Matteo SIMONE
René e Sarah sono i nuovi Campioni Italiani di Maratona 2019 presso la città di Ravenna, una città che a me sta a cuore per avere dei nipoti che ogni tanto vado a trovare.
Dopo una gara si
fanno sempre bilanci ed è fondamentale cogliere
ed enfatizzare quello che è andato bene memorizzando le sensazioni ed
emozioni positive e approfondire lo studio che di ciò da migliorare per far meglio
la prossima volta e rimodulare obiettivi partendo da quel momento.
Di seguito René
e Sarah raccontano la loro esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Che
intenzioni avevi solo titolo o anche personal best? Soddisfatto/a?
René:
“Ciao Matteo, guarda per quanto riguarda
il personale sapevo, ma non ero sicuro, di non avere la condizione necessaria
per correre sotto le 2h15.32 però ero partito per vincere il titolo italiano.
Poi non posso nascondere che avrei voluto vincere il titolo correndo sotto le
2h18. Quindi sono soddisfatto a metà. Sono felice per aver ottenuto il mio primo
titolo italiano ma deluso dalle sensazioni che ho provato in gara domenica
mattina.”
Sarah:
“Ciao Matteo! Personalmente sono sempre
alla ricerca del Personal best...fare sforzi, anche se con passione, e vedere
un miglioramento cronometrico da soddisfazione e carica di ottimismo. Sapevo
che la gara non era scorrevole ne veloce...quindi sono andata con l’idea di
gestirla al meglio per vincere, soprattutto nella prima parte e valutare le
sensazioni in corsa...ma con il forte desiderio di abbassare il personale. Sono soddisfatta, per il titolo, ma anche
per quei pochi secondi di miglioramento, mai scontati.”
Lo sport aiuta a essere determinati e a
perseguire sogni finché non si realizzano, questa sembra essere l’esperienza di
René e Sarah. Un titolo Italiano è un grande prestigio, un grande risultato,
sia per l’atleta che per l’allenatore, un’accoppiata vincente che torna a casa con
sensazioni ed emozioni positive a seguito di un investimento in termini di
tempo, fatica per arrivare ad esprimersi al massimo della forma in una gara di
maratona che è considerata insidiosa per diversi aspetti, da quello climatico
alle condizioni fisiche e mentali dell’atleta durante la gara.
Criticità?
René:
“Valutando la preparazione posso dire che
arrivando dall'infortunio (microfrattura al bacino) non abbiamo potuto (io e
Rondelli) impostare una preparazione carica di km come nelle passate maratone
svolte. Quindi abbiamo puntato sulla brillantezza senza appesantirmi di ore di
allenamento. Da una parte posso dire di aver migliorato sulle distanze più
corte e anche domenica correvo veramente facile fino al km 15 ma mi sono accorto
che mi mancavano i km necessari per correre forte anche dopo la mezza. Infatti
ho fatto veramente fatica nel momento dove io di solito riesco a tenere un buon
passo nonostante la stanchezza. A livello di cuore ero nettamente più basso
rispetto alle maratone precedenti e sentivo di non fare fatica. Ma avevo
proprio male alle gambe e così ho portato a casa soltanto il titolo. Ho fatto
fatica anche per paura di sentire dolori nella zona fratturata. E quindi ho
corso anche non del tutto concentrato sul ritmo ma sui fastidi che sentivo. Ho
anche fatto fatica a livello digestivo. Ogni volta che bevevo avevo male allo
stomaco e così ho bevuto sempre meno.”
Sarah:
“La fatica si è fatta sentire con qualche
dolorino al fianco gli ultimi km, un ultimo cavalcavia verso la fine, molto
duro sulle gambe...ma vicino all’arrivo il tifo era molto caloroso e l’emozione
ha preso il sopravvento e non si sentiva più ne fatica ne dolore.”
In ogni gara, soprattutto in un
campionato nazionale di maratona, c’è la resa dei conti. Durante gli
allenamenti per un periodo di 2 o 3 mesi, si fanno proiezioni, supposizioni,
test ma il giorno della gara è importante ed è quello che decreta lo stato di
forma dell’atleta. E’ importante essere consapevoli di quello che si può fare
in linea di massima a seguito di una preparazione mirata e di test effettuati
con affianco un allenatore esperto che possa guidare e consigliare. E’
difficilissimo interpretare una maratona, lo dimostrano in tanti, sono tanti
gli aspetti da tenere sotto controllo.
René:
“Questo titolo lo dedico comunque a tutti
quelli che mi hanno aiutato a tornare a correre una maratona, a chi mi è stato
vicino nei momenti difficili, a chi c'è sempre stato e chi è entrato nella mia
vita da poco.”
Sarah:
“Dedico il titolo e ringrazio chiunque
abbia avuto un ruolo (grande o piccolo che sia) in questi mesi di
preparazione...anche i corridori che mi incrociano in strada mentre mi alleno e
mi salutano. Un grazie particolare al mio allenatore è al suo team, all’angelo
custode (atleta) che ha corso i 42 km con me, al mio ragazzo che mi ha ‘sopportato’
in un periodo di preparazione intensa.”
Dietro l’atleta ci sono tante persone
che supportano, consigliano, coccolano. E’ importante avere attorno persone
serene che supportano, soprattutto nei momenti difficili che a volte lasciano
strascichi per lungo tempo.
René:
“Per fare il salto di qualità
bisognerebbe avere solo il tempo di allenarsi in modo da andare magari in Kenya
o in quota per alcuni mesi dedicandosi solo alla corsa. Lavorando non è così
semplice poter partire per il Kenya, nel senso che per vedere miglioramenti
notevoli bisognerebbe stare due o tre mesi. Probabilmente ci andrò per vedere
una realtà diversa dalla nostra.”
Sarah:
“Il salto di qualità? Sono seguita da un
grande allenatore e sto attenta ad alimentazione e riposo...credo che
arriveranno ancora miglioramenti e soddisfazioni. Il vero cambiamento potrebbe
essere dedicarmi solo all’atletica, facendo la professionista...Ma vorrebbe
dire rimettere in discussione la mia vita e cambiare ciò che sono ora...non so
se farebbe per me. Il Kenya non credo
che cambi la vita, se non come esperienza umana.”
Vincere gare importanti e soprattutto
vincere un titolo italiano, fa venir voglia di riprovarci sempre a fare il
grande salto per provare ad avvicinarsi a tempi cronometrici che possano far
sperare in una convocazione in nazionale. René e Sarah stanno costruendo la loro
personalità vincente applicandosi quotidianamente, innanzitutto con passione
che è il grande motore che la motiva, e anche con forte determinazione e
fiducia in se di poter fare sempre meglio, gara dopo gara, cercando di
conquistarsi il meritato ingresso in nazionale.
Cambia
qualcosa ora? Prossimi obiettivi e sogni da realizzare?
René:
“. Questi risultati non cambiano nulla e
continuerò a conciliare sport, lavoro, casa e tempo libero cercando di ottenere
il massimo possibile. Per i prossimi
obiettivi non ho ancora pianificato nulla. Faccio un passo alla volta senza
pensieri”
Sarah:
“Se cambierà qualcosa lo
vedremo...intanto ho ripreso la mia vita quotidiana. Un sogno sarebbe arrivare a indossare una maglia azzurra....so che ci
vuole sacrificio e costanza, ma non mi spaventa, amo le sfide, soprattutto con
me stessa.”
Un titolo italiano è sempre una cosa
prestigiosa ma tutto passa, tutto si dimentica e si ritorna alla quotidianità
di atleta lavoratore con responsabilità quotidiane da affrontare e gestire per
vivere una vita fatta non solo di fatica fisica e mentale ma anche di svago e
relazioni. La vita è veloce ed è importante focalizzarsi sui propri bisogni e
le proprie energie cercando sfide e sogni che possano far uscire dalla zona di
confort e mettersi in gioco per provare a fare del proprio meglio.
Un’intervista a René è riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”,
edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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