A volte la corsa aiuta a fuggire da qualcosa o verso qualcosa, a volte la corsa diventa un’opportunità per riflettere, per organizzarsi, per accettare, per progettare.
A volte la corsa diventa davvero terapeutica, da soli o in gruppo, si contatta se stessi, il proprio ambiente, risorse da mobilitare per soddisfare proprie esigenze e bisogni.
Di seguito, Angelo racconta la sua esperienza.
“Fu una serata di tanti anni fa quando il medico pronunciò per la prima volta il termine “autistico”, si certo, immaginavo che c’era qualche problema in mio figlio, ma mai pensavo di imbattermi contro un muro così duro e doloroso, ebbene, da allora ho cercato di fare tutto ciò che mi è possibile affinché mio figlio viva una vita serena, e io? Io ho praticato quasi sempre sport, tennis, pallavolo, basket, ma il giorno della diagnosi, turbato ancora dalla notizia, la prima cosa che feci fu quella di indossare un paio di scarpette, una maglietta e un pantaloncino, insomma, iniziai la mia corsa verso quel senso di libertà, una libertà momentanea che ancora oggi mi dà la possibilità di pensare e avere nuovi obiettivi per mio figlio e per me.
10 km, mezze maratone, maratone, e si, più km facevo, più mettevo sotto stress il mio corpo, più la voglia di combattere aumentava...iniziai così la lettura del mio primo libro sulle ultra “ultramaratoneti e gare estreme” magnifico libro dottore, davvero complimenti, non le nego che dopo una attenta lettura, il passaggio dalle maratone alle lunghe distanze fu imminente e oggi non ne posso fare a meno, anche se per alcuni problemi personali ho dovuto rallentare la corsa. Le 6 ore, la 65 km, il Passatore, la 24h e spero vivamente di poter proseguire quello che oggi è diventata una passione.
Qualche anno fa Angelo mi chiese dei consigli a seguito della pubblicazione di alcuni miei libri: “Vorrei scoprire il mondo delle ultramaratone. Mi potrebbe indicare un libro che mi possa aiutare, a esempio gli allenamenti, alimentazione e altro. Grazie mille in anticipo. Saluti”.
All’epoca gli diedi la seguente risposta: “Che io sappia in giro ci sono libri che parlano della propria esperienza personale come i più forti ultrarunner, Michele Graglia, ecc., gli allenatori sono poco propensi a consigliare e allenare per le ultramaratone, credo si scriva poco per curare diversi aspetti, si impara dii più ascoltando e frequentando i più esperti, comunque è un mondo dove è importante entrarci gradualmente e non farsi prendere dalla foga dei tanti chilometri e tante gare, meglio puntare a obiettivi di gare e fare un percorso graduale per arrivarci, per gli allenamenti bisogna fare i chilometri, bisogna abituarsi alla fatica e a superarla, per l'alimentazione, bisogna abituarsi a mangiare sempre e poco in allenamento e in gara, bisogna capire quello che il nostro organismo ha bisogno in gara, in gare lunghe il fisico ci sorprende ci richiede le cose più strane, anche birra e vino.
Importante è l'approccio mentale focalizzato sull'avanzare senza guardare il traguardo lontanissimo, vivere l'esperienza presente. Tutto ciò lo spiego anche in altri testi quali O.R.A. Obiettivi Risorse Autoefficacia; e ultramaratoneta, un'analisi interminabile scritto con Daniele Baranzini. Buona strada con attenzione”.E così che Angelo continua a documentarsi per pensare di mettere in cantiere una ultramaratona con una preparazione adeguata fisica, mentale e nutrizionale:
“Grazie come sempre dei preziosi consigli … Saranno i miei prossimi testi da leggere. Guardo con estrema ammirazione tutti runner che riescono a percorrere tanti chilometri… Un giorno riuscirò, per ora non posso fare altro che documentarmi… A presto dottore…Grazie ancora”.
È importante avere consapevolezza delle proprie possibilità e capacità ma soprattutto dei propri bisogni e sogni da voler cercare di trasformare in realtà e così che Angelo riesce a decidere di sfidare se stesso in una ultramaratona:
“Dopo aver letto i suoi libri e dopo aver considerato tantissime situazioni, domenica percorrerò le vie di ‘Scorrendo con il Liri’... la voglia di correre è tanta, la testa c’è, le gambe quasi, perché non ho mai percorso tanti km. Dottore grazie per la sua spinta anche se non ci conosciamo, stavo pensando da giorni di renderla partecipe di questa avventura… grazie mille”.Angelo raggiunge la consapevolezza di essere pronto a mettersi in gioco documentandosi e in formandosi su libri e atleti riesce a decidere di poter compiere uno sforzo prolungato per portare a termine una ultramaratona prevedendo sforzi e sacrifici ma cercando di non mollare come lui è abituato: “La mia prima ultra è stata conclusa nel migliore dei modi… scorrendo con il Liri 7.49... grazie e saluti”.
Tutto passa, si fanno programmi, si hanno sogni e bisogna impegnarsi mobilitando energie per portare a compimento proprie mete, obiettivi e sogni e nel 2019 Angelo porta a termine anche la 100km del Passatore dove riusciamo a incontrarci.
Ma Angelo non si ferma qui, lui che è abituato a essere paziente e fiducioso, lui che è abituato a faticare e a non mollare, lui ha portato avanti un altro progetto ambizioso molto utile per la causa di un’associazione di cui fa parte, di seguito le sue parole:
“Da padre di un bambino autistico e da amante della corsa, mi è venuta l’idea di unire le cose ed è venuto fuori che il 19 marzo parteciperò ad una 24 ore, gara unita ad una raccolta fondi e per dare pubblicità alla nostra associazione che attraverso il lavoro quotidiano di alcuni genitori, in particolare della Presidente Chiara Guerriero, che sin dalla nascita dell’associazione è sempre stata in prima fila al fine di assicurare il rispetto dei diritti civili in favore delle persone autistiche, favorisce una maggiore conoscenza dell’autismo. Qualcuno dice che l’autismo è come una maratona, io credo che sia peggio di una ultra, il sacrificio che si fa durante una 24 ore è il sacrificio che le tante famiglie portano avanti, 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.Questo è lo sport che vogliamo senza troppa competizione ma con tanto benessere individuale e collettivo e anche molto terapeutico come afferma Angelo:
“Fare sport in generale e in particolare correre, mi dà la possibilità di proseguire il mio percorso di vita pensando a un domani migliore. Ho raggiunto l’idea che praticate sport è vitale, se posso permettermi consiglio con il cuore di praticarlo, perché con il passare del tempo, potrebbe diventare terapeutico”.
Matteo SIMONE