Matteo SIMONE
Tutto si può fare con la testa che aiuta il fisico ad andare avanti e una forte passione.
Importante è conoscersi bene e
utilizzare tutti gli accorgimenti utili dettati dall’esperienza, frazione per
frazione si va avanti, ogni disciplina ha le sue caratteristiche da curare in
allenamento e da esprimere al meglio in gara, l’ultima disciplina la corsa
bisogna saperla gestire per concludere la gara e sapersi difendere dalla
stanchezza e dalla temperatura atmosferica.
Il Capitolo 4 ha il seguente titolo “Resilienza
nel Triathlon” e di seguito riporto alcune testimonianze.
Gabriele
Frasconà: Gare estreme e triathlon, il
mio pane quotidiano. Quali
sono i tuoi pensieri? “Durante gli allenamenti o nei pre-gara ripercorro i vari
momenti, in realtà le finish line le ho già oltrepassate decine di volte con la
mente, ricerco le emozioni intense, che mi piacerebbe provare quel giorno e
penso che comunque vada, sarò capace di andare bene anche con poco allenamento,
per esempio, la mente è tutto, il corpo segue di conseguenza!”
Attraverso la visualizzazione, possiamo permetterci di più rispetto al reale: la simulazione mentale di un esercizio fisico, induce un incremento della forza muscolare, che è paragonabile a quello ottenuto col reale esercizio fisico; l’immaginazione, la visualizzazione, permettono di esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare.
Attraverso la visualizzazione, possiamo permetterci di più rispetto al reale: la simulazione mentale di un esercizio fisico, induce un incremento della forza muscolare, che è paragonabile a quello ottenuto col reale esercizio fisico; l’immaginazione, la visualizzazione, permettono di esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare.
La
tua gara più estrema o più difficile? Una gara che ritieni non potere mai portare
a termine? “Gara estrema,
ma anche divertente è l’Inferno triathlon (3˙000 m nuoto, 100 km bici strada,
40 km mtb, 25 km corsa con circa 6˙000 m D+).
Proverò quest’anno lo
Stonemanxtri (full distance in montagna), ma ne ho fatte tante altre dure in
montagna, Tour dell'Ortles, Oetzi Marathon, ecc., non credo ci sia una gara che
io non possa fare, potrei tastare il mio limite con l’UTMB, ma andare oltre,
sicuramente quelle gare tipo doppio IM ecc., le ritengo stupide ed esagerate.”
L’essenza della vita diventa lo
sperimentare le proprie capacità personali, misurarsi con l’incerto, sfide
continue per fare un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, per conoscere
le proprie possibilità e capacità di rialzarsi sempre quando si casca, ci si
infortuna.
Alina
Losurdo: L'ironman è un sogno che avevo
da anni nel cassetto.
Sensazioni, emozioni, pensieri
prima, durante e dopo la gara?
“Non avrei
mai sognato di partecipare a un Mondiale, lo scorso anno con il risultato
ottenuto a Venezia ho preso la qualifica per il primo Mondiale distanza media
del circuito Challenge. Non ho rinunciato a questa possibilità. Competere con
atleti di tutto il mondo è stata un’emozione fortissima e sarà un ricordo
indelebile. Direi la gara più prestigiosa della mia vita a livello di rilevanza
atletica, in quanto ho raggiunto tutti gli obiettivi cronometrici prefissati,
avendo netti miglioramenti sul nuoto e ciclismo. In questi mesi ho rinunciato a
girare l’Italia con maratone e ultramaratone per allenarmi sempre con l’aiuto
di Edith Niederfinger solo sull’obiettivo triathlon di lunga distanza. Ho fatto
delle scelte per rimanere concentrata e ben focalizzata sul mio obiettivo.
Un’avventura stupenda 4a italiana al traguardo, 80a su 229 donne, 20a di
categoria su 37 atlete. Per un giorno mi sono sentita una triatleta ‘forte’,
un’ironwoman, ma a metà. Il resto dei giorni sono la solita Alina, un amatore
che si diverte con il triathlon, e le lunghe distanze come tutti e come tutti
si allena quando può.”
È importante saper scegliere gli obiettivi
che fanno per noi, il più possibile sfidanti e accattivanti e che ci devono
fare attivare per prepararci, allenarci e raggiungerli al meglio della forma.
Manuela
Vilaseca, ultrarunner e ironman: Sfide e
sogni mi motivano.
Hai sperimentato l’esperienza del
limite nelle tue gare? “Ogni gara cerco
di spingere un po’ di più, a seconda di come mi sento, ma mi conosco così bene,
che tendo a non andare oltre il limite. Se sento che le cose stanno andando
male, cambio la mia strategia per prendermi cura di me ed essere in grado di
finire. Per me, le corse non sono solo performance. A volte le cose vanno male
e dobbiamo sapere che abbiamo dei limiti. Se non sono in una buona giornata,
devo solamente rallentare il passo, recuperare quanto più possibile e condurmi
verso il traguardo. Questo è ciò che più conta per me. Non mi piace strafare in
una gara, a meno che sia l’unica alternativa che ho. Portare a termine una
gara, è sempre una vittoria.”
Emerge la consapevolezza dell’importanza
del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi
estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo,
della possibilità che problemi fisici possano impedire di andare oltre.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti
aiutano a partecipare a gare estreme? “La
capacità di affrontare situazioni molto difficili e ancora avere pensieri
positivi. Se un pensiero negativo mi viene in mente, cerco di neutralizzarlo e
penso alle cose buone. Positivo, attrae positivo e negativo, attrae negativo.
Ogni volta che inizio una gara, ricordo a me stessa che ho scelto io di essere
lì ed è un meccanismo che non ti fa sentire dispiaciuto nel caso in cui abbiamo
un brutto momento. Le gare hanno alti e bassi, proprio come la vita.”
Qual è stata la tua gara più estrema o più
difficile? “Ho fatto alcune gare estreme,
che sono durate fino a 5 giorni, non-stop. Sono molto estreme, perché si
gareggia senza dormire, e si arriva a un punto in cui non si sa che cosa è
reale e cosa non lo è. Gare d’avventura sono gare a squadre e oltre a tutte le
situazioni difficili che abbiamo a che fare, dobbiamo anche gestire le
relazioni tra compagni di squadra. Non è facile. Oltre a tutte le Adventure
Raids che ho fatto, un’altra gara che considero una delle gare più estreme che
ho dovuto affrontare è stata la Xman. È stata una gara ironman, tranne che il
fatto che era al 100% fuori strada. È iniziata alle ore 19:00 con una frazione
vincente in acqua molto fredda. La frazione di mountain bike è durata circa 12
ore, perché pioveva a dirotto tutta la notte e poi la maratona era tutto lungo sentieri,
con un sacco di fango. È stata una gara estrema e mi è piaciuta molto.”
L’ultramaratoneta ha scoperto che volendo,
si può far tutto, che la passione è un motore potente che riesce a mobilitare
le energie occorrenti per portare a termine qualsiasi impresa con qualsiasi
condizione; è una sorta di adattamento graduale che ti permette gradualmente
d’incrementare l’autoefficacia personale e sviluppare la resilienza, che ti
consente di andare avanti e non fermati per imprevisti o crisi, ma avere la
capacità di gestire momento per momento con tutte le proprie risorse, capacità
personali scoperte nel corso di precedenti competizioni e situazioni. Pertanto,
l’ultramaratoneta è continuamente alla ricerca di situazioni sfidanti da
gestire, superare che poi facciano parte del proprio corredo caratteriale.
Quale gara estrema ritieni non
poter mai riuscire a portarla a termine? “Non
conosco di una gara che non sia possibile finire. Se qualcuno la può finire, è
sempre possibile.”
Per alcuni ultrarunner emerge una sorta di
consapevolezza dei propri limiti, per altri emerge una sorta di pensiero quasi
delirante, sentono di poter far tutto, di riuscire in tutto e questo lo
acquisiscono con l’esperienza graduale, riuscendo volta per volta nelle proprie
imprese, raggiungendo volta per volta gli obiettivi che si sono prefissati,
avendo cura dei minimi particolari e con un approccio volto a ricercare una
forza interiore che sostiene quella fisica che da sola non basterebbe per
compiere imprese considerate, dai non addetti ai lavori, quasi da suicidio.
Sebastien
Balondrade vince l’Ironman "Extrem
Brutal Triathlon".
Quali capacità,
risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Ci vuole una grande forza mentale per
assorbire il carico di allenamento, ma anche una grande tolleranza per il
dolore fisico e mentale.”
Si diventa persone speciali, in grado di
conoscersi sempre meglio, di relazionarsi sempre meglio con lo sport, ma anche
con gli altri nella vita quotidiana, ti passa tutto, fatica, dolore,
sofferenze.
Che significa per te partecipare a una
gara? “Questo è il modo per
convalidare gli sforzi degli allenamenti, una lotta contro se stessi per
spingere ancora di più oltre i limiti già raggiunti.”
La gara diventa il banco di prova, si
cercano gare sempre più difficili, per cercare di andare sempre un po’ più
oltre, alzare un po’ l’asticella per provare a far meglio o di più.
Hai sperimentato il limite
nelle tue gare? “No, per il fatto che mi
avvicino un po’ per volta al limite.”
Quali sensazioni sperimenti
praticando sport: pre-gara, gara, post-gara? “Prima della gara, è l’eccitazione e l’impazienza per vedere se
l’allenamento pagherà. Durante la gara, il dolore onnipresente e una sensazione
di benessere m’invade, io sono solo con me stesso, già penso alla prossima
gara. Alla fine della mia gara, la sensazione di non aver dato tutto anche
quando vinco, insoddisfazione che mi spinge ad altre sfide e allenamenti più
difficili.”
La partecipazione a competizioni comporta
l’esperienza di tante sensazioni ed emozioni; attorno alla gara ci sono tanti
momenti diversi, di attesa, di azione, di soddisfazione.
La gara più estrema o più
difficile? “Senza dubbio l’Ironman
‘Triathlon Estremo Brutale’ a Llanberis. Freddo, altitudine, pioggia.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? A
cosa devi prestare attenzione nel tuo sport?
“La sfida più grande nel triathlon è essere in grado di gestire una
grande quantità di allenamento, pur avendo un lavoro e famiglia da accudire.
Dobbiamo essere vigili per non farsi male ed evitare incidenti in bicicletta.”
Oltre alla mole di allenamenti duraturi e
combinati, è importante esercitare la capacità dell’attenzione per cercare di
essere sempre vigili nonostante la stanchezza.
Ringrazio la casa editrice “Prospettiva
editrice & c. Sas di Patti Francesca” per la fiducia e per il grande lavoro
che richiede la pubblicazione e la distribuzione del libro.
Ringrazio tutti gli atleti che hanno avuto
la cortesia, la gentilezza e la disponibilità a raccontare le loro esperienze
legate allo sport.
Ringrazio Flavia Salomone per sua gradita
Prefazione e soprattutto le sue parole di conclusione: “Un libro positivo,
un inno alla vita, un invito a non arrendersi questa ultima fatica di Matteo
Simone. Un travolgente abbraccio fatto d’amore per la persona, per la sua
meravigliosa unicità, un prendersi per mano e andare, correre là oltre il
confine alla scoperta della meraviglia del vivere.”
Ringrazio l'amica collega Rita Tancredi
per la sua cortesia, generosità, gentilezza, disponibilità nel contribuire alle
correzioni della bozza.
Il libro "Triathlon e ironman. La
psicologia del triatleta", edito da Prospettiva editrice, è stato
presentato a Roma, venerdì 29 novembre presso il Bar Caffetteria via Olevano
Romano 37.
Moderatore: Stefano Spina (runner e triatleta). Relatori, oltre
all'autore: Alessandra Lippa (triatleta e presidente dell'Associazione Woman
EXPERIENCE), Fabrizio Terrinoni (triatleta Ironman).
Ospite d'eccezione Beatrice Mallozzi,
campionessa mondiale triathlon juniores.
Servizio fotografico a cura di Aldo Zaino,
runner classe '35. Servizio video a cura di Flavio Gioia.
Segnalo alcuni miei libri pubblicati con
Prospettiva Editrice: Il piacere di correre oltre; Sviluppare la resilienza; Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive
e resilienti; Sport, Benessere e Performance. Aspetti psicologici che
influiscono sul benessere e performance dell’atleta.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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