Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto
visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla.
Arnold
Lazarus, L’OCCHIO DELLA MENTE
Il’attività
fisica intesa sia quale forma preventiva tesa al benessere fisico, sociale e
psicologico, sia quale sport da praticare per raggiungere prestazioni
eccellenti.
l presente volume affronta le problematiche inerenti
l presente volume affronta le problematiche inerenti
Il mondo dello
sport include diversi aspetti e tante sfaccettature, è un mondo assai
complesso; infatti si parla di sport individuali, di squadra, aerobici (di
resistenza), anaerobici (di potenza). Inoltre, contempla l’attività fisica
come forma di benessere psico-fisico e di prevenzione come ad esempio il
contrastare l’ipertensione e la colesterolemia.
Pag. 33: Il
cammino rappresenta il primo livello per tutti co-loro che desiderano iniziare
a dedicarsi alla propria salute. Camminiare ogni volta che è possibile, ricordandosi
che i bene-fici maggiori si ottengono con la continuità.
Camminare rappresenta un’attività
motoria indicata per ogni ca-tegoria di persone, senza preclusione di sesso o
di età, è un’attività che svolge un ruolo importante sia nella prevenzione
primaria che secondaria delle malattie cardio-vascolari, può rap-presentare un
modo per riscoprire il valore del dialogo, dell’amicizia, della compagnia degli
altri.
Lo sport riguarda anche le competizioni
agonistiche e quindi tutto ciò che comprende la prestazione (performance). Ne sono argomentazioni a riguardo, il
raggiungimento della prestazione ottimale (peak performance), es. i record dei
campioni, lo sperimentare il Flow, considerato come uno stato alterato di
coscienza dove tutto funziona alla perfezione ed anche l’IZOF, una zona di
funzionamento ottimale che porta l’atleta a raggiungere la sua peak-performance.
Inoltre sono trattate le difficoltà, i disagi dell’atleta, che possono essere di natura emotiva, di attivazione ottimale, di bassa autostima, di affollamento a livello mentale di pensieri disturbanti, e, per finire di natura relazionale, cioè relativi ad una figura professionale che gravita attorno al mondo dell’atleta.
Pag. 59: Lo
sportivo non è solo, è circondato dall’allenatore che dovrebbe conoscere le sue
potenzialità, i suoi punti di forza e di debolezza. Dovrebbe costruire con lui
un progetto con obiettivi raggiungibili, stimolanti, dare feedback adeguati,
spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il significato,
raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva dell’atleta, condividere
momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere disposto ad
ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver sottovalutato, di
non aver considerato.
I famigliari contribuiscono
al benessere o al malessere dell’atleta, durante il percorso sportivo, l’atleta
ha necessità di prendere decisioni sul prosieguo della carriera sportiva, ha
bisogno di proiettarsi sul futuro per immaginare quello che potrà essere,
diventare, fare se dovrà abdicare dal mondo sportivo per motivi vari, esempio,
infortunio, calo motivazione, impegni di allenamento diventati gravosi.
Si considerano gli obiettivi, le priorità: Obiettivi
di chi? Dell’atleta, della squadra. Quanto nella tua vita è importante lo
sport? Cosa sei disposto a fare o a rinunciare per raggiungere i tuoi
obiettivi?
Sono trattate le difficoltà degli sportivi in
allenamento, in competizione o in relazione al team e vengono illustrati
l’approccio, le metodiche e le tecniche per l’incremento della performance
sportiva e per il migliorare della prestazione attraverso l’ “Eye Movement
Desensitization and Reprocessing” (EMDR), in particolare prevedendo un lavoro
sullo sviluppo e l’istallazione delle risorse dell’atleta in vista di una
prestazione di picco.
Pag. 79: Requisiti
e qualità fondamentali dell’allenatore sono considerati, la passione, la
capacità di relazionarsi, di avere una personalità equilibrata, una sufficiente
autostima e di essere propensi all’ascolto.
Come dovrebbe comportarsi un bravo allenatore? Sicuramente
dovrebbe manifestare interessamento e vicinanza, apprezzamento, fiducia e
incoraggiamento, aiuto per risolvere le difficoltà, concorrere alla formazione
di un buon senso di auto-efficacia e di autostima.
Un bravo allenatore dovrebbe arrivare all’allenamento carico di
entusiasmo; trasmettere sicurezza, affetto, accoglienza, serenità, dovrebbe
essere munito di enorme pazienza; non dovrebbe rimproverare, ma, al contrario,
incoraggiare e motivare; rinforzare i comportamenti positivi.
E’una figura sbagliata quando: ha bisogno di far vedere chi è che
comanda; possiede tutte le idee e le soluzioni e rifiuta quelle degli atleti
perché ha paura che intacchino la sua autorità.
Quali sono gli allenatori preferiti: quelli che trasmettono
sensazioni positive, rinforzano la prestazione, incoraggiano dopo un errore,
danno indicazioni tecniche dopo un errore, sono organizzati, preparati e
competenti, utilizzano uno stile autorevole (né autoritario né superficiale).
E’ importante sottolineare i comportamenti positivi con i rinforzi
come la propria approvazione: "Bravo”, "Bene" e valorizzare ogni
progresso per aumentare l’autostima.
Si prosegue
con l’illustrare alcuni Personaggi ed in particolare si riportano l’intervista
ad un ultramaratoneta ed alcune testimonianza relative a campioni.
Pag. 151: Don Juan
Matus e gli sciamani della sua stirpe intendevano la consapevolezza come l’atto
di essere deliberatamente consci di tutte le possibilità percettive dell’uomo,
non solo di quelle dettate da una determinata cultura il cui ruolo sembra
quello di ridurre le capacità percettive dei suoi membri.
Secondo Don Juan,
il culmine della ricerca degli sciamani è ciò che considerava l’ultimo fatto
energetico, non solo per gli stregoni, ma per ogni essere umano. Chiamò questo
fatto il viaggio finale.
Il viaggio finale
consiste nella possibilità che la consapevolezza individuale, portata alla sua
massima espansione dall’adesione individuale alla cognizione degli sciamani,
potrebbe essere mantenuta oltre il punto in cui l’organismo è in grado di
funzionare come unità coesa, vale a dire oltre la morte. Questa consapevolezza
trascendentale fu interpretata dagli sciamani dell’antico Messico come la
possibilità della consapevolezza degli esseri umani di andare oltre lo scibile,
arrivando così al livello dell’energia che fluisce nell’universo. Gli sciamani
come Don Juan definirono la loro ricerca come il tentativo di diventare, alla
fine, un essere inorganico, vale a dire energia consapevole di sé, che agisce
come unità coesa, ma senza un organismo. Chiamarono questo aspetto della loro
cognizione libertà totale, uno stato in cui esiste la consapevolezza, libera
dalle imposizioni della socializzazione e della sintassi. Ne “L’isola del tonal”, Castaneda presenta una
descrizione dettagliata del tonal e del nagual. Il tonal viene mostrato come lo
spazio in cui agisce e si orienta l’uomo comune durante la sua vita, esso
include tutto quello che l’uomo pensa o fa: il pensiero e la descrizione
ordinaria della realtà sono il forte del tonal, il quale comprende di fatto
tutta la gamma del conosciuto. Secondo Castaneda, per l’uomo della società
scientifica non esiste nient’altro che il conosciuto, tutta la sua esperienza
cosciente si restringe all’ambito del tonal, il quale inizia con la nascita e
termina con la morte.
Il
nagual, invece, è tutto ciò che resta fuori dal tonal. Castaneda descrive il
tonal come un’isola in cui l’uomo trascorre tutta la sua vita, senza sapere
nulla di ciò che si trova oltre i suo confini. Il nagual è tutto lo spazio di
mistero che circonda l’isola. Benché esso non possa essere compreso o
verbalizzato – dato che la comprensione e la parola corrispondono al tonal – se
ne può tuttavia essere testimoni, sperimentarlo. E questo è uno degli obiettivi
dello stregone, al quale non importa tentare di capire o razionalizzare
l’esperienza del nagual.
Oltre alla
psicologia dello sport il testo si conclude con una visione del mondo concludo
con una visione del mondo al di là dell’ordinario.
Pag. 159: le
informazioni più importanti che i terapeuti possono ricavare dal bambino sono
quelle delle esperienze positive riguardanti hobby, film, personaggi dei
cartoni animati o dei fumetti, compagni di gioco, animali, avvenimenti, ricordi
e altro, che abbiano avuto un effetto benefico. Questa messa a fuoco delle
esperienze positive differisce dagli approcci tradizionali in cui viene posta
in risalto l’area del problema. Come terapeuti, noi siamo pienamente
consapevoli della forza esercitata da ricordi e traumi dolorosi, ma tendiamo a
minimizzare o semplicemente a trascurare il corollario di questa realtà: anche
all’aspetto positivo può essere associata una valenza altrettanto
potente…Queste associazioni piacevoli possono
fungere da ‘biglietto d’ingresso’ al personalissimo mondo interiore delle
risorse del bambino. Ci aiutano inoltre a formare la ‘struttura di fondo’ della
metafora, con il ricorso a scene, attività e avvenimenti già familiari al
bambino.
Matteo Simone
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