Primo degli italiani. 8a
prestazione italiana all time
I Campionati Mondiali di 24 ore si sono svolti ad Albi (Francia) il 26-27 ottobre 2019 e la squadra maschile Italiana si classifica al 10° posto mentre la squadra Italiana femminile si classifica al 7° posto.
Il 1° degli italiani è Matteo Grassi (Spirito Trail) classificandosi 22°
al mondo con 244,865 km, 8a prestazione italiana all time, a seguire Matteo Ceroni (Atl. Albore Martellago), 29° con
236,979 km, il terzo risultato utile per la classifica a squadre è di Paolo
Rovera (Dragonero), 50° con 220,910 km. A seguire Paolo Bravi (Grottini Team
Recanati), 53° con 220,196 km.
Di seguito approfondiamo la conoscenza
di Matteo Grassi attraverso risposte ad alcune mie domande.
Cosa hai lasciato ad Albi e cosa hai
portato via? “Ad Albi non ho lasciato
nulla. Così come ci sono arrivato me ne sono tornato a casa. Con il mio
bagaglio di esperienze ed emozioni. Con i miei dubbi e le mie certezze.”
Come ti ha trasformato? “Albi ha sicuramente aggiunto e cambiato
qualcosa dentro di me. Come ogni prova importante affrontata della vita.”
Un Campionato del mondo è davvero una
messa alla prova soprattutto se si tratta di una gara considerata per tanti
estrema di sport prolungato per 24 ore consecutive giorno e notte sempre in
piedi con l’intenzione di andare avanti e accumulare chilometri dopo chilometri
per cercare di fare del proprio meglio per se stessi e per la squadra dopo
tanti giorni settimane e mesi di allenamenti per arrivare pronti e preparati
per questa importantissima gara.
Che
sapore ha questa prestazione? “Da un
lato mi sono sinceramente e piacevolmente sorpreso. Le altre 24h e anche la 9
colli le avevo finite ‘stufo’. Dopo aver pronunciato la fatidica frase ‘non ce
la faccio più’. Ed esaurita, si fa per dire, la voglia di vivere, sicuramente
la voglia di correre e di essere lì in quel momento. Era la mia più grande
paura, la stanchezza mentale assieme allo sfinimento fisico, all'irrigidimento
delle gambe e le tensioni dolorose... Ad Albi non è successo nulla di questo.
Certo la fatica, certo la voglia di finire, ma al tempo stesso la voglia di
correre fino all'ultimo metro e di aggredire quel cavolo di percorso!”
La partecipazione a una gara mondiale soprattutto
di ultramaratona mette sotto pressione fisico e testa, mille dubbi, mille
domande, mille insicurezze nella mente degli atleti, tante cose possono succedere
in 24 ore di sport continuato e bisogna essere sempre attenti e svegli nel
comprendere come sta andando, come si sta, cosa si può fare per dare il massimo
onorando una maglia meritata e sudata in tante ore di allenamento e in tante
partecipazioni a gare con vittorie o podi.
Cosa
hai capito di te e dell'ultramaratona? “Di
me ho capito che il mio limite è più in là, e dell'ultramaratona che va
affrontata con molta preparazione fisica ma anche tecnica e strategica. Per uno
che fino a poco tempo fa faceva tutto a sensazione è un po' una rivoluzione
copernicana.”
Ogni test, ogni gara è un’opportunità per
conoscersi meglio per apprendere nuove consapevolezze su se stessi, si torna a casa
dopo una gara importante con tante immagini, pensieri, progetti nella propria mente,
tanti sguardi, fatica, sorrisi, intese.
Ora
cosa cambia? “Ora non ho programmi.
Quello che più mi è pesato dell'ultimo periodo è stato avere programmato ogni
secondo della vita, tutto in vista e in funzione del mondiale. Ora ho staccato
la funzione e vado un po' a vista, dove mi porta il cuore. Montagna, strada,
sci, divano (non credo) che ne so.”
Essere convocati per indossare una maglia
della nazionale in una competizione mondiale è una grande soddisfazione ma allo
stesso tempo una grande responsabilità, si tratta di impegnarsi con forte determinazione
sia in allenamento che in gara focalizzandosi per un grande obiettivo individuale
e di squadra mettendo un po’ in disparte altri aspetti e orti della propria vita
riprendendoli e appena tutto finisce.
Come
ti prenderai cura di te? “Starò
sicuramente attento alla fase di recupero. In particolare nelle prime due
settimane, ma anche tutto il mese di novembre. Certo non è assolutamente facile
perché un po' come ho detto prima si molla la presa e ci si lascia andare anche
a qualche, meritato e forse doveroso, festeggiamento, anche se non è sempre il
massimo nella delicata fase di recupero.”
La fase di recupero è una delle componenti
fondamentali della performance, non si può stressare sempre il muscolo, il fisico
e la mente ma ci vogliono fasi dove si da il massimo e fasi dove c’è bisogno di
ricaricarsi.
Quali orti hai trascurato e
cosa hai lasciato in sospeso? “Un po'
di cose le ho trascurate, ma senza rammarico. È la vita. Quando arrivano nuovi
stimoli ci si riversano energie che vengono un po' sottratte a progetti già
avviati o già stanchi. E comunque le cose davvero importanti sento di non
averle perse mai di vista.”
Si può fare tutto rispettando regole e stili
di vita idonei allo sport e salutari, ci vuole continuità, impegno, costanza e forte
determinazione, tanta fiducia in sé, resilienza nei momenti più difficili e la consapevolezza
che la vita non è fatta solo di sport anche se è un orto importantissimo e quindi
importante rivalutare tutto ciò che ci è vicino e che diventa importante, fondamentale
e necessario, anzi vitale per l’atleta per andare avanti coltivando la sua passione
e sperimentando non solo performance ma anche benessere.
Ringrazio il celebre fotografo Sandro
Marconi “Scrotofoto” per alcune foto.
Un'intervista a Matteo Grassi è riportata nel libro “Il piacere di correre oltre” (Il piacere di correre oltre dal punto di vista di uno psicologo dello sport).
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.
“Il piacere di correre oltre” a Più Libri Più Liberi. Il tema di quest'anno è "Perdersi e ritrovarsi".
Ci vediamo a Più Libri Più Liberi presso l’Eur, alla Nuvola, Salone del libro “Più libri, più libero”, mercoledì 7 ore 14.30 al Piano Forum, Stand Regione Lazio L05.
Matteo SIMONE - 21163@tiscali.it
+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta
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