In futuro chi lo sa se non proverò una 100km
Lo sport aiuta a essere determinati e a perseguire sogni finché non si realizzano, questa sembra essere l’esperienza di René che attraverso risposte ad alcune mie domande racconta la sua esperienza di Campione Italiano di Maratona 2019 presso la città di Ravenna, una città che a me sta a cuore per avere dei nipoti che ogni tanto vado a trovare.
Che intenzioni avevi solo titolo o anche
personal best? Soddisfatto? “Ciao Matteo, guarda per quanto riguarda il
personale sapevo, ma non ero sicuro, di non avere la condizione necessaria per
correre sotto le 2h15.32 però ero partito per vincere il titolo italiano. Poi
non posso nascondere che avrei voluto vincere il titolo correndo sotto le 2h18.
Quindi sono soddisfatto a metà. Sono felice per aver ottenuto il mio primo
titolo italiano ma deluso dalle sensazioni che ho provato in gara domenica
mattina.”
E’ importante essere consapevoli di quello
che si può fare in linea di massima a seguito di una preparazione mirata e di
test effettuati con affianco un allenatore esperto che possa guidare e
consigliare. Dopo una gara si fanno sempre bilanci ed è fondamentale
cogliere ed enfatizzare quello che è
andato bene memorizzando le sensazioni ed emozioni positive e approfondire lo
studio che di ciò da migliorare per far meglio la prossima volta e rimodulare
obiettivi partendo da quel momento.
Criticità?
“Valutando la preparazione posso dire che
arrivando dall'infortunio (microfrattura al bacino) non abbiamo potuto (io e
Rondelli) impostare una preparazione carica di km come nelle passate maratone
svolte. Quindi abbiamo puntato sulla brillantezza senza appesantirmi di ore di
allenamento. Da una parte posso dire di aver migliorato sulle distanze più
corte e anche domenica correvo veramente facile fino al km 15 ma mi sono
accorto che mi mancavano i km necessari per correre forte anche dopo la mezza.
Infatti ho fatto veramente fatica nel momento dove io di solito riesco a tenere
un buon passo nonostante la stanchezza. A livello di cuore ero nettamente più
basso rispetto alle maratone precedenti e sentivo di non fare fatica. Ma avevo
proprio male alle gambe e così ho portato a casa soltanto il titolo. Ho fatto
fatica anche per paura di sentire dolori nella zona fratturata. E quindi ho
corso anche non del tutto concentrato sul ritmo ma sui fastidi che sentivo. Ho
anche fatto fatica a livello digestivo. Ogni volta che bevevo avevo male allo
stomaco e così ho bevuto sempre meno.”
Quello che emerge dalle parole di René è
un’ottima gestione della gara sintonizzandosi sulle sue sensazioni corporee con
la mente che guidava con attenzione e non sottovalutando nessun aspetto. E’
difficilissimo interpretare una maratona, lo dimostrano in tanti, sono tanti
gli aspetti da tenere sotto controllo.
A
chi dedichi questo titolo? “Questo
titolo lo dedico comunque a tutti quelli che mi hanno aiutato a tornare a
correre una maratona, a chi mi è stato vicino nei momenti difficili, a chi c'è
sempre stato e chi è entrato nella mia vita da poco.”
Belle e intense le parole di René, sembra
che dice poco ma racconta tanto, ho avuto il piacer e di conoscerlo e apprezzare
la sua modestia, serenità e pacatezza. E’ importante avere attorno persone serene
che supportano, soprattutto nei momenti difficili che a volte lasciano strascichi
per lungo tempo.
Come fare il salto di
qualità? Un paio di mesi in Kenya? “Per
fare il salto di qualità bisognerebbe avere solo il tempo di allenarsi in modo
da andare magari in Kenya o in quota per alcuni mesi dedicandosi solo alla
corsa. Lavorando non è così semplice poter partire per il Kenya, nel senso che
per vedere miglioramenti notevoli bisognerebbe stare due o tre mesi.
Probabilmente ci andrò per vedere una realtà diversa dalla nostra.”
Tornare a vincere gare importanti e soprattutto
vincere un titolo italiano, anche se il crono non è importante, fa venir voglia
di riprovarci sempre a fare il grande salto per provare ad avvicinarsi a tempi cronometrici
che possano far sperare in una convocazione in nazionale.
Cambia qualcosa ora? “Questi
risultati non cambiano nulla e continuerò a conciliare sport, lavoro, casa e
tempo libero cercando di ottenere il massimo possibile.”
Un messaggio ai ragazzi per avvicinarli
allo sport? “I ragazzi che si avvicinano
allo sport devono sapere che non si ottiene nulla senza sacrificio ma bisogna
farlo con passione. Le sofferenze ci saranno sempre ma saranno di insegnamento
per la vita di tutti i giorni.”
Un titolo italiano è sempre una cosa prestigiosa
ma tutto passa, tutto si dimentica e si ritorna alla quotidianità di atleta lavoratore
con responsabilità quotidiane da affrontare e gestire per vivere una vita fatta
non solo di fatica fisica e mentale ma anche di svago e relazioni.
Hai mai pensato di passare alla 100km? “Per adesso penso solo alle distanze fino
alla maratona ma in futuro chi lo sa se non proverò una 100km a fine carriera.
Ma fine carriera non vuol dire 50 anni. Ogni età ha la sua storia. E io credo
che fare sacrifici simili non possa prolungarsi a lungo. Quindi cerco di
divertirmi ancora alcuni anni correndo le maratone più belle e poi chiuderò
carriera. Lo sport rimarrà comunque sempre presente nella mia vita.”
La vita è veloce ed è importante focalizzarsi
sui propri bisogni e le proprie energie cercando sfide e sogni che possano far uscire
dalla zona di confort e mettersi in gioco per provare a fare del proprio meglio.
Prossimi obiettivi e sogni da
realizzare? “Per i prossimi obiettivi
non ho ancora pianificato nulla. Faccio un passo alla volta senza pensieri.”
Un’intervista a René è riportata
nel mio ultimo libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una
sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
+393804337230 Psicologo,
Psicoterapeuta
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