Questo secondo posto per me rappresenta una piacevolissima sorpresa
Matteo SIMONE
Il 22 luglio 2023 si è svolta la 12^ Trans d'Havet 80km trail e la gara femminile è stata vinta da Cristiana Follador in 12h51’54”, precedendo Giorgia Nichetti 13h12’42” ed Elisabetta Pozza 14h21’30”.
Il vincitore assoluto è stato Roberto Mastrotto in 9h44’37”, precedendo Simone Vigolo 10h02’44” e Luca Zamagni 11h03’01”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Giorgia Nichetti attraverso risposte ad alcune mie domande.
Complimenti per il secondo posto alla Trans d’Havet, cosa significa per te? Questo secondo posto per me rappresenta una piacevolissima sorpresa. Avevo timore di questa gara, ne avevo sempre sentito parlare… Allo stesso tempo ho avuto una prova tangibile del fatto che gli allenamenti e i sacrifici fatti finora hanno funzionato!
I tuoi allenamenti più importanti e fondamentali? Ogni gara ha i suoi allenanenti. Dipende da che cosa bisogna allenare… La velocità, la forza muscolare, il "disagio", la stanchezza.
Ogni gara è un test, una messa alla prova, per verificare lo stato di forma, per capire a che punto si è nella propria preparazione, per capire come procedere nell’allenamento e nel programmare gare, obiettivi, mete, sogni da realizzare.
A chi la dedichi? La dedico ai miei pazienti, sono una logopedista in un reparto di otorinolaringoiatria... Ho pensato spesso a loro durante la gara ed essere lì tra quei bei sentieri lo considero un privilegio impagabile.
Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e a perseguire i tuoi sogni? Più che altro un concetto: sicuramente avere la possibilità anche solo di partire, stare lì fuori, tra gli alberi, le cime, di giorno e di notte, col sole e con la pioggia, con le cose che vedo a lavoro…, è già una fortuna e un privilegio che deve essere sfruttato al massimo! Corro anche per chi non può farlo! Finché avrò la fortuna di poterlo fare!
Un lavoro molto delicato in aiuto di chi ha bisogno e correre in ambienti naturali aiuta a elaborare pensieri e situazioni, sperimentando leggerezza e libertà, un'ottima opportunità per scaricarsi e sperimentare benessere e performance.
Cosa ti è mancato per la vittoria? Mi è mancato lo sprint finale necessario negli ultimi 15 km corribili!
È andato come previsto? Meglio del previsto! Non sono solita fare previsioni.
Ci sono stati momenti critici? In questa gara… direi di no. Anzi tanto tanto entusiasmo!
Cosa ricordi di questa gara? Ricordo in particolare, rispetto alle altre gare fatte, un incredibile profumo di bosco e fiori... Sicuramente la particolarità e la potenza del Pasubio, era la prima volta per me! Non avevo mai visitato le 52 gallerie e pensare al lavoro immenso di quegli uomini lascia veramente senza parole! Ricordo anche l'entusiasmo dei volontari, sempre gentilissimi! Mi incitavano a fare meglio!
Gare lunghissime di ultratrail permettono di scoprire percorsi e ambienti particolari e unici attivando tutti i sensi e facendo un carico emotivo da tenere a memoria il più possibile.
Cosa hai imparato in questa gara? Ho imparato a lasciarmi sorprendere dal percorso, sempre stupendo! E che basta passare l'arco di partenza per far esplodere l'entusiasmo e lasciarlo andare!
Prima di una gara ci sono tanti pensieri, dubbi, eventuali tensioni, perplessità ma dopo lo start si cerca di trovare il proprio ritmo in sintonia con il proprio respiro e le sensazioni corporee immergendosi in percorsi e ambienti che entusiasmano.
Cosa e chi ti aiuta nello sport? Io purtroppo non riesco a essere molto rigida nel mio stile di vita, mi concedo delle libertà. Questo forse può rappresentare un ostacolo al raggiungimento dei miei obiettivi ma anche un aiuto. Voglio che le mie corse siano una forma di libertà e non un ulteriore problema o motivo di restrizioni. Questo concetto mi è stato trasmesso dal mio "mentore del trail", colui che mi ha iniziato a questa forte passione! Affrontare questo sport non prendendosi mai troppo sul serio, mi aiuta moltissimo!
La pratica di uno sport è fatica, sofferenza ma anche libertà, sperimentazione, superamento di crisi e difficoltà incrementando autoefficacia e resilienza.
Cosa ne pensano la famiglia e gli amici di questo podio? La mia famiglia, seppur non comprenda appieno queste gare lunghe e l'appagamento dato dalla fatica prolungata per ore, mi sostiene sempre! Ed è la mia fan numero uno! Mia mamma ha riempito lo stato di WhatsApp con le mie foto sul podio!
Gare di ultratrail sono molto difficili e faticose e chi non fa non sa quanto restituisce in termini di soddisfazione e appagamento personale, ma è comunque importante essere accanto all’atleta e sostenerlo nelle sue scelte se pur considerate bizzarre e a volte estreme.
Quali caratteristiche e qualità possiedi? Sicuramente sono una testona, ma anche una persona molto riflessiva e razionale. Ho cercato negli anni di capire quali sbagli ho fatto e quali parti del mio carattere mi hanno fatto prendere delle decisioni errate in passato, quali sono i miei punti deboli... e da lì ho iniziato a lavorarci consapevolmente.
È importante essere sempre disponibili a mettersi in discussione apprendendo dall’esperienza e cercando di voler cambiare quanto si ritiene non adatto a se stessi, senza pressione, senza giudizio ma serenamente e con i propri tempi.
Pensi che lo psicologo sia utile nel tuo sport? Per quali aspetti e quali fasi? Penso sia utile per chi vuole migliorarsi e non riesce a capire cosa "lo frena", al di là della forma fisica e degli allenamenti. Sicuramente credo possa essere utile nella fase preparatoria pre-gara, soprattutto in quei periodi in cui un atleta sente il "pressing" sia esterno che interno inerente la performance. Ipotizzo sia un grande aiuto per costruire una buona consapevolezza del sè: conosco amici runner che "si auto sabotano" senza saperlo… E altri a cui potrebbe capitare di tutto ma che non mollano mai!
Giorgia sembra avere molto chiara la psiche umana che può essere fragile o forte e che potrebbe aver bisogno di essere rafforzata con opportuni consigli o indicazioni senza sentirsi sbagliati o inadeguati.
Qual è stata la gara della tua vita? Decisamente la mia prima ultra: è da lì che tutto ha avuto inizio! Ultrabericus 2018... Non sapevo neanche cosa significassero 65km. Correvo da pochissimo anche in allenamento, eppure sono arrivata a Vicenza sulle mie gambe sotto la pioggia, ormai dopo il tramonto e soprattutto dopo chili di fango! Il giorno dopo non ero più in grado di muovermi!
Il 17 marzo 2018 Giorgia ha fatto l’esordio nell’ultratrail all’Ultrabericus Trail 65km arrivando al traguardo dopo 9h07’15”, gara che ha ripetuto il 16 marzo 2019, impiegando un’ora in meno 8h11’16”.
Qual è stata la tua gara più difficile? La mia prima DXT 103... super nervosetta! Adesso invece, pur sapendo la difficoltà di quella gara, non riesco più a farne a meno e ogni anno mi iscrivo! È la mia gara del cuore.
Giorgia ha corso l’8 settembre 2019 la sua prima Dolomiti Extreme Trail 103km in 22h24’30” e la ripetuta facendo sempre meglio nel 2021 in 22h11’25”, nel 2022 in 21h52’34”, fino ad arrivare 4^ tra le donne il 9 giugno 2023 in 19h31’13” alle spalle della 3^ classificata Lisa Borzani 18h50’33”.
Come hai superato la crisi, le sconfitte, gli infortuni? Sulle crisi bisogna lavorarci, cercare di comprendere i propri errori e il motivo per cui sono venute. È importantissimo conoscere bene sé stessi, fare di tutto per prevenirle e capire con l'esperienza come superarle. Non avendo appunto molte aspettative non ho mai vissuto un risultato come una sconfitta. Mi sono ritirata anch'io una volta e mi è servito molto per imparare! Non l'ho vissuta come una sconfitta ma come un'occasione preziosa da cui apprendere! Beh, per gli infortuni non sono la persona giusta a cui chiedere…. Quello è ancora un punto debole! Mi arrabbio e non riesco a stare ferma…
Si impara sempre da tutto, dalla vittoria ma anche dalle crisi, sconfitte, infortuni. Tutto serve tutto passa, è importante essere cauti, speranzosi, fiduciosi e riorganizzarsi per capire cosa si può fare procedendo un po’ alla volta a piccoli passi, rimodulando piani e programmi senza stress e con poche arrabbiature.
Un messaggio per incoraggiare le persone a fare trail e ultratrail? Fare trail e ultratrail deve piacere! Quello che consiglio io è almeno di provarci! Poi se queste esperienze portano la persona a sensazioni positive e alla possibilità di sentirsi felice… credo che continui poi da sola, perché diventa una specie di droga stare ore e ore in mezzo alla natura.
Il trail e l’ultratrail sono esperienza di fatica ma piacevoli che ripagano ogni fatica per tutto ciò che si sperimenta apprezzando luoghi e animali e persone che si incontrano durante lunghi percorsi di allenamenti o gare.
Hai un modello da seguire, qualcuno ti ispira? Non ho un modello fisso a cui aspirare perché io sono io, con la mia vita, i miei affetti e la mia professione… ma sicuramente Lisa Borzani con il suo modo di vivere, la sua essenza mi affascina moltissimo e rappresenta una grandissima fonte di ispirazione!
Prossimi obietti? Sogni realizzati e da realizzare? Ho sì un obiettivo, un sogno, ma visto che sono scaramantica preferisco non parlarne... Sogni realizzati: tutte le gare portate a termine! E non lo nego, il 4° posto alla DXT di quest'anno, al fianco della mia ispiratrice Lisa Borzani, che tra l'altro ho conosciuto di persona proprio in questa gara 2 edizioni fa!
Ho avuto l’opportunità di conoscere la grandissima Lisa Borzani nel 2015 a un raduno premondiale della nazionale ultratrail e ho scritto diversi articoli su di lei e sulle sue vittorie di gare di ultratrail. Un'intervista a Lisa è riportata nel mio libro "Lo sport delle donne". Inoltre, Lisa è menzionata nei miei libri “Sport, benessere e performance”, "Maratoneti e ultrarunner" e "Cosa spinge le persone a fare sport?"
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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