britannica Joasia Zakrzewski in 7h41’47”.
Alcuni
giorni dopo la gara Andrea ci racconta com’è andata.
Com'è andata? “Bellissima esperienza, probabilmente più bella dell'anno
scorso, perchè quest'anno l'ho vissuta meglio, senza tante ansie o paure di
dover dimostrare di meritare la maglia azzurra.”
Soddisfatto, avevi diverse aspettative? “Non sono soddisfatto della gara,
perchè mi sono allenato per correre sotto le 7 ore e migliorare il mio
personale fatto lo scorso anno di 7.00.51, però fa parte del gioco e sarà uno
stimolo in più per provare la prossima volta.”
Hai avuto problemi, esigenze particolari durante la gara? “Ho avuto
problemi dopo il 56° km, l'orologio non funzionava più, non faceva più i lap in
automatico e di conseguenza ho perso un po’ i riferimenti.”
Avevi ristori personalizzati, ti è mancato qualche alimento che non avevi
considerato? “Si, avevo ristori personalizzati e direi tutto perfetto.”
Sensazioni, emozioni, pensieri prima, durante, dopo la gara? “Sensazioni:
il fatto di indossare la maglia azzurra credo sia un motivo di orgoglio ma
nello stesso tempo mi riempie di responsabilità, paura di deludere lo staff e
l'allenatore che crede in me.”
Hai scoperto qualcosa in te stesso, negli altri atleti? “Per la prima volta
da quando corro ho affrontato l'evento con la consapevolezza di essere
all'altezza e ho affrontato la gara senza tante paure, ero sicuro di me stesso.”
Organizzata bene la gara, ristori? “La gara era organizzata bene, percorso
non veloce e per niente facile.”
Tifo, sostegno, amici, percorso, com'era? “Tifo e amici direi da campionato
del mondo, encomiabili anzi un ringraziamento oltre a mia moglie e mia figlia,
va anche ai miei amici che hanno affrontato la trasferta per sostenere tutti
noi della nazionale.”
Prossime gare, obiettivi? “I prossimi obiettivi, dopo un po’ di riposo, a
gennaio riprenderò ad allenarmi per preparare una maratona ed arrivare alla
gara del Passatore 2017 al top.”
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Andrea Zambelli attraverso risposte ad un mio questionario di alcuni mesi fa che mi ha permesso di scrivere un libro sugli Ultramaratoneti e gare estreme http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=357&controller=product
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Mi sono avvicinato al podismo nel 2009 per puro caso. Allora andavo in bici e nel periodo invernale spesso correvo, quindi mi è venuta l’idea di provare una maratona. Dopo qualche mese di allenamento il mio esordio alla maratona di Reggio Emilia (2h50’). Da quel momento mi sono innamorato di questo sport. Dopo varie maratone ho provato a correre qualche 50 km fino ad arrivare al passatore.”
Cosa ti motiva ad essere
ultramaratoneta? “Il
piacere di correre, la sfida con me stesso, le emozioni che provi durante e
dopo una gara del genere te le porti dentro per tutta la vita!”
La pratica dell’ultracorsa diventa un investimento
emotivo, qualcosa che sperimenti ora e ti fa star bene per sempre, anche in
momenti meno felici, basta ritornare a questi momenti e riprendi a vivere o
trovi le soluzioni a problemi che sembrano irrisolvibili.
Quello che motiva tanti ultramaratoneti è l’aria che
si respira in questo tipo di competizioni, il pregara, la gara, il postgara.
Inoltre constatare di riuscire in allenamenti duri dà coraggio e sicurezza
nell’affrontare gare tantissimo impegnative.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta? "3 anni fa, dopo tre mesi di preparazione per
una maratona, a circa 20 giorni dall’evento mi sono infortunato e in un momento
di sconforto avevo pensato di tornare al ciclismo. Nel giro di qualche
settimana mi sono ritornati gli stimoli e la voglia di correre.”
Cosa ti spinge a continuare ad essere
ultramaratoneta? Il piacere e la gioia che ti dà questo sport.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle
tue gare? “Probabilmente, durante il Passatore 2015 ho ‘raschiato il barile’:
al 60°km a causa di una partenza troppo veloce ero veramente stremato, non so
come ho fatto ad arrivare al traguardo.”
Non si finisce mai di imparare e l’esperienza
diretta è la scuola migliore non bisogna trascurare nulla né in gara ma
soprattutto durante la preparazione all’obiettivo ritenuto importante, è
necessario non solo l’allenamento fisico ma anche un’adeguata preparazione
mentale, nutrizionale e tanta autoprotezione e coccole che consistono in
massaggi, sani recuperi con attenzione e presenza.
Importante nelle gare estreme da una parte avere tanta sicurezza in se
stessi e quindi elevata autoefficacia, inoltre è importante conoscersi bene,
sapere fin dove ci si può spingere e automonitorarsi durante la gara.
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare
estreme? “Non so con precisione, però il fatto di saper soffrire mi aiuta
molto.”
Quale è stata la tua gara più estrema o
più difficile? “Penso che il ‘difficile’ sia molto soggettivo, per me la gara più difficile è stata
l’Ecomaratona del Ventasso.”
Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a
termine? “Tutte le gare trail sopra ai 40 km per me sono estreme. Comunque
ritengo il Tor Des Geants la più estrema di tutte.”
Cosa ti spinge a
spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “Cerco sempre di allenarmi al meglio e di
conseguenza di spostare avanti i miei limiti.”
Superare i limiti non significa solo la lunghezza o la durezza del
percorso ma anche una miglior performance che comporta un impegno maggiore, più
determinazione, più coraggio.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel
diventare ultramaratoneta? “Non avrei mai immaginato di riuscire a sopportare
tanta fatica. Sono molto tenace e determinato.”
Usi farmaci, integratori? “Sali minerali, ferro
ogni tanto.”
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