Matteo SIMONE
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Il 28 luglio 2023 ha avuto luogo la 6^ Valmalenco Ultradistance Trail 90km e tra le donne ha vinto Valentina Michielli (WLF Team Sport Italia) in 16h44’22”, precedendo la svizzera Denise Zimmermann 16h56’37”, Marta Viganò 17h15’23” e Serena Piganzoli 17h35’06”.
Il
vincitore assoluto è stato Matteo Anselmi (Dinamo Team SSD ARL) in 12h49’42”
precedendo Luca Schenatti 13h18’58” e Tommaso Redaelli 13h26’55”.
Di
seguito approfondiamo la conoscenza di Valentina Michielli attraverso risposte
ad alcune mie domande.
Complimenti
per la vittoria, che significa per te? Grazie mille per i complimenti, la vittoria che desideravo,
devo essere sincera. A volte mi piace coronare i sogni dei luoghi che ho sempre
frequentato, portare a casa una vittoria è una soddisfazione personale. Non è
un’ambizione esagerata, ma è un obiettivo che avevo in testa. Qualcosa che mi
appaga, tanta soddisfazione per il lavoro fatto. Contando tutti i km che avevo
sulle gambe non c’erano aspettative di esserci al 100 %. Ritirata in Francia
perché le condizioni non c’erano. Ho pensato di lasciarci i due polmoni ma con
un ritmo più basso cambia la condizione, anche il respiro mi ha aiutato.
Come ti è sembrata questa gara? La
VUT è una gara molto dura, non da meno alle zone dolomitiche che io frequento,
ci sono nata ed è quindi la mia palestra. Impegnativa perché è tecnica, molto
tecnica, comunque più è tecnica e più mi piace, mi sento a mio agio addentrata
nella natura. Il percorso troppo percorribile, troppo semplice non mi dà
soddisfazione. Più difficoltà ci sono e più mi piace, non tutti la vedono allo
stesso modo, rimane una condizione del tutto personale.
Sembra che per Valentina più è dura la
lotta e più è grande la gloria, una vera ultra, non si spaventa del percorso o
altro ma cerca di esserci nelle gare più dure con grinta, determinazione e
resilienza.
Ti hanno preoccupato il percorso, le
salite, il clima atmosferico, gli avversari? No,
sono una persona che non prova mai i percorsi in anticipo, avevo ricevuto
l’invito, come mi è successo in altre gare, a provare il percorso. Io sono
esploratrice, mentalmente non voglio sapere, mi piace scoprirlo mentre vado, è
proprio un’esplorazione del territorio, dei luoghi, voglio farmi gli occhi in
quel momento, è una mia teoria e pratica. Sono rimasta abbagliata da quei
luoghi. Sono soddisfatta di questo, sono rimasta molto sorpresa. Tutta la
vallata ci tiene a questo evento, ci tiene ai luoghi, dal bambino più piccolo
all’adulto, è spaventoso in senso positivo. C’era una bimba che girava nella
griglia di partenza e distribuiva portafortuna fatti da lei, di Scooby-Doo e
l’avevo messo al petto, nel taschino dello zainetto, penso che mi abbia portato
fortuna, credo che si debba anche credere a queste cose, ci danno qualcosina in
più, quello Scooby-Doo penso che lo porterò in giro in altre gare, mi ha fatto
commuovere.
Mi chiedono se gli auricolari sono regolari, porto gli auricolari
per isolarmi nella natura, a volte non mi va di chiacchierare e a volte sì, per
evitare distrazione di qualcuno che voglia chiacchierare, sono sempre con la
gente a chiacchierare e cerco quella solitudine che è la natura, la montagna
pura. A volte mi dicono a che posizione sono, ma io preferisco vivere la mia
gara così come se fossi durante la settimana con il mio allenamento per viverla
serenamente e non con l’angoscia. Avevo qualche avversario che avevo conosciuto
Marta Viganò che non avevo riconosciuto subito e la svizzera Denise che è un
Caterpillar, una donna di carattere, ci conosciamo bene, conosciamo i nostri
limiti e punti di forza. Mi sono sempre guardata alle spalle con la paura e il
pensiero che mi superasse al traguardo ma ero serena, il mio obiettivo più che
arrivare prima era stare in un tot ore, anche 16 ore, sotto le 17, avevo avuto
la bronchite. È stata molto combattuta, Marta era davanti poi è rimasta dietro,
la Denise mi spuntava nelle salite. Mi è piaciuto l’abbraccio finale con loro,
sono state brave entrambe, soprattutto Marta, uno sport che è difficile vedere
nelle ragazze giovani.
Gare di ultratrail sono spettacolari per
gli ambienti naturali che si attraversano che abbagliano gli atleti e gli fanno
dimenticare la fatica, come se restassero ipnotizzati dagli spettacoli naturali
che attraversano. Diventano attraversamenti di luoghi in compagnia di atleti
anche avversari ma con il gusto di fare del proprio meglio, di sfidare prima se
stessi e poi gli altri, condividendo gioie e fatiche.
La rifaresti? La consigli? La
rifarei assolutamente sì, mi sono prenotata per il prossimo anno, con obiettivi
diversi. La consiglio sì, con un buon allenamento, una buona praticità di
questo ambiente montano, non è il classico corribile, ci vuole una certa
preparazione.
Ogni cosa, obiettivo, meta, sogno va
valutata bene, preparata, gestita con congruo anticipo con allenamenti
adeguati, possibilmente senza improvvisare.
A chi la dedichi? La
dedico a tutti quelli che mi seguono, a mio figlio. Al mio coach che mi segue e
mi sopporta oltre a supportarmi, il mio soprannome è l’esaurita. Fa molto
fatica a gestirmi perché non sono facilmente gestibile. Mi lascio andare in
questo sport in maniera anomala rispetto ad altri.
Quando c’è una forte passione e
motivazione si tende a essere impulsivi e lasciarsi andare in allenamenti
lunghissimi e impegnativi, è difficile fermarsi, riposarsi, è difficile per gli
allenatori gestire la voglia di fare e strafare degli atleti.
Una parola o frase che ti ha aiutato nei
momenti difficili? Una cosa che mi ha insegnato la vita è
rimanere soli mentalmente a livello personale, ho imparato che ci sono momenti
che non ti può aiutare nessuno, tutto dipende da te, punto molto a tirare fuori
da me stessa quella grinta quella determinazione, nei momenti di crisi mi dico
non mollare mai, vai Vale, non fermarti, importante è arrivare in fondo. Alla
fine, tutti abbiamo momenti di crisi, poi mi dico arrivo fino a quel punto e
poi mi trascino fino alla fine perché l’obiettivo è arrivare comunque alla
fine, chiuderla nonostante tutto. Mi ripeto Vale non mollare mai, me lo ripeto
non bisogna cedere, assolutamente no. Poi ci saranno cause di forza maggiore
che te lo impediranno. La cosa più difficile è dire anche stop. La cosa più
difficile per la passione che ho è fermarmi. Mi devono gambizzare.
Lo sport è una bella valvola di sfogo,
una grande palestra di vita, soprattutto lo sport di endurance, soprattutto
l’ultratrail che fa sentire liberi, come se si volasse in lungo e in largo in
ambienti che rilassano e trasmettono serenità, azzerando stress e tensioni.
Cosa hanno detto famiglia, amici,
squadra, staff? So di essere un punto di riferimento per
la strada, per le ragazze che mi seguono, non nel risultato ma nella forza di
dire ora stop, non è importante il piazzamento ma il darsi l’obiettivo che non
è per forza il nostro avversario, a volte l’avversario siamo noi stessi. Questo
sport ci aiuta tantissimo nella vita, continuerò a farlo e a trasmetterlo. Mi
riempie di orgoglio il fatto di sapere che ho persone che mi seguono, mi
incitano sui sentieri, il messaggio che voglio dare a tutti è che qualsiasi sia
lo sport o la sfida nella vita è superabile, siamo noi non siamo in balia del
destino, non dobbiamo farci condizionare dagli altri. Desidero fare una cosa e
la faccio, la vita è una sola e la voglio vivere a pieno. Ho lasciato il mio
compagno perché non apprezzava quello che facevo ed era un limite per me, mi
metteva un freno, io non ho bisogno di freno ma di un consiglio, una pacca
sulla spalla. Siamo noi a decidere cosa vogliamo fare.
In effetti siamo noi che abbiamo le
redini della nostra vita, possiamo scegliere quello che è bene per noi,
condividendo ogni cosa con le persone giuste, avendo riferimenti di persone
ritenute importanti ed essendo di riferimento per altri.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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