Matteo SIMONE
I cambiamenti possono essere meglio compresi attraverso l’esame di tre dimensioni: comportamento, cognizione e contesto.
Il comportamento è “ciò che uno fa”: indica
quindi tutte le azioni fisiche effettuate dagli individui, compresa la
ricerca di informazioni circa la propria salute.
La cognizione è “ciò che uno pensa”: il modo in
cui le persone definiscono e considerano la realtà e le proprie attività
e il modo in cui cambiano opinione e atteggiamento. Sono esempi di cognizione
le credenze religiose, la fiducia/sfiducia nella medicina, la consapevolezza
che il fumo è dannoso.
Il contesto è “l’ambiente che ci circonda”
inteso come ambiente culturale, sociale, fisico, emotivo e psicologico.
Precontemplazione: il soggetto in questa
fase non ha ancora preso in considerazione
l’ipotesi di modificare il proprio comportamento. Il soggetto è non informato o
mal informato rispetto al comportamento a rischio.
Di solito i soggetti in
questa fase evitano di leggere, parlare o pensare al comportamento a rischio.
Sono i cosiddetti soggetti non motivati o resistenti al cambiamento. In questo
caso sono inutili i suggerimenti degli amici, parenti, colleghi perché la
persona che non vuol sentire non sente ma continua la sua vita con le sue
modalità perché è lui che conduce il carro che conosce i suoi bisogni e non
accetta intrusi.
Contemplazione: il soggetto comincia a
prendere in considerazione l’ipotesi di modificare il proprio comportamento: preoccupazione "almeno"
sufficiente. In questa fase, il soggetto è consapevole dei pro e dei contro del
cambiamento e questo può causare una situazione di forte ambivalenza che lo può
far rimanere in questa fase anche per lunghi periodi di tempo.
Determinazione: il soggetto ha deciso
di modificare il comportamento nell’immediato futuro (nel mese successivo) e
pianifica la modalità di cambiamento (ad esempio può aver pianificato di
consultare un esperto, acquistare un volume di self-help).
Azione: il soggetto agisce per
modificare il proprio comportamento. Ci si rende conto che è il caso di farsi
aiutare e decidere di porre rimedio ad un problema che diventa sempre più grave
e che comporta un malessere fisico, relazionale, sociale. La fase di azione è
caratterizzata da processi di liberazione, di rivalutazione di sé, attraverso i
quali il soggetto si convince di essere capace di cambiare e si impegna nel
modificare il proprio comportamento per un certo periodo.
Mantenimento: in questa fase il
soggetto si applica al mantenimento nel tempo e alla stabilizzazione del cambiamento. Mantenimento: in questa fase il soggetto si applica
al mantenimento nel tempo e alla stabilizzazione del cambiamento. Per
uscire dal problema bisogna passare nella fase successiva del mantenimento che
permette di continuare ad agire, e cioè di continuare a fare qualcosa per
uscire del problema.
L’individuo
deve comprendere come è il suo ciclo del contatto, per la Gestalt l’individuo
ha un problema, una difficoltà quando c’è un’interruzione nel suo ciclo di
contatto.
Qual è il mio
bisogno ora?
Cosa faccio
per soddisfarlo, mobilito le energie?
Come mi sento
quando lo soddisfo?
C’è una fase
di ritiro prima dell’insorgenza di un nuovo bisogno?
Pertanto il lavoro di Gestalt Therapy è un lavoro di attenzione, di
autoconsapevolezza, di responsabilità, la persona va accompagnata nel suo
lavoro, va stimolata, va sostenuta.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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