Impegnatevi per ottenere ciò di cui avete bisogno, e quando non
riuscite a ottenerlo, ebbene, sorridete e tentate ancora, in un modo diverso.
William Hart (1)
Si inizia a praticare sport per scelta, per caso, per
riabilitazione, invogliati da genitori, da istruttori di educazione fisica, si
inizia con una motivazione intrinseca, ludica, per il gusto di giocare, di
divertirsi, per apprendere delle abilità da piccoli per poi incontrare lo sport
da calzare, dove si è portati, dove si è visti potenziali vincenti e quindi si
inizia ad investire tempo e soldi nello sport ma bisogna sempre essere
consapevoli delle proprie sensazioni, dei propri bisogni, esigenze, bisogna
sempre monitorare le proprie motivazioni, calibrare i propri obiettivi e
decidere volta per volta cosa è meglio per se stessi, continuare la strada da
campione o investire in altro, studio, lavoro, apprendere un arte o mestiere in
cui credere. (2)
Lo
sportivo non è solo, è circondato dall’allenatore che dovrebbe conoscere le sue
potenzialità, i suoi punti di forza e di debolezza. Dovrebbe costruire con lui
un progetto con obiettivi raggiungibili, stimolanti, dare feedback adeguati,
spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il
significato, raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva dell’atleta,
condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere
disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver
sottovalutato, di non aver considerato. (3)
I
famigliari contribuiscono al benessere o al malessere dell’atleta, durante il
percorso sportivo, l’atleta ha necessità di prendere decisioni sul proseguio
della sua carriera sportiva, ha bisogno di proiettarsi sul futuro per
immaginare quello che potrà essere, diventare, fare se dovrà abdicare dal mondo
sportivo per motivi vari, esempio, infortunio, calo motivazione, impegni di
allenamento diventati gravosi.