giovedì 30 maggio 2024

Lisa Magnago, 100km del Passatore 11h07’45”: Ho trottato fino all’ultimo

 Ho vissuto la seconda parte con una leggerezza inaspettata e insperata 
Matteo SIMONE 
 

Il 25 maggio 2024 ha avuto luogo la 49^ edizione della 100km del Passatore con partenza da Firenze sabato 25 maggio ore 15.00 e arrivo a Faenza, con tempo massimo a disposizione di 20 ore. 

Tra le donne ha vinto Federica Moroni in 7h53’02”, precedendo Serena Natolini 7h54’58” e Silvia Luna 8h01’07”. 
Il vincitore assoluto è stato Federico Furiani in 7h10’58”, precedendo Massimo Giacopuzzi 7h18’21” e David Colgan 7h26’26”. 
Tra i partecipanti da menzionare Lisa Magnago (ASD Piano ma arriviamo) che l’ha terminata in 11h07’45” e di seguito, approfondiamo la sua conoscenza attraverso risposte ad alcune mie domande. 
Ciao Lisa, complimenti per la 100km del Passatore, te l'aspettavi? Ciao Matteo, grazie per questo messaggio e di aver pensato a me. Questa volta il mio sogno era di rivivere il Passatore in allegria, con belle sensazioni e questo era sicuramente legato a un miglioramento del risultato rispetto a due anni fa, in cui stavo poco bene e lo portai a termine oltre le 2 ore più. Ovviamente non credo di tornare mai più a correrlo in 10 ore, ma fare il mio miglior tempo dalla nascita di mio figlio, è un risultato che non mi aspettavo e soprattutto correre tutta la gara fermandomi solo ai ristori, godendomi il percorso stando bene e sorridendo sempre, era quello che desideravo. Mi piacerebbe tanto conoscere la tua esperienza nel vostro viaggio di amicizia e solidarietà. Sei stato incredibile e coraggioso, davvero tanta stima da parte mia. Emanuele poi è adorabile, ma non dev’essere stato facile. 

Per affrontare una gara durissima come la 100km del Passatore sarebbe opportuno presentarsi alla partenza in una condizione di salute psicofisica alquanto adeguata in quanto la gara è già durissima di per sé, se poi si aggiungono eventuali malesseri o criticità varie, tutto diventa più complicato e meno piacevole. Il 21-22 maggio 2022, Lisa corse la 100 km del Passatore in 13h16’33” e la sua miglior prestazione risale al 30-31 maggio 2015 in 10h09’34”.  
Quest’anno c’ero anch’io alla 100km del Passatore come guida all’atleta ipovedente Emanuele Colombu ed è stata veramente dura ma non per il fatto che soprattutto al buio non vedesse niente ma perché già al 32°km ha iniziato ad aver sono e a essere stanco, comunque siamo riusciti ad arrivare fino all’arrivo.  
Che significa per te? Ciò che per me significa è la forza di riprovare, di rimettersi in gioco anche quando le condizioni non sono ideali, il non mollare anche se ci potrebbero essere momenti difficili, questo mi stimola a tornare sempre in Piazza Duomo a Firenze per iniziare un viaggio pieno di incognite, ma che ogni volta mi arricchisce tantissimo. Inoltre, vorrei trasmettere a mio figlio, Sebastian, che per ottenere un risultato bisogna sognarlo, lavorare sodo, ma anche mettersi in gioco e superare i propri dubbi e momenti di sconforto. Tornare a fare una 100 chilometri del genere, con le sensazioni di corsa che amo, sapendo che molti dei miei cari amici affrontavano questo percorso per la prima volta, rivedendo anche gli amici e conoscenti che non vedevo da tempo, gli abbracci, i sorrisi e le parole di conforto, la condivisione del viaggio e dei timori, è un aspetto che adoro, e il Passatore mi regala sempre questi momenti forti ed importanti. 

Il Passatore forse può far paura, può stancare, può impressionare ma se si riesce a domarlo e gestire, superare, affrontare ogni criticità arrivando all’arrivo diventa davvero un lungo viaggio emozionale e da tanta forza e coraggio per il proseguo della vita quotidiana. Una grande sfida mettendosi in gioco con una preparazione adeguata e mirata, incontrando e condividendo questo lungo viaggio con tanti amici.  
Quali sono state le fasi più critiche e quali ti sei espressa al meglio? Come al solito, e come anche mi capita a volte su altre distanze di fondo, io soffro molto la prima parte, e quando ci si mette anche l’aspetto delle alte temperature, che soffro in particolar modo, tutto per me diventa più sfidante. Quindi da Fiesole fino a Borgo San Lorenzo ho stretto i denti sperando che le mie gambe e la mia pancia si rimettessero a posto e cominciassero ad ingranare. Per fortuna è stato così. In quella prima fase temevo che i 4 voli aerei presi i giorni prima, (sono rientrata proprio venerdì sera da un viaggio in Norvegia), il mangiare negli aeroporti e le varie cene di lavoro, mi avessero penalizzata, e ho creduto che quella stanchezza me la sarei portata fino a Faenza, si perché comunque a Faenza ero certa di arrivare! In ogni caso, giungere alla Colla, ancora con la luce del giorno, mi ha caricata, ho deciso per la prima volta di non cambiarmi ancora e aspettare fino a dopo la discesa, e questa strategia ha funzionato! Ho vissuto la seconda parte con una leggerezza inaspettata e insperata, ho anche rallentato per timore di affrontare i chilometri dopo la Colla, con troppa euforia, e pagare il pegno alla fine; invece, non c’è stata mai una crisi, e ho trottato fino all’ultimo. 

In gare di ultramaratona bisogna conoscersi bene e saper cosa aspettarsi, più o meno, e si è preparati un po’ a tutto e quindi si riesce a gestire ogni fase di gara in base alle proprie caratteristiche, esperienze, risorse, qualità, capacità personali e quando tutto fila liscio sembra di essere in uno stato di trance, dove tutto vola come in un flow e si è felici e contenti che l’arrivo si avvicina e tutto torna. 
Ti ha aiutato qualcuno in gara? Io ho sempre sostenuto che gli unici aiuti che si possano ricevere in gara sono quelli dei magnifici ristori, del pubblico che regala applausi ed energia, e soprattutto, dei compagni che si incontrano in griglia e lungo il percorso. Purtroppo, in questi ultimi anni ci sono state edizioni con un numero di mezzi motorizzati inaccettabile, che, a mio parere, rovinano in gran parte la magia di questo percorso che lega le due città. L’atmosfera nei borghi accoglienti, il celo stellato, i suoni del vento e dei ruscelli e persino il tifo delle persone lungo il percorso, è tutto intaccato dal passaggio rumoroso ed inquinante. Mi è anche capitato di dovermi fermare, prima di Brisighella, a un incrocio dove un bus si era incastrato con un van e avevano letteralmente creato un muro sul percorso, questa cosa mi ha fatto molto pensare e ho trovato che facilmente poteva essere evitato. Come me molti atleti hanno subito disagi maggiormente causati da comportamenti non rispettosi verso l’atleta in gara, purtroppo anche da parte dei numerosi ciclisti. Quest’anno per me è stato il primo senza un cambio a metà gara, portando tutto ciò di cui avevo bisogno nello zainetto che ho indossato fino alla fine, e ancor più adesso, dopo questa esperienza, posso sostenere che è una gara che va fatta senza alcun supporto aggiuntivo. 

Un'esperienza che può essere durissima ma che ripaga per tanti aspetti come dice Lisa e che ho riscontrato anch’io, soprattutto per il cielo stellato e il suono piacevole dei ruscelli che descrivevo a Emanuele che non poteva vedere. 
Gli allenamenti più importanti e fondamentali? Non sono capace di fare molti chilometri in allenamento anche perché, partendo da casa in centro a Roma, mi annoia stare nel traffico e non so mai bene dove andare per accumulare ore di corsa; quindi, mi hanno aiutato le maratone e ‘ultra’ alle quali ho partecipato nei precedenti mesi. Un bel test per verificare il mio stato, l’ho vissuto alla 58K Strasimeno, a marzo, una settimana prima di Maratona di Roma, migliorando nettamente il tempo che feci l’anno precedente. Prima del Passatore ho corso 9 tra maratone e ‘ultra’, da gennaio, e in mezzo ho inserito qualche allenamento breve e ‘allegro’, ma nulla di più. La mia strategia è sempre stata quella di ravvicinare le maratone in modo da abituare le gambe a correre quando già stanche. 

Molti ultramaratoneti non hanno un proprio programma mirato di allenamento per una gara di 100km ma cercano di abituarsi alla fatica correndo tante maratone e ultramaratone di distanza intermedia dai 50 ai 70km circa e ogni tanto qualche allenamento o gare veloce per dare un po’ di brillantezza alle gambe. Importante è essere pronti non per vincere ma per portare a termine la gara nel migliore dei modi. 
Come ti è sembrata questa gara? Questa gara mi è sembrata migliorata a livello organizzativo, rispetto alle ultime edizioni, credo che gli organizzatori abbiano fatto un grande sforzo per limitare le auto sul percorso e affrontare tutti i disagi arrecati dall’alluvione dello scorso anno. Era triste ma interessante vedere ancora le cicatrici in alcuni punti anche per non dimenticare e rivolgere un pensiero a chi ha perso tanto se non tutto in quel disastro. Ho apprezzato molto il tifo lungo il percorso e mi è sembrato ci fosse più partecipazione rispetto ad altre edizioni. Siamo stati sicuramente fortunati dal clima, non così rovente come nel 2022, e per miracolo non abbiamo preso neanche l’acquazzone che si è rovesciato nei dintorni della Colla, che ha colpito forse solo gli atleti più veloci. Ammetto che un po’ di pioggia me la sarei presa volentieri, ma non mi posso lamentare. Un’altra singolare novità, quella di vedere Giorgio nelle sue nuove vesti, mi ha detto alla partenza di sentirsi ‘un pesce fuor d’acqua’, e come non capirlo, questa è la sua gara e da atleta, vedere la partenza senza correre, dev’essere stato davvero strano, ma chi meglio di lui può caricarsi, come Presidente, una tale eredità e rappresentare questo meraviglioso evento sportivo, e personalmente sono felicissima di vederlo alla partenza e all’arrivo. 

Una gara difficilissima da organizzare, una sfida per gli organizzatori, prima di tutto, già da circa 50 anni fa che ogni anno attira sempre più persone che voglio sfidarsi e mettersi in gioco e il cui rappresentante principale è proprio Giorgio Calcaterra, 3 volte campione del mondo, 12 vittorie consecutive, un terzo posto all’età di 50 anni, e ora direttore di gara, una grande persona che tanti hanno come riferimento.  
Ti hanno preoccupato le salite, il caldo, il freddo? La mia criptonite è il caldo, appena il termometro si alza sopra i 23 gradi, il mio corpo si inchioda come un mulo che non vuole fare un passo in più! Quindi la partenza da Firenze, dopo essere già stati al sole per almeno un’ora precedente al via, non mi ha aiutata. In ogni caso sapevo che una volta che sarebbe incominciata la salita, il clima sarebbe tornato a essere quello che più mi piace e non vedevo l’ora. Le salite e soprattutto il freddo, non mi spaventano, sono dinamiche che so affrontare e mi piace molto cambiare il passo e adattarmi alle novità. Non sono particolarmente brava in salita, ma curo molto la postura e adotto alcuni trucchi per affrontarla al meglio. 

In effetti bisogna conoscersi bene e attuare strategie compensative per gestire ogni situazione e risulta essere molto importante curare la postura, focalizzarsi sul respiro e avanzare sempre nel miglior modo possibile. Per Emanuele che accompagnavo, la criptonite era il sonno e a tratti lo facevo riposare e a tratti lo tiravo come un mulo, altrimenti non saremo arrivati.  
Come sei riuscita a tornare a correrla in 11h? Il mio obiettivo principale era di stare sotto le 12 ore e, avendo fatto la prima parte sotto ritmo, camminando un pochino in alcune tratte della salita, sia prima di Fiesole che verso la Colla, ho maturato una certa tranquillità di risparmio energetico, che mi ha permesso di correre sempre dalla cima della Colla in poi, fino a Faenza e questa seconda parte più ‘veloce’ e senza grandi soste mi ha regalato l’arrivo in 11 ore, senza grosse fatiche. Credo che l’esperienza, avendo ormai percorso questa tratta nove volte, aiuti moltissimo specialmente nelle gare ultra, oltre alla conoscenza di se stessi, dei punti di forza e dei propri limiti, la consapevolezza del percorso, dei ristori, dei punti di riferimento, aiuti a dosare e interpretare la gara al meglio, senza mai andare in crisi, come piace a me. 

Concordo con Lisa, conoscere la gara, dal percorso a quello che si sperimenta nelle varie fasi della gara, aiuta a dosare le energie e gestirsi fin da subito per arrivare all’arrivo correndo con ancora endorfine in circolo. Infatti, nella prima parte invitavo Emanuele a rallentare nelle discese dove si lanciava dicendo: ‘sento le gambe libere’. 
Sono cambiati i tuoi allenamenti? Qui entra in gioco una persona che vorrei ringraziare in particolar modo, un amico, Roberto Bertacchi, con il quale, all’inizio del 2023 avevo stretto un patto. Era un momento difficile per me e non avevo più voglia di correre, ebbene sì, anche a me capitano quelle fasi dove vorrei divorziare da questa disciplina e cimentarmi in altro, ma arrivò Bubu (come viene chiamato da chi gli vuole bene), che mi propose di fare un percorso insieme fino al Passatore 2023. Da lì inizia l’avventura condivisa, per me che non amo e non ho mai accettato alcun programma o tabella di allenamento, e per lui, allenare una persona, sempre impegnata tra lavoro e famiglia, e completamente incapace di seguire le direttive. 
Arrivai allenatissima al Passatore che poi venne annullato, e decidemmo di continuare l’esperienza e prolungare l’impegno per il Passatore 2024. Credo che la mia medaglia vada anche a lui, in quanto mi ha assecondata e seguita anche nelle mie pazzie, come correre nelle prime due settimane di maggio, due gare da 6 ore e una 50k, cosa che nessun allenatore avrebbe mai consigliato. In ogni caso, è stato un aiuto sportivo e mentale che mi ha supportata soprattutto nei momenti di dubbio e sconforto. È stato un percorso sportivo ma soprattutto di amicizia e credo che la sfida non finisca qui 

Dietro un forte atleta ci può essere anche un bravo e competente allenatore che riesce a proporre allenamenti mirati e accattivanti per arrivare pronti al grande evento e nelle ultramaratone gli atleti sono poco propensi a seguire tabelle, preferiscono partecipare a gare lunghissime che simulino parte di gara ma l’allenatore deve essere un po’ morbido ed elastico e cercare di assecondare un po’ le caratteristiche e la personalità dell’atleta per tenerselo agganciato il più possibile. 
Conosco sia Lisa che Roberto, non benissimo, ma credo che siano entrambi due persone/atleti alquanto morbidi e flessibili e quindi è facile trovare compromessi e piani B per gli allenamenti. 
La consigli? Assolutamente sì, ma la consiglio a chi ha già corso altre ultramaratone e quindi ha maturato un po’ di esperienza, a chi ama il viaggio e la distanza, a chi non deve sempre controllare il crono e a chi vuole scoprire qualcosa in più di se stesso. 

Concordo, sono gare che vanno vissute come grandi opportunità esperienziali di giorno e di notte, in salita e in discesa, in condivisione con altri da non sottovalutare; infatti, quest’anno ci sono stati tantissimi ritiri, credo circa 700, dei circa 3.300 partenti ne sono arrivati poco più di 2.600. 
A chi la dedichi? La dedico a Bubu, che ha sempre creduto in me, a quelle persone che mi hanno seguita da lontano e mi ha pensata fino a notte fonda e che ho sentito molto vicine, e soprattutto a Sebastian, che a Fiesole mi ha aspettata, mi ha abbracciata, mi ha preso la mano ed ha corso qualche decina di metri con me in salita e con la sua allegria mi ha dato tanta energia e mentre gli dicevo che era bravissimo, lui mi sorrideva e mi rispondeva ‘Mamma, tu sei meglio di me!’. Quell’abbraccio e quel suo sguardo orgoglioso, che ricorderò per sempre, mi hanno accompagnata fino alla fine. 

Bello avere persone care che aiutano, tifano, sostengono, fanno il tifo, soprattutto se si tratta di un figlio che vede la propria mamma impegnata in una grande impresa, una supereroina da motivare e da imitare. 
Quali sono le motivazioni per correre le ultramaratone? Credo che la corsa sia una cosa intima e molto personale, ancora di più la disciplina delle maratone e ultra. Ognuno di noi ha la sua storia, di come ci è arrivato e come la vive. C’è chi per rivalsa o rivincita, chi per una perdita o una separazione, chi per socialità e sfida prevalentemente con se stessi. Chi inizia per perdere peso o per cambiare sport e si annoia delle corte distanze e lungo il percorso si accorge che diventa una vera e propria passione macinare tanti chilometri in più. Ognuno di noi vuole scoprire dove è il proprio limite ed è bellissimo sapere di avere le capacità di abbatterlo e andare oltre. Il mondo degli ultramaratoneti è anche molto socievole e gioioso, ci sono dinamiche che lo distinguono dal mondo delle gare più veloci, e per quanto mi riguarda, le più belle amicizie si sono sviluppate anche qui. 

Vero, il mondo delle ultramaratone sembra essere sempre più coeso, partecipativo, collaborativo, come una grande famiglia che si riunisce il giorno della gara importante, mettendo da parte ogni situazione, pensiero per riprenderlo dopo aver fatto un carico piacevole emotivo. 
Cosa hai in programma ora? Accetto suggerimenti! Quando si arriva al raggiungimento di un obiettivo, specialmente uno prefissato tanto tempo fa, ci si ritrova un po’ disorientati. E adesso cosa faccio? Sicuramente con il caldo, cambierò sport e farò qualche nuotata e pedalata in più, parteciperò come pacer alla 10K degli Europei a Roma il 9 giugno e può darsi che mi cimenterò nuovamente nella 6 ore di Roma a luglio, come da tradizione ormai. Poi per qualche altra sfida, aspetterò l’autunno. 

Dopo una 100km sarebbe il caso di mollare un po’ e concordo con Lisa per qualche nuotata e pedalata per far riposare muscoli e articolazioni stressati, e poi va bene dedicarsi a gare di distanza minore come la 10k che farò anch’io e benissimo la 6 ore di Roma che quest’anno è memorial del carissimo amico ultramaratoneta Antonio Raso venuto a mancare lo scorso anno. Ci incontreremo presto e mi farà piacere. 
Cosa hai intenzione entro fine anno? Credo che prenderò una pausa dalle maratone americane, ne vorrei tanto provare di nuove, ma il programma è ancora tutto da definire, anche perché non sono mai stata molto brava a programmare. Per fortuna c’è Ovunque Running, agenzia di viaggi podistici che con cui ho avuto il piacere di collaborare dal 2015, e che organizza maratone in giro per il mondo che sono nella mia lista dei desideri da anni.
Immancabili le maratone come da tradizione, Neapolis, Ravenna, Reggio Emilia dove festeggiai l’anno scorso la mia 200ima gara lunga, forse qualche altra maratona in Italia o Europa come Firenze, Venezia, Budapest o Atene e Pisa per chiudere l’anno. Staremo a vedere ma una maratona un po’ più in velocità, non mi dispiacerebbe.
Aspetto di sentire o leggere il tuo racconto di questo vostro Passatore molto speciale, un abbraccio, Lisa.
 

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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