giovedì 21 marzo 2024

Mikael Mongiovetto, ultratrail: Dipendente sano di agonismo

 Il Tor des Geants è stato davvero un viaggio introspettivo 
Matteo Simone 
 

La pratica di uno sport, a volte, diventa una necessità quotidiana che fa star bene e si sperimenta sempre più benessere, soprattutto in sport in natura come gli ultratrail dove si fanno viaggi anche dentro se stessi. 

Di seguito Mikael racconta la sua esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie domande. 
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Sì, ho avuto la fortuna di provare quell’emozione più volte.”
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell'attività fisica?Ho iniziato a fare sport fin dai primi anni di vita, amore a prima vista sotto ogni forma, sport individuali e di squadra. Dipendente sano di agonismo.” 

Possiamo dire che dove lo metti Mikael si attiva e si impegna al massimo per eccellere, per cercare di primeggiare, per sperimentare successo e tutto ciò che contempla il successo, sensazioni, emozioni, gloria. 
Nello sport quali fattori e persone hanno contribuito al tuo benessere e performance?La mia famiglia, perché mi ha sempre spronato a fare sport, qualunque disciplina fosse, fattore determinante però è la passione che ognuno ha dentro.” 

In effetti è importante che qualcuno ci guidi, soprattutto quando siamo piccoli e meno esperti, e meno consapevoli. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci fa provare uno sport, poi il resto viene da sé, Se si tratta di qualcosa che piace, stimola, invoglia, ci si può impegnare e
cercare di dare il massimo per far meglio.
 
Quale esperienza ti può dare la convinzione di potercela fare nello sport e nella vita?Le sconfitte sono le lezioni migliori per migliorare come persona.” 

Bella questa risposta, quando vinci ti rilassi, diventa una cosa quasi ordinari, quando perdi è lì che di devi scervellare a capire cosa è successo, cosa fare per evitare l’insuccesso la prossima volta, spacchettare la gara e capire la parte critica e come migliorarla. Insomma, dietro la sconfitta c’è tutto un mondo da capire, studiare, apprendere. E quindi ben vengano tante sconfitte nel percorso verso l’eccellenza. 
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità possiedi nella pratica del tuo sport? Sono un discepolo della fatica, credo profondamente nel lavoro. Adepto della disciplina. 

Per ottenere qualcosa bisogna sempre faticare, addomesticare la fatica, farsi amica la fatica, solo così si possono ottenere grandi risultati. 
Che significa per te praticare attività fisica?
Dare un senso al nostro corpo che è fatto per vivere in movimento. 
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? Libertà, forza, benessere. 
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? La richiesta di adrenalina che il corpo dopo qualche giorno di sedentarietà inizia a reclamare. 

In effetti la pratica di uno sport all’aria aperta permette di sentirsi liberi di correre per strade, parchi, sentieri, diventando sempre più consapevoli, forti, resistenti e sperimentando sempre più benessere fisico, mentale, relazionale. 
Nella pratica del tuo sport a cosa devi fare attenzione? Alla gestione del corpo, perché è sì uno strumento magnifico ma non è una macchina, quindi bisogna curarlo meticolosamente. 
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano nella pratica dello sport? Il caldo su tutto. 
Ritieni utile la figura dello psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti ed in quali fasi? Nella corsa meno, ma nella maggior parte degli sport, spesso se individuali, è fondamentale. 
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio o hai sperimentato le emozioni più belle?
Dal punto di vista della performance, il Tor Des Chateaux, gara di 170km e 4300D+. Sono arrivato secondo in sole 18h, oltre ogni migliore aspettativa. Si partiva alle 20 e i km corsi tra le 23 e le 6 del mattino mi sono praticamente volati! Ero nel flow ideale in cui le gambe giravano da sole. 
Dal punto di vista delle emozioni ne ho 2: 
- La vittoria del mondiale Juniores, quando giocavo a bocce. Il momento in cui suonava l’inno ed ero in cima al podio. 
- Il Tor des Geants 2013, gara di 330km e 24000d+. È stato davvero un viaggio introspettivo. Ci ho messo 104 ore (4 giorni e mezzo) dove davvero ho scoperto/scavato nel mio Io più profondo. 
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? Alla mia prima gara di ultra trail, verso le 22.00 del secondo giorno di gara, dopo 36 ore senza dormire, ho avuto delle allucinazioni e quando a una zona di ristoro ho trovato alcuni familiari e amici che per fare il tifo erano arrivati a fare una sorpresa sono scoppiato a piangere senza riuscire a controllare le emozioni. In preda a questa situazione 'difficile’ supplicavo di farmi dormire, che non avevo fatto nulla di male nella vita per soffrire così. Dopo un sonnellino di due ore sono ripartito senza alcun problema e senza ricordarmi di quanto prima successo. La mente è magnifica. 

L’8 settembre 2013, Mikael ha corso il Tor des Géants - 330 km Endurance Trail della Valle d'Aosta in 4 giorni 8h48’59”. Il vincitore assoluto è stato lo spagnolo Iker Karrera Aranburu (2 giorni 22h04’15”), precedendo lo statunitense Oscar Perez (2 giorni 22h29’41”) e Franco Leo Colle (3 giorni 5’23”). Tra le donne vinse Francesca Canepa (3 giorni 16h12’17”), precedendo la spagnola Nerea Martinez Urruzola (3 giorni 19h01’42” ed Emanuela Scilla Tonetti (3 giorni 22h45’59”). 
Il 12 maggio 2017, Mikael è arrivato in seconda posizione al Tor des Chateaux 170 km trail in 18h15’28”, preceduto dal vincitore Oliviero Ignazio Bosatelli 17h28’21”, ha completato il podio Enzo Benvenuto 19h15’25”. Tra le donne ha vinto Marina Plavan 25h34’01”, precedendo la spagnola Ana Maria Bustamante Velez 26h40’45” e Stefania Albanese 27h38’07”. 
Quale è stata la tua gara più difficile? Tutte le gare in cui, a causa dei crampi, arrivare alla fine diventa un’impresa. 
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Avendo ben in mente gli obiettivi, ascoltando il mio corpo e utilizzando tutta la consapevolezza che in questi anni ho racimolato. 

Mikael pare essere molto esperto grazie alla sua pratica negli anni di sport di endurance, interessanti i suoi concetti di consapevolezza e di flow. La consapevolezza è il punto di partenza per ognuno, consapevolezza di come si è, di cosa si vuol fare, di cosa si ha a disposizione, ci some ci si sente. E il flow, di conseguenza, sii sperimenta se si è stati in grado di allenarsi e prepararsi bene per una grande performance dove si tratta di andare consapevoli e sereni di far bene, sperimentando uno stato quasi di trance dove tutto fila liscio e non ci si accorge della fatica fatta. 
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?
Che è lo strumento migliore per aiutare il nostro corpo a comunicarci le sue esigenze. 
C'è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? No, mai, sono contrario anche solo ai medicinali base, figurarsi il doping. Amo talmente lo sport che non concepisco aiuti di alcun tipo. 
Un messaggio per sconsigliarne l'uso? Le bugie hanno sempre le gambe corte, e anche se nessuno dovesse ai scoprirti, prima o poi dovrai fare i conti con te stesso. 
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? Praticamente ho scoperto (e continuo tutt’ora) tutto me stesso. 

La pratica di uno sport permette di conoscere sempre meglio se stessi, soprattutto gare di endurance come l’ultratrail dove si fanno viaggi su sentieri naturali ma anche dentro se stessi come ha raccontato Mikael in occasione del Tor des Geants, attraversando valli e montagna, giorni e notti, dolori e sofferenze, ma anche gioie e soddisfazioni. 
Hai un modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno?
Amo i leader, i trascinatori coloro che riescono con il loro entusiasmo a coinvolgere e aiutare le persone che fino a quel momento non sono ancora riuscite a trovare la loro strada o il modo migliore per trovarla. 
C'è una parola o frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci e impegnarti? Non ci sono errori nella vita. Ogni errore è un destino che apre porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse. 

Tutto torna, tutto ha un senso, tutto serve. Si prende quello che c’è, che viene in un dato momento e si procede avanti apprendendo sempre più dall’esperienza, non evitando di mettesi in gioco sempre. 
Prossimi obiettivi? Sogni da realizzare? Prima dei 40 anni vorrei provare a fare un Ironman, ma devo prima imparare a nuotare come si deve. 

Non so se Mikael, nel frattempo, è riuscito a imparare a nuotare e a fare
l'Ironman, ma posso dire che io a 52 anni ho fatto il mio primo e unico, per adesso, Ironman, dopo aver seguito un adeguato corso di nuoto all’Aquaniene con l’ottimo istruttore Luca Marino.
 

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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