Matteo Simone
A volte si è predestinati, da piccoli si riesce a fare qualcosa considerata sorprendente come competere nello sport da minorenni con altri adulti esperti.
Questa sembra essere l’esperienza di Rocco che racconta le sue esperienze
attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Ciao Matteo, penso di essermi sentito un
piccolo Campione quando ero ancora adolescente, a circa 16-17 anni, quando ho
vinto la mia prima gara, vincendo contro avversari molto più grandi di me e
alla premiazione sono stato molto festeggiato da tutti gli concorrenti.”
Più
dura è la lotta e più glorioso è il trionfo, ecco perché quando si vince contro
ogni pronostico si ricevono più segnali di riconoscimento e approvazione che
servono per continuare a coltivare una passione, soprattutto una passione
diventata estrema per la quantità dei chilometri da percorrere in gara.
Qual è stato il tuo percorso per diventare
atleta? “Per quanto riguarda la corsa
posso dire che, come tanti bambini, ho imparato prima a correre e poi a
camminare, confermando la teoria di un grande Ultramaratoneta
statunitense, che definisce la corsa
come un continuo stato di squilibrio e conseguente continua ricerca dello stato
di equilibrio; mia madre mi ha raccontato che ho iniziato a correre da molto
piccolo, tanto che non ricordo bene quel periodo, mi ha raccontato anche che
quando partecipavo a una corsa lei mi metteva delle scarpe e che io
prontamente prima di iniziare la corsa le toglievo e correvo scalzo. Poi
durante la scuola superiore ho partecipato a molti campionati studenteschi,
ottenendo buoni risultati specialmente nella corsa campestre. Successivamente
ho corso molto sporadicamente, solo qualche corsa di tanto in tanto. Ho ripreso
a correre a livello agonistico nel 2012; un amico dopo che mi vide correre per
strada mi invitò a iscrivermi con la sua società e mi iscrisse, dopo qualche
settimana, a una mezza maratona. Da
allora corro abbastanza regolarmente, quasi tutto l'anno e ho corso tante gare
dalla più breve di 5 km fino alla 100 km. Oltre alla corsa ho praticato tanti
altri sport, tutti molto diversi tra loro ma allo stesso tempo tutti sport
all'aria aperta.”
Si
può dire che Rocco è nato con le scarpe ai piedi, per la voglie di correre fin
da piccolo, anche se amava correre scalzo, insomma un amante della corsa
ingordo di chilometri dai 5 fino ad arrivare a correre gare estreme di 100km.
Quali fattori e persone contribuiscono
nello sport al tuo benessere e/o performance? “Essendo un tipo solitario e amante della natura, certamente, il fattore
che più mi produce benessere fisico e mentale è la bellezza dei luoghi dove
pratico sport; poi il secondo fattore che contribuisce al mio benessere è dato
dalla possibilità di socializzare e incontrare persone interessanti, ogni volta
diversi.”
Concordo
con Rocco e infatti la corsa e in particolare l’ultramaratona ci ha permesso di
incontrarci e conoscerci meglio soprattutto all’ultramaratona delle fiabe della
distanza di 43km presso Rapone in Basilicata.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
“Certo non posso dimenticare le emozioni
che mi ha dato la 100 km de Millau in Francia lo scorso settembre; una gara
corsa in un contesto naturalistico spettacolare con un’organizzazione perfetta
sotto tutti gli aspetti. Ho conosciuto tante persone interessanti che mi hanno
incoraggiato e sostenuto per tutti i 100 km. Certo che poi ci sono tante altre
gare che mi hanno emozionato, come la prima maratona corsa a Firenze o le due
maratone corse a Roma; infine ricordo con grande emozione anche la mia prima gara
agonistica di 21 km, dopo più di vent’anni, corsa nel 2012 con solo due
settimane di allenamento, corsa fianco a fianco con il presidente della società.”
Gli
ultrarunner si divertono faticando e
apprezzano tantissimo l’esperienza in lunghissime gare di corsa a piedi
soprattutto per approfittare a conoscere nuovi luoghi naturali o artistici,
facendo dello sport anche un’opportunità di turismo. Inoltre lo sport unisce
persone accomunate nello sforzo protratto nel tempo, c’è possibilità di
conoscersi prima, durante e dopo la gara e confrontarti per apprendere l’uno
dall’altro.
La tua gara più difficile?
“Certo, ricordo bene quella gara, corsa a
fine novembre del 2015 in Calabria, una 100 km. Premetto comunque che sono
arrivato alla gara ben allenato ma non avevo pensato minimamente alle
condizioni meteo che avremmo potuto affrontare: vento molto forte tanto che in
alcuni punti non si riusciva ad avanzare, pioggia fredda battente dal quinto
chilometro al trentesimo circa, e infine ultimi quindici chilometri corsi al
buio con un tratto nel bosco, perché la frontale non funzionava. Comunque, alla
fine sono rimasto contentissimo per averla terminata e in più in buona
posizione nella classifica generale.”
L’esperienza
degli ultrarunner è sempre più
difficile nell’affrontare le gare più estreme e difficili in condizioni
atmosferiche che qualcuno definisce proibitive e a volte con imprevisti lungo
il percorso che fanno tirare fuori forza, fiducia e voglia di arrivare al
traguardo.
Quale tua esperienza ti può
dare la convinzione che ce la puoi fare? “Secondo me la convinzione principale che ce la puoi fare te la da
l'esperienza, fisica e mentale, che acquisisci giorno dopo giorno con la
pratica costante del giusto e adeguato allenamento.”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Molti sogni realizzati ma non faccio un
programma troppo a lungo termine. Adesso un periodo di recupero.”
Concordo
con rocco, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara, si costruisce una
personalità fiduciosa e resiliente in grado di affrontare e gestire gare sempre
più sfidanti e impegnative.
Quali
sensazioni sperimenti facendo sport: pre gara, in gara, post gara? “Le sensazioni che in genere sperimento sono:
nel pre-gara cerco di sentire le sensazioni che provengono principalmente dalla
testa; in gara invece cerco di sentire le sensazioni che provengono dalle
interazioni tra i muscoli e testa (es: equilibrio generale tra sforzo fisico e
benessere mentale); nel post gara invece cerco di sentire e analizzare le
sensazioni che provengono dai muscoli (es: con la corsa del giorno dopo
sperimento e valuto se lo sforzo fisico è stato adeguato o eccessivo).”
La
gara è sempre una messa alla prova, dove l’atleta tira le somme in base al
periodo più o meno impegnativo di preparazione. Le fasi che si attraversano
sono diverse.
Quali sono le difficoltà e
i rischi nel tuo sport? A cosa devi prestare attenzione? “Certo che nello sport come la corsa le
difficoltà principale, soprattutto nei piccoli comuni del sud Italia, come il
mio, è la mancanza di strutture con la conseguenza demotivazione dei giovani a
iniziare e a praticare con tranquillità la corsa; poi penso ai rischi che può
portare il praticare la corsa in luoghi non adeguati, come lungo le strade
delle città, con tutti i rischi connessi.”
La
corsa è uno sport alla portata di tutti, si può passare facilmente dalla
camminata alla camminata veloce e poi si può provare a correre lentamente
aumentando un po’ per volta chilometri e velocità. Tutto ciò si può fare da
soli o in compagnia, in ambienti naturali o su strada. Certo è molto meglio
avere luoghi idonei come una pista di atletica o parchi protetti da
inquinamento e traffico.
Come hai
superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Quest’anno a fine maggio ho preso parte alla 100 km del Passatore, ma
purtroppo ho dovuto abbandonare al 33° km per aver sottovalutato una influenza
che avevo preso una settimana prima. Ho voluto partecipare lo stesso anche se
avevo il fisico un po’ debilitato dall’influenza, già dai primi chilometri
avvertivo una sensazione strana, non sentivo la solita sensazione di benessere
che mi provoca in genere la corsa lenta; dopo molti chilometri corsi con la
sensazione di strana fatica è subentrato anche un mal di testa che mi ha fatto
decidere di fermarmi a Brisighella. La crisi alla fine l’ho superata decidendo
serenamente di ritirarmi e decidendo allo stesso momento di rimandare la cento
chilometri a settembre, inscrivendomi alla 100 km di Millau (Francia).”
Importante
ascoltare il corpo che manda messaggi a volte veritieri e altre volte
ingannevoli, più ci si conosce e meglio è per distinguere se la mente fa brutti
scherzi e vuol sabotare l’atleta o se si tratta messaggi reali da parte del
corpo che invitano a fermarsi o rallentare per tutelarsi. E’ importante rimodulare
sempre obiettivi in corso d’opera e trovare piani B stimolanti che permettono
di avere un’alta motivazione per continuare ad allenarsi e seguire propri
sogni.
C’è stato il rischio di incorrere
nel doping? Un messaggio per sconsigliarne l’uso? “Certo che il rischio del doping è sempre dietro l’angolo e non bisogna
abbassare la guardia anche se si pratica sport nel settore amatoriale. Il
messaggio che posso dare per sconsigliare l’uso è questo: l’utilizzo del doping
annulla tutto quello che lo sport può darci, e quindi annulla tutto il
benessere fisico e mentale che ci può dare una sana attività fisica.
Infatti il doping è una piaga sociale, si può
insinuare nella mente e nel corpo di atleti che attraversano momenti di
difficoltà o disagio e non hanno capacità e forza per poter discernere cosa fa
bene a se stessi e cosa danneggia se stessi.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “Non posso negare che in famiglia c’è
qualcuno favorevole e qualcuno no, soprattutto per il tempo che dedico allo
sport.”
Cosa hai scoperto di te
stesso nel praticare attività fisica? “Ho
scoperto tanto di me stesso, ma soprattutto il mio carattere e l’amore
straordinario per la Natura.”
Per
praticare sport e sperimentare allo stesso tempo benessere e performance è
importante trovare un giusto equilibrio e comprendere che nella vita si
decidono priorità e tempi da dedicare ciclicamente a passioni, lavoro,
famiglia. Lo sport da tanto e a volte può togliere se si viene assorbiti troppo
dall’impegno e si perde di vista altro che ci circonda di importante.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per
quali aspetti ed in quali fasi? “Certo,
penso che lo psicologo può principalmente aiutare a far ritrovare il giusto
atteggiamento mentale nel praticare sport a ognuno di noi anche se amatore,
soprattutto, per quanto riguarda gli atteggiamenti mentali da utilizzare per
sopportare e superare situazione difficili, come per esempio superare momenti
di fatica e/o stress eccessivo.”
Lo
psicologo può aiutare l’atleta a ritrovare un se stesso che rischia di
perdersi, può aiutare l’atleta a uscire fuori da periodi negativi di accumulo
di stress o pressioni, di demotivazione o confusione, di sfiducia in se stessi.
Un’intervista a Rocco è riportata nel libro: Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni Copertina flessibile – 25 marzo 2022, di Matteo Simone (Autore).
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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