Dott. Matteo Simone
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| Foto di Sandro Marconi |
Il vincitore assoluto è stato il norvegese Didrik Hermansen in 6h51’57”, precedendo Matteo Zucchini 6h54’13” e Pierpaolo Pio Bovenzi 7h08’14”, a seguire l’olandese Leendert van der Lugt 7h12’07”, il francese Kévin Fortineau 7h12’42” e Filippo Bovanini 7h17’15”.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Sarah Giomi (Atl. Castello) attraverso risposte ad alcune mie domande.
Cosa e chi contribuisce alla tua prestazione? Il carattere e la mente sono importanti per questo tipo di discipline, oltre a un corpo forte. Tutto va allenato grazie alla guida di persone specializzate e con il supporto anche dell’aspetto nutrizione e integrazione. Inoltre, familiari e amici fanno la differenza… il supporto è fondamentale perché la preparazione richiede comunque un grosso investimento di tempo, energie ed emotivo.
Sport di endurance mettono già a dura prova l’atleta, figuriamoci uno sport di ultra-endurance come un Ironman o una gara di 100km, dove bisogna avere una dotazione fisica e un approccio alla fatica e a spingere fino alla fine di ogni allenamento durissimo, fino alla fine di ogni gara considerata estrema ma non impossibile.
Una dotazione fisica ma anche un approcciò mentale da potenziare e migliorare per gestire ogni momento critico che può venire incontro in allenamenti e gare, che potrebbero sabotare la prestazione dell’atleta. E soprattutto l’alimentazione adeguata e personalizzata che possa fornire all’atleta il giusto apporto fino alla fine della gara.
Cosa pensano familiari, amici e colleghi del tuo passaggio alle ultramaratone? Appunto… la mia famiglia d’origine non è ‘sportiva’, credo non possa comprendere il carico di lavoro che sta dietro la preparazione di certe gare, come non può sentire le emozioni e sensazioni che possano derivare dal raggiungimento di un traguardo di questo tipo. Mio marito e i miei amici vivono il mondo dello sport e comprendono ciò che faccio, dimostrandosi di grande supporto.
Quali competenze, risorse e caratteristiche possiedi nello sport di endurance? Testa, focus, resilienza, consapevolezza. Ambiente emotivo stabile e di sostegno.
In effetti si è disposti ad allenamenti durissimi e gare considerate estreme perché tutto ciò arreca benefici a livello emotivo e mentale, ci si sente molto più consapevoli delle proprie capacità e possibilità, più fiduciosi in se stessi di potercela fare, di conquistare quanto progettato, di raggiungere obiettivi ambiziosi ma non impossibili.
Quali sono le difficoltà e i rischi nella pratica delle ultramaratone? Le difficoltà stanno, a mio parere, nella gestione del tempo e quindi della vita extra-sport (lavoro, amicizie, famiglia), la cura dell’aspetto alimentare e del recupero adeguato, con conseguenze che possono riguardare la perdita di equilibrio psico-fisico e portare a infortuni o down psicologici.
Davvero una disciplina che richiede non solo fatica fisica e tempo a disposizione ma una elevata motivazione e capacità di gestire ogni situazione, ogni criticità, ogni emozione che sia piacevole o spiacevole, stare sempre centrati, con i piedi per terra, saper progettare mete e obiettivi, rispettare allenamenti programmati e trovare anche un equilibrio tra le sfere familiari, amicali, lavorative.
Per quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Credo che più che uno psicologo, sia fondamentale la figura del mental coach per gli atleti di ultra-endurance. Lo psicologo può essere di aiuto nel caso di atleti che richiedano un supporto psicologico più profondo, con disagi e difficoltà legate alla persona non solo nell’ambito sportivo (anche se poi le riporta a suo discapito nell’attività agonistica).
L'evento sportivo in cui hai vissuto le emozioni più belle? Non riesco a decidere per uno, ogni gara mi ha lasciato emozioni intense e bellissime… anche la sofferenza lascia comunque poi spazio a grandissima gioia. Davvero difficile citarne uno solo… direi tutte!
Tanti allenamenti e tante gare fanno parte del bagaglio sportivo di Sarah, dalle gare in pista di mezzofondo alle ultramaratone di 100km e al triathlon full Ironman, che comportano una preparazione accurata e molteplice multisport con adeguata nutrizione e voglia sempre di mettersi in gioco, puntando sempre a livelli alti per un podio, vittoria, titolo, convocazione.
Cosa hai scoperto di te stessa correndo ultramaratone? Ho riscoperto una grande forza mentale ma anche fisica, ho riscoperto le mie risorse e le mie capacità… come anche i punti deboli su cui poter lavorare.
La pratica di sport di endurance e soprattutto ultra-endurance mette davanti a impegni molto gravosi in termini fisici e mentali incrementando sempre più forza, coraggio, resilienza e autoefficiacia nel provare a spingersi sempre oltre.
Quale allenamento mentale utilizzi? Non ho esercizi precisi, credo che la vita mi abbia insegnato molto e mi abbia fortificato, avendo sempre avuto un atteggiamento di consapevolezza e autocritica e rivolto a lavorare per migliorare. Sicuramente mi dedico anche alla respirazione e momenti di concentrazione e visualizzazione per stimolare o rilassare il SNC.
In effetti man mano che si migliora nella pratica sportiva si cerca di introdurre sempre più aspetti che servono a curare il dettaglio come può essere la respirazione per attivarsi, per centrarsi, per rilassarsi e possibilmente esercizi di visualizzazione di momenti passati di riuscita o momenti futuri che possano predire un gesto atletico, un momento di gara, di percorso, di arrivo.
Che effetto ti fa a Winschoten scendere sotto le 8h nella 100km? Era il mio obiettivo, l’ho desiderato dal primo allenamento al traguardo della gara. Ero commossa. Gli ultimi km mi hanno messo a dura prova fisicamente.
Detto fatto, programmato e portato a termine, lo sport aiuta a progettare, organizzarsi, allenarsi e cercare fino alla fine di ottenere quello che si vuole con la consapevolezza che si è in linea in base agli allenamenti portati a termine e gare precedenti di riuscita.
Te l’aspettavi? Criticità? ‘Aspettarselo’ in una 100km è un po’ troppo… in 8h può succedere di tutto. Parti con delle consapevolezze, ma potrebbe succedere qualsiasi cosa a intoppare. Si può calcolare fino a un certo punto. La crisi è stata forte gli ultimi km. Mi ha salvato la testa, sono rimasta focalizzata sul ritmo da tenere accogliendo fatica e dolori.
Accogliere fatica e dolori è la parte più difficile ma bisogna metterlo in conto e accettare quello che viene senza stress ma gestendo momento per momento la difficoltà con la fiducia che bisogna sempre avanzare alla ricerca di risorse mentali interne.
Come ti sei preparata? La preparazione nel mio caso è stata breve… 5 mesi dopo un lungo stop per infortunio. Il lunghissimo è stato di 65km, ma non avendo altre esperienze in gare di 6 ore o altre 100km forse era un po’ poco. Ma questo era il tempo che avevamo a disposizione con il mio preparatore. Abbiamo fatto un salto nel buio, ma siamo caduti in piedi. Credo che comunque il mio passato di ultra-endurance nel triathlon (ho fatto l’Ironman) abbia costituito una base importante… il corpo ricorda e anche la mente. Ho testato l’alimentazione in allenamento, ma il giorno della gara è sempre diverso e ho avuto qualche problema, dovendo correre metà della gara con ridotta energia. Tutto migliorabile con il tempo e l’esperienza. Ci lavoreremo su.
Una grande base di ultra-endurance non può che aiutare l’atleta a essere fiducioso e coraggioso nella ricerca della sua performance con l’obiettivo che si può sempre far meglio la prossima volta con più esperienza acquisita e conoscenza di se stessi.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Migliorare! E rappresentare l’Italia nelle gare internazionali.
Obiettivi e sogni alla portata, con una grandissima esperienza in sport di endurance che fortificano e aiutano a crederci sempre di più con allenamenti sempre più specifici e mirati.
Quali sono gli ingredienti del successo? Credo che in poche parole si possa riassumere in consapevolezza e responsabilità. Prendersi cura di sé, della propria mente, del proprio animo e del proprio corpo, con l’aiuto di specialisti se necessario. Avere un atteggiamento vincente, rivolto al lavoro e al miglioramento verso un obiettivo chiaro a cui teniamo davvero.
Interessante, chiarissima e utilissima testimonianza di un’atleta che sa il fatto suo, sa a cosa va incontro, consapevole delle sue risorse fisiche e mentali con la voglia di continuare a far bene ad altissimo livello per se stessa e per la squadra Italia.
Come sei cambiata grazie alle ultramaratone? Sarebbe bello e facile se fossero le cose a cambiarci… ma non credo che sia l’ultramaratona a fare il nostro cambiamento, ma noi stessi dobbiamo ricercare il cambiamento nel percorso che ci porta all’ultramaratona. Che poi può avvenire per qualsiasi obiettivo ci prefissiamo, se comunque ci spinge oltre un limite che ci siamo pre-impostati. Per dire che anche chi non ha mai corso, può trovare stimolo e motivo di cambiamento nel preparare la sua prima 10km o un obiettivo lavorativo, o altro…
Cosa c'è oltre lo sport? La vita! Lo sport è una fetta di un grande mondo meraviglioso pieno di stimoli… quasi che si fa fatica a scegliere a cosa dedicarsi. Io amo dipingere, studiare, l’alta quota… credo che avere più passioni e fonti di ricarica positiva sia fondamentale. Investire tutto in un’unica attività può essere rischioso nel caso in cui quella attività non sia più praticabile, esempio un infortunio.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR









1 commento:
Bellissima intervista, con risposte veramente degne di una grande atleta ma prima ancora di una grande donna qual’e’ Sarah.
Complimenti
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