lunedì 2 ottobre 2017

Stefano Cirella: A 35 anni ho iniziato a correre per sentirmi più in forma

Matteo Simone

Non c’è un’età per iniziare a fare sport, non c’è un’età per smettere.

Si fa sempre in tempo per rendersi conto che lo sport è un toccasana, è una palestra di vita, fortifica il carattere, ti permette di metterti in gioco, di sperimentare, di condividere gioie, fatiche e dolori.
Di seguito Stefano racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva? Da ragazzo giocavo a calcio. Per 10 anni poi non ho farro nessuna attività sportiva e a 35 anni ho iniziato a correre per sentirmi più in forma.”

Quello che raccontano tante persone è che lo sport rende felici e libera la mente


Quello che raccontano tante persone è che lo sport rende felici, ti libera la mente da tensioni e problemi accumulati durante la giornata o nel corso di altre attività quotidiane meno piacevoli.

Sto approfondendo argomenti che hanno a che fare con la consapevolezza, la passione e motivazione, il mettersi in moto, il costruire mete, obietti, realizzare sogni. La gente non immagina minimamente quello che sperimentano.
Si sperimenta qualcosa che ha a che fare con la gioia di vivere, vivere intensamente, vivere situazioni forti, superare crisi e problemi, uscire dalle situazioni più disperate e più difficili. Tutto ciò diventa una palestra di vita, si trasferisce tutto sulla quotidianità familiare e lavorativa, si affronta la vita con più sicurezza, con meno ansie e paure, si riesce ad andare avanti con quello che c’è.

Stefano Fantuz, Campione Italiano Trail Lungo 2017: Una bellissima avventura


Non bisogna mai abbassare la guardia, sempre concentrati sull’obiettivo, sulla strada, su se stessi, monitorarsi e monitorare tutto, non darsi mai per vinti o per sconfitti; osservare avanti, attorno, per terra e dentro se stessi.

Questo è il bello di questo sport, il bello della performance; queste sono le caratteristiche dei campioni, dei “numero uno”, sempre orientati al compito, all’obbiettivo, alla meta.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Stefano attraverso risposte ad alcune mie domande.

domenica 1 ottobre 2017

Lo sport che vogliamo: faticare insieme, senza pretese, rispettando ognuno

Matteo Simone

Lo sport che vogliamo: faticare insieme senza pretese rispettando ognuno. 

Lo sport che vogliamo: lo sport che avvicina persone, mondi culture; uno sport colorato che aggrega e include; uno sport che unisce negli allenamenti e negli intenti.
Per ottenere qualcosa bisogna crederci, essere consapevole delle proprie capacità e limiti, impegnarsi duramente, essere determinato, mettere in conto infortuni, avversari più forti, sconfitte e momenti bui, rialzarsi sempre e ripartire sempre con pazienza, senza fretta, con modestia e umiltà, rispettando gli altri e vivendo sempre l'esperienza che dà frutti importanti da portare a casa serenamente, fidarsi e affidarsi, questo è lo sport che vogliamo

C'è sempre una direzione da prendere, una meta da raggiungere

C'è sempre una direzione da prendere, una meta da raggiungere, una motivazione importante, una preparazione adeguata; ci sono dubbi, incertezze e insicurezza; ci sono sensazioni ed emozioni prima, durante e dopo ogni impresa, arrivo, traguardo; questa è la vita, tante salute e tante discese, tanta noia e tanta felicità, tanta tristezza e tanta gioia; si attraversa tutto un passo alla volta, senza fretta, respirando sempre, da soli o in compagnia; si impara sempre da tutto e da tutti.

Alessio Peddis, runner: Il corpo fa quello che la mente le ordina


Lo sport non sempre ti dà cose positive ma a volte ti toglie anche salute e benessere, dipende da come ti poni con lo sport, come investi nello sport, cosa vuoi dallo sport; a tutto c’è un limite, bisogna sempre stare in contatto con i propri bisogni ed esigenze e comprendere quello che si può fare e come, bisogna sviluppare tanta consapevolezza delle proprie risorse e capacità ma anche dei propri limiti.

Di seguito l’esperienza di Alessio attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?Il mio percorso è stato semplice. Ho iniziato per star bene fisicamente, poi mi ha preso la voglia di fare di più, mi sono iscritto ad una società  sportiva, ho corso per 10/anni come amatore master.”

Vito e Palas in mountain bike sul Cammino di Santiago


Vito e Palas sono abituati ad imprese sportive molto difficili multisport e anche in autonomia, si spostano in bici, di corsa, a nuoto, e soprattutto Vito partecipa a gare estremissime come l’Ultraman, una gara composta da 10km di nuoto, 420 di bici e 84km di corsa, cosa impensabile per i comuni mortali ma anche impensabili per runner, maratoneti e ultramaratoneti, così come ha portato a termine la Race Across America in meno di 12 giorni, percorrendo circa 5.000km, la media di più di 400km al giorno, cose bizzarre e straordinarie con l’assistenza della moglie e di un team preparato.

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